Prologo al testamento politico-spirituale dell’Imam Khomeyni

Prologo al testamento politico-spirituale dell’Imam Khomeyni

Col Nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso

Disse l’Inviato di Allah (1) su di lui e sulla sua Famiglia effusione di grazia e pace: “In verità vi lascio fra voi due beni preziosi (thaqalayn): il Libro di Allah e la progenie della Gente della mia Casa. Essi non si separeranno l’uno dall’altra sino a quando mi incontrerete presso la fonte (del Kawthar)(2).”(3)

Lode a Dio e gloria a Te. O Dio, effondi la Tua Grazia su Muhammad e sulla sua Famiglia, esteriorizzazione della Tua Bellezza e della Tua Maestà e custodi dei segreti del Tuo Libro nei quale si epifanizza l’Unicità (ahadiyyah) mediante la totalità dei Tuoi Nomi, sino al Nome imperscrutabile che non è noto ad altri all’infuori di Te. Siano maledetti gli oppressori, origine dell’albero ingannatore. (4)

Ci sembra in questa sede appropriato rammentare brevemente il valore dei due beni preziosi lasciati in eredità alla Comunità. Non intendiamo parlare dell’aspetto gnostico, spirituale ed esoterico della tradizione profetica in questione, dacché penne quali la mia non hanno l’ardire di addentrarsi in un dominio la cui conoscenza ricomprende la totalità delle cerchie dell’esistenza, da questo mondo sino ai cieli e dai cieli sino alla Sua divina presenza, nella quale sono ricompresi stati che trascendono la nostra e la vostra facoltà di intuizione intellettuale. Quand’anche l’addentrarsi in simile aspetto dell’insegnamento non risultasse impossibile, richiederebbe certo grande applicazione e perseveranza. Né d’altra parte intendiamo trattare della sorte cui è andata incontro l’umanità a causa della sua negligenza e dell’abbandono della sua natura primordiale e del rango dei due beni preziosi lasciati in eredità. Quanto ad essi, il primo, cioè il Sacro Corano, è più grande del secondo cioè la Famiglia del Profeta Muhammad (S); può darsi anzi che il primo possiede l’ordine della grandezza in assoluto (akbar mutlaq). Né intendiamo descrivere il trattamento riservato ai due beni preziosi dai nemici di Dio e dagli empi tiranni (taghutiyan), in quanto le loro colpe sono troppo gravi per poter essere enumerate, mentre la mia conoscenza è limitata ed il mio tempo fra voi scarso. Riteniamo invece utile menzionare brevemente ciò che è accaduto ai due lasciti costituenti l’eredità.

La frase: “Essi non si separeranno l’uno dall’altra sino a quando mi incontrerete presso la fonte” può forse essere letta come allusione al fatto che, dopo la dipartita del Profeta Muhammad (S), la sorte dell’un bene è stata condivisa dall’altra e la negligenza nei confronti dell’una ha sempre rappresentato negligenza anche nei confronti dell’altro, sino a quando i due beni si uniranno all’Inviato di Allah (S) presso la fonte di al-Kawthar. L’intelletto umano e la conoscenza ad esso propria non sono in grado di stabilire se la menzione della fonte di al-Kawthar concerna l’immersione della molteplicità (kathrat) nell’Unità (Wahdah), l’assorbimento delle gocce nell’oceano o qualcosa di analogo. Va inoltre ribadito che l’ingiustizia e l’oppressione nei confronti dei due lasciti testamentari dell’Inviato di Allah (S) si è sempre estesa alla Comunità islamica ed all’intera umanità, con nefandezze tali che le penne non sono in grado di descrivere.

Va sottolineato che la tradizione (5) concernente i due beni preziosi è stata trasmessa dall’Inviato di Allah (S) per il tramite di numerose fonti attendibili, autorevoli (6) ed ininterrotte (mutawatir), ed è riportata dai Sunniti nelle loro opere, incluse le sei raccolte autorevoli, mediante diverse redazioni e con modalità di trasmissione differenti. Questa nobile tradizione è inequivocabilmente evidente per l’umanità in generale e per tutti i Musulmani di tutte le scuole giuridiche (madhha’ib). Tutti i Musulmani sono pertanto responsabili riguardo alla sua applicazione e se vi è una giustificazione per gli ignoranti non ve ne sarà alcuna per i sapienti.

