La storia dell’inaspettata visita dell’Imam Khamenei a una famiglia cristiana
“Hajj Khanum [titolo persiano per riferirsi ad una signora], chiedo scusa. La persona che verrà a visitarla a casa fra pochi minuti è Agha Khamenei.” La frase non era ancora terminata che le lacrime della madre del martire hanno iniziato a scendere. I fratelli del martire, invece, hanno avuto bisogno di qualche secondo per crederci. Le prime parole di Alfred e Albert hanno poi spezzato il groppo in gola.
Non è strano che siano sorpresi. La loro sorpresa è grande quanto la nostra quando siamo entrati nella casa ed abbiamo visto che vi erano soltanto due quadri appesi al muro di questa famiglia cristiana: uno ritraeva la foto del martire Robert Lazar e l’altro una foto dell’Imam Khomeyni e della Guida [Imam Khamenei, ndt]. Erano due quadri vecchi e sbiaditi.
Sono le 18.30 e solo la madre e i due fratelli del martire sono a casa. Le nuore e i nipoti sono andati in chiesa per partecipare alla messa di Natale. La madre, che fino a pochi minuti prima insisteva che dovevamo mangiare la frutta fresca, i dolci e la frutta secca della festa di Natale, adesso è ancora più insistente. La tranquillizziamo dicendole: “Aspettate finché la Guida [Imam Khamenei] arrivi e vada via. Poi puliremo noi il tavolo per lei.” Un sorriso illumina il suo viso, per poi andarsi a sedere sul divano vicino al piccolo albero di Natale. La casa è molto piccola e la madre è preoccupata perché la più alta autorità della nazione sta per farvi ingresso. I funzionari addetti al programma, comunque, cercano di tranquillizzarla e le dicono: “Non è una cosa importante.” Hanno chiesto il permesso di spostare le sedie e il tavolo per fare più spazio. I fratelli del martire siedono al fianco della madre.
Alfred inizia una conversazione. “Era il 1986. Mi stavo recando da Kashan a Teheran quando ho avuto un incidente. Hanno portato i miei documenti a Qom. Quando sono andato a Qom, hanno detto che l’ufficiale responsabile si era recato a Jamkaran. Era il mese di Ramadan. Avevo due opzioni. Lasciare stare e tornare a Teheran per poi ritornare a Qom qualche giorno dopo, oppure recarmi alla Moschea di Jamkaran [una moschea dedicata al dodicesimo Imam, l’Imam Mahdi, ndt]. Dissi a me stesso: “Ho fatto questa strada molte volte, ma non ho ancora visitato Jamkaran. Andiamoci.” Era un martedì sera del mese di Ramadan. Jamkaran era molto affollata. Dissi: ‘O Imam del Tempo, dopo tutti questi anni, dammi notizie di mio fratello, se è vivo o è diventato martire.’ Non conoscevo l’Imam del Tempo, ma ho visto che tutta la gente si rivolgeva a lui e quindi mi è venuto spontaneo pregare per mio fratello del quale non vi era traccia.” Proprio in quel momento qualcuno mi ha offerto una zuppa di Aash [una zuppa persiana] e qualcun altro mi ha dato un pezzo di pane. Per sintetizzare la storia, ho concluso le mie faccende con l’ufficiale e sono tornato a Teheran. Il mercoledì mi trovavo nella capitale e il giovedì ci hanno informato dal “Miraj” [la sezione che si occupa del rinvenimento dei corpi dei martiri, ndt] che il corpo di mio fratello era tornato e che il giorno successivo ci sarebbe stata una cerimonia funebre con mille martiri. Quel giorno cadeva nella Giornata di al-Quds [Gerusalemme], ma mia madre non sapeva nulla di tutto questo. Ella percepii però qualcosa nel cuore, e si recò alla Preghiera del venerdì per partecipare alla cerimonia funebre. C’era tantissima gente e nessun’altra cerimonia funebre era stata così. Molti dei nostri vicini musulmani erano venuti per partecipare al funerale di mio fratello e si erano raccolti nella chiesa Marguivergiz. Mentre facevano sinezani (battersi il petto in segno di lutto) dicevano: ‘Gesù Cristo è in lutto oggi.”
Uno dei funzionari si fa avanti e dice: “Hajj Khanum, ricorda che nell’anno 1386 (2008) avevate detto che volevate incontrare la Guida? Adesso la Guida sta venendo a visitarvi a casa vostra.” La madre, che non stava prestando attenzione al racconto del figlio, non è sorpresa dal titolo “Hajj Khanum” con il quale frequentemente si erano rivolti a lei. Il suo pensiero è altrove, e ci dice: “Avevo detto a tutti: ‘Magari la Guida ci visitasse o potessimo andare a trovarla noi’.” Alfred prende un vecchio giornