Dottoresse iraniane scrivono all’Associazione Italiana Donne Medico

Dottoresse iraniane scrivono all’Associazione Italiana Donne Medico

Nel Nome di Dio

Dott.ssa Antonella Vezzani, Presidente Associazione Italiana Donne Medico

Porgendole i saluti

qualche tempo fa è stata pubblicata sui media una lettera da Lei firmata, chiaro indice della Sua scarsa conoscenza della situazione e delle condizioni che governano il nostro Paese, ovvero l’Iran, la qual cosa ci ha spinte, come rappresentanti delle donne medico dell’Iran, a metterla al corrente sulla condizione femminile nel nostro Paese negli ultimi anni.

Prima di tutto, menzioneremo alcuni dati che saranno per Lei di sicuro interesse. È al corrente, ad esempio, che la percentuale di ragazze tra gli studenti iraniani è passata da circa il 25%, negli anni antecedenti la Rivoluzione Islamica, a più del 50%?

Probabilmente non sa che prima della Rivoluzione Islamica dell’Iran del 1979 il tasso di analfabetismo tra le donne si aggirava intorno al 50-60%, e che ora è sceso a meno del 10%. Dottoressa, i media le hanno forse permesso di sapere che il numero delle donne medico specialiste in Iran è aumentato di ben dodici volte dalla Rivoluzione Islamica, mentre per i loro colleghi uomini la percentuale è pari a tre?

Come fa a parlare di ingiustizia quando, solo a titolo di esempio, secondo il rapporto del “World Economic Forum” (WEF), l’Iran è al primo posto in termini di pari diritti all’istruzione tra ragazze e ragazzi?

Come si possono affermare simili falsità sulla salute delle donne iraniane quando, secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’indice di aspettativa di vita delle medesime negli ultimi quaranta anni è aumentato da una media di 57 anni a una di più di 77 anni? Cosiffatti risultati potevano mai essere conseguiti senza le virtuose politiche varate in questi anni dal nostro ordinamento islamico?

Impegnata a discettare sull’umiliazione e sulla violenza contro le donne iraniane, si è mai ricordata di esprimere solidarietà ed empatia per le sue compatriote, visto che, secondo le statistiche ufficiali, oltre il 70% degli omicidi di donne in Italia si verifica in ambito familiare?

Occorre sapere che negli anni successivi alla Rivoluzione Islamica l’aumento del numero dei campi sportivi femminili è passato da 7 a 38, quello delle Federazioni sportive femminili attive da 1 a 49, degli arbitri donna da 7 a 16.000 e delle allenatrici sportive da 9 a 35.000, e questa è solo una minima parte dei progressi propri della condizione femminile in Iran, emerse nel virtuoso contesto di giustizia e legalità implementato da detto sistema islamico.

La Sua lettera sembra quasi un grido di giustizia, un appello alla legalità, in totale opposizione a discriminazioni, violenze e soprusi, così  ci si aspetterebbe da qualsiasi essere umano degno di questo nome. Lei stessa è però testimone della degenerazione e dissoluzione del pensiero, dell’etica, della spititualità e dunque del tessuto sociale delle società d’Occidente, e dunque della stessa Italia, di cui le donne sono agnelli sacrificali, vittime di sofferenze, prevaricazioni, deviazioni e conseguenti traumi irreparabili.

Proprio per questo, esprimiamo la nostra più profonda preoccupazione per la condizione della donna nei paesi occidentali, Italia compresa, foriera di insicurezza psicologica, morale, se non addirittura fisica. Secondo le statistiche ufficiali, solo nei primi sei mesi del 2022, ben 50 donne sono state assassinate in Italia a seguito di stupri ed omicidi in ambito familiare.

Lei stessa ammetterà che il tipo di visione dominante e le politiche “femminili” vigenti in codesti paesi altro non hanno fatto che alimentare un quadro già di per sè caotico, andando ad incrementare la tragica incidenza di stupri, squilibri psichici, suicidi e conseguenti uccisioni di donne.

Le chiediamo, pertanto, un serio approfondimento dell’Islam e, in particolare, un’attenta indagine sullo status della donna nel suo contesto religioso, superando le false rappresentazioni di comodo, frutto di propaganda e pregiudizio, unica via ad una concreta risoluzione della questione femminile.

In conclusione, ci sembra doveroso ricordare che Mahsa Amini, in stato di fermo in un centro educativo delle forze di polizia per aver violato la legge, ha purtroppo subito un arresto cardiaco improvviso. Il rapporto dell’Istituto forense iraniano ha negato qualsiasi trauma conseguenza di percosse e la revisione delle cartelle cliniche della sua infanzia ha rilevato un tumore al craniofaringioma, per cui ebbe a subire un intervento chirurgico in seguito al quale continuò ad essere sotto continuo controllo medico. In Iran, come in altri paesi, esiste una sola autorità ufficiale e legale, che ha l’ultima parola in questi casi.

Infine, secondo la nobile tradizione dell’ospitalità iraniana, La invitiamo a visitare la nostra grande nazione e le sue donne medico per poter così testimoniare la sicurezza, la libertà, la vitalità, la dinamicità ed i progressi scientifici propri dell’Iran, giacché non è affatto degno di esponenti della comunità scientifica degni di questo nome il rilasciare commenti apodittici, senza una scrupolosa verifica dei fatti, sotto l’esclusiva influenza di notizie false e infondate.

Augurandole buona salute

Un gruppo di dottoresse della Rivoluzione Islamica

 

Fonte: canale Telegram “Notizie dall’Iran Islamico e Rivoluzionario” https://t.me/iranislamico

 

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Attualità, politica e società , Novità

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