Quattro capitoli dall’oceano della vita dell’Imam ‘Ali (as)
Imam Khamenei
“Abbiamo bisogno di un modello esemplare e di una guida. Dobbiamo pertanto adottare una prospettiva simile verso il Comandante dei Credenti (la pace discenda su di lui). Secondo la mia umile opinione, ognuno di noi – tanto coloro che sono interessati alla scrittura e alla ricerca quanto quelli che vogliono studiare e riflettere sulle sue virtù – deve studiare la vita del Comandante dei Credenti (as) dividendola per capitoli.”
Sono state dette molte cose sul Comandante dei Credenti (la pace discenda su di lui), ma non è stata rivelata ancora integralmente la sua realtà. Quello che è stato detto e scritto sulle sue virtù rappresenta solo una parte di esse. Viene riferito che il Santo Profeta (S) abbia detto: “Mio fratello ‘Ali possiede innumerevoli virtù.” Vuol dire che la gente non può contare le sue virtù perché sono al di là della comprensione della persona ordinaria. Questo è il Comandante dei Credenti (as).
Abbiamo bisogno di un modello esemplare e di una guida. Dobbiamo pertanto adottare una prospettiva simile verso il Comandante dei Credenti (la pace discenda su di lui). Secondo la mia umile opinione, ognuno di noi – tanto coloro che sono interessati alla scrittura e alla ricerca quanto quelli che vogliono studiare e riflettere sulle sue virtù – deve studiare la vita del Comandante dei Credenti (as) dividendola per capitoli. Secondo la mia idea, ci sono quattro capitoli in cima alla lista. Farò brevemente riferimento a questi quattro capitoli:
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1. Le stazioni spirituali del Comandante dei Credenti
Un capitolo riguarda le stazioni spirituali del Comandante dei Credenti, che attengono la sua comprensione del Tawhid (Unità e Unicità divina), i suoi atti di adorazione, la sua prossimità a Dio e la sua purezza e sincerità. Si tratta di aspetti la cui profondità e realtà è davvero oltre la nostra portata. Tutti gli eminenti ulamà – gli ulamà sciiti e sunniti e anche quelli non musulmani – hanno affermato la loro riverenza e soggezione di fronte a questo aspetto della personalità del Comandante dei Credenti (as). Questa parte della sua vita, con la sua nobiltà e splendore, cattura lo sguardo di chiunque, senza poterne comunque comprendere le differenti dimensioni. Questa è una parte della sua vita.
Quando Ibn Abi al-Hadid, un sapiente sunnita mutazilita, narra uno dei sermoni del Comandante dei Credenti (S) riguardanti il Tawhid, nel suo commento al Nahjul Balaghah, egli dice: “Abramo al-Khalil al-Rahman deve essere orgoglioso di avere simile discendente.” Molti profeti sono emersi dalla discendenza di Abramo, ma egli dice questo soltanto riguardo al Comandante dei Credenti. Egli dice: “Abramo al-Khalil al-Rahman deve dire a questo suo discendente: ‘Hai fatto certe affermazioni nel tuo sermone sul Tawhid riguardo l’ignoranza degli arabi. Io non ho potuto fare simili affermazioni riguardo l’ignoranza dei Nabat (una tribù ebraica) e non ho potuto illustrare questa verità come hai fatto tu’.” Notate che il narratore è un sapiente sunnita e mutazilita. Questa è una parte e un capitolo della vita del Comandante dei Credenti e possiede molte dimensioni ignote. Questa parte della sua vita è davvero un oceano profondo.
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Un’altra parte è costituita dagli sforzi del Comandante dei Credenti. Questi sforzi e sacrifici rappresentano l’apice della dedizione. I sacrifici compiuti dal Comandante dei Credenti per l’Islam, per la Religione, per la protezione della vita del Profeta (S), per preservare la sua religione e la grandezza e l’onore della Ummah Islamica sono degli sforzi al di sopra della capacità umana.
Durante la sua fanciullezza, dal momento in cui ha conosciuto il Santo Profeta (S) come suo maestro e insegnante, nel periodo in cui venne da lui accudito e cresciuto, quando egli accettò l’Islam durante la sua infanzia, durante i tredici anni della sua vita a Mecca, durante la difficile migrazione a Medina, nei dieci anni della prospera vita del Santo Profeta (S) a Medina e durante tutte le battaglie, sacrifici e difficoltà affrontati, questa persona ha incarnato l’apice della dedizione.
Dopo la scomparsa del Santo Profeta (S) continuò su quel sentiero: la pazienza del Comandante dei Credenti fu un sacrificio; i suoi provvedimenti furono un sacrificio; le scelte che adottò durante il suo breve califfato costituiscono un sacrificio. Il libro dei sacrifici del Comandante dei Credenti (as) rappresenta un’opera lunga e voluminosa per ogni lettore e lascia chiunque attonito.
E’ sorprendente vedere che una persona può offrire – con ferma determinazione – la sua vita, la sua reputazione, la sua capacità e la sua intera esistenza sulla Via di Dio. Immaginare ciò è al di sopra di persone come il sottoscritto. Questo è un altro capitolo della vita del Comandante dei Credenti che costituisce molte opere voluminose.
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Il terzo capitolo è costituito dalla condotta del Comandante dei Credenti durante il suo califfato: la sua condotta personale, sociale e governativa. La condotta personale dell’Imam ‘Ali (as) è rappresentata dalla sua vita modesta durante il suo governo. Una nazione grande e vasta si estendeva dall’Oriente fino all’Egitto e all’Africa, costituiva il governo islamico ed era sotto l’autorità del Comandante dei Credenti (as).
La vita e condotta persona di questo grande e potente governante con una nazione vasta e ricca sotto la sua autorità era come quella di una persona povera. Aveva un unico abito, il suo cibo era costituito da pane secco di orzo e si asteneva da ogni piacere materiale, al punto di dire ai suoi compagni, colleghi e politici del suo tempo: “So che adottare uno stile di vita così duro non è alla vostra portata” (Nahjul Balagha, lettera 45).
Disse loro che non potevano vivere così e aveva ragione. Nessuno potrebbe farlo. E’ realmente sorprendente che la vita del Comandante dei Credenti (as) durante il suo governo fosse così. La sua casa era modesta, il suo modo di vivere era come quello di una persona povera e bisognosa; tutto questo mentre aveva queste grande responsabilità. Lo stesso è vero per la sua condotta sociale, per la sua amministrazione della giustizia e per l’attenzione nell’applicare le norme divine. Ogni mente rimane veramente stupita di fronte a tale grandezza e potere. Che straordinaria persona era?
Questo aspetto è differente da quello spirituale: è la sua condotta politica. Come hanno vissuto i governanti e politici in tutto il mondo? Come visse il Comandante dei Credenti? Questo è un altro importante capitolo che è stato unico fino ad oggi e lo sarà per sempre. Il timor (di Dio) [taqwa] del Comandante dei Credenti, la sua condotta personale e i suoi atti di adorazione quando egli aveva potere sono unici.
Venne chiesto all’Imam Sajjad (as): “O figlio del Messaggero di Dio, perché persisti in simili difficoltà? Perché fai pressioni su te stesso? Perché preghi, digiuni e patisci la fame così tanto?” L’Imam Sajjad iniziò a piangere e disse: “Quello che faccio è nulla comparato a quello che mio nonno, il Comandante dei Credenti, era solito fare. Come potrebbe essere comparato ciò che faccio io con quello che era solito fare lui?” L’Imam Sajjad (as) considerava la sua condotta ascetica inferiore a quella del Comandante dei Credenti. Questo è davvero importante. Questo rappresenta il terzo capitolo.
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Il quarto capitolo è rappresentato dall’obiettivo che aveva il Comandante dei Credenti per la gente durante il suo governo. E’ un punto molto importante e fondamentale. Vorrei porre enfasi su questo aspetto. Il Comandante dei Credenti disse: “Se mi obbedite vi farò raggiungere il Paradiso”. Queste sono le esatte parole che il Comandante dei Credenti utilizza in uno dei suoi sermoni nel Nahjul Balagha: “Se mi seguite, certamente vi condurrò, con il permesso di Dio, sul sentiero del Paradiso.” Se ascoltate ed agite in base a ciò che dico, io – con il permesso di Dio – vi condurrò in paradiso: “Anche se questo sentiero potrebbe essere pieno di gravi difficoltà e dal gusto amaro” (Nahjul Balagha, Sermone 155).
Non si tratta di una mossa piccola e facile. Era l’obiettivo del Comandante dei Credenti: condurre la gente in Paradiso gioca un ruolo significativo nel campo intellettuale e spirituale e nella vita sociale delle persone.
La ragione per la quale sottolineo questo aspetto è che quando sorge una discussione sul guidare le persone, sul parlare della realtà della religione e argomenti simili, a volte alcune persone in un angolo della nazione dicono: “Non siamo mica responsabili di condurre la gente in Paradiso!” Si, ne siamo responsabili. Questa è la differenza tra un governante islamico e gli altri governanti. Un governante islamico vuole compiere qualcosa affinché le persone raggiungano il Paradiso e trovare la reale felicità in questo mondo e dell’aldilà. Quindi deve spianare la strada.
Non si tratta di imposizione, pressioni e cose simili. La questione è aiutare. La natura dell’uomo tende verso la felicità. Quindi dobbiamo aprire il sentiero. Dobbiamo facilitare alle persone il raggiungimento del Paradiso. Questa è la nostra responsabilità. Questo è quello che il Comandante dei Credenti (as) accettò di fare. Egli sentì la responsabilità di aiutare le persone nel raggiungere il Paradiso.
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Estratto da un incontro con le genti della provincia di Ilam, 14 maggio 2014
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