Uno sguardo di prima mano all’Arbain, il pellegrinaggio annuale più grande del mondo

Uno sguardo di prima mano all’Arbain, il pellegrinaggio annuale più grande del mondo


Il quarantesimo giorno dopo il martirio dell’Imam Husayn, milioni pellegrini sfociano a Karbala per far visita all’Imam martire. Questa pratica popolare cerca di emulare la prima visita che avvenne a Karbala da parte della famiglia dell’Ahl al-Bayt, durante il suo viaggio di ritorno da Damasco a Medina, che sarebbe avvenuta esattamente il quarantesimo giorno (Arbain) dopo Ashura. Si narra inoltre che nello stesso giorno anche il celebre Compagno del Profeta, Jabir Ibn Abdullah al-Ansari, si recò a Karbala per far visita alla tomba dell’Imam Husayn.

Ispirandosi a quest’evento, milioni di sciiti – ma non solo – giungono a frotte a far visita all’Imam. Secondo il governatore di Karbala, quest’anno sono stati oltre ventidue milioni i pellegrini giunti nella città santa irachena.

Sebben non sostituisca affatto il Pellegrinaggio Rituale (Hajj) a Mecca, che è obbligatorio (wajib) almeno una volta nella vita per ogni musulmano, la visita alla tomba o al mausoleo di un Imam, in particolar modo dell’Imam Husayn, viene particolarmente enfatizzata nella tradizione sciita ed è raccomandata (mustahab) per le innumerevoli ricompense spirituali che comporta.

L’articolo che segue racconta – sebbene da una prospettiva puramente ‘orizzontale’ – l’esperienza personale di chi ha partecipato all’Arbain, gettando luce su interessanti aspetti e realtà di questo pellegrinaggio, un evento unico a livello mondiale da sempre però oggetto di censura.

 

Arbain riunisce milioni di persone in un raduno in cui le necessità dei pellegrini vengono soddisfatte con generosità e gratuitamente. Avevo bisogno di vederlo con i miei occhi e per questo mi sono recato in Iraq. Ciò che ho visto mi ha impressionato per sempre, con la comprensione che la pace e la compassione sono possibili qui sulla Terra.

di Mehdi Alavi

 

Arbain, l’immenso raduno annuale a Karbala, in Iraq, ha attirato la mia attenzione dopo aver letto l’articolo di Sayed M. Modarresi sull’Huffington Post “World’s Biggest Pilgrimage Now Underway, and Why You’ve Never Heard of It!” (“Il più grande pellegrinaggio del mondo in corso e perché non ne avete mai sentito parlare!”).[1] Dopo aver fatto delle ricerche, ho capito che l’Arbain era qualcosa che dovevo sperimentare in prima persona.

In qualità di fondatore e presidente della Peace Worldwide Organization, non riuscivo a togliermi l’idea dalla mente. Negli Stati Uniti non possiamo tenere un concerto con poche migliaia di partecipanti senza problemi. Come diavolo è stato possibile che milioni di persone si riunissero in modo così amorevole e pacifico?

Alla fine ho intrapreso il viaggio. La mia esperienza con l’Arbain mi ha aperto gli occhi sulle innumerevoli possibilità per raggiungere la pace globale. Non avevo mai incontrato tanta ospitalità, amore e generosità in vita mia. Anche se si è svolto in Iraq sotto la minaccia del terrorismo, ho notato pellegrini provenienti da tutto il mondo partecipare con entusiasmo. Sono rimasto toccato dalla dimostrazione di fede nell’umanità, come non avevo mai visto da nessun’altra parte.

 

Un incontro multiculturale

Originariamente avviato dai musulmani sciiti come fattore di risveglio spirituale, ho potuto testimoniare che l’Arbain riuniva persone di ogni ceto sociale. Una vera rappresentazione di tutte le persone del mondo: tra i partecipanti c’erano non solo sciiti ma anche sunniti, ibaditi, cristiani, ebrei, indù, yazidi e zoroastriani. Lì eravamo tutti uniti nello scopo e accolti con il massimo rispetto, indipendentemente da religione, cultura, etnia, sesso o razza. 

Quattro anni prima avevo partecipato al pellegrinaggio islamico annuale dell’Hajj. A Karbala ho notato una folla molto più grande; l’Arbain attira cinque o più volte persone dell’Hajj. A differenza dell’Hajj, che è pieno di incidenti e problemi, la mia esperienza con l’evento dell’Arbain è stata pacifica. Mentre l’Hajj è composto esclusivamente da musulmani, l’Arbain supera le barriere identitarie. L’Arbain è davvero unico.

Come lessi, l’Arbain era impreziosito dal più lungo tavolo da pranzo gratuito e continuo, con una varietà di cibi e sistemazioni personali per dormire. Gli iracheni sono di stanza lungo il percorso dei pellegrini per lavare i piedi e massaggiare gambe, schiena, spalle e collo. Cliniche e medici sono a disposizione per curare i pellegrini. Tutto ciò che occorre, compresi i pannolini per bambini, sono forniti gratuitamente. Tutti i servizi, compresa la ferrea sicurezza, sono forniti da volontari. Nessuno è stato pagato da alcun governo o società. Sono tutti offerti da cittadini iracheni e anche di altre nazioni che hanno messo da parte i loro risparmi per un intero anno onde servire i pellegrini con puro amore e compassione. Non si aspettavano alcuna paga; piuttosto, si sentivano onorati quando accettavamo le loro pietanze o il loro alloggio.

Durante il mio viaggio, mi è stato detto che tra coloro che servivano i cibi vi erano il Primo Ministro iracheno Adil Abdul-Mahdi e l’Ambasciatore cinese insieme a sua moglie. Mi chiedevo perché i funzionari statunitensi fossero assenti, soprattutto quando gli Stati Uniti sono generalmente impopolari nella regione e hanno la più grande ambasciata e presenza militare nel Paese. Sarebbe stata una grande opportunità di “pubbliche relazioni”. 

L’Arbain raramente fa notizia, ma quando lo fa, dà speranza all’umanità che la pace universale sia realizzabile.

L’Arbain commemora la fine del periodo di lutto di 40 giorni per la brutale uccisione nel VII secolo di al-Husayn (Husayn), nipote del Profeta Muhammad e terzo Imam sciita. Il suo omicidio per mano del malvagio califfo omayyade Yazid lo ha reso un martire che si è opposto all’ingiustizia. L’evento ha lasciato un segno indelebile nella storia islamica. 

Come dice Modarresi, la “leggenda di Husayn incoraggia, ispira e sostiene il cambiamento in meglio, e nessuna quantità di buio mediatico può spegnerne la luce”.

 

L’Arbain è stata un’esperienza che ha cambiato la mia vita

A partire dal 2014, l’Isis ha vagato liberamente per gran parte dell’Iraq e ha commesso atrocità che hanno scioccato il mondo. Armato di armi e veicoli di fabbricazione occidentale, l’Isis ha torturato sospetti, violentato donne e ragazze, derubato, ridotto in schiavitù, utilizzato bambini soldato e compiuto genocidi.

Ho letto l’articolo di Modarresi nel 2015, apprendendo che milioni di persone da tutto il mondo hanno ignorato l’Isis per partecipare all’Arbain. L’Isis, che ha una posizione estremamente anti-sciita, ha tentato di minacciare i pellegrini affinché evitassero l’Arbain. La minaccia ha però incoraggiato una partecipazione ancora maggiore alla sfida, un’audacia coraggiosa raramente vista in qualsiasi parte del mondo. 

Per i pellegrini, Husayn rappresenta l’uomo che è spiritualmente connesso ad Allah, la Fonte di tutte le cose, il che gli consente di opporsi fermamente al dispotismo e di non sottomettersi mai all’oppressione o alla persecuzione. Husayn lo fece anche se gli costò la vita e quella dei suoi fratelli, figli e altre persone care.

