L’Occidente, la guerra Iran-Iraq e il massacro di Halabja
Su tutta una serie di pubblicazioni, riviste e siti che fanno riferimento ad una pretesa area “alternativa” e/o “rivoluzionaria” capita di leggere, quasi come apologia e giustificazione del regime baathista di Saddam, affermazioni e ‘notizie’ prive di autenticità e autorevolezza, quando non provenienti da quella propaganda che nelle intenzioni si vorrebbe arginare e combattere.
Una di queste sostiene che il reale esecutore della strage avvenuta il 16 marzo 1988 ad Halabja, nel ‘Kurdistan’ iracheno, ed in cui a causa di gas chimici secondo le fonti più attendibili morirono circa seimila civili curdi iracheni, sarebbe stato l’esercito della Repubblica Islamica e non, come comunemente si crede, quello iracheno.
Quale sarebbe la fonte di questa notizia ‘controcorrente’ e ‘rivoluzionaria’? Niente di meno che il Dipartimento di Stato Americano…
Delle seimila persone uccise dal gas di Saddam, il 75% erano donne e bambini. Il problema è che l’episodio di Halabja e altri simili che videro l’utilizzo di armi chimiche, avvenivano mentre l’Iraq Baathista riceveva pieno sostegno economico, politico, logistico e militare da parte degli Stati Uniti e dell’intero Occidente, oltre che dai Paesi arabi ad essi asserviti.
“Ad ogni modo, la posizione dell’America su Halabja è vergognosa” disse Joost R. Hiltermann di “Human Rights Watch”, l’organizzazione che ha svolto indagini approfondite sulla vicenda di Halabja. Il Dipartimento di Stato Usa aveva infatti persino “dato istruzioni ai diplomatici di riferire che parte della responsabilità ricadeva sull’Iran. Il risultato di tale sofisticheria fu che la comunità internazionale smise di raccogliere gli appelli per una ferma condanna dell’Iraq per un atto efferato quanto l’attacco al World Trade Center“. (1)
Durante la campagna per l’aggressione occidentale all’Iraq nel 1990, l’atrocità commessa a Halabja e il tacito consenso del Dipartimento di Stato erano fatti così recenti che sarebbe stato difficile per la prima Amministrazione Bush convincere qualcuno dell’onestà della sua indignazione morale. Dire la verità avrebbe suscitato troppe domande imbarazzanti. La campagna propagandistica a favore della guerra intendeva raccontare la verità sulla natura del regime di Saddam Hussein ma per proteggersi dalle enormi conseguenze di quella verità era necessario ricorrere a quello che Churchill o Rumsfeld chiamerebbero una “scorta di bugie”.
Pertanto, durante la pianificazione dell’operazione “Tempesta del Deserto”, la prima Amministrazione Bush ha evitato di menzionare l’episodio di Halabja, e i giornalisti ne hanno parlato raramente.
Una ricerca nel database delle notizie di “LexisNexis” mostra che negli Stati Uniti la vicenda di Halabja è stata menzionata in 188 articoli durante il 1988 (l’anno in cui si è verificato il fatto). E’ stata tuttavia citata raramente nell’anno successivo: in 20 articoli nel 1989 e solo in 29 nel 1990, l’anno in cui Saddam invase il Kuwait. Nell’intervallo di tempo tra l’invasione del Kuwait, avvenuta il 2 agosto 1990, e la fine dell’operazione “Tempesta del Deserto” nel 27 febbraio 1991, vi sono stati soltanto 39 riferimenti a Halabja.
Nel decennio successivo, la media è stata di 16 riferimenti l’anno. Durante le elezioni presidenziali del 2000, sono stati soltanto 10.
Effettivamente la vicenda non è ricomparsa sui media statunitensi fino al settembre 2002, quando l’Amministrazione di George W. Bush ha iniziato la pressione pubblica per la guerra in Iraq. Da allora, i riferimenti iniziarono ad aumentare notevolmente. L’episodio di Halabja vene riportato 57 volte soltanto nel mese di febbraio 2003. In marzo, il mese dell’inizio della guerra, lo è stato 145 volte. Erano passati quasi 15 anni, i ricordi si erano sbiaditi e si poteva tranquillamente parlare dell’uccisione con il gas dei cittadini iracheni da parte di Saddam. Furono pochi i giornalisti che scrivendo di Halabja nel 2002 e nel 2003 si sono presi la briga di menzionare il fatto che Saddam aveva commesso le atrocità peggiori mentre il padre del Presidente americano che faceva invadere l’Iraq lo ricopriva di aiuti finanziari e militari. (2)
NOTE
1) Joost R. Hiltermann, “America Didn’t Seem to Mind Poison Gas”, International Herald Tribune, 17 gennaio 2003, cfr. https://www.nytimes.com/2003/01/17/opinion/IHT-halabja-america-didnt-seem-to-mind-poison-gas.html
2) S. Rampton-J.Stauber “Vendere la guerra. La propaganda come arma d’inganno di massa”, Nuovi Mondi, 2003.
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