Vediamo dunque cos’è accaduto al Libro di Dio, dono divino e lascito dell’Inviato di Allah (S). Le sue tristi vicende, tali da indurre a piangere sino a quando gli occhi escano dalle orbite, iniziarono in seguito al martirio dell’Imam °Alì (7), la pace sia con lui. Individui egoisti ed oppressori sfruttarono il Glorioso Corano come strumento al servizio di governi che si opponevano ai dettami del Sacro Corano stesso. Dietro molteplici pretesti, con intento premeditato essi sottoposero a costrizione i sapienti che avevano appreso tutto il Corano direttamente dal Profeta (S), nelle cui orecchie echeggiavano ancora le parole: “Lascio tra voi due beni preziosi“. Abusando in tal modo del Corano, Libro contenente il più perfetto degli orientamenti spirituali e materiali per il genere umano sino al giorno dell’Incontro con il Profeta (S) presso la fonte, essi utilizzarono il Corano per i loro propri fini, dichiararono nulla la Legge (Shari°ah) di Dio, uno degli obiettivi del Libro, ed introdussero deviazione dalla religione di Dio, dal Libro e dalla Tradizione (Sunnah), tanto che ciò non può esser descritto senza gravoso imbarazzo.

Col procedere della deviazione organizzata si incrementò di pari passo l’allontanamento del Corano e la sua distorsione, al punto che al Glorioso Corano, Libro disceso in modo sintetico sul Profeta Muhammad (S) al fine di liberare i popoli della terra, di unificare i Musulmani ed il genere umano, di elevare l’umanità al suo rango integrale e di proteggere la Discendenza della scienza dei Nomi divini (Walidayah °ilmi ‘l-asma’) dal male dei demoni e degli oppressori, di instaurare la giustizia e l’equità, di concedere il governo agli uomini di Dio, gli Infallibili (la pace sia con loro dal primo all’ultimo, veri fautori del bene dell’umanità), fu impedito di svolgere un ruolo efficace, quasi non avesse un suo ruolo peculiare nel preservare l’umanità sulla retta direzione. La deviazione raggiunse il punto in cui il Corano fu sfruttato da governanti tirannici e predicatori stolti ed ancor più empi degli oppressori, al fine di instaurare l’ingiustizia e la corruzione e di legittimare il governo degli oppressori e dei nemici dell’Iddio Onnipotente. E’ degno di biasimo che per i nemici oppressori e per gli amici ignoranti questo Libro determinante sembra non avere altra funzione che la recitazione presso le tombe e durante i riti funebri.

Il Libro che doveva essere la sorgente dell’unificazione dei Musulmani e dell’umanità, fonte viva della loro esistenza, divenne fonte di disunione e di discordia, oppure fu eliminato dalla scena, al punto che se qualcuno iniziava a parlare di governo islamico o di politica veniva accusato delle più gravi colpe e l’espressione “religioso politicante” (akhund siyasi) veniva usata per screditare un individuo, come continua ad avvenire al giorno d’oggi.

Ancor più di recente, al fine di vanificare il Corano e di tutelare gli interessi delle superpotenze sataniche, governi che deviano dai precetti islamici, ma che pure fingono di attenersi all’Islam, pubblicarono il Corano con veste molto elegante e con bella calligrafia e lo distribuirono un po’ in tutto il mondo. Grazie a tale inganno essi tolsero il Corano dalla scena. Tutti noi siamo stati testimoni di come il Corano pubblicato da Muhammad Reza Pahlavi abbia ingannato molti, anche taluni predicatori che, ignari dell’essenza dell’Islam, lo lodarono per averlo pubblicato. Vediamo inoltre come, ogni anno, re Fahd investa ingenti fondi pubblici al fine di pubblicare il Corano, ed al contempo di diffondere la setta anti-coranica wahhabita, culto privo di qualsivoglia fondamento ed oltremodo superstizioso, attirando in tal modo la gente ignorante ed i popoli e ponendoli al servizio delle superpotenze sotto il pretesto della nobile religione islamica e del Glorioso Corano.

Siamo orgogliosi del fatto che la nostra nobile e diligente nazione è consapevole di essere seguace di una scuola di pensiero che intende trarre le verità coraniche dalla tomba al fine di utilizzarle come strumento di unificazione dei Musulmani e dell’intera umanità e come strumento che consente di liberare l’uomo dalle tentazioni delle sue membra, della sua mente e della sua anima, tendenze che lo conducono alla distruzione, alla schiavitù ed all’asservimento agli oppressori.

Siamo fieri di essere seguaci di una fede che è stata fondata dall’Inviato di Allah (S) sulla base del Suo decreto e del fatto che l’Emiro dei Credenti °Alì ibn Abi Talib (°A), servitore emancipato da ogni sorta di condizionamento, ha avuto la missione di liberare l’uomo da ogni fonte di schiavitù.

