Ashura: il Risveglio islamico (S.M. Qazwini)

Ashura: il Risveglio islamico

S.M. Qazwini

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“O voi che credete, rifugiatevi nella pazienza e nell’orazione. Invero Iddio è con coloro che perseverano. E non dite che sono morti, coloro che sono stati uccisi sulla via di Dio, ché invece sono vivi e non ve ne accorgete. Sicuramente vi metteremo alla prova con terrore, fame e diminuzione dei beni, delle persone e dei raccolti. Ebbene, da’ la buona novella a coloro che perseverano, coloro che quando li coglie una disgrazia dicono: “Siamo di Dio e a Lui ritorniamo”. Quelli saranno benedetti dal loro Signore e saranno ben guidati.” (Corano, II: 153-157)

Con i corpi sparsi sul campo di battaglia nel mezzogiorno di Ashura, la battaglia sembrava terminata. Le forze di Yazid parevano aver vinto. Solo poche donne e bambini del campo dell’Imam Husayn rimasero a piangere sui martiri, poco prima di essere fatti schiavi.

Il giorno di Ashura, comunque, ha comportato per i Bani Umayyah molte più catastrofi di quante potessero immaginarne. Piuttosto che placarsi, il dolore per l’Imam Husayn ed i suoi compagni si intensificò, e continua ancor di più fino ad oggi. La notizia della grande tragedia si diffuse velocemente e ad un anno dalla battaglia, la gente iniziò ad ammassarsi intorno alla sua tomba a Karbala.

Oggi l’Imam Husayn è ricordato ovunque. Gli osservatori esterni spesso credono che siamo in lutto per qualcuno che è stato ucciso recentemente. Rimangono esterrefatti nell’apprendere che l’Imam Husayn venne martirizzato 1.400 anni fa. Mille e quattrocento anni e noi continuiamo a tenerne viva la memoria! Nell’essenza, ricordare l’Imam Husayn ha mantenuto vivo l’Islam. Tiranni, re, califfi e dittatori non sono mai stati in grado di rimuovere il suo nome, perché Iddio Stesso ha voluto che venisse ricordato.

“Vorrebbero spegnere la luce di Dio con le loro bocche, ma Iddio non intende che perfezionare la Sua luce, anche se ciò dispiace ai miscredenti.” (Corano, IX: 32)

Ashura ha svelato il volto nefasto dei Bani Umayyah. Inizialmente erano stati in grado di mascherare la loro animosità verso l’Islam. Umar bin Sa’d, il Comandante in Capo dell’esercito ummayade, nel giorno di Ashura incitò i suoi soldati gridando: “O cavalieri di Dio! Avanzate! Il paradiso sarà davanti a voi quando ucciderete Husayn” (1). E 30.000 persone lo ubbidirono.

Dopo questo tragico giorno, piuttosto che gloriarsi dei loro successi, i Bani Umayyah furono costretti a mentire su coloro che avevano catturato a Karbala – non potendo svelare il fatto che si trattava della Famiglia del Santo Profeta. Essi affermavano che i prigionieri che trasportavano e disonoravano da città in città (fino a giungere a Damasco) erano Romani e Persiani, ribelli e non-musulmani, che meritavano di essere puniti per i loro crimini. Comunque, appena giunti a Damasco, la verità emerse. Tutto ciò che la sorella dell’Imam Husayn, Zaynab, e suo figlio l’Imam Zayn al-Abidin dovevano fare era riferire la loro storia alla gente per scuoterla. In un sermone l’Imam Zayn al-Abidin iniziò a presentarsi alla gente dicendo: “Io sono figlio della Mecca, io sono figlio di Medina, io foglio figlio di Safa e Marwah, io sono figlio di Zam Zam…” e attraverso questa profonda presentazione, la gente seppe della gravità di quanto accaduto a Karbala. Non erano ribelli. Provenivano dal cuore stesso dell’Islam; provenivano dal cuore del Profeta stesso. Il martirio dell’Imam Husayn e dei suoi compagni rivoluzionò la Nazione islamica, che vide il vero volto dei Bani Umayyah.

I primi a cadere furono gli assassini dell’Imam Husayn. Quando ritornarono a casa, si aspettavano riconoscimento, invece trovarono disprezzo e vergogna. Nel pomeriggio di Ashura, Umar bin Sa’d distribuì fra le tribù, come trofei, le teste delle vittime. Ogni tribù ricevette una testa. Umar bin Sa’d volle comunque la testa dell’Imam Husayn per raggiungere velocemente Kufa, onde dimostrare la sua vittoria, così la inviò con Khuli bin Yazid al-Asbahi. Kufa si trovava a circa quindici o venti ore di cavallo da Karbala, ed era quasi tramonto. Sebbene egli cavalcò velocemente, Khuli non raggiunse Kufa se non ben dopo mezzanotte. A quell’ora Ibn Ziyad (il governatore di Kufa) stava dormendo, così decise di andare a casa.

Egli bussò alla porta. Quando sua moglie aprì, le disse eccitato che aveva grandi notizie. Ella chiese di cosa si trattasse. Gli confidò quindi che nella sua borsa portava la testa del nipote del Profeta. Sua moglie lo rimproverò immediatamente, dicendogli: “Dio ti maledica! E questa sarebbe una bella notizia?! Le persone tornano a casa con gioielli e regali per le loro mogli e tu mi porti la testa di Husayn e ne vai orgoglioso?!” Il giorno dopo, quando Khuli portò il suo premio al governatore di Kufa, anche la madre di Ibn Ziyad lo maledisse. I loro stessi familiari non potevano più tollerarli.

