L’influenza di Sayyid Qutb in Iran
Lo studioso turco Yusuf Unal ha dedicato un lungo articolo intitolato “Sayyid Qutb in Iran: Translating the Islamic Ideologue in the Islamic Republic” (1) all’influenza del pensiero e delle opere dell’intellettuale egiziano Sayyid Qutb nell’Iran pre e post rivoluzionario. Ne offriamo di seguito una sintesi di quelli che riteniamo i passi salienti, con l’aggiunta di alcuni dati e informazioni.
Nel 1984 il servizio postale della Repubblica Islamica dell’Iran dava alle stampe un francobollo che ritraeva un uomo dietro le sbarre in profonda meditazione. Si trattava di una scena del processo del 1966 in cui uno dei principali intellettuali dei Fratelli Musulmani egiziani, Sayyid Qutb, veniva condannato a morte. Diciotto anni dopo la sua esecuzione, la Repubblica Islamica stampava il francobollo per commemorarne il martirio. Anche alcune strade e piazze dell’Iran sono state intitolate a Qutb quale tributo all’eredità di uno dei più importanti pensatori dell’Islam militante del ventesimo secolo.
Nel febbraio del 2015 si è poi tenuta a Teheran una conferenza dal titolo “Ri-leggere e ri-vedere i punti di vista di Sayyid Qutb” (Hamayash-i baz’khani va bar’rasi-yi didgah’ha-yi Sayyid Qutb) con la partecipazione di numerosi prominenti sapienti religiosi e intellettuali iraniani. (2) Il prefisso “ri” nel titolo della conferenza rivela come in Iran Sayyid Qutb sia stato letto e studiato per molti anni.
Le traduzioni in lingua persiana delle sue opere hanno svolto un ruolo attivo nel plasmare la morfologia della comunicazione politica del movimento islamico rivoluzionario in Iran. Quasi tutte le maggiori opere del martire Qutb, incluso il suo voluminoso commento al Corano Fi Zilal al-Qur’an (All’ombra del Corano), sono state tradotte in persiano negli anni ’60 e ’70 all’interno di quello che il noto sapiente e traduttore iraniano di Qutb, l’Ayatullah Hadi Khosroshahi, ha definito nahdat tarjama (Movimento della traduzione). (3)
Dalla morte di Qutb le sue opere in persiano sono state lette con avidità e i suoi libri ristampati molteplici volte tanto prima quanto dopo la Rivoluzione. I traduttori non erano figure intellettuali minori, ma personalità intellettuali e religiose pubbliche di primo piano, tra le quali l’attuale Guida della Rivoluzione Imam ‘Ali Khamenei, suo fratello Muhammad Khamenei e il già citato Ayatullah Hadi Khosroshahi (primo ambasciatore della Repubblica Islamica in Vaticano).
Come parte di un ampio movimento dottrinale e politico, le traduzioni dei lavori di Sayyid Qutb in Iran servirono a rafforzare la resistenza alle ideologie occidentali moderne e al regime secolare Pahlavi che attuava una politica anti-religiosa.
Tra i padri fondatori del movimento islamico mondiale, Sayyid Qutb (1906-1966), insieme a suo fratello Muhammad Qutb (1919-2014) e al pakistano Abu’l-‘Ala Mawdudi (1903-1979), ha avuto una fama internazionale che è andata ben oltre la terra natia, raggiungendo Turchia, Iran e altre nazioni del Medio Oriente e arrivando fino all’Indonesia e alla Malesia. (4) Dalla morte di Qutb in molti nel mondo islamico hanno abbracciato con fervore la sua visione islamica militante, sebbene in forme diverse a seconda dei Paesi e delle culture locali. Come parte di questo sviluppo, la traduzione delle opere di Qutb ha agito da catalizzatore nel creare una solidarietà transnazionale nel mondo islamico e ha contribuito a creare un linguaggio comune dell’Islam rivoluzionario. La traduzione dei testi di Qutb in Iran, come parte dell’internazionalizzazione dell’Islam militante, ha poi aiutato a trascendere le tradizionali divisioni settarie. La sua visione islamica rivoluzionaria ha permesso che i militanti, sia sciiti che sunniti, accantonassero ogni tipo di differenza per convergere verso grandi obiettivi comuni.
L’“ecumenismo islamico” venne costruito sulle fondamenta create dal Dar al-Taqrib, o Movimento di “riavvicinamento”, promosso da guide religiose e intellettuali sciiti e sunniti nei decenni precedenti e successivi alla Seconda Guerra Mondiale. Quelli che per i lettori iraniani nel periodo anteriore alla Rivoluzione costituivano i più amati rappresentanti dell’Islam rivoluzionario al di fuori della cerchia degli ulamà, Sayyid Qutb e ‘Ali Shari’ati (1933-1977), reinterpretavano la storia islamica in una modalità che cercava di trascendere la tradizionale divisione sunnita-sciita. Sayyid Qutb, per esempio, concordava con i musulmani sciiti accusando il terzo califfo ‘Uthman b. ‘Affan (m. 656 d.C.) di nepotismo, e considerava i suoi anni al potere come uno “sfortunato” punto di svolta nella storia islamica, avendo condotto al sorgere della dinastia mondana e corrotta degli Omayyadi. Egli riteneva inoltre la rivolta contro ‘Uthman, che portò alla sua uccisione, in sintonia con l’originario spirito dell’Islam. (5) L’approccio critico di Qutb alla storia islamica facilitò la ricezione e approvazione delle sue opere tra il pubblico sciita. Come indicazione di ciò i traduttori persiani, nelle prefazioni e introduzioni dei suoi libri, ne enfatizzavano le critiche a ‘Uthman e agli Omayyadi. Oltre ad esprimere apprezzamento, questa enfasi sulla storiografia revisionista di Qutb serviva anche a scongiurare potenziali obiezioni da parte di ulamà sciiti settari nei confronti dell’identità sunnita di Qutb.
L’Ayatullah Qomi insieme agli ulamà dell’al-Azhar in Egitto
Ecumenismo islamico: i Fratelli Musulmani e la militanza islamica nell’Iran pre-rivoluzionario
Prima che le idee di Sayyid Qutb si diffondessero in Iran attraverso la traduzione e lettura delle sue opere in persiano, due considerevoli sviluppi aiutarono a renderlo possibile. Negli anni ’50 l’apertura dei canali di comunicazione tra Iran ed Egitto fu senza precedenti, e il periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale vide due importanti accadimenti: il primo fu quello della fondazione della Dar al-Taqrib o Movimento di “riavvicinamento” tra la scuola sunnita e sciita, e il secondo l’inizio delle relazioni tra l’organizzazione rivoluzionaria islamica iraniana Fida’iyan-i Islam (“Coloro che si sacrificano per l’Islam”) e i Fratelli Musulmani d’Egitto.