A me, l’Arbain è sembrato una rappresentazione della partecipazione e della coesione interculturale più fedele persino delle Nazioni Unite. Come altre entità politiche, l’ONU è piena di favoritismi e corruzione. A differenza delle Nazioni Unite, all’Arbain tutte le persone sono trattate con uguale rispetto.

Per giorni, notti, settimane e mesi ero preoccupato. Qualcosa nel profondo, dentro di me, mi ha spinto a partecipare. Volevo farne parte. Avevo bisogno di vederlo con i miei occhi e di vivere l’evento noto a milioni di persone. Ho sentito un forte zelo nell’intraprendere il viaggio, nonostante la minaccia imminente dell’Isis contro i pellegrini. Mi sono emozionato ed ero desideroso di sapere che vi era una meta.

Dato che l’ISIS controllava gran parte dell’Iraq, la mia famiglia era categoricamente contraria ai miei viaggi in Medio Oriente, soprattutto in Iraq. Sono stato così costretto a ritardare il mio viaggio.

Grazie a Qassem Soleimani, il defunto Generale iraniano, le cose da allora sono cambiate in meglio nella regione. A metà del 2018, l’Iraq con l’assistenza dell’Iran e della Russia, ha acquisito forza per cacciare l’Isis dal suo territorio. Sul terreno, con il supporto aereo russo, le forze speciali irachene guidate da Soleimani e dal Comandante della milizia irachena Abu Mahdi al-Muhandis hanno sconfitto sonoramente l’Isis. Quell’azione coraggiosa mi ha dato l’opportunità di convincere la mia famiglia a lasciarmi partecipare all’Arbain. Ho assicurato loro che avrei fatto attenzione durante il viaggio. Sapendo quanto desideravo andarci, hanno accettato con riluttanza.

Nel 2018, l’Arbain era alla fine di ottobre. Sono rimasto stupito. Il viaggio ha superato tutte le mie aspettative; ogni momento era mozzafiato. Sono rimasto in Iraq dodici giorni e il cibo non mi è costato nemmeno un centesimo. Anche il mio alloggio sarebbe stato totalmente gratuito, ma ho scelto di fermarmi qualche notte in piacevoli alberghi per riflettere. Gli hotel costavano circa 20 dollari a notte. 

Passo dopo passo, fianco a fianco, in tre giorni ho percorso a piedi tutti gli ottanta chilometri del percorso, insieme a milioni di altri pellegrini. Il viaggio è iniziato al mausoleo di Ali nella città santa di Najaf e si è concluso al mausoleo di Husayn nella città santa di Karbala.

Mentre mi guardavo alle spalle, ho visto bambini in braccio alle loro madri e giovani uomini che assistevano donne e anziani nel loro tentativo di intraprendere il viaggio. Ho visto persone con bastoni e stampelle compiere con consapevolezza ogni passo in avanti. Ho trovato persone deboli, anziani o disabili spostarsi sulla sedia a rotelle con la stessa tenacia e impegno di quelli di noi che gli camminavano accanto. Non c’erano divisioni o differenze. Lì eravamo tutti uno. 

C’era solo speranza nei loro occhi e amore nel loro cuore mentre le persone si muovevano accanto a me. Spesso mi ritrovavo interrotto nei miei pensieri, osservando ogni persona, incorniciando i ricordi dei loro volti, con i vari cittadini iracheni lungo il sentiero che facevano segno di offrirci acqua e cibo o di guidarci lungo il percorso. Potevo sentire l’energia pulsare in tutto il mio corpo, nella mia mente, nella mia anima: la frequenza intorno a me era amore vibrante, incondizionato, puro e sincero. 

È stata con questa potente frequenza che ho poi compiuto ogni singolo passo. Tutta questa energia meravigliosa e amorevole ha fatto sì che quella che altrimenti potrebbe essere definita una maratona potesse sembrare una passeggiata nel parco. Avevo ben poco con me tranne uno zaino di vestiti, eppure mi sentivo pienamente abbondante.  