Siamo inoltre fieri che il Nahju ‘l-balaghah, libro che dopo il Sacro Corano è il più importante manuale di istruzione per la vita spirituale e materiale, testo che conduce l’uomo alla liberazione ed i cui insegnamenti spirituali conducono al sentiero maestro della beatitudine, sia opera del nostro Imam Infallibile (°A).

Siamo fieri del fatto che gli Imam Infallibili da °Alì ibn Abi Talib (°A) sino al salvatore dell’umanità, il Nobile al-Mahdi, il compagno del Tempo (8) (°A), vivente custode delle nostre vite per ordine di Dio, siano i nostri Imam.

Siamo fieri del fatto che le invocazioni vivificanti, da noi definite Corano ascendente (sa°id), appartengono ai nostri Imam. Abbiamo infatti con noi le invocazioni per il mese di sh°ban, la preghiera di °Arafah di Hosseyn ibn °Alì (9) (°A), As-sahifatu ‘s-sajadiyah, Salterio della Famiglia di Muhammad, ed As-sahifatu ‘l-fatimiyyah, testo ispirato alla Nobile Fatimatu ‘z-Zahra (10) (°A).

Siamo fieri del fatto che l’Imam Muhammad al-Baqir (11) (°A) sia la più grande personalità della storia, tanto che il suo rango può essere pienamente apprezzato da Dio, l’Altissimo, dal Suo Inviato (S) e dagli Imam Infallibili (°A).

Siamo fieri di appartenere alla scuola giuridica dell’Imam Ja°far as-Sadiq (12) (°A) e del fatto che egli abbia sviluppato un oceano vasto e sconfinato di sapienza. Siamo fieri di tutti i nostri Imam Infallibili (°A) e rinnoviamo il nostro patto nei loro confronti.

Siamo fieri del fatto che i nostri Imam Infallibili (°A) siano stati imprigionati, condannati all’esilio e infine abbiano ricevuto il martirio per aver tutelato l’Islam e messo in pratica il Sacro Corano, i cui precetti implicano la istituzione di un governo giusto e retto, e del fatto che essi abbiano contrastato con tutti i mezzi a loro disposizione i tiranni e gli oppressori loro contemporanei.

Siamo fieri del fatto che al presente intendiamo porre in atto i precetti del Corano e delle tradizioni e del fatto che i differenti ceti e le diverse classi che compongono la nostra nazione partecipino con zelo a tale mirabile impresa, sacrificando i beni, le loro vite e quelle dei loro cari sulla via di Allah.

Siamo fieri del fatto che le nostre donne, di ogni età, celebri o sconosciute, prendano parte assieme agli uomini alle realizzazioni in ambito culturale, economico e militare, talvolta dimostrandosi migliori degli uomini nel porre in opera i precetti dell’Islam e nel realizzare i suoi obiettivi.

Coloro che sono in grado di combattere vengono addestrati militarmente, il che rappresenta un compito importante nella difesa dell’Islam e del territorio islamico, e tollerano con coraggio le privazioni imposte loro, all’Islam ed ai Musulmani dai nemici intriganti e dagli amici ignoranti. Essi si sono districati dalle spire delle superstizioni fabbricate dai nemici che congiurano nel loro interesse, dagli amici ignoranti o da qualche predicatore male informato circa gli interessi dei Musulmani. Coloro che non sono in grado di combattere prestano servizio dietro le linee, al punto che lo zelo per la nazione toglie loro il respiro e desta il risentimento e la collera dei nemici e degli ignoranti che sono peggiori dei nemici. Abbiamo conosciuto molte nobili donne che levano la voce al pari della Nobile Zaynab (13) (°A), che sono fiere di aver sacrificato i loro figli sulla via di Allah e dell’Islam e che sono pronte a sacrificare tutto ciò che possiedono. Esse sanno bene che ciò che in tal modo hanno conquistato vale più dei paradisi più elevati. Che paragone può dunque esistere con il valore dei beni effimeri di questo mondo?