Nel 1931 il Congresso di Gerusalemme lanciò un’importante fase di sforzi conciliatori riunendo insieme sapienti sciiti e sunniti contro la crescente minaccia sionista in Palestina. Particolarmente significativo fu il fatto che in quell’occasione – nella notte del 27 Rajab dell’anno 1350 dell’Egira (corrispondente al 6 dicembre 1931), anniversario della data in cui il Profeta (s) realizzò l’ascensione celeste (Miraj) – una delle più eminenti autorità sciite dell’epoca, l’Ayatullah iracheno Kashiful-Ghita, venne scelto per condurre le preghiere comunitarie nella Moschea di al-Aqsa. Oltre ai centocinquanta delegati del Congresso, alla preghiera rituale parteciparono anche circa venticinquemila palestinesi. Si trattò certamente del più grande raduno di musulmani prevalentemente sunniti mai guidati in preghiera da un sapiente sciita. Ricordando quell’evento l’Ayatullah Kashiful-Gita affermò che “il seme dell’unità islamica era stato piantato“. (6)
L’istituzionalizzazione di questi sforzi di riavvicinamento diventò comunque possibile solo con l’iniziativa di ‘Allamah Muhammad Taqi Qummi (n. 1910), un noto sapiente sciita dell’Iran, e degli ‘ulamà dell’Università al-Azhar d’Egitto. Questi sforzi iniziarono nel 1938 quando Qummi visitò lo Shaykh al-Azhar, Muhammad Mustafa al-Maraghi (1881-1945). Nel 1947 l’Associazione per il Riavvicinamento delle Scuole islamiche (Jam’iyyat al-Tagrib bayn al-Madhahib al-Islamiyya) venne stabilita a il Cairo. Anche l’Ayatullah iracheno Kashiful-Ghita ne diventò un membro attivo, e dal 1949 iniziò a collaborare regolarmente al periodico ufficiale dell’organizzazione, Risalat al-Islam. La fondazione dell’Associazione stimolò anche le relazioni tra i sapienti sciiti e i Fratelli Musulmani (Ikhwan al-Muslimun). (7) Sin dall’inizio della loro fondazione i capi dei Fratelli Musulmani espressero la volontà di intraprendere un dialogo con la Shi’a. (8) Negli anni ’40 l’Ayatullah Qummi fu così ospite nel quartier generale dei Fratelli Musulmani, e il fondatore stesso dell’organizzazione egiziana, Hasan al-Banna (1906-1949), incontrò l’Ayatullah Abu al-Qasim Kashani (1882-1962) durante il Pellegrinaggio a Mecca nell’ottobre del 1948, ove entrambi discussero del miglioramento delle relazioni tra sunniti e sciiti e convennero di organizzare delle conferenze annuali in Iran ed Egitto. Questo progetto venne comunque interrotto dall’assassinio di al-Banna nel 1949. (9)
I Fida’iyan-i Islam, fondati nel 1945 con l’obiettivo principale di creare uno Stato islamico ed espellere ogni influenza coloniale dall’Iran, erano guidati da un giovane devoto sapiente religioso, Sayyid Mujtaba Mirlawhi, conosciuto anche come Navvab Safavi. Un’altra importante questione al centro della visione rivoluzionaria dei Fida’iyan-i Islam era quella della Palestina e dell’unità dei musulmani contro le potenze occidentali che sostenevano Israele e tramavano contro il mondo islamico. A questo riguardo i Fida’iyan promossero la formazione di una rete internazionale tra i rivoluzionari islamici dell’Iran e dell’Egitto. La presenza in particolare di Navvab Safavi alla conferenza sulla Palestina tenutasi in Giordania nel 1954 sotto la guida di Sayyid Qutb facilitò la saldatura di legami personali diretti con i membri dei Fratelli Musulmani, e specialmente con lo stesso Qutb. Dopo la conferenza Safavi venne invitato in Egitto, dove incontrò i capi dei Fratelli Musulmani e tenne numerosi discorsi in differenti eventi organizzati dalla Fratellanza.
Safavi era affascinato dalla visione religiosa rivoluzionaria di Qutb e dei Fratelli Musulmani e li elogiò molto al suo rientro in Iran. Come indicazione di questo profondo apprezzamento, egli disse: “Chiunque voglia essere un vero Ja’fari (sciita) deve essere al fianco dei Fratelli Musulmani.” (10) Mostrò la sua vicinanza e affinità con i Fratelli Musulmani anche quando il Presidente d’Egitto Gamal Abdel Nasser (1918-1970) bloccò le attività della Fratellanza e diversi suoi capi, incluso Qutb, vennero incarcerati. Safavi scrisse a Nasser una lettera di due frasi con tono minaccioso: “I cuori dei musulmani ribollono di indignazione per il duro trattamento riservato ai Fratelli Musulmani. Riconsidera immediatamente tale questione e cerca di fare qualcosa che non ti faccia pentire dolorosamente!”. (11)
Il Martire Sayyid Qutb (a sinistra) insieme al Martire Navvab Safavi
Quando poi nel 1956 Navvab Safavi venne condannato a morte e assassinato da un plotone del regime dello Shah, la rivista ufficiale dei Fratellanza – nel primo numero dopo il suo martirio – dedicò al sapiente religioso iraniano un articolo intitolato “Con Navvab Safavi”, nel quale il sapiente religioso iraniano veniva descritto come “l’amato martire“. (12)
Nel 1950, molto prima dell’Imam Khomeyni, il martire Safavi aveva proposto un dettagliato programma per un governo islamico, nel quale era possibile notare l’influenza del pensiero di Hasan al-Banna. (13) I Fida’iyan-i Islam costituirono inoltre un terreno fertile per quelle che sarebbero divenute importanti e attive figure rivoluzionarie della Repubblica Islamica. (14) L’attuale Guida della Rivoluzione Imam Khamenei, ad esempio, ha dichiarato che il suo primo ingresso nel mondo della politica avvenne grazie all’influenza e incontro con Navvab Safavi. Non è quindi sorprendente che prominenti traduttori di Qutb, come l’Ayatullah Hadi Khosroshahi e lo stesso Imam Khamenei provenissero dalle file del movimento militante dei Fida’iyan.
Il “Movimento della traduzione”: rileggere Sayyid Qutb in persiano
Nel suo studio completo sui gruppi rivoluzionari islamici in Iran, lo storico iraniano Rasul Ja’fariyan spiega alcune delle motivazioni che portarono alla traduzione delle opere di Sayyid Qutb in persiano. Prima della Rivoluzione Islamica i militanti islamici iraniani si confrontavano con ideologie secolari come il socialismo e il nazionalismo che sostenevano di fornire soluzioni per tutti i problemi socio-economici e politici. Queste ideologie attraevano fortemente i giovani, mentre i sapienti religiosi sciiti non erano in grado di attirare le giovani generazioni perché ripetevano argomenti obsoleti invece di fornire rilevanti soluzioni di fronte ai problemi del mondo moderno. Davanti a queste sfide ideologiche secolari, Ja’fariyan afferma che i militanti islamici iraniani, al contrario delle loro controparti egiziana e dell’Asia meridionale, si sentirono privi di prospettive intellettuali che presentassero l’Islam come un sistema completo e totalizzante che potesse competere con le ideologie secolari e fornire una cura per i problemi dell’umanità. Dal suo punto di vista fu proprio per colmare questo vuoto che in Iran emerse il “movimento di traduzione”. (15) A conferma di quanto suggerisce Ja’fariyan anche l’Ayatullah Hadi Khosroshahi parlò di lacune negli scritti islamici pre-rivoluzionari, a fronte delle impellenti necessità dei giovani militanti islamici nel bel mezzo dei conflitti ideologici in Iran durante il regno Pahlavi. (16)
La traduzione delle opere di Sayyid Qutb in persiano iniziò negli anni ’50 e raggiunse il suo apice negli anni ’60 e ’70. Non si trattava comunque dell’unico intellettuale rivoluzionario islamico egiziano i cui libri venivano tradotti in Iran. Insieme a quelle di ben noti sapienti islamici rivoluzionari dell’Asia meridionale come Abu’l’Ala Mawdudi e Abu’l-Hasan Nadwi (1914-1999), furono tradotte in persiano anche diverse opere del fratello di Sayyid Qutb, Muhammad, e del padre fondatore dei Fratelli Musulmani Hasan al-Banna. E’ però Sayyid Qutb ad aver ricevuto l’attenzione e interesse maggiore tra i militanti islamici iraniani sia prima che dopo la Rivoluzione. Rivelatore di questo interesse è il fatto che appena scriveva e pubblicava i suoi libri in arabo, venivano subito dopo tradotti in persiano e ristampati più volte. All’inizio del 1954, ad esempio, i primi due volumi del commento al Corano di Qutb Fi Zilal al-Qur’an vennero tradotti da Ahmad Aram, un noto traduttore in Iran, con il titolo Dar Sayah-i Qur’an. E’ interessante sapere che anche l’attuale Guida della Rivoluzione Imam Khamenei aveva iniziato la traduzione della stessa opera, completandone il primo volume, che tratta dalla prima Sura (al-Fatiha) al versetto 182 della Sura al-Baqarah. La versione dell’Imam Khamenei venne in buona parte realizzata mentre si trovava nelle dure condizioni carcerarie del regime Pahlavi, e fu interrotta quando venne a sapere della traduzione in corso da parte di Aram. Nel 2020 è stato comunque pubblicato per la prima volta il primo volume del commento coranico di Qutb curato dalla Guida della Rivoluzione, comprensivo anche delle note del traduttore. (17)
Condividendo la prospettiva di Qutb, nella prefazione alla sua traduzione Aram afferma che il Corano venne rivelato principalmente come manuale e guida di vita e quindi richiede di essere compreso alla luce delle sfide del mondo contemporaneo. Molte persone hanno però solo una conoscenza limitata dell’importanza del Corano nella loro vita e come risultato di ciò lo usano come feticcio: come un talismano contro i pericoli o per decorare le mura delle loro case. Aram afferma inoltre che la maggior parte della gente recita il Corano solo per ricevere ricompense spirituali. Questo approccio superficiale e formalistico al Corano fallisce nell’afferrare il significato profondo del tawhid, la dottrina dell’Unità che costituisce il messaggio principale del Corano. Aram si lamenta inoltre che la gran parte della gente sia occupata in inutili disquisizioni sui requisiti della purità quando si tocca il Corano, su come recitarlo o pronunciare le sue lettere e parole in arabo, invece di meditare sulle lezioni e avvertimenti in esso contenuti. (18)
Secondo Aram, Sayyid Qutb, quale sapiente ben versato nella lingua araba, ha insegnato ai credenti come leggere il Corano in un modo in cui il Corano stesso richiede: contemplando e riflettendo sui suoi significati quale guida nella vita contemporanea. Fu questo infatti il motivo per il quale Qutb scrisse il suo commento. (19)
La traduzione persiana di Aram del Fi Zilal al-Qur’an venne seguita da quella di uno dei libri più popolari di Sayyid Qutb, al-‘Adala al-ijtima’iya fi’l-Islam (La giustizia sociale nell’Islam), pubblicato dopo il suo soggiorno negli Stati Uniti nel 1949. Quest’opera venne resa in persiano nel 1959 dall’allora giovane sapiente religioso Hadi Khosroshahi sotto il titolo ‘Adalat-i ijtima’i dar Islam. (20) “La giustizia sociale nell’Islam” fu uno dei primi e più influenti lavori del pensatore egiziano ed in esso egli ripone attenzione alla giustizia sociale come un imperativo islamico e presenta l’Islam quale sistema religioso e socio-politico incomparabile con ogni altra ideologia. (21) Nell’introduzione alla sua traduzione Khosroshahi afferma che Qutb aveva acquisito la sua alta reputazione di sapiente dell’Islam attraverso i numerosi libri e articoli di cui era stato autore e per i quali era stato giustamente definito “il più grande pensatore islamico dell’epoca” (buzurgtarin mutafakkir-i Islami-yi ‘asr) e “il più profondo scrittore islamico” (‘amiqtarin navisandah-i Islami). (22)
Dopo queste osservazioni elogiative, Khosroshahi introduce “La giustizia sociale nell’Islam” al pubblico iraniano fornendo una breve sintesi dei suoi contenuti. Egli condivide la visione di Qutb secondo il quale l’Islam non può essere ridotto a un mero sentiero spirituale tra l’uomo e Dio, essendo una dottrina universale designata da Dio per tutte le genti di ogni epoca e che come tale abbraccia ogni aspetto della vita, tanto materiale quanto spirituale, fornendo risposte a tutti i problemi umani. Egli dichiara inoltre: “In verità il modo di pensare di Qutb è identico al nostro, e tutti i militanti (mujahidan) musulmani del mondo condividono la sua fede e obiettivo, che è quello di progredire verso i sacri obiettivi e l’altruismo (insan-dusti), fino a raggiungere la vittoria o il martirio. Entrambe sono fonti della felicità e prosperità assoluta e costituiscono il principale sentiero verso Dio nell’Islam”. (23)