Le ricompense per le quali avevano lavorato con così tanto entusiasmo scivolarono via dalle loro mani. Umar bin Sa’d sapeva che quello che aveva fatto era sbagliato. Aveva legami di sangue con l’Imam Husayn ed è per questo che nella notte di Ashura aveva esitato nel suo proposito di uccidere Husayn. Yazid gli aveva comunque promesso che se avesse ucciso l’Imam Husayn sarebbe diventato governatore di Ray (oggi vicino a Tehran). L’avidità del potere lo sovrastò, quindi mise da parte le sue preoccupazioni e proseguì l’assalto. Quando poi offrì la testa dell’Imam Husayn a Yazid per ricevere la sua ricompensa, Yazid lo rimproverò: “Forse tu sei stupido, ma io non lo sono. So che hai esitato nella tuo proposito”. Fu così che Ray scivolò via dalle sue mani. Lui e gli altri persero ogni cosa, in cui tanto avevano sperato, sia in questo mondo che nell’altro.

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La loro vita non continuò a lungo. I musulmani, dall’Iraq a Medina, iniziarono a rivoltarsi. Yazid morì improvvisamente, e non riuscì a godere del suo governo. In sei anni, tutti gli assassini dell’Imam Husayn vennero giustiziati. Mukhtar al-Thaqafi mise Kufa sotto assedio, e in un giorno giustiziò Umar bin Sa’d, Shimr, Khuli e altri duecentottanta che avevano partecipato all’uccisione dell’Imam Husayn. Le rivoluzioni continuarono finché i Bani Ummayah alla fine crollarono.

Anche i non musulmani erano scioccati dalla tragedia. Quando la carovana dei prigionieri viaggiò da Kufa a Damasco, passò per un tempio abitato da un monaco cristiano. Il monaco comprese immediatamente che stava accadendo qualcosa di inusuale, così chiese quali teste venivano trasportate sopra le lance. Poiché egli non era musulmano, i comandanti confidarono il segreto e gli dissero che si trattava della testa del nipote del loro Profeta. Egli li rimproverò dicendo: “Guai a voi! In questo modo trattate il nipote del vostro Profeta?! Se Gesù avesse avuto un figlio, lo avremmo tenuto vicino ai nostri cuori”. In Palestina i cristiani hanno costruito una famosa chiesa chiamata la Chiesa dello Zoccolo. Venne costruita intorno all’impronta dell’asino di Gesù. Non l’impronta di Gesù, ma quella del suo asino. Questo era il livello di rispetto e amore che nutrivano per il profeta Gesù.

Al contrario, i Wahabiti si sono dati da fare per cancellare la storia dell’Islam. Ci sono oltre 10.000 Compagni del Profeta, inclusi quattro Imam, sepolti nel cimitero di al-Baqi a Medina. Le loro pietre tombali sono state rimosse e nessuno saprebbe neanche dove si troverebbero le loro tombe se la gente non avesse memorizzato dove erano posizionate. Infatti guardando le tombe non si sarebbe saputa neanche l’identità dei defunti, perché solo delle rocce taglienti segnano le pietre tombali – tutta cortesia dell’ideologia Wahabita. Nessuno conosce il nome, sesso, giorno di nascita o di morte dei defunti sepolti nelle tombe. E’ triste vedere che anche dopo la morte, un essere umano non possa essere onorato nemmeno con la menzione del suo nome sulla sua tomba. Se voi cercate di recitare delle preghiere presso le tombe dei quattro Imam, una guardia vi dice che è proibito religiosamente “adorare delle pietre”. Essi vogliono sradicare e cancellare ogni punto di riferimento storico islamico. Per essi non è affatto importante preservare la storia islamica. Le genti nel mondo onorano i loro antenati, che hanno coltivato, preservato e contribuito all’edificazione della loro civiltà, ma i Wahabiti vogliono profanare la storia dell’Islam.

Come i Wahabiti, i Banu Umayyah hanno cercato di ridurre l’Islam ad un insieme di vuoti rituali puritani, privi di significato, onde diminuirne la diffusione. Come risultato alcuni dei loro soldati vennero ad uccidere l’Imam Husayn pregando “qurbatan ilaa Allahi ta’aala” (lo facciamo per avvicinarci a Dio) – uccidendo il nipote del Profeta.

Il massacro di Ashura palesò comunque la corruzione che era penetrata nella religione. Le falsità che i Bani Umayyah avevano propagato svanirono e l’originale messaggio dell’Islam emerse bene in vista.

Nessuno si può opporre al potere della Verità. Molte volte, durante la storia, le potenze regnanti hanno cercato di cancellare la tomba dell’Imam Husayn. Ma un giorno un semplice uomo si recò a Karbala e camminando da un luogo ad un altro, raccogliendo manciate di terra e inalando il loro profumo, alla fine si fermò e disse: “Questa è la tomba del mio amato Husayn.” Nessuno potrà mai cancellare la sua tomba.

Se cercate la felicità anche in questa vita temporanea, state con l’Ahlul-Bayt. Siategli leali, e cercate di servirli, specialmente all’Imam Husayn. Una Tradizione di uno degli Imam dice: “Tutti noi siamo l’Arca della Salvezza, ma l’Arca di Husayn è più veloce”. Siate con lui, aiutate la sua causa, e insegnate le sue lezioni. Parlate della sua storia. Raccontate alla gente che questa è la vostra storia, la storia dell’Imam Husayn.

NOTE

1) Bihar al-Anwar, al-Allamah al-Majlisi, vol. 44, p. 391.

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | Comments Off on Ashura: il Risveglio islamico (S.M. Qazwini) Comments | Category : Ashura e il martirio dell’Imam Husayn(AS)

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