La nostra nazione, al pari delle nazioni islamiche e dei popoli oppressi della terra, è fiera del fatto che i suoi nemici, cioè i nemici di Dio Onnipotente, del Sacro Corano e della nobile religione islamica, siano criminali barbari che non esitano a commettere crimini e ad agire con l’inganno pur di realizzare i loro fini empi e profani, di conquistare il potere e di soddisfare i loro bassi appetiti, al punto che nel realizzare ciò non fanno alcuna distinzione fra alleato o nemico. Il principale di questi governi, cioè il governo terrorista degli Stati Uniti d’America, ha sparso la guerra su tutta la superficie della terra, mentre il suo alleato, il sionismo internazionale, al fine di realizzare i suoi obiettivi, commette ogni giorno crimini che le penne non sono in grado di trascrivere e le lingue non sono in grado di enumerare. I popoli Musulmani e le nazioni oppresse sono fiere del fatto che i loro nemici siano Husayn di Giordania, criminale errabondo di professione, Hasan del Marocco e Mubarak d’Egitto, il cortigiano di Israele. Tutti costoro sono criminali che agiscono nell’interesse esclusivo dell’America e di Israele. Essi non esitano a commettere ogni sorta di tradimento nei confronti del loro popolo.

Siamo inoltre fieri del fatto che sia nostro nemico il baathista Saddam, conosciuto da alleati e avversari come criminale e violatore del diritto internazionale e dei diritti umani. Tutti sanno che i crimini da lui perpetuati nei confronti del popolo oppresso dell’Iraq e degli sceiccati del Golfo Persico non sono inferiori a quelli commessi nei confronti del popolo iraniano.

Noi e le nazioni oppresse della terra siamo fieri del fatto che i mezzi di informazione internazionali e gli strumenti propagandistici ci accusano di quegli stessi crimini che soltanto le superpotenze sono in grado di prescrivere e di ordinare.

La cosa di cui siamo più orgogliosi è che l’America, malgrado le sue pretese, la sua potenza bellica, i numerosi governi-fantoccio asserviti ai suoi ordini, la sua capacità di disporre delle risorse delle nazioni oppresse ed il suo controllo sui mezzi di comunicazione, è stata umiliata dal giusto popolo iraniano e dalla terra del nobile Baqiyyatu’Llah, che Allah ci sacrifichi per il suo avvento, al punto di non sapere da che lato volgersi. Ovunque si volgesse, essa veniva respinta: ciò non può che dipendere dall’invisibile assistenza dell’Altissimo, dell’Eccelso, del Maestoso, di Colui che desta i popoli ed in particolare ha destato il popolo iraniano, elevandolo dalle tenebre della monarchia dispotica alla luce dell’Islam.

In questa occasione esorto la nobile ma oppressa nazione iraniana a non deviare dal retto sentiero né verso l’Oriente ateo, né verso l’Occidente oppressore, ma piuttosto ad attenersi con lealtà e fedeltà al sentiero additatole da Dio. Non trascurate di apprezzare tale benedizione, né permettete che gli impuri vassalli delle superpotenze, tanto stranieri quanto indigeni, i peggiori fra gli esseri umani, interferiscano con la sua purità di intento e con la sua volontà d’acciaio. Sappiate che più i mezzi di comunicazione internazionali vi diffamano, più ciò sarà il segno del compimento di Dio, e sappiate che per certo Dio, l’Altissimo, li punirà in questo mondo e nell’Aldilà. Invero Egli è il Signore da Cui promana ogni bene “E nelle Sue mani è il regno di ogni cosa“.

Esorto accoratamente i popoli islamici a seguire con tutto il cuore e con spirito di sacrificio, con disponibilità a sacrificare tanto se stessi quanto i propri cari, i Nobili Imam (°A) ed in particolare il loro orientamento politico, sociale, economico e militare, senza abbandonare, nemmeno di un pollice, la giurisprudenza tradizionale (al-fiqhu ‘s-sunnati) manifestazione dell’insegnamento del magistero profetico e dell’imamato e garanzia dell’emancipazione dei popoli, tanto per quanto attiene alle norme primarie che per quanto attiene a quelle secondarie, dacché entrambe costituiscono la giurisprudenza islamica. Non prestate orecchie alle seduzioni dei nemici sviati e state in guardia per via del fatto che un solo passo nella direzione errata può essere preludio della corruzione della religione, dei precetti dell’Islam e del governo fondato su equità e giustizia. A titolo di esempio vi esorto a non trascurare di prendere parte alla preghiera del venerdì, poiché essa costituisce l’aspetto politico dell’orazione. La preghiera del venerdì è fra le grandi benedizioni che Allah, l’Altissimo, ha riversato su questa Comunità. Del pari non trascurate di prendere parte alle cerimonie commemorative del martirio degli Imam, in particolare del Signore dei Martiri, il Nobile Abu °Abdi ‘Llah al-Husayn, che Dio, i Suoi Angeli, i Profeti e gli Intimi preghino per la sua anima santa e coraggiosa. Il popolo deve rammentare che i decreti degli Imam (°A) relativi alla commemorazione dell’evento in questione (14) e le maledizioni scagliate contro i nemici della Famiglia del Profeta (S) sono di fatto le grida eroiche delle nazioni che, lungo tutto il corso della storia, si sono ribellate contro i governi oppressori e tirannici. Sappiate che le maledizioni scagliate contro la tirannia degli Ummayadi, che sono scomparsi dalla faccia della terra per essere inghiottiti dall’inferno, riflettono il grido lanciato contro gli oppressori del mondo. E’ necessario preservare queste maledizioni, come pure recitare elegie in favore degli Imam (°A) e condannare gli oppressori che sono in ciascuna epoca storica. L’epoca contemporanea è caratterizzata dall’oppressione nei confronti dei Musulmani perpetrata dall’America, dai Sovietici e dai vassalli delle superpotenze, come i Sauditi, profanatori della casa di Allah, che Dio li maledica. Tutti costoro debbono essere risolutamente condannati. Dobbiamo sapere così chiaramente che ciò che contribuirà ad unificare i Musulmani è il rito politico della preghiera del venerdì, rito che proteggerà e preserverà la dignità e l’identità dei Musulmani, in particolare di quelli sciiti duodecimani.