In un’intervista intitolata “Perché Sayyid Qutb?”, l’Ayatullah Khosroshahi ricorda inoltre che le traduzioni dell’intellettuale egiziano in lingua persiana ebbero influenza non solo in Iran ma anche nel vicino Afghanistan, tant’è che sia il martire Burhanuddin Rabbani (capo del movimento afghano Jamaat Islami) che il martire Shaykh Mansour (presidente di Harakat Islami dell’Afghanistan) gli avevano rivelato che diverse opere di Qutb costituivano un punto di riferimento per i loro movimenti e un’arma intellettuale tanto per i mujahidin che combattevano contro gli invasori sovietici quanto per gli studenti universitari di fronte alle ideologie materialiste. (24) Nel 1999, quaranta anni dopo la pubblicazione della prima edizione persiana di “La giustizia sociale nell’Islam”, Khosroshahi scrisse una nuova prefazione per la venticinquesima edizione del libro. Questa nuova edizione è importante non solo perché conferma che in Iran l’opera è stata ristampata numerose volte, ma anche perché mostra che Khosroshahi ha continuato ad essere uno strenuo sostenitore delle idee di Qutb pure dopo la Rivoluzione Islamica. Egli definisce le traduzioni persiane del martire egiziano degli anni ’60 e ’70 parte di un nahdat-i tarjama, o “Movimento di traduzione”, che venne condotto principalmente da studenti dei seminari religiosi di Qum e Mashhad. Nella sua nuova prefazione egli continua ad utilizzare epiteti elogiativi sia nei confronti di Sayyid Qutb che delle sue principali opere, come “La giustizia sociale nell’Islam”: “Questo prezioso libro è stato scritto dal martire Sayyid Qutb, uno dei grandi commentatori del Corano dell’epoca contemporanea…Gli argomenti affrontati nel corso del testo riguardano la giustizia, la società, la politica, il governo, l’economica, ecc. Simili questioni, affrontate nell’opera, costituivano infatti fonte di interesse per la società del tempo. Ne abbiamo intrapreso la traduzione con l’intenzione di fornire risposte alle domande che i giovani e gli studenti ponevano e per le quali non potevano trovare risposte appropriate”. (25)
Khosroshahi afferma inoltre che “La giustizia sociale nell’Islam” non solo rispondeva alle esigenze della generazione pre-rivoluzionaria, ma continua ad essere importante anche per la corrente generazione di giovani iraniani, offrendo soluzioni per i problemi sociali ed economici dell’Iran contemporaneo. (26)
Ayatullah Sayyid Hadi Khosroshahi
Oltre a “La giustizia sociale nell’Islam”, Khosroshahi ha tradotto altri due libri di Qutb. Insieme a Zayn al-‘Abidin Qurbani nel 1964 tradusse al-Islam wa al-salam al-‘alami (L’Islam e la pace mondiale) con il titolo persiano Islam va sulh-i jahani (27), a cui fece poi seguito la traduzione di Dirasat Islamiya (Studi Islamici), che apparve col nome Ma cheh mi’guiyim? (Cosa diciamo noi?). (28)
Un altro prominente traduttore di Sayyid Qutb in Iran è stato l’Imam ‘Ali Khamenei (n. 1939), oggi Guida della Rivoluzione Islamica. Allora giovane studente di religione, Sayyid Khamenei intraprese la militanza politica nel 1962 sotto l’influenza dei Fida’iyan-i Islam. Successivamente si immerse nel movimento rivoluzionario guidato dall’Imam Khomeyni e iniziò a “reclutare giovani uomini che si unissero alla causa rivoluzionaria di Khomeyni, aiutando il suo insegnante a formare un’organizzazione giovanile militante di grande successo”. (29) Nel 1967, quando aveva ventotto anni, l’Imam Khamenei tradusse e pubblicò Al-Mustaqbal li-hadha al-din (Il futuro di questa religione) di Qutb con il titolo persiano Ayandah dar qalamru-yi Islam (Il futuro nel dominio dell’Islam). (30) In questo libro Qutb afferma la superiorità in ogni campo dell’Islam, superiorità che guiderà alla futura adesione dell’intera umanità a questa religione, chiamando nel contempo tutti i musulmani a combattere contro le potenze colonialiste.
Nella prefazione alla sua traduzione, dopo aver ribadito i principali argomenti di Qutb, anche l’Imam Khamenei afferma che il futuro appartiene all’Islam. Sebbene si tratti di un breve libro, Sayyid Khamenei lo considera un grande ed efficace passo nella missione di difendere e presentare correttamente i principi fondamentali dell’Islam. (31) Egli afferma che il “nobile e rispettabile” autore “ha scritto in modo creativo i capitoli del libro, discutendo l’essenza della religione islamica attraverso la sua profonda conoscenza, ed è stato efficace nell’introdurre l’Islam come programma di vita”. (32) Alla fine della sua prefazione la Guida della Rivoluzione Islamica ha spiegato la metodologia utilizzata: “Con la traduzione del libro abbiamo cercato di trasmettere integralmente i punti di vista dell’autore astenendoci dal modificarne i contenuti sotto il pretesto della libera traduzione (tarjama-yi azad). Comunque, per renderlo scorrevole e accessibile a chiunque, abbiamo evitato una traduzione letterale. Non condividiamo l’autore quando alla fine del libro elogia alcune persone (chand nafar), ma abbiamo comunque evitato di polemizzare o esprimere il nostro disaccordo nelle note, in modo da rimanere fedeli all’essenza dell’opera.” (33)
Nel 1980, all’indomani della vittoria della Rivoluzione Islamica dell’Iran, l’Imam Khamenei scrisse una nuova prefazione alla settima edizione della sua traduzione, nella quale spiega perché tradusse tale opera: “Questo è uno dei più brevi ma anche dei più eloquenti libri di Sayyid Qutb, il martire d’Egitto, e costituisce una guida chiave per coloro che cercano informazioni concise sull’Islam. In quei giorni, quando i combattenti dell’Islam si trovavano nel bel mezzo di conflitti politici particolarmente pericolosi e intensi con il regime Pahlavi, questo tipo di opere – che allora furono ispirazione e guida tanto per i pensieri quanto per le azioni – erano urgentemente necessarie.” (34)
Al pari di Khosroshahi, anche l’Imam Khamenei evidenzia come la sua traduzione fosse sorta in risposta alle particolari necessità dell’epoca e, mobilitando i rivoluzionari islamici, portò al rafforzamento della resistenza religiosa al regime Pahlavi.