Non avevo mai visto una generosità così grande in tutta la mia vita. Lungo il percorso, ovunque, erano liberamente disponibili vari tipi di cibo e alloggi confortevoli. Sono rimasto stupito nel vedere che anche gli iracheni più poveri hanno viaggiato a piedi per giorni per giungere lì, semplicemente per offrire ai pellegrini datteri qua e là.

 

Paradiso in terra

Ho pensato tra me: se gli iracheni potessero mantenere questo spirito per il resto dell’anno trattandosi l’un l’altro con la stessa compassione e amore, l’Iraq sarebbe ancora una volta il Giardino dell’Eden (Genesi 2:8), un luogo di felicità e pace. Immaginate cosa potrebbe essere il mondo se anche noi esistessimo quotidianamente in questa natura.

L’incontro istantaneo di milioni di persone da tutto il mondo all’Arbain deve essere di ispirazione celeste. È altrettanto magico il modo in cui gli iracheni lavorano insieme fornendo ai pellegrini sicurezza e protezione insieme a cibo, alloggio e altri servizi gratuiti. Come lo descrisse il pastore della Southminster Presbyterian Church dell’Oregon, John Shuck, “…è un’interazione divina di una danza d’amore non coreografata”.[2]

Nel mio viaggio, ho appreso che milioni di pellegrini hanno iniziato il loro viaggio a piedi verso Karbala dall’Iran, dal Kuwait, dalla Siria e dal Libano, insieme alle città dell’Iraq e degli Stati arabi del Golfo. Per giorni, giovani e anziani hanno percorso chilometri attraverso sentieri montuosi e rocciosi sotto il sole cocente del giorno e il freddo gelido della notte per raggiungere la città santa. Indipendentemente da dove provenissero, tutti volevano semplicemente connettersi ad Allah e vivere in armonia e pace. Per raggiungere questi nobili obiettivi, sapevano che per vincere l’oppressione e la persecuzione era necessario un livello di implacabile ostinazione, responsabilità, buona natura, gentilezza e resistenza. 

Husayn ci ha dato molti esempi di coraggio nella sua presa di posizione contro la tirannia e l’ingiustizia. Molte delle sue citazioni possono essere ascoltate in tutto il mondo, anche se pochi ne conoscono la fonte. Oltre 1300 anni fa, prima di essere brutalmente assassinato, disse: “La morte con dignità è meglio di una vita in umiliazione”.

Oggi più che mai sono convinto che tutti noi possiamo imparare molto dalla religione nel perseguimento dell’armonia e della pace. La religione non è intrinsecamente buona o cattiva. Può essere usata come forza positiva o abusata per guadagno personale. L’evento dell’Arbain simboleggia un’occasione religiosa che ogni anno riunisce il maggior numero di persone da tutto il mondo nella speranza di promuovere compassione, amore, armonia e pace. Il mio viaggio è stato eccezionale. Il sogno di unità e pace della mia vita si è realizzato durante il tragitto. Ho osservato persone sorprendentemente libere dalla paura, dal giudizio e dal desiderio di controllo e potere. Li ho visti condividere i loro bisogni primari con estranei. Ho imparato che la visione dell’incontro di persone di ogni ceto sociale, unite per la ricerca della compassione, dell’amore e della pace, esiste già. Ora, posso immaginare un mondo intero attraverso questa visione, dipingendo un quadro nella mia mente mentre guido la Peace Worldwide Organization e scrivo di storia, filosofia, politica, religione e spiritualità.

 

NOTE

[1] https://www.huffingtonpost.co.uk/sayed-mahdi-almodarresi/arbaeen-pilgrimage_b_6203756.html

[2] https://www.youtube.com/watch?v=hGv2oOjRwpk

 

Articolo originale: www.fairobserver.com/world-news/a-first-hand-look-at-arbaeen-the-worlds-largest-annual-pilgrimage

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

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