Sull’attacco dei Pasdaran alla centrale del Mossad in Iraq
Il lancio di dodici missili “Fatah” da parte dei Guardiani della Rivoluzione Islamica dell’Iran su una centrale dei servizi segreti israeliani (Mossad) attiva a Erbil, nel Kurdistan iracheno, nella notte tra sabato 12 e domenica 13 marzo scorso, è passato pressoché sotto silenzio sulla quasi totalità della stampa italiana e su gran parte di quella occidentale. Anche a livello politico vi è stato uno strano silenzio. Nell’operazione militare, secondo molteplici fonti, ci sarebbero state diverse vittime e feriti gravi tra gli agenti del regime sionista che operavano in Iraq.
Fonti curde irachene hanno affermato che si trattava non di una centrale del Mossad ma di una villa civile appartenente a un ricco imprenditore di Erbil, Sheykh Baz Karim.
La giornalista del “New York Times” Farnaz Fassihi ha però citato fonti ufficiali americane che confermavano che il luogo colpito con missili lanciati dal territorio iraniano era in realtà una centrale del Mossad, i servizi segreti israeliani. (1) Il giorno successivo la stessa giornalista ha poi citato una fonte dell’Amministrazione Biden che invece smentiva simile ipotesi, affermando che “l’Amministrazione ritiene che l’edificio colpito fosse solo una residenza civile” (poteva dichiarare altrimenti?).
Dal canto suo, l’esperto militare turco e Generale dell’aeronautica Erdogan Karakus, intervenendo in una trasmissione televisiva del proprio Paese, ha detto: “La notizia che ho ricevuto da diverse fonti è che un aereo-ambulanza americano C-17 è arrivato all’aeroporto di Erbil ed è volato immediatamente in Israele, il che significa che il bilancio delle vittime è alto. Di sicuro il missile ha colpito il centro di addestramento del Mossad“.
Il giorno successivo al bombardamento dell’edificio di Erbil sono state pubblicate due immagini del luogo dopo il bombardamento chirurgico iraniano, che fanno sorgere altrettante domande:
1) Un’immagine ritrae la visita del Primo Ministro iracheno Mustafa Kazemi sul luogo dell’attacco. Sono chiaramente visibili tre torri di telecomunicazione. A cosa servivano tre torri di telecomunicazione su una “semplice villa”?
2) Un’altra immagine, pubblicata da “Kurdistan Tv net” – la tv curda i cui uffici si trovano nelle vicinanze del consolato americano e della “villa” colpita – mostra una parte del giardino adiacente l’edificio colpito da un missile, nella quale si può notare del cemento armato sotto il terreno. Per quale motivo deve esserci del cemento sotto un terreno così vasto e a quella distanza dalla villa?
In un’intervista rilasciata a “The Cradle” dal portavoce dell’ufficio di Erbil del partito dell’Unione Patriottica del Kurdistan (PUK), Azad Jolla, confermando la presenza dei servizi israeliani nel Kurdistan iracheno, ha affermato: “Questa presenza spinge l’Iran ad attaccare i loro siti nella regione del Kurdistan. L’Iran lo ha già fatto e probabilmente lo farà di nuovo“.
Descrivendo poi il luogo bersaglio del bombardamento iraniano, ha continuato: “Questa villa è chiusa al pubblico, ha muri e filo spinato, guardie di sicurezza, posti di blocco intorno e nessuno può avvicinarsi al complesso. Nessuno poteva avvicinarsi all’edificio poiché era pesantemente protetto. Se questo complesso di ville viene preso di mira con attacchi missilistici da parte degli iraniani, ciò non avviene senza motivo. Tutte le persone qui a Erbil sono pronte ad accettare questa realtà”.
Una fonte della sicurezza iraniana contattata sempre da “The Cradle” ha detto più o meno la stessa cosa, offrendo ulteriori dettagli esclusivi sull’obiettivo dei Guardiani della Rivoluzione Islamica: “La struttura di queste due ville aveva due tetti che la proteggevano completamente da missili da 240 mm. Un tetto di ingegneria a prova di esplosione sotto un tetto ammortizzante che aveva due strati sotto il tetto a due falde. Le immagini post-operazione confermano questa valutazione. L’edificio, nonostante sia stato colpito da dodici missili, ha mantenuto la sua integrità strutturale”.
Respingendo la posizione ufficiale del Partito Democratico Curdo (KDP) sull’attacco dei Pasdaran, Azad Jolla ha affermato che “i media, le personalità e i leader del partito si sforzano di convincere il pubblico che la villa presa di mira fosse la casa di un uomo d’affari, nella quale viveva con sua moglie e i bambini, e che non vi era nessuno o nient’altro presente. Anche questo è assolutamente falso. Per quale motivo l’Iran dovrebbe bombardare la casa di un uomo d’affari e della sua famiglia, perché dovrebbe prenderla di mira? Come mai la casa è stata colpita con dodici missili ed è in rovina, ma non c’è nessun membro della famiglia o del personale dello Sheykh Baz Karim [l’uomo di affari] ferito o morto nell’attacco? Sembra che le dichiarazioni presentate [dal KDP] siano una narrativa costruita, mentre qualcosa stesse sicuramente accadendo in questo sito. Dovrebbero, e ci saranno, esserci più indagini su ciò che stava accadendo in questo sito“. (2)
Anche lo stesso atteggiamento ufficiale israeliano è enigmatico in proposito. In un articolo pubblicato dal quotidiano israeliano “The Jerusalem Post” a firma di Yonah Jeremy Bob il 17 marzo scorso, nel quale si menzionano diversi fallimenti storici del Mossad, si lascia comprendere che anche l’attacco dei Guardiani della Rivoluzione Islamica al centro di spionaggio sionista a Erbil potrebbe rientrare tra questi. L’articolo, comparando l’atteggiamento ufficiale israeliano di fronte all’azione dei Pasdaran rispetto a una presunta operazione turca che avrebbe portato nell’ottobre scorso all’arresto di alcuni agenti del Mossad, fa giustamente notare: “Se l’ex vice capo del Mossad e attuale presidente del Comitato per gli affari esteri e la difesa della Knesset, Ram Ben Barak, ha respinto le affermazioni turche come palesemente false, né lui né nessun altro funzionario israeliano ha emesso smentite così forti la scorsa settimana riguardo all’Iran”. (3)
NOTE
2) https://thecradle.co/Article/investigations/8059
3) https://www.jpost.com/middle-east/article-701649
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