Un altro traduttore iraniano di Sayyid Qutb è stato l’Ayatullah Sayyid Muhammad Khamenei, fratello di ‘Ali Khamenei. Come suo fratello, anche Muhammad – da anni presidente del prestigioso Istituto di ricerca di filosofia islamica Sadra di Qom, ed egli stesso autore di numerose opere di carattere filosofico (35) – è stato un attivo sapiente rivoluzionario che ha partecipato alla Rivoluzione Islamica attraverso discorsi, scritti e traduzioni. Nel 1972 tradusse Khasa’is al-tasawwur al-Islami wa muqawimatihi (Caratteristiche e valori del concetto islamico), un’importante opera di Qutb che affronta con una comprensione islamica militante i concetti di divinità, universo, vita, umanità, servitù divina (‘ubudiyya) e ignoranza (jahiliyyah). La traduzione persiana venne intitolata Vizhagiha-yi idiyaluzhi-yi Islami (Caratteristiche dell’ideologia islamica). (36) Nella sua prefazione alla traduzione, l’Ayatullah Muhammad Khamenei loda i meriti di Qutb e traccia un’analogia tra la sua posizione e quella dei discendenti del Profeta Muhammad (S). Egli scrive: “Si chiama Sayyid e merita di portare questo nome. Non perché fosse uno dei discendenti della Famiglia del Profeta, ma perché il dinamismo delle sue attività e idee era simile a quello dei discendenti del Profeta… Sayyid Qutb e quelli come lui potrebbero non sembrare sufficientemente perfetti (kamal-i matlub) per persone esigenti come il sottoscritto. Ma quanti individui del suo calibro ci sono nel mondo islamico e quante perle come lui abbiamo tra i musulmani? Non possiamo quindi permetterci il lusso di mostrarci insoddisfatti o di prenderne le distanze”. (37)
Questo omaggio mostra il livello di affinità e attrazione di Muhammad Khamenei nei confronti di Sayyid Qutb e indica la percezione generale che ne avevano i rivoluzionari islamici iraniani. E’ possibile trovare molti esempi di osservazioni simili. Nella sua prefazione alla traduzione del 1971 di Hadha al-din (Questa è la religione) di Qutb, che venne intitolata in persiano Islam: Ayin-i fitrat (Islam: la religione della natura primordiale), Sayyid Ibrahim Mir Baqir afferma: “Sayyid Qutb è stato uno scrittore competente e un prominente pensatore musulmano che, attraverso la sua penna eloquente e affermazioni articolate, ha svelato lo splendente volto del sole dell’Islam e mostrato la sua verità manifesta.” (38) Muhammad Ja’far Imami, nella prefazione alla sua parziale traduzione persiana di Dirasat Islamiyya (Studi Islamici) di Qutb, Islam va masa’il-i ruz (L’Islam e le questioni del giorno) (39), dal canto suo dichiara: “Non tutti i libri scritti meritano di essere letti né tradotti… tutte le opere di Sayyid Qutb sono però particolarmente utili al risveglio dei musulmani, specialmente per le giovani generazioni…questo libro include punti molto profondi e intensi con cui tutti i musulmani dovrebbero familiarizzare”. (40)
Anche Muhammad ‘Ali Abidi, nella sua traduzione ad al-Taswir al-fanni fi al-Qu’ran (Il concetto estetico nel Corano), loda il martire egiziano come segue: “Sayyid Qutb è un’eminente figura di quest’epoca e un ben noto combattente. Quest’uomo ha lottato contro gli oppressori con la sua penna e discorsi, e ha sacrificato se stesso su questa via. Di fronte a tutte le ostilità incontrate non si è mai arreso ed ha dedicato un immenso sforzo alla comprensione del Corano, riuscendo a gettare nuova luce su alcuni suoi aspetti prima di lui rimasti inesplorati. Era un sapiente, un intellettuale e un uomo arguto che è riuscito a comprendere aspetti indiscutibili del Corano in una maniera che lo ha contraddistinto dai suoi contemporanei. E’ parte dei miracoli del Corano che in ogni epoca un eroe appaia e introduca al mondo segreti non rivelati del Libro”. (41)
Come possiamo vedere dagli esempi summenzionati, tutti i traduttori iraniani di Qutb concordano che i suoi libri svolsero un ruolo importante nel periodo che condusse alla vittoria della Rivoluzione Islamica del 1979. Opere che furono rilevanti nel trasmettere la visione militante islamica in uno stile accessibile alle giovani generazioni, proprio quando tra i rivoluzionari islamici più se ne percepiva la necessità. Sebbene in Iran fosse cosa comune introdurre libri di autori sunniti a un pubblico sciita, raramente un autore sunnita è stato elogiato così entusiasticamente dal pubblico iraniano.
Reazioni negative alla traduzione delle opere di Sayyid Qutb in Iran
La frequente traduzione delle opere di Sayyid Qutb nell’Iran pre-rivoluzionario e la loro ampia diffusione non solo accrebbero la sua fama di intellettuale dell’Islam militante, ma suscitarono anche reazioni negative tanto nel regime Pahlavi che in certi ulamà sciiti settari o che collaboravano con il regime (“gli ulamà di corte che avevano ricevuto il turbante dalla Savak” come li definiva l’Imam Khomeyni). Sotto il fermo controllo dello Stato secolare le pubblicazioni di orientamento religioso erano sottoposte a una pesante sorveglianza e censura. Gli editori di questi libri affrontavano regolamenti e procedure burocratiche meschini e fastidiosi, mentre la SAVAK, il servizio segreto del regime Pahlavi, monitorava attentamente le attività intellettuali dei militanti islamici iraniani. Secondo documenti della SAVAK scoperti dopo la Rivoluzione, il servizio segreto del regime secolare considerava le traduzioni persiane delle opere di Qutb dannose per gli interessi dello Stato e della società (khilaf-i maslahat) perché promuovevano il governo islamico e rafforzavano l’opposizione al regime Pahlavi. (42)
Il documento della Savak in cui si richiede di impedire “con ogni mezzo” la diffusione del libro di Qutb tradotto dall’Imam Khamenei
Oltre che per le sue attività culturali, religiose e politiche rivoluzionarie, anche quale traduttore di Qutb l’Imam Khamenei fu oggetto di una sorveglianza particolarmente pesante da parte della SAVAK. Alla fine, per evitare questa pressione, egli si trasferì da Mashhad a Teheran. Le edizioni “Sapideh”, che stamparono la traduzione dell’Imam Khamenei de “Il futuro di questa Religione” di Qutb, vennero perquisite dalla polizia segreta del regime monarchico, che ne confiscò tutte le copie; i suoi amici, avendone percepito il pericolo, riuscirono a nasconderne soltanto cento copie, che poi fecero circolare clandestinamente. L’attuale Guida della Rivoluzione venne arrestata numerose volte per le sue attività rivoluzionarie (43) e nel corso di un processo, tra le varie accuse, la corte gli imputò di insultare il regime traducendo e pubblicando i libri di Qutb. Oltre ad estratti di suoi discorsi, l’accusa mostrò anche alcune pagine del libro che aveva tradotto per dimostrare che Sayyid Khamenei costituisse una grande minaccia per la sicurezza del regime Pahlavi. (44)
La censura politica del regime Pahlavi viene ricordata anche dall’Ayatullah Hadi Khosroshahi nella sua prefazione del 1999 all’edizione della propria traduzione di “La giustizia sociale nell’Islam” di Qutb. Egli racconta di aver ricevuto il permesso dal Ministero dell’Educazione iraniano e dalla Biblioteca Nazionale per ogni edizione pubblicata, ma in tutte le occasioni si era visto censurate parti del libro, specialmente quelle che avevano a che fare con l’ordinamento politico, la società e l’economia: “Nelle differenti edizioni della traduzione non era sorprendente imbattersi in pagine bianche i cui i contenuti erano stati rimossi dalla censura ufficiale del regime”. (45)
Anche da parte di alcuni ambienti religiosi sorsero critiche alla traduzione in persiano delle opere di Sayyid Qutb, e nello specifico da parte di due “ulamà”: Abu Fadl Razavi Ardakani e Sayyid Ibrahim Milani. Il primo scrisse un libro nel quale criticava le opere dell’intellettuale egiziano, mentre il secondo lo attaccò duramente arrivando a definire Qutb “un uomo senza religione e fede”. (46) Ja’fariyan, giustamente, ci ricorda però come Milani fosse uno dei “turbanti pro-regime” e che le sue opinioni venivano promosse dal governo secolare Pahlavi attraverso la SAVAK. (47)
