L’Islam: la religione onnicomprensiva
Estratto da un discorso tenuto dalla Guida della Rivoluzione Islamica, l’Imam Khamenei, in occasione dell’anniversario della nascita del Profeta Muhammad (S) e dell’Imam Sadiq, durante la 35° Conferenza sull’Unità Islamica, tenutasi a Teheran il 24 ottobre 2021.
Gli sforzi dei nemici per promuovere l’idea che l’Islam non debba interferire se non nelle questioni private
Per quanto riguarda la questione dell’attuazione dell’onnicomprensività dell’Islam, v’è stato uno sforzo insistente, principalmente da parte delle potenze politiche e materialiste, di ridurre l’Islam a un insieme di insegnamenti relativi al singolo individuo e al mero credo interiore. Si tratta di uno sforzo in atto da molto tempo. Non posso indicare una data specifica che indichi l’inizio di una tale azione, ma, certamente, da cento anni o più questo progetto è emerso palesemente nel mondo islamico.
Tale sforzo è stato intensificato dopo la nascita della Repubblica Islamica [dell’Iran, nel 1979, ndt]. Cercano di far in modo che non sembri un progetto politico, dandogli una veste intellettuale. Come dicono gli occidentali, hanno tentato di “teorizzarlo”. Pensatori, scrittori, attivisti e simili sono incaricati di scrivere su questo argomento e dimostrare come l’Islam non abbia nulla a che fare con il contesto sociale, con i temi riguardanti la vita e con le questioni fondamentali dell’umanità: l’Islam sarebbe una mera fede del cuore, un rapporto intimo con Dio e una serie di azioni individuali basate su questo rapporto. Presentano l’Islam in questo modo e insistono per convincerne il loro pubblico.
Dal punto di vista di questa tendenza apparentemente intellettuale ma in realtà politica, aree importanti della vita e delle relazioni sociali devono rimanere impermeabili all’influenza islamica. Essi asseriscono che l’Islam non debba giocare alcun ruolo nella gestione del consesso civile e nell’edificazione di una civiltà propriamente detta: in altre parole, non dovrebbe metter bocca né nello sviluppo del tessuto sociale, né tanto meno nella distribuzione dei poteri e delle ricchezze comunitarie. Secondo costoro l’economia e tutte le altre questioni sociali non avrebbero nulla a che fare con l’Islam.
E lo stesso vale per la guerra e la pace, la politica interna ed estera e le questioni internazionali. A volte dicono: “Non trasformate la diplomazia in ideologia. Non legatela all’ideologia”. Con ciò intendono dire che l’Islam non dovrebbe pronunciarsi sulla politica estera e le questioni internazionali. Per quanto riguarda la diffusione del bene, l’instaurazione della giustizia, la lotta al male, all’oppressione ed all’azione delle forze malvagie nel mondo, l’Islam non avrebbe alcuna funzione. In questi importanti ambiti della vita umana, l’Islam non sarebbe né un punto di riferimento intellettuale né una guida pratica. Questo è ciò su cui insistono.
Ora, il motivo di tanta insistenza e il suo punto di origine sono questioni che esulano dal mio intervento di oggi. Quello che prima di tutto voglio dire è che questo movimento, anti-islamico nella sua essenza, è opera principalmente delle grandi potenze politiche mondiali. Sono costoro ad essere i principali attori nel promuovere tale posizione attraverso i loro intellettuali organici.
Il dovere dei musulmani verso l’onnicomprensività dell’Islam: promuovere il punto di vista dell’Islam
Ebbene, le fonti islamiche rifiutano esplicitamente codeste asserzioni ed è imperativo categorico di noi musulmani prestare attenzione a detta questione. Quando affermo la necessità di adempiere al nostro dovere, intendo principalmente dire che dovremmo promuovere ed esprimere la visione che l’Islam ha di se stesso nella sua totale interezza, e dunque anche riguardo a tutti quegli ambiti della vita umana di cui detiene una sua prospettiva originale e precisa; mi riferisco al dovere che abbiamo di manifestarla, chiarirla e diffonderla. Questo come primo passo. Poi, dovremmo provare a metterla in pratica.
La religione abbraccia tutti gli aspetti della vita umana
Ciò che l’Islam afferma ha un raggio d’azione comprendente l’intero ambito della vita umana, dalle realtà più intime e interiori alle questioni sociali, politiche e internazionali, abbracciando tutte le faccende riguardanti l’umanità nella sua interezza. Questo è stato chiaramente enunciato nel Sacro Corano, e colui che lo neghi è in aperta contraddizione col suo santo dettato.
Il Corano in un versetto dice: “O voi che credete, ricordate spesso il Nome di Allah e glorificateLo al mattino e alla fine del giorno”. (Sacro Corano, 33: 41-42) Si tratta di un aspetto relativo alla propria sfera spirituale e interiore. Ma in un altro versetto afferma: “Coloro che credono combattono per la causa di Allah, mentre i miscredenti combattono per la causa degli idoli. Combattete gli alleati di Satana”. (Sacro Corano, 4:76) Anche questo aspetto viene annoverato. Quindi, dal “ricordate spesso il Nome di Allah” al “lottare contro gli amici di Satana” è chiaro che tutti questi ambiti rientrino nella sfera della religione.
