L’incontro di Nasrallah con l’Imam Khamenei agli inizi della crisi in Siria
Annunciando la sconfitta dei terroristi in Siria, Seyyed Hassan Nasrallah ha parlato della sua visita alla Guida della Rivoluzione Islamica Imam Khamenei agli inizi della crisi siriana.
Il Segretario Generale di Hezbollah, parlando durante il suo incontro annuale prima dell’inizio del mese di Muharram con i seminaristi e sapienti religiosi impegnati nella presentazione dell’Islam e dell’epopea di Ashura, ha sottolineato che la Resistenza in Siria ha trionfato e che quelle che continuano sono delle “battaglie sporadiche”.
Secondo il quotidiano libanese “Al-Akhbar”, Seyyed Nasrallah ha detto: “Siamo consapevoli che in questa battaglia (la guerra in Siria), i martiri, i feriti e i prigionieri hanno cambiato le equazioni e stanno scrivendo l’intera storia della regione, non soltanto quella del Libano. Abbiamo vinto in Siria, il progetto del nemico è fallito e vogliono negoziare per poter ottenere qualcosa.”
“Il loro progetto è fallito mentre il nostro progetto, per il quale abbiamo fatto grandi sacrifici e sopportato grandi difficoltà, ha vinto. Grandi risultati che cambieranno le equazioni a favore della Ummah islamica”, ha continuato Nasrallah.
Il Segretario Generale del movimento di Resistenza islamica libanese ha poi dichiarato: “La guerra contro l’ISIS e al-Nusra è stata la più grande difficoltà che abbiamo sperimentato dal 2010, più pericolosa della guerra [contro Israele] del 2006. Dal 2011 eravamo sicuri che ci sarebbe stato un grande tentativo di sedizione nella regione, e siamo consapevoli che esiste un progetto israelo-americano-saudita-qatariota mirante a distruggere le aspirazioni e la Resistenza palestinese.”
Seyyed Nasrallah ha poi parlato del suo viaggio a Teheran dopo le prime insurrezioni armate in Siria: “All’inizio della crisi siriana mi sono recato in Iran ed ho incontrato la Guida della Rivoluzione Islamica Imam Seyyed Ali Khamenei, quando tutti ritenevano che il governo siriano sarebbe caduto nel giro di due o tre mesi” ha proseguito Seyyed Nasrallah. “Noi gli abbiamo presentato il nostro punto di vista, dicendo che se non avessimo combattuto a Damasco, avremmo poi dovuto combattere nelle regioni libanesi di Hermel, Baalbek, Dahiya, al-Ghazia, nella Bekaa occidentale e nel sud del Libano. La Guida della Rivoluzione Islamica ha completato il mio discorso e ha detto: ‘Non solo bisognerà combattere in quelle zone, ma anche a Kerman, nel Khuzestan, a Teheran e…’.”
Quanto al Fronte della Resistenza, Seyyed Nasrallah ha detto: “Questo Fronte ha diversi assi: l’asse iraniano, l’asse siriano e quello libanese. Il comandante dell’asse siriano è Bashar al-Assad e dobbiamo fare in modo che vinca, e vincerà.”
Il sapiente religioso libanese ha poi raccontato: “Dopo un anno e mezzo o due l’Arabia Saudita ha inviato un messaggio a Bashar al-Assad dicendo che se la Siria, in una conferenza, avesse annunciato di aver rotto le sue relazioni con la Repubblica Islamica dell’Iran e con Hezbollah, la crisi nel paese sarebbe terminata.”
Seyed Hassan Nasrallah ha continuato: “Abbiamo avvisato i nostri fratelli iracheni sin dall’inizio che se essi non avessero combattuto contro l’ISIS e questo gruppo avesse controllato Deir ez-Zor, l’obiettivo successivo sarebbe stato l’Iraq. La nostra previsione si è rivelata corretta e questo gruppo terroristico ha preso il controllo di un terzo del loro paese. Vi chiedo: cosa sarebbe accaduto al Libano se non avessimo adempiuto al jihad e al nostro dovere religioso? E cosa sarebbe accaduto all’Iraq se il popolo iracheno non avesse agito in base alla fatwa sul jihad dell’Ayatullah Sistani?”
Il Segretario Generale di Hezbollah ha definito “benedetta” la battaglia in Siria: “Noi ci siamo recati in Siria per adempiere al nostro dovere religioso, altrimenti cosa avrebbe potuto spingere un giovane combattente a recarsi ad Aleppo e Deir az-Zor con quella difficile situazione? I nostri fratelli erano circondati per otto mesi.”
Nel concludere l’intervento di fronte ai seminaristi e sapienti religiosi, Seyyed Nasrallah ha trattato la questione di Muharram e di Ashura e ricordato che la rivoluzione dell’Imam Husayn (as) non è stata una mera protesta contro l’oppressione, ma un adempimento del dovere divino, ed è necessario concentrarsi su questo aspetto.
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