Secondo Khosroshahi la pubblicazione in persiano dei libri di Qutb rappresentava una spiacevole novità per alcuni ulamà affetti da settarismo, che criticarono tanto lui quanto altri traduttori iraniani di Qutb per il solo fatto di introdurre in Iran un “autore sunnita”. Rispondendo a queste critiche Khosroshahi ricordò che quello che presentava era “un libro conosciuto e rispettato, scritto da un prominente sapiente musulmano del nostro tempo ed eminente commentatore del Corano, che scrisse questa opera basandosi sui principi del Corano e hadith autentici”. (48) A fronte di quelle critiche il giovane Khosroshahi venne però incoraggiato nel proseguimento del suo lavoro da ‘Ali Shariati e autorevoli sapienti come l’Ayatullah Murtada Mutahhari (1919-1979) (49) e l’Ayatullah Mahmud Taleqani (1911-1979). Khosroshahi afferma comunque che né lui né gli altri suoi amici traduttori cedettero alle pressioni, qualunque fosse la parte da cui provenivano, e fecero anzi del loro meglio per stabilire le basi intellettuali del movimento islamico anche attraverso la pubblicazione dei libri di Qutb. La stessa esistenza della Repubblica Islamica dell’Iran, dice l’ex ambasciatore presso il Vaticano, è la prova che riuscirono a raggiungere l’obiettivo prefisso, perché mostra che il movimento militante islamico in Iran culminò in una rivoluzione vittoriosa. I lavori di Qutb continuano anzi ad avere la loro importanza in quanto promuovono l’obiettivo del progresso nella giustizia sociale e nella realizzazione integrale dello Stato islamico. (50)
Sebbene Hadi Khosroshahi affermi che l’Ayatullah Murtada Mutahhari incoraggiò lui ed altri giovani studenti religiosi nel continuare il progetto di traduzione dei lavori di Sayyid Qutb, Mutahhari stesso in un passo del suo ‘Ilal-i girayash-i maddigari (Le cause responsabili delle tendenze materialiste) criticò comunque “il pensiero empirico mescolato con un tipo di asharismo” che “in una certa misura” era presente nelle opere di Sayyid Qutb e di altri pensatori affini. (51)
In un’altra sua opera, Dah guftar (Dieci discorsi) l’Ayatullah Mutahhari esprimeva il malcontento per la passività degli intellettuali rivoluzionari iraniani e la loro dipendenza dagli autori egiziani, affermando: “Gli intellettuali musulmani dell’Iran sono in avida attesa che sapienti dell’Egitto scrivano nuovi libri sulle questioni sociali islamiche e trattino i problemi contemporanei, perché si disperano dei loro stessi capi religiosi che non sono all’altezza di affrontare le questioni moderne e si rivolgono alla gente comune solamente attraverso la stesura di manuali di pratica sciita”. Successivamente il martire Mutahhari affermò però che negli anni che portarono alla Rivoluzione Islamica le cose erano iniziate a cambiare e studiosi e sapienti sciiti avevano cominciato a trattare importanti questioni contemporanee anche in modo più profondo della loro controparte egiziana. (52) Un giudizio molto simile è stato espresso dallo stesso Imam Khamenei che, citando fra questi sapienti sciiti proprio l’Ayatullah Motahhari e il suo insegnante Allamah Tabataba’i, ha dichiarato che anche “nelle questioni sociali, senza menzionare la giurisprudenza, la filosofia e la mistica”, avevano espresso la prospettiva islamica in modo più profondo e completo rispetto a intellettuali famosi, tra i quali lo stesso Sayyid Qutb. (53)
Una conferenza critica su Qutb: “Ri-leggere e ri-vedere i punti di vista di Sayyid Qutb” (Teheran, 15-16 febbraio 2015)
All’inizio del 2015 “Kanun”, un’organizzazione giovanile islamica con sede nella capitale iraniana che si occupa di attività intellettuali e culturali, ha organizzato una conferenza su Sayyid Qutb in collaborazione con l’Istituto Ishraq e l’Ufficio di rappresentanza della Guida della Rivoluzione Islamica nell’Università di Teheran. (54) Numerosi prominenti sapienti religiosi e accademici vi hanno partecipato come relatori e la conferenza è stata accolta favorevolmente dal pubblico. Questa iniziativa rappresenta un vivido esempio dell’eredità vivente di Sayyid Qutb nell’Iran di oggi e ci fornisce inoltre importanti indicazioni sull’attuale percezione dei suoi scritti tra il pubblico contemporaneo iraniano, circa sessanta anni dopo la prima traduzione in persiano dei suoi libri. Bisogna tenere a mente che questa conferenza si è tenuta in un anno in cui quasi tutto il Vicino Oriente venne stravolto da grandi scosse di radicalizzazione accompagnate da un drastico aumento della violenza. In questo periodo Qutb è stato spesso identificato, tanto in ambienti accademici quanto dai mass-media mondiali, come il filosofo del “radicalismo islamico” e l’ideologo del “terrorismo fondamentalista”. (55)
Durante la conferenza diversi relatori hanno elogiato Sayyid Qutb quale prominente pensatore del mondo islamico contemporaneo – come veniva descritto in molte delle prefazioni alle sue traduzioni negli anni ’60 e ’70 –, mentre altri hanno utilizzato nei suoi confronti un linguaggio critico e a volte negativo.
Nel suo discorso, in contrasto con alcuni relatori critici, Hasan Rahimpour Azghadi, uno dei principali e più autorevoli pensatori dell’Islam rivoluzionario contemporaneo e membro del Consiglio Supremo della Rivoluzione Culturale, ha affermato che Sayyid Qutb è stato uno dei pochi importanti intellettuali dell’Islam rivoluzionario dell’epoca attuale, e che le sue idee destarono molti musulmani in un’epoca in cui il mondo islamico veniva largamente dominato dalle ideologie occidentali. Per Azghadi Qutb ebbe una notevole influenza sul movimento rivoluzionario dell’Iran pre-rivoluzionario e le sue idee erano notevolmente simili a quelle di Safavi, Shari’ati e anche dell’Imam Khomeyni. Nel suo discorso Azghadi ha criticato coloro che identificano Qutb come l’ideologo di organizzazioni terroristiche quali al-Qaeda e l’ISIS, perché si tratta di accuse basate su presupposti metodologici errati, che decontestualizzano le idee di Qutb e trascurano le particolari condizioni socio-politiche del tempo. A tal proposito Azghadi ha affermato che se le dichiarazioni dell’Ayatullah Mutahhari o di altri sapienti religiosi rivoluzionari che scrissero molte opere prima della Rivoluzione venissero prese fuori contesto, sarebbe facile associarle a seconda dei casi ad una visione retrograda o progressista, violenta o pluralista, di destra o di sinistra, ecc. Egli ha fatto riferimento anche a importanti aspetti comuni tra Qutb e Shari’ati, facendo riferimento alle parole d’ordine utilizzate, come “ritorno allo spirito dell’Islam” e “ritorno all’epoca d’oro dell’Islam”, sostenendo che tra tutti i gruppi sunniti, Qutb e i Fratelli Musulmani rappresentano il movimento più vicino alla Rivoluzione Islamica. Azghadi ha poi ricordato come l’Egitto sia permeato dall’amore per la Famiglia del Profeta e non sia mai stato patria del Wahhabismo, ideologia che è invece stata promulgata dai Sauditi, che disapprovavano Qutb e proibirono la pubblicazione dei suoi libri. (56)
Dr. Hasan Rahimpour Azghadi
In maniera simile il Dr. Ya’qub Tavakkuli, capo del gruppo di ricerche storiche del Ministero dell’Educazione iraniano, ha rifiutato ogni collegamento tra Qutb e organizzazioni come l’ISIS, sottolineando come questo gruppo terroristico – che ha combattuto allo stesso modo contro sunniti, sciiti e non musulmani – non segua le idee di Qutb ma quelle del Wahhabismo sponsorizzato dall’Arabia Saudita. (57)
Anche l’insigne traduttore di Qutb, l’Ayatullah Hadi Khosroshahi, ha partecipato alla conferenza in qualità di relatore. Nel suo discorso, come già nelle introduzioni alle traduzioni da lui curate, il sapiente religioso iraniano ha sottolineato l’importante ruolo avuto dal pensatore egiziano nel risveglio islamico e nella stessa visione rivoluzionaria dell’Iran. Egli ha anche sottolineato come Qutb differisse dall’interpretazione sunnita della storia islamica rispetto al terzo califfo, ‘Uthman, la cui amministrazione considerava corrotta e fallimentare, respingendo l’idea che nel suo commento coranico il pensatore egiziano si fosse espresso contro la Famiglia del Profeta, come insinuato da alcuni “ulamà” sciiti quali Milani e Ardakani. L’ex diplomatico della Repubblica Islamica ha invece dimostrato come l’intellettuale dei Fratelli Musulmani avesse da sempre sostenuto l’idea dell’unità islamica, fornendo anche alcuni esempi dalla sua opera esegetica per dimostrare il suo vero punto di vista sull’Ahl al-Bayt. (58)
NOTE
1) Yusuf Unal, “Sayyid Qutb in Iran: Translating the Islamic Ideologue in the Islamic Republic”, Journal of Islamic and Muslim Studies, Vol. 1, n. 2, Novembre 2016, pp. 35-60.