Intendo inoltre in questa ribadire che il mio testamento politico-religioso non si rivolge esclusivamente al nobile popolo dell’Iran, ma contiene esortazioni dirette a tutti i popoli Musulmani, come pure a tutti i popoli oppressi del mondo, a prescindere dalla loro razza o dalla loro fede religiosa.

Supplico umilmente Dio, l’Eccelso, il Maestoso, affinché non ci abbandoni mai e Lo prego di non negare alla progenie dell’Islam ed ai guerrieri dell’Islam la Sua divina benedizione.

Ruhollah Musavi Khomeyni

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NOTE

1) Muhammad ibn °Abdi ‘Llah (S) è noto in Occidente con forme distorte del suo nome, quali Mahoma, Mahomet o Maometto, derivanti dalla pronuncia turca Mehmet. Nel testo di questa testamento egli è designato con gli appellativi correnti nel mondo musulmano, quali il Profeta, l’Inviato di Allah, il Sigillo dei Profeti e simili. Il Profeta Muhammad, su di lui e sulla sua famiglia siano le benedizioni di Allah e la pace, visse dal 570 al 631 d.C. Il suo appellativo “Sigillo dei Profeti e degli Inviati” allude alla sua missione di restauratore totalizzante della Fede monoteista, culmine della missione attribuita da Dio, sia Egli esaltato, a Profeti quali Adamo, Abrahamo, Mosè e Gesù figlio di Maria, la pace sia con loro. Il simbolo (S), corrisponde alla lettera araba sad, è abbreviazione della eulogia che in segno di rispetto i Musulmani fanno seguire alla menzione del suo nome. Il significato dell’eulogia è “Su di lui e sulla sua famiglia siano la benedizione di Allah e la pace”. Del pari il simbolo (°A), corrispondente alla lettera araba °ayn, è abbreviazione di un’euologia il cui significato è “La pace sia con lui”. Essa è posposta al nome dei Profeti, degli Angeli e degli Imam della discendenza di Muhammad (S).

2) La fonte in questione è quella denominata al-Kawhtar, il cui nome significa “abbondanza”. Essa è menzionata nel Sacro Corano (sura 107) ed il Nobile Profeta (S) l’ha descritta come uno dei fiumi del Paradiso (cfr. Ibn Hisham, pag. 261) e come una fonte cui attingono i beati (cfr. il Commentario coranico di at-Tabari, Vol. XXX, p. 180). In senso esoterico l’espressione “fonte del Kawhtar” è interpretata come la scaturigine delle conoscenze sintetiche. Nel Glorioso Corano vi sono numerosi riferimenti ai fiumi ed alle fonti del Paradiso (cfr. 47:15).

3) Una delle tradizioni più celebri, accolta come autorevole tanto dai tradizionalisti sunniti, quanto da quelli sciiti, è quella denominata “dei due beni preziosi” (hadithu ‘th-thaqalayn). Essa è stata trasmessa attraverso fonti molteplici e secondo redazioni che presentano alcune varianti di linguaggio. Alcuni sapienti hanno calcolato che essa è stata trasmessa da almeno trenta Compagni del Profeta (S). A riguardo si confronti la Sirah di Halabi, Vol. XXXIII, p. 308. Essa è inoltre citata da tradizionalisti autorevoli in molteplici raccolte di hadith. Per questa ragione è annoverata fra quelle trasmesse senza interruzione (mutawatir) e circa la cui autenticità non esiste dubbio. Nell’opera intitolata Ghaytu ‘l-maram il Sapiente Sayyid Hashim al-Bahrani ne cita 39 redazioni da fonti sunnite ed 80 da fonti sciite. Mir Hamad Husayn al-Hindi, autore che ha approfondito lo studio della tradizione in questione, ha compilato a riguardo un’opera di sei volumi, nella quale sono citati duecento trasmettitori sunniti che hanno narrato questa tradizione. Fra i più eminenti Compagni del Profeta (S) che la hanno trasmessa vanno citati Abu Sa°id al-Khudri, Abu Dharr al-Ghifari, Zayd ibn Arqam, Zayd ibn Thabit, Abu Rafa°, Jabir ibn Matam, Hudhayfah, Damarah Islami, Jabir ibn °Abdi ‘Llah al-Ansari e la Madre dei Credenti Umm Salamah, che Dio si compiaccia di tutti essi. In particolare la redazione citata nel testamento è quella trasmessa da Abu Dharr al-Ghifari il quale, trovandosi presso la Sacra Ka°bah, si volse al popolo e disse di aver udito dall’Inviato di Allah (S) le parole in questione. Essa è inoltre citata nelle più autorevoli raccolte sunnite, quali il Salih di at-Tirmidhi, il Salih di an-Nasa’i, il Musnad di Ahmad ibn Hanbal, la raccolta intitolata Kanzu ‘l-°ummal e quella di al-Hakim intitolata Mustadrak. Nelle raccolte questa tradizione è identificata col nome di thaqalayn (due beni preziosi) o di khalifatayn (due successori). E’ inoltre interessante notare che, stando ai trasmettitori, l’Inviato di Allah (S) ripeté questa stessa tradizione in occasioni differenti. Nella narrazione di Jabir ibn °Abdi ‘Llah al-Ansari leggiamo che il Profeta (S) pronunciò queste parole durante il pellegrinaggio d’addio, il giorno di °Arafah, nono mese di dhu ‘l-hijjah. Stando invece alla narrazione di °Abdu ‘Llah ibn al-Khattab egli le pronunciò a Yuhfah (località fra Mecca e Medina) ove alcuni pellegrini stavano assumendo lo stato di consacrazione. Stando invece alla narrazione di Umm Salamah tali parole furono pronunciate nel luogo denominato Ghadir Khumm. Si narra inoltre che tali parole furono da lui ripetute durante gli ultimi giorni della sua sacra vita. Infine si narra che egli parlò in tal modo dal pulpito della moschea di Medina (cfr. Al-maraja°at, p.42). Essa è stata citata e commentata da autorevoli sapienti sunniti. Nell’opera Sawa’iqu ‘l-mahriqah, p.75 Ibn Hajr narra: “L’Inviato di Allah (S) dopo aver pronunciato queste parole (quelle contenute nel hadith dei due beni preziosi) prese il braccio di °Alì Ibn Abi Talib e lo sollevò dicendo: ‘°Alì è con il Corano ed il Corano è con °Alì. Essi non si separeranno sin da quando mi raggiungeranno presso la fonte del Kawhtar.'” Risulta pertanto evidente come l’affidamento dei due lasciti costituisca un principio di fede e che il Profeta (S) lo ribadì nelle occasioni opportune al fine di evitare che esso venisse dimenticato. E’ pertanto necessario sottolineare a riguardo alcuni punti: a) Il fatto che il Glorioso Corano e la discendenza della Casa profetica vengano presentati come due beni preziosi o come due successori è prova evidente del fatto che i Musulmani non debbono mai separarsi né dall’uno né dall’altro bene, in particolare se si tiene conto della redazione che recita “se non ve ne separerete non verrete mai sviati.” b) Il porre l’uno a fianco dell’altro il Sacro Corano e la discendenza dimostra che il Libro Sacro non sarà mai alterato e che la sua corretta interpretazione verrà preservata mediante l’infallibilità degli Imam della famiglia profetica. c) Secondo alcune redazioni è narrato che l’Inviato di Allah (S) disse: “Il giorno della resurrezione vi interrogherò circa il modo in cui avrete trattato i due beni preziosi e circa il vostro comportamento nei loro confronti.” d) A prescindere dalle differenti interpretazioni dell’espressione coranica “Gente della Casa”, è evidente che in ciascuna di essa deve includersi °Alì (°A). La miglior conferma di ciò è nella redazione sopra citata, secondo cui °Alì non si separerà mai dal Corano, né il Corano da lui. Oltre a ciò va rammentato che secondo molteplici redazioni il giorno dell’ordalia (mubahilah) il Nobile Profeta (S) chiamò °Alì, Fatimah, al-Hasan ed al-Hosseyn, la pace sia con loro, e disse: “Questa è la gente della mia casa.” L’evento dell’ordalia è descritto nel Sacro Corano in 3:61. E’ inoltre interessante il confronto fra la tradizione dei due beni preziosi ed un’altra celebre tradizione, detta “dell’arca di Noè”, secondo cui l’Inviato di Allah (S) ha detto: “La gente della mia casa è come l’arca di Noè. Chi ricorre ad essa si salverà, mentre chi se ne distoglie affogherà.”

 4) Il riferimento all’albero perverso (javis) o maledetto (shajaratu ‘l-mal°unatah) si fonda sul verso coranico 17:60. Secondo l’interpretazione propria ai sapienti musulmani di scuola sciita l’albero in questione simboleggia la sedizione (fitnah) insinuatasi in seno alla Comunità islamica dopo la dipartita del Sigillo dei Profeti (S) ad opera di coloro che negarono il primato della discendenza profetica. Questi ipocriti sono i Bani Ummayah e per estensione tutti i loro successori nell’usurpazione, come gli Abbassidi e le altre potenze mondane. Del pari l’albero maledetto simboleggia i gruppi di ipocriti ed idolatri che causano dissidio ed ostilità fra i Musulmani. Circa quest’ultima interpretazione si consulti °Allamah Muhammad Tabataba’i, La bilancia nell’esegesi del Corano, Vol. XIII, pp.232-233.

5) Il riferimento è qui ai detti o tradizioni profetiche, denominati in arabo ahadith (pl. di hadith). Essi sono compendiati in raccolte antiche e moderne e, dopo il Sacro Corano, costituiscono la seconda fonte della dottrina, del pensiero e del diritto islamico.

6) Si allude qui alle sei raccolte di tradizioni compilate nel terzo secolo dell’hijrah e ritenute attendibili dai Sunniti. I loro autori sono: 1) Muhammad ibn Isma°il al-Bukhari, 2) Muslim ibn Hajjaj al-Qushayri an-Nishaburi (820-875), 3) Abu Dawud Sulayman ibn al-Ash°az al-Azdi as-Sajistani, 4) Muhammad ibn °Isa al-Sulami at-Tirmidhi, 5) Ahmad ibn °Alì Ibn Shu°ayb an-Nisa’i, 6) Muhammad ibn Yazid ibn Najah ar-Raba’i al-Qazwini.

7) °Alì ibn Abi Talib (600-661 d.C.) era cugino del Profeta Muhammad, la pace sia con entrambi, e divenne suo genero in quanto sposo la di lui figlia Fatimah (A°). Il Profeta (S) lo designò suo successore e dopo di lui designò i di lui due figli al-Hasan ed al-Husayn (°A). Secondo la scuola sciita °Alì è il primo degli Imam o guide della Comunità islamica, cui seguirono i figli ed i discendenti.

8) Secondo la dottrina sciita imamita l’autorità politica e spirituale nei confronti dell’intera Comunità Islamica spetta al Profeta (S) e, dopo la sua morte, agli Imam Infallibili della sua discendenza, la pace sia con loro. Essi furono in numero di dodici ed assunsero la funzione dell’imamato l’uno dopo l’altro. Il dodicesimo Imam, Muhammad al-Mahdi (°A), entrò in istato di occultazione circa mille anni orsono e resta vivo, pur permanendo celato agli occhi del mondo. Secondo una tradizione egli si manifesterà al fine di restaurare la verità e la giustizia dopo che sulla terra saranno prevalse l’oppressione, la tirannia e la falsità. Secondo la dottrina sciita ci troviamo pertanto a vivere nel periodo di occultazione dell’Imam. Per questa ragione i Musulmani sono tenuti a seguire in ciascuna epoca il suo rappresentante che sia dotato delle debite qualificazioni per quanto attiene alla conoscenza della religione, alle scienze religiose, alla probità ed alla capacità di fungere da guida. L’Imam al-Mahdi nacque il venerdì 15 del mese di sha°ban dell’anno 255 dell’hijrah, corrispondente al 9 agosto 868 dell’era cristiana, nella città santa di Samarrah, Iraq. Quanto alla funzione dell’Imam al-Mahdi secondo il pensiero sciita, si confrontino Muhammad Baqir as-Sadr – Murtada Mutahhari, L’Imam occulto, Centro Culturale Islamico Europeo, Roma, 1988 e L’Imam al-Mahdi, Centro Culturale Islamico Europeo, Roma, 1992.

9) °Alì ibn ‘l-Husayn (659-712 d.C.), la pace sia con lui, è secondo la scuola sciita il quarto Imam dei Musulmani. Figlio del martire di Karbala, il terzo Imam al-Husayn (°A), ricevette appellativi quali Zaynu ‘l-°Abidin (Ornamento degli adoratori), as-Sajjad (colui che si prosterna frequentemente) e Sayyidu ‘s-Sajidin (il più eccellente di coloro che si prosternano).

10) Figlia del Profeta Muhammad (S), Fatimah fu la più piccola ed al contempo la preferita delle figlie dell’Inviato di Allah (S). Ella costituisce l’esempio eccellente delle virtù di decoro, bontà e temperanza di cui deve essere adorna la donna musulmana. Nacque a Mecca nel 615 d.C. e morì a Medina all’età di diciotto anni. Fu sposa di °Alì (°A) e gli generò tre figli, al-Hasan, al-Husayn e Zaynab al-Kubra, la pace sia con loro. E’ conosciuta con appellativi quali az-Zahra (la Splendente), al-Batul (l’Immacolata) e Umma ‘l-°Aymmah (Madre degli Imam).

11) Muhammad figlio di °Alì Zaynu ‘l-°Abidin è secondo la scuola sciita il quinto degli Imam. Ebbe numerosi discepoli che istruì riguardo alle scienze islamiche e le tradizioni, preparando la strada a suo figlio Ja°far as-Sadiq (°A), con il quale si affermò definitivamente l’insegnamento della famiglia del Profeta (S). Visse dal 57 al 114 dell’hijrah (676-733 d.C.). La sua tomba è nel cimitero di al-Baqi°, nella città di Medina.

12) Ja°far as-Sadiq (°A) fu secondo la scuola sciita il sesto Imam dei Musulmani. Il suo imamato coincise con un’epoca di relativa libertà per la diffusione dell’insegnamento islamico. Insegnò a centinaia di discepoli, i quali a loro volta trasmisero le molteplici scienze e composero numerose opere. L’Imam as-Sadiq (il Veritiero), conosciuto anche con gli appellativi di al-Fadil (il Favorito) ed at-Tahir (il Puro) morì avvelenato dal despota al-Mansur, geloso delle pretese al califfato della Gente della Casa del Profeta (S).

13) Zaynab detta al-Kubra (la maggiore) è, assieme a sua madre Fatimah ‘z-Zahra (°A) ed a sua nonna Khadijah (°A), prima moglie del Profeta (S), una delle più eccellenti figure femminili dell’Islam. A Zaynab (°A), sorella dell’Imam Husayn (°A), fu affidato in seguito al massacro di Karbala un compito assai difficile e di vitale importanza; trattasi delle revivificazione dell’Islam che era stato condotto alla rovina dagli ipocriti. A partire da quel giorno la sua presenza nel territorio dell’Islam contribuì ad attrarre numerosi fautori del Puro Islam, in ispecie in Egitto ed in Siria. Il mausoleo contenente la sua tomba che sorge nella città di Damasco è meta di numerosi visitatori provenienti da ogni regione del mondo islamico che si recano a farle visita.

14) Il riferimento è qui alla battaglia di Karbala, avvenuta nel giorno di °ashura’ decimo del mese di muharram dell’anno 61 dell’hijrah corrispondente al 10 ottobre 680 d.C. Secondo la dottrina sciita ivi fu martirizzato assieme ai suoi settantadue compagni il terzo Imam dei Musulmani, al-Husayn ibn °Alì (626-680 d.C.), soprannominato il Più Eccellente dei Martiri (Sayyidu ‘sh-shuhada’), ad opera del tiranno ummayade Yazid ibn Mu°awiyah, la maledizione di Dio sia su di lui. Il suo esempio è fonte costante di ispirazione per i Musulmani che combattono contro il falso a difesa del vero. E’ significativo il fatto che l’Imam Khomeyni abbia proclamato il giorno di °ashura’ come giornata di lotta contro la tirannia monarchica. Va rammentato che i primi segni del movimento rivoluzionario che avrebbe portato all’abbattimento della dinastia Pahlavi si verificarono in occasione delle celebrazioni del giorno di °ashura’ dell’anno 1963. Del pari la ricorrenza del giorno di °ashura’ dell’anno 1978 vide massicci raduni e manifestazioni di protesta del popolo iraniano contro il regime dello Scià. Esse culminarono con il trionfo della Rivoluzione Islamica dell’11 febbraio 1979.

Writer : shervin | Comments Off on Prologo al testamento politico-spirituale dell’Imam Khomeyni Comments | Category : Imam Khomeyni (ra)

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