L’Arcangelo Gabriele tradì nel comunicare la missione profetica?

L’Arcangelo Gabriele (AS) tradì nel comunicare la missione profetica?

E’ vero che secondo l’opinione della Shi’a, l’Arcangelo Gabriele (AS) nel comunicare la missione profetica commise un tradimento e invece di comunicarla a ‘Ali ibn Abi Talib (as), fece giungere il Messaggio Divino – il Sacro Corano – a Muhammad ibn Abdillah (S)?

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RISPOSTA

Prima di provare la falsità di questa accusa che alcune persone ignoranti o maliziose hanno proferito contro la Shi’a, riteniamo necessario menzionare la fonte di questa accusa. 

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La radice di questa calunnia

Dai versetti del Sacro Corano e dagli ahadith riportati a questo riguardo, si ricava che furono i giudei a diffondere che era stato commesso un tradimento nella rivelazione della missione profetica, poiché a loro dire Dio aveva ordinato all’Angelo della Rivelazione di portare il Messaggio al lignaggio di Israele, ma egli, disobbedendo all’ordine di Dio, lo portò invece ad una delle famiglie discendenti da Ismaele. 

Questa è la ragione per la quale un gruppo di giudei si sono inimicati con l’Arcangelo Gabriele [1] e la frase: “Gabriele tradì!” è diventata uno dei loro slogan. Dio Sapiente nel Suo Sacro Corano, per smentire questa calunnia, ha presentato l’Angelo della Rivelazione come “Amin“, l’onesto e l’onorato: 

“”In verità esso è davvero ciò che il Signore dei mondi ha rivelato, è sceso con esso lo Spirito fedele, sul cuore tuo, affinché tu fossi un ammonitore.” (26: 192-195)

e in un altro dei suoi versetti: “Dì: Se qualcuno è nemico di Gabriele in realtà è nemico di Dio, giacché è con il permesso di Dio che lo ha fatto scendere nel tuo cuore” (2:97)

I versetti menzionati e la loro interpretazione mettono in evidenza che un gruppo di giudei era nemico di Gabriele, lo chiamava l'”Angelo della Tortura” e lo accusava di aver commesso un tradimento nel trasmettere la rivelazione.

Quindi le radici dello slogan “Gabriele tradì” provengono da un gruppo di giudei ma alcuni scrittori ignoranti, per la loro ostilità verso la Shia e sfruttando questa situazione, hanno sfacciatamente ripetuto queste parole, affibbiando questa calunnia alla scuola sciita.

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Opinione della Shi’a rispetto alla Nubuwat (profezia)

La Shi’a, seguace del Libro di Dio e della Sunnah, che si basa sulle narrazioni dell’Ahlul Bait del Profeta (S), non solo considera il nobile Muhammad (S) come l’eletto e prescelto legittimo da Dio per esser il portatore del messaggio Divino, ma lo riconosce anche come l’ultimo inviato di Dio e possessore della più alta gerarchia divina.

Il grande Imam della Shi’a, Alî ibn Abî Tâlib (as), in uno dei suoi eloquenti discorsi, dice a questo riguardo: “Attesto che non vi è altra divinità al di fuori di Lui e attesto che Muhammad (S) è il servo e messaggero di Dio, l’ultimo profeta e la prova di Dio per gli uomini.” [2]

L’Imâm Sâdiq (AS) disse: “Iddio scelse unicamente, dalla tribù araba, cinque uomini come profeti: Hûd, Sâlih, Ismael, Shu’ayb (suocero di Mosè) e Muhammad, che è l’ultimo dei profeti.” [3]

Questo hadith cancella le calunnie che ingiustamente sono state portate contro la Shi’a e presenta Muhammad ibn Abdullah (S) come l’ultimo anello della grande catena della profezia. [4]

Questi sono i fondamenti sui quali gli Sciiti del mondo si appoggiano per dichiarare che l’Arcangelo Gabriele fu onesto e onorato nell’annunciare la profezia, considerare Muhammad ibn Abdullah (S) come l’ultimo messaggero Divino e Ali ibn Abi Talib (AS) suo successore ed erede. Nel continuare, riteniamo opportuno menzionare il seguente hadith che è accettato tanto dalla scuola sciita quanto da quella sunnita, conosciuto come Hadith al-Manzilat (della posizione o del rango), nel quale l’Inviato di Dio (S) dopo aver annunciato il termine della sua profezia, presenta Ali (as) come suo erede e successore.

Il Messaggero dell’Islam (S) disse ad Alì ibn Abi Talib (as): “Non sei soddisfatto che la tua posizione nei mie confronti è uguale a quella di Aronne nei confronti di Mosè, con la differenza che dopo di me non vi sarà Profeta?””[5]

Questa narrazione è accettata dai grandi e autorevoli trasmettitori di hadith islamici, tanto della scuola Sunnita quanto da quella sciita. Questo hadith conferma la veridicità di quanto esposto dalla Shi’a nei due seguenti concetti:

  • Muhammad ibn Abdullah (S), il venerato tra i venerati, è il Profeta e l’ultimo Messaggero di Dio, che per ordine e grazia Sua fu scelto per un invito eterno ed universale, non essendo seguito poi da alcun altro Inviato. 
  • Alî ibn Abî Tâlib (as) è stato nominato dal Messaggero quale suo erede, successore e califfo dei musulmani.

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NOTE

[1] Tafsîr Fakhri Râzî, v. I, p. 436 e 437, ed. in Egitto, 1308 d.H.

[2] Nahjul Saâdah, v. I, p.188, ed. in Beirut City. Kâfi, v. VIII, p.67, sec. ed., 1389 d.h., Teheran.

[3] Bihar ul-Anwâr, v. XI, p.42, sec. ed., Beirut, 1403 d.H.

[4] Per maggiori informazioni rispetto agli innumerevoli  ahadith che riportano che il Grande Profeta (S) aveva completato la missione profetica dalla prospettiva sciita consultare l’opera Mafuhîm ul-Qurân, di Jafar Subhânî.

[5] Questo hadith è riportato da un gran numero di sanad, dei quali citiamo alcuni:

Sahîh Bukhârî, v. VI, p.3, ed. in Egitto. cap. Ghazvii Tabuk.

Sahîh Muslim, v. VII, p.120, ed. in Egitto, cap. Fadha’il Alî (AS).

Sunan Ibn Mâjah, v. I, p.55, ed. in Egitto, cap. Fadha’il Ashab ul-Nabî (S).

Mustadrak Hâkim, v. III, p.109, ed. a Beirut

Musnad Ahmad, v. I, p.170, 177, 179, 182, 184, 185, e v. II, p.32.

Sahîh Tirmidhî, v. V, p.21, ed. a Beirut, cap. Manâqib Alî ibn Abî Tâlib (AS).

Manâqib, Ibn Maghâsili, p.27, ed. in Beirut, 1403 d.H.

Bihar ul-Anwâr, v. XXXVII, p.254, sec. ed. Beirut, 1403, d.H.

Maâni ul-Akhbâr (Saduq), p. LXXIV, ed. a Beirut, 1399 d.H.

Kanul Faûa’id, v. II, p.168, ed. a Beirut, 1405 d.H.

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | 0 Comments | Category : La scuola dell’Ahlul-Bayt

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