2) Hamayash-i baz’khvani va bar’rasi-yi didgah’ha-yi Sayyid Qutb. La conferenza è stata organizzata dal Centro giovanile del pensiero Kanun in collaborazione con l’università di Teheran il 15 e 16 febbraio 2015.
3) Sayyid Hadi Khosroshahi, prefazione a Sayyid Qutb, ‘Adalat-i Ijtima’i dar Islam, traduzione di Sayyid Hadi Khosroshahi e Muhammad ‘Ali Girami (Teheran, Kulbah-i Shuruq, 1999), 7. Mentre il termine nahda in arabo è generalmente tradotto come “rinascita”, nel persiano moderno è connesso anche a “un movimento”, nel senso di un movimento intellettuale.
4) In italiano di Mawdudi è stato tradotto “Vivere l’Islam” (a cura dell’Unione degli Studenti Musulmani in Italia) e “Conoscere l’Islam” (ristampato da varie case editrici dal 1977 ad oggi); di Muhammad Qutb “Equivoci sull’Islam” (11980, SITA; 1982, IIFSO); di Sayyid Qutb “Il futuro sarà dell’Islam” (Unione degli Studenti Musulmani in Italia, 1979) e “La battaglia tra Islam e capitalismo” (Marcianum Press, 2016).
5) William E. Shepard, Sayyid Qutb and Islamic Activism: A Translation and Critical Analysis of Social Justice in Islam (New York: Brill, 1996), 230-280.
6) Cfr. la nota autobiografica che precede la sua opera al-ʿAbaqāt al-ʿAnbariya, pagg. 12-13.
7) Brunner, Islamic Ecumenism, 152-207.
7) Ibid. 124.
8) Hadi Khosroshahi, “Ikhwan-i Muslimin wa Iran dar guzar-i tarikh”, Dars’ha-yi az Maktab-i Islam (1392, 2014): 39-48.
9) ‘Abbas Khamayar, Iran wa al-Ikhwan, 8. Cfr. anche http://www.taghribnews.com/fa/article/286986/print/%D8%A7%D8%AE%D9%88%D8%A7%D9%86-%D8%A7%D9%84%D9%85%D8%B3%D9%84%D9%85%DB%8C%D9%86-%D9%85%D8%B5%D8%B1-%D8%AC%D9%85%D8%B9%DB%8C%D8%AA-%D9%81%D8%AF%D8%A7%D8%A6%DB%8C%D8%A7%D9%86-%D8%A7%D8%B3%D9%84%D8%A7%D9%85
10) Le strette relazioni tra Savafi e Qutb sono state oggetto di numerose critiche polemiche da parte di siti Wahhabiti e anti-Fratelli Musulmani che accusavano Sayyid Qutb di mescolarsi con i “Rafida”, un termine arabo usato come dispregiativo verso gli sciiti. Come esempio si consultino gli articoli presenti nella seguente sezione: http://www.ikhwanis.com/tags/rafidah.cfm
11) “Al-Muslimun”, vol. 5, Aprile 1956, pp. 73.
12) Martin, Creating an Islamic State, 130.
13) Mohammad Ali Taghavi, “‘Fidaeeyan-i Islam’, The Prototype of Islamic Hard-Liners in Iran”, Middle Eastern Studies 40, no. 1 (2004): 151-165, 152-53
14) Rasul Ja’fariyan, Jaryan’ha wa sazman’ha-yi mazhabi: siyasi-yi Iran, az ruy kar amadan-i Mummad Riza Shah ta inqilab, sal’ha-yi 1320-1357, (Teheran, Nashr-i ‘Ali, 1387), 438.
15) Muhammad Bavi, Intervista con Sayyid Hadi Khosroshahi: “Ikhwan-i Muslimin wa junbush-i Islami-yi Iran”, ‘Ulum-i Syiasi, volume 18 (Danishgah-i Baqir al-‘Ulum: 1381): 329-340, 331.
17) Ahmad Aram, prefazione a Dar sayah-i Qur’an, di Sayyid Qutb, tradotto da Ahmad Aram (Teheran: ‘Ali Akbar ‘Ilmi, 1333/1954), 7-11.
18) Aram, prefazione a Dar sayah-i Qur’an, 7-11.
19) Ayatullah Hadi Khosroshahi venne inviato in Vaticano come primo ambasciatore della Repubblica Islamica dell’Iran nel 1981. Studente di eminenti sapienti come Allamah Tabataba’i e l’Imam Khomeyni, è stato uno dei più prolifici autori tra i rivoluzionari islamici in Iran. Prima della sua nomina, aveva lavorato nel Ministero della Cultura e Guida Islamica come rappresentante dell’Imam Khomeyni. Ha tradotto numerosi libri dei Fratelli Musulmani, specialmente durante gli anni ’60 e ’70. Ha scritto inoltre molti libri sulla storia della Fratellanza e sul movimento Taqrib. Durante la sua gioventù creò stretti legami con i Fida’iyan-i Islam. Durante la sua permanenza a Roma fondò il Centro Culturale Islamico Europeo, che tradusse e pubblicò numerose opere sull’Islam Sciita in italiano ed inglese. E’ morto a Qom il 27 febbraio del 2020.
20) Hamid Algar, “Social Justice in the Ideology and Legislation of the Islamic Revolution of Iran”, Social Legislation in Contemporary Middle East, Laurence O. Michalak e Jeswald W. Salacuse ed. (Berkeley, CA: IIS, 1986), 17-60.
21) Ayatullah Khosroshahi, prefazione ad ‘Adalat-i ijtima’i, 359.
22) Ibid, 358.
23) “Zamaneh”, numero 130-131, anno 14. Cfr. http://khosroshahi.org/main/index.php?Page=definition&UID=3973986
24) Ayatullah Khosroshahi, prefazione ad ‘Adalat-i ijtima’i, 7.
25) Ibid.
26) Ayatullah Khosroshahi, prefazione a Islam wa sulh-i jahani, di Sayyid Qutb, tradotto da Khosroshahi e Zayn al-‘Abidin Qurbani (Teheran, 1351/1973).
27) Sayyid Qutb, Ma cheh mi’guyim?, trad. Hadi Khosroshahi (Qom, 1357/1979). Come nota Ja’fariyan nel suo libro, questa traduzione è stata pubblicata quindici volte in Iran. Cfr. Ja’fariyan, Jaryan’ha wa sazaman’ha, 442.
28) Yvette Hovsepian-Bearce, The Political Ideology of Khamenei (New York: Routledge, 2016), xiii.
29) Imam Sayyid Ali Khamenei, prefazione a Ayandah dar qalamru-yi Islam, di Sayyid Qutb, trad. Imam Sayyid Ali Khamenei (Mashhad: Intisharat Sapideh, 1967). Questo libro è stato tradotto in italiano con il titolo “Il futuro sarà dell’Islam”.
30) Ibid, 15.
31) Ibid, 16-17.
32) Imam Khamenei, prefazione a Ayandah dar qalamru, 17-18.
33) Ibid, 20.
34) Cfr. La recensione di R. Arcadi all’introduzione di Sayyid Muhammad Khamenei agli Al-Mażāhiru-l-Ilayyaħ di Mollā Şadrā; prima parte: https://islamshia.org/introduzione-agli-al-mazahiru-l-ilayyah-di-molla-sadra-di-s-m-khamenei-prima-parte/ ; seconda parte: https://islamshia.org/introduzione-agli-al-mazahiru-l-ilayyah-di-molla-sadra-di-sayyid-mohammad-kameney-seconda-parte/
35) Sayyid Muhammad Khamenei, prefazione a Vijagiha-yi Idiyoloji-yi Islami, di Sayyid Qutb, tradotto da Sayyid Muhammad Khamenei (Teheran, Mu’assasat-i Intisharat-i Bi’sat, 1972).
36) Ibid, 45-47.
37) Ibrahim Mir Baqiri, prefazione a Islam: Ayin-i fitrat, traduzione di Ibrahim Mir Baqiri (Teheran, 1971), 13; citato da Hmimmati, “Jaygah-i andishah-i Sayyid Qutb”, 45-61.
38) Muhammad Ja’far Imami, prefazione a Islam va masa’il-i ruz, di Sayyid Qutb, tradotto da Muhammad Ja’far Imami (Qom: Intisharat-i Nasl-i Jivan, 1974).
39) Ibid, 10-11.
40) Muhammad ‘Ali Abidi, prefazione a Tasvir-i fanni: Numayish-i hunari dar Qur’an, di Sayyid Qutb, tradotto da Muhammad ‘Ali Abidi (Teheran: Markaz-i Nashr-i Inqilab).
41) Qasim Tabrizi, “Kitab-i ayanda dar qalamru-yi Islam” (Tarjumat-i Ayatullah Ali Khamenei) ba Rivayat-i Isnad-i Savak”, Payam-i Baharistan 9 (1389): 1091-1106. Cfr. anche: http://irdc.ir/fa/print/6068
42) Cfr. Biografia dell’Imam Khamenei: https://islamshia.org/biografia-del-grande-ayatullah-seyyed-ali-khamenei-guida-della-rivoluzione-islamica-delliran/
43) Hovsepain-Bearce, The Political ideology, 33-35.
44) Khosroshahi, prefazione all’edizione del 1999 di ‘Adalat-i ijtima’i, 9.
45) Ja’fariyan, Jaryan’ha va sazman’ha, 440-41.
46) Ja’fariyan, Jaryan’ha va sazman’ha, 440, 728.
47) Khosroshahi, prefazione a ‘Adalat-i ijtima’i, 9.
48) Per una biografia del Martire Ayatullah Mutahhari in italiano, cfr. https://islamshia.org/biografia-dellayatullah-martire-motahhari/?doing_wp_cron=1616800570.6076929569244384765625
49) Ibid, 9-10.
50) Morteza Motahhari, The Causes Responsible for Materialist Tendencies in the West (‘Ilal-i girayash-i maddigari), trad. Mujahid Husayn, consultabile su: https://www.al-islam.org/al-tawhid/vol12-vol13/causes-responsible-materialist-tendencies-west-1-4-murtadha-mutahhari
51) Morteza Motahhari, Dah guftar (Teheran: Sadra), 297-298, Bavi, “Ikhwan-i Muslimin va junbush”, 340.
52) Discorso dell’Imam Khamenei tenuto in un incontro con gli organizzatori della conferenza mondiale dell’Ahlalbayt (as) del 17 settembre 1990.
53) Il Centro di Pensiero giovanile (Kanun Andishe Javan), sotto la supervisione dell’Istituto di Ricerca Islamico per la Cultura e il Pensiero, ha l’obiettivo di promuovere gli insegnamenti e discorsi della Rivoluzione Islamica ai giovani iraniani.
54) Come esempio basterà citare l’articolo del “New York Times” firmato da Paul Berman intitolato “The Philosopher of Islamic Terror”, 23 marzo 2003: https://www.nytimes.com/2003/03/23/magazine/the-philosopher-of-islamic-terror.html A tal proposito ci sembra pertinente quanto scrive la professoressa Margherita Picchi nella sua premessa all’opera di Sayyid Qutb “La battaglia tra Islam e capitalismo” da lei curata: “In realtà Sayyid Qutb è stato un pensatore molto più complesso di quanto vorrebbe farci credere l’immagine monocromatica che di lui hanno dato tanti giornalisti e sedicenti esperti di radicalismo islamico (…) se il carattere rivoluzionario e radicale del pensiero di Qutb è innegabile, ritengo piuttosto forzoso tracciare una linea continua che va da questo pensatore a Osama Bin Laden e al sedicente “califfo” al-Baghdadi.” (pag. 9-10, 2016, Marcianum Press, Venezia).
55) Cfr. http://okhowah.com/fa/10742
56) Ya’qub Tavakkuli, “Nisbat-i miyan-i tafakkurat-i takfiri-yi fi li ba Sayyid Qutb” (testo inedito della conferenza presentata a Hamayash-i baz’khvani va bar’rasi-yi didgah’ha-yi Sayyid Qutb [Ri-leggere e ri-vedere i punti di vista di Sayyid Qutb], Teheran, Iran, 15-16 Febbraio 2015).
57) Ayatullah Hadi Khosroshahi, “Sayyid Qutb va andisha-yi siyasi-yi vey” ((testo inedito della conferenza presentata a Hamayash-i baz’khvani va bar’rasi-yi didgah’ha-yi Sayyid Qutb [Ri-leggere e ri-vedere i punti di vista di Sayyid Qutb], Teheran, Iran, 15-16 Febbraio 2015.)
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