L’invocazione dell’alba (Du’a As-Sahar)
Questa invocazione, trasmessa dall’Imam al-Baqir (as), è da recitare prima dell’alba durante le notti del mese di Ramadan: per il suo valore particolarmente elevato, l’Imam Khomeyni (ra) decise, nel 1929, di consacrarvi un commento (1).
Essa infatti racchiude al suo interno i più bei attributi divini e i più sublimi esempi (al-amthal al-‘ulya) attinenti alla Signoria (2); in essa si trova il Nome supremo (ism a’zam) e la manifestazione più completa e più antica (aqdam) (nell’ordine ontologico delle manifestazioni puramente metafisiche, e non secondo un ordine temporale a cui queste cose non sono sottomesse).
Il commento dell’Imam presenta un lessico completamente gnostico, cosparso qua e là di temi ed espressioni di matrice filosofica; il tono, vivo e ricco di slancio, lascia intravedere un giovane e dotto gnostico (‘arif) nell’ardore dei suoi ventisette anni.
Colpisce particolarmente l’onnipresente preoccupazione – che le ulteriori opere confermeranno – per la realizzazione spirituale in quanto fonte di ogni autentica dottrina, insieme a quella per il passaggio alla gnosi operativa, unica finalità che conferisca un senso a questo genere di speculazioni. Segue la traduzione dell’invocazione quella della spiegazione che l’Imam Khomeyni (ra) fornisce della sua particolare struttura (3).
1. O mio Dio, a Te io chiedo per il Tuo splendore più splendido; ora tutto il Tuo splendore è splendido: o mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo splendore tutto intero.
2. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua bellezza più bella; ora tutta la Tua bellezza è bella: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua bellezza tutta intera.
3. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua maestà più maestosa; ora tutta la Tua maestà è maestosa: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua maestà tutta intera.
4. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua immensità più immensa; ora, tutta la Tua immensità è immensa: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua immensità tutta intera.
5. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua luce più luminosa; ora, tutta la Tua luce è luminosa: o mio Dio a Te chiedo per la tua luce tutta intera.
6. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua misericordia più misericordiosa; ora tutta la Tua misericordia è misericordiosa: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua misericordia tutta intera.
7. O mio Dio, io a Te chiedo per la più compiuta delle Tue parole; ora, tutte le Tue parole sono compiute: o mio Dio, io a Te chiedo per la totalità delle Tue parole.
8. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua perfezione più perfetta; ora, ogni Tua perfezione è perfetta: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua perfezione tutta intera.
9. O mio Dio, a Te io chiedo per il più grande dei Tuoi nomi; ora, tutti i Tuoi nomi sono grandi: o mio Dio, io a Te chiedo per la totalità dei tuoi nomi.
10. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua onnipotenza più onnipotente; ora, tutta la Tua onnipotenza è onnipotente: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua onnipotenza tutta intera.
11. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua volontà più eseguita; ora, ogni Tua volontà è eseguita: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua volontà tutta intera.
12. O mio Dio, io a Te chiedo per il potere col quale Tu hai autorità su ogni cosa; ora, tutto il Tuo potere manda autorità: o mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo potere tutto intero.
13. O mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo sapere più penetrante; ora ogni Tuo sapere è penetrante: o mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo sapere tutto intero.
14. O mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo parere più gradito; ora, ogni Tuo parere è gradito: o mio Dio, io a Te chiedo per la totalità dei Tuoi pareri.
15. O mio Dio, io a Te chiedo per quella tra le domande che a Te si indirizzano che più Tu ami; ora, tutte le domande a Te rivolte sono da Te amate: o mio Dio, io a Te chiedo per la totalità delle domande a Te rivolte.
16. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua dignità più degna; ora, ogni Tua dignità è degna: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua dignità tutta intera.
17. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua sovranità più durevole; ora, ogni Tua sovranità è durevole: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua sovranità tutta intera.
18. O mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo regno più splendente; ora, ogni Tuo regno è splendente: o mio Dio, io a Te chiedo per il Tuo regno tutto intero.
19. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua elevazione più sublime; ora, ogni Tua elevazione è sublime: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua elevazione tutta intera.
20. O mio Dio, io a Te chiedo per la Tua grazia più antica; ora, tutte le Tue grazie sono da sempre: o mio Dio, io a Te chiedo per la Tua grazia tutta intera.
21. O mio Dio, io a Te chiedo per il più nobile dei Tuoi segni; ora, tutti i Tuoi segni sono nobili: o mio Dio, io a Te chiedo per la totalità dei Tuoi segni.
22. O mio Dio, io a Te chiedo per l’Importanza e il Dominio che Ti competono, e a Te io chiedo per ogni cosa importante e ogni dominio singolarmente presi.
23. O mio Dio, io a Te chiedo per ciò che farà sì che Tu abbia a rispondermi quando io a Te chiedo: rispondimi, allora, o Dio!
Note:
(1) R. Khomeyni, Sharh Du’a’ i s-sahhar, Beirut, Mu ‘assasat al-Wafa, 1982 (ediz. di riferimento); altra ediz. Teheran, Ettela’at, 1991 (con traduz. persiana di A. Fehri).
(2) “ar-Rububiyah“, la qualità divina corrispondente al nome divino “ar-rabb“, il Signore. Cfr. Muhyi-d-din Ibn ‘Arabi, La sapienza dei Profeti, a cura di T. Burckhardt, Ed. Mediterranee 1982, p. 71; J. L. Michon, Le soufi marocain A. Ibn ‘Ajiba…, Vrin, Paris, 1973; index, V. “Rububiyya“, p. 319 b. “Gli stati contemplativi possono essere come presenze (hadarat, sing. Hadra), o come modalità diverse della sola presenza di Dio (T. Burckhardt, in Ibn ‘Arabi, op. cit., p. 37 nota 15, dove si elencano le Cinque Presenze). Per più estesi sviluppi cfr. Bonaud “L’Imam Khomeyni…, cit., index, voce “Présence“; Frithjof Schuon, “Il Sufismo: velo e quintessenza“, Ed. Mediterranee.
(3) Sharh, pp.19-20
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Considerazioni dell’Imam Khomeyni sulla struttura dell’‘Invocazione dell’Alba (Du’a As-Sahar)
“Quando il pellegrino spirituale giunge alla Presenza della Divinità (al-hadrat al-ilahiyya) e vede col suo sguardo interiore la Presenza dell’Unicità (al-hadrat al-wahidiyya), allora il suo Signore si manifesta a lui con i Suoi Nomi e Attributi, ed egli si rende così conto che alcuni Nomi e Attributi sono comprensivi ed altri compresi, e che alcuni eccellono su altri: può così, in un linguaggio adeguato alla sua condizione spirituale e conveniente al grado di presenza in cui si trova, rivolgere domanda e preghiera al suo Signore mediante il più bello e splendido degli Attributi, e il più degno e perfetto dei segni. Ciò si propaga dal suo stato interiore alla sua parola…facendogli dire: “Io a Te chiedo con il Tuo splendore più splendido” (v. I) ecc. (…)
Quando poi il pellegrino, lasciata dietro di sé la Presenza della Divinità, perviene alla Presenza della Unità sintetica (ahadiyya dam’iyya), ecco che in questa le Presenze (dei Nomi e degli Attributi) s’annientano, e svaniscono le determinazioni e le molteplicità: Egli, allora, gli si manifesta mediante il Possesso assoluto, come quando Egli dice “A chi il Regno in Questo Giorno?” (Sacro Corano 40:16).
E, poiché in questo giorno non sussistono né creatura, né ordine, né forme o forma, si riporta che nessuno Gli risponde, tranne Lui stesso quando dice “A Dio, l’Unico, l’Imperioso!” (Corano 40: 16).
In questa stazione non c’è davvero posto per la domanda, né si trova a chi indirizzarla, né qualcuno per indirizzarla; siamo in quell'”ebbrezza” che è un perdere se stessi, sotto l’effetto di uno stupore e di un turbamento causati dalla improvvisa contemplazione della bellezza del Beneamato.
Se le grazie del suo Beneamato gli consentono di rimettersi dal proprio smarrimento e stupore e di riprendere i propri spiriti dopo averli perduti (saha ‘anil ‘mahw) egli può allora operare distinzioni e differenziazioni: ciò avviene a causa del consolidarsi in lui della contemplazione, della sua rettitudine, del suo stato stabile e del rispetto delle cinque Presenze.
Egli intuisce che gli Attributi – che nel primo stato di lucidità (as-sahw al-awwal) vedeva differenti tra di loro in splendore e perfezione – sono, nella loro totalità, le manifestazioni di una Essenza puramente Una e i fulgori di bellezza d’una pura Luce di verità: in questa stazione non c’è eccellenza e superiore dignità, ma tutti gli attributi sono visti come dignità, splendore, beltà e lucentezza (nel loro senso assoluto). Così, quando si dice che “tutto il Tuo splendore è splendido” (v. I) e che “ogni Tua dignità è degna” (v. 16), ciò significa che non ha luogo alcun differenziarsi in dignità: tutti gli attributi sono, infatti, le onde dell’oceano della Tua esistenza e i bagliori di luce della Tua essenza, totalmente identici tra di loro e altrettanto identici all’Essenza.
Si stabilisce dunque una (relativa) gerarchia di superiorità tra di loro quando vengono considerati nel primo stato di coscienza, mentre si nega ogni distinzione in quello stato di coscienza che succede a una perdita della coscienza medesima; contemporaneamente, ogni molteplicità viene a Lui ricondotta.
Il discorso fatto vale per le manifestazioni che avvengono attraverso i Nomi e gli Attributi. Ma se si considerano le manifestazioni creaturali e le più belle apparenze che dipendono dall’Attività (divina), allora l’ascensione fino al realizzarsi della stazione della Volontà (mashi ‘a) nella quale si annientano le determinazioni dell’Attività – è resa possibile solo con un progredire attraverso i gradi delle determinazioni. (…) Pertanto, prima di conseguire questa stazione, il pellegrino vede alcuni Nomi Divini – come le Intelligenze immateriali e gli Angeli smarriti per amore – dotati di maggior splendore che gli altri: così, pone la sua domanda sotto il segno di ciò che è più splendido, bello e perfetto. Ma quando raggiunge la stazione della prossimità assoluta, egli vede la Misericordia onnicomprensiva (ar-rahmat al-wasi’a), l’Esistenza universale (al-wujud al-mutlaq), l’Ombra che si dispiega (az-zill al-munbasit) e il Volto che persiste (al-wadjh al-baqi): in quest’ultimo, svaniscono tutti gli esistenti e tutti i mondi – corpi tenebrosi e spiriti luminosi – s’annientano.
Il pellegrino constata che la Volontà a tutto si rapporta in modo equivalente, e che essa è tutta intera con ogni cosa: nega allora ogni eccellenza (differenziante), dicendo “tutto il Tuo splendore è splendido” (v. I) e “tutta la Tua bellezza è bella” (v. 2). Quanto abbiamo finora detto, può estendersi a tutti i versetti dell’Invocazione (pp-29-32).
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