VITA, LOTTA E DECLINO DI ‘ISA IBN ZAYD
‘Isa Ibn Zayd Ibn ‘Ali Ibn Husayn Ibn ‘Ali Ibn Abi Talib nacque in un monastero situato nella rotta tra Medina e Damasco nell’anno 122 dell’Egira, poco prima della rivoluzione di suo padre Zayd contro il califfo omayyade Hisham Ibn ‘Abdul-Malik. Crebbe a Medina dove apprese le scienze islamiche da Jafar al-Sadiq (as) ed altri grandi sapienti medinesi della sua era. Viene descritto come un uomo sapiente, generoso, esperto di Corano e hadith ed in grado di emettere fatawa. Il suo coinvolgimento politico avvenne nell’anno 145 dell’Egira durante la rivoluzione dei suoi cugini Muhammad al-Nafs al-Zakiya e Ibrahim Ibn‘Abdullah Ibn Hasan Ibn Hasan.
Fu un forte sostenitore della causa di al-Nafs al-Zakiya a Medina e venne incaricato di guidare il lato destro del suo esercito. Successivamente al-Nafs al-Zakiya lo nominò come secondo punto di riferimento della sua rivolta, dopo suo fratello Ibrahim. Nella battaglia finale in Hijaz combatté con molto valore e fu un abile consigliere. Quando le voci sul suo attivo ruolo nella rivolta raggiunsero il califfo abbaside al-Mansur, questi si preoccupò molto e lo invitò a unirsi tra le sue file ricordandogli il ruolo degli Abbasidi nella disfatta degli Omayyadi che avevano ucciso suo padre. Per ‘Isa Ibn Zayd si trattava soltanto di un escamotage per indebolire la rivolta per la causa dell’Ahl al-Bayt; dunque, dopo la sconfitta di al-Nafs al-Zakiya, partì con un gruppo di fedelissimi verso Basra per sostenere la rivolta del fratello Ibrahim. Ivi fu nuovamente nominato guida del lato destro dell’esercito nonché reggente della bandiera. Le fonti e la documentazione sono unanimi nel descrivere la sua grande capacità militare.
Si narra anche di qualche tensione avuta con lo stesso Ibrahim come quando lo criticò per compiere la Preghiera funebre con quattro takbir invece che cinque. I seguaci dell’Ahl al-Bayt erano soliti effettuarla con cinque takbir ma Ibrahim ritenne opportuno farla con quattro in quanto molti dei suoi seguaci appartenevano ad altre scuole di diritto come quella hanafita. Secondo alcune fonti ciò affievolì il sostegno di ‘Isa Ibn Zayd a Ibrahim, dando la possibilità alle armate Abbasidi di fermare la rivolta. Non sarebbe corretto ritenere che questa fu l’unica causa ad aver alimentato i problemi tra le due fazioni ma in generale è possibile affermare che la tensione fu provocata sia da una tendenza generale a compromettere alcuni aspetti della prassi religiosa da parte del gruppo di Ibrahim che dall’intransigenza dell’ala di ‘Isa IbnZayd. Quando Ibrahim venne sconfitto e ucciso, ‘Isa si trasferì a Kufa dove trascorse il resto della sua vita presso i Banu Hayy, in particolare due suoi compagni intimi: i fratelli ‘Ali (d. 154 H.) e Hasan Ibn Salih Ibn Hayy (d. 168 H.). Inizialmente alcuni seguaci dell’Ahl al-Bayt cercarono di radunarsi presso di lui, probabilmente onde organizzare una nuova rivolta contro il potere Abbaside. Altri giunsero in un secondo momento dopo essersi riuniti intorno a Hasan figlio di Ibrahim e dopo aver compreso la sua incapacità come guida. Ben presto però fu chiaro che anche ‘Isa non avrebbe potuto guidare una nuova rivolta in quanto quest’ultimo si ritirò a vita privata, apparentemente soffrendo di forti paranoie. ‘Isa Ibn Zayd trascorse l’ultima parte della sua vita a trasportare acqua con un cammello, neanche di sua proprietà, onde guadagnarsi il minimo indispensabile per vivere. Esiste anche una versione alternativa che lo protrae ancora come un valoroso combattente ma che secondo alcuni si tratterebbe di narrazioni rivendicate in un secondo momento da alcune frange zaydite.
In un episodio si narra che ‘Isa incontrò con suo nipote Yahya IbnHusayn Ibn Zayd; Yahya convinse suo padre Husayn ad organizzare un incontro con suo zio. Inizialmente Husayn era riluttante ma alla fine decise di dare tutte le indicazioni al figlio per dar luogo all’incontro. Gli ordinò di agire con la massima cautela e segretezza a causa delle condizioni di suo zio. Giunto nel luogo indicato, aspettò di veder arrivare un uomo che trasportava acqua su un cammello con il marchio delle prostrazioni sulla fronte e che ricordava Dio. Fu così che Yahya gli si presentò innanzi e lo abbracciò dicendogli di essere il figlio di suo fratello Husayn. Inizialmente ‘Isa andò nel panico ma una volta rassicurato della situazione venne sopraffatto dalla gioia. Tensione e paura sono particolarmente evidenti nel racconto dell’incontro di Yahya e ‘Isa; ciò è intuibile da tutte le misure di precauzione adottate da Yahya onde incontrare e parlare con lo zio. Yahya lo rassicura di non essere stato pedinato da alcun agente abbaside e gli propone di ristabilire i contatti con la sua famiglia a Medina. ‘Isa però rifiuta e, nonostante l’aver trascorso bei momenti col nipote, gli dice di non tornare più a fargli visita. Tale ordine non gli fu dettato per non destare sospetti di voler organizzare una nuova rivolta ma da un vero e proprio stato di rinuncia. ‘Isa ribadisce più volte le sue difficoltà economiche e la sua impossibilità nel condurre ormai una vita ordinaria. Si narra che una volta fu visto scavare tra i rifiuti nelle periferie di Kufa per cercare un po’ di cibo. In seguito Yahya proverà una seconda volta a contattare suo zio ma senza successo. A volte ‘Isa riceveva visite segrete e sporadiche da parte i seguaci dell’Ahl al-Bayt ma date le sue evidenti e visibili condizioni di difficoltà, non era possibileorganizzare niente sotto la sua guida.
Morì di cause naturali lasciando parlare poco di sé. E’ difficile sapere se fosse stato veramente preda di paranoia o se avesse intrapreso una conscia via di isolamento personale che lo trascinò fuori dallo scenario politico. Quello che si evince è una certa confusione tra gli sciiti in Iraq testimoniata anche dalla scarsa partecipazione di iracheni nella rivolta di Fakh, nei pressi di Mecca, guidata da Husayn Ibn ‘Ali Ibn Hasan. D’altra parte però è chiaro che i seguaci dell’Ahl al-Bayt, nonostante le difficoltà e la continua ricerca di valide guide rivoluzionarie, non si siano mai dati per vinti nella lotta contro il tiranno governo Abbaside e che gli Imam della Guida (as) abbiano sempre istruito i loro discepoli a non assoggettarsi innanzi all’oppressioni e all’ingiustizia proprio come fece il loro capostipite, il Signore dei Martiri, l’Imam Husayn Ibn ‘Ali (as).
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