In un altro versetto si rivolge al Santo Profeta dicendo: “Veglia una parte della notte, la metà, oppure meno, oppure poco più. E recita il Corano lentamente, distintamente” (Sacro Corano, 73:2-4) e in un altro versetto ancora Dio dice, sempre rivolgendosi al Santo Profeta: “Combatti dunque per la causa di Allah – sei responsabile solo di te stesso – e incoraggia i credenti”. (Sacro Corano, 4:84) Ciò significa che tutti questi campi della vita, che vanno dallo stare in piedi in veglia notturna pregando, supplicando e versando lacrime, fino al combattere e mostrandosi sul campo di battaglia, rappresentano aree in cui la religione è attiva; e la vita del Santo Profeta ce ne dà conferma.
Quanto alle norme finanziarie, il Corano dice: “e che [li] preferiscono a loro stessi nonostante siano nel bisogno”. (Sacro Corano, 59:9) Questo è un ordine personale. Altrove dice “cosicché non sia diviso tra i ricchi fra di voi” (Corano, 59:7), indicando la corretta distribuzione della ricchezza, una questione totalmente sociale. In un altro versetto dice: “affinché gli uomini osservassero l’equità”. (Corano, 57:25) I Profeti e gli Awliya (amici intimi) di Dio sono venuti infatti per stabilire l’equità e la giustizia.
Un altro versetto dice: “Non date in mano agli incapaci i beni che Allah vi ha concesso per la sopravvivenza”. (Sacro Corano, 4:5), e in un altro recita: “Preleva sui loro beni un’elemosina tramite la quale li purifichi e li mondi e prega per loro”. (Corano, 9:103) Tutti gli aspetti delle questioni finanziarie sono menzionati sotto forma di norme e linee guida generali. Dovrebbero naturalmente esserci piani per la loro attuazione, ma sono comunque le regole generali e le linee guida ad essere menzionate. Questa è una palese dimostrazione di come l’Islam possegga una propria visione e posizione su tutte queste questioni.
Nel Corano sono presenti anche versetti sulla sicurezza interna della società: “Se gli ipocriti, coloro che hanno un morbo nel cuore e coloro che spargono la sedizione non smettono, ti faremo scendere in guerra contro di loro”. (Corano, 33:60) Un altro versetto dice: “Se giunge loro una notizia, motivo di sicurezza o di allarme, la divulgano. Se la riferissero al Messaggero…” (Corano, 4:83) Anche questi versetti dimostrano come l’Islam si sia chiaramente espresso su tutti gli aspetti importanti della vita sociale. I versetti che ho menzionato sono solo una piccola parte di quelli presenti nel Sacro Corano. Potrei riportare centinaia di altri esempi consimili.
Una persona che possegga familiarità con il Corano e le sue norme comprende subito che è questo l’Islam presentato dal Santo Libro. Il tipo di Islam che il Corano definisce e presenta abbraccia tutti gli aspetti della vita, indicando al riguardo idee, prospettive e doveri. Ebbene, dovremmo esserne consapevoli e rispondere a coloro che cercano di negare questa chiara verità.
La nomina di un Imam e capo
D’altra parte, alla luce di aspetti sociali e responsabilità importanti quali l’edificazione di una società e di una civiltà islamica, l’Islam si occupa anche della questione del potere politico. Come è possibile che l’Islam richieda la costituzione di un ordinamento sociale ma non chiarisca la questione della sua guida negli affari religiosi e mondani? Quando la religione diventa un ordinamento – un ordinamento relativo alla persona e alla società – e possiede una determinata prospettiva e posizione su tutte le questioni individuali e sociali, allora è necessario determinare chi sia a capo di questa società e quali caratteristiche dovrebbe possedere. La religione deve pertanto nominare un Imam.
Se osservate il Corano, ci sono almeno due versetti nei quali i profeti vengono descritti come Imam. Uno di questi è: “Ne facemmo Imam che dirigessero le genti secondo il Nostro ordine. Rivelammo loro di fare il bene, di osservare l’orazione…” (Corano, 21:73) Un altro versetto in cui Dio stesso parla di Imam è “scegliemmo tra loro degli Imam che li dirigessero secondo il Nostro comando”. (Corano, 32:24) Ciò significa che un profeta è Imam, guida e capo nella società.
Ecco perché l’Imam Sadiq (pace e saluti su di lui) si alzò in piedi tra la folla radunata a Mina e gridò: “O gente, il Messaggero di Dio era davvero un Imam“. E’ affinché le persone capissero quale fosse l’autentico Movimento religioso del Santo Profeta, che egli si alzò in piedi tra la folla e gridò: “O gente, il Messaggero di Dio era davvero un Imam“.
In tutto il mondo dell’Islam, intellettuali e sapienti religiosi, scrittori, ricercatori e professori universitari hanno il dovere di spiegarlo, poiché, dal canto suo, il nemico investe molto per promuovere il punto di vista esattamente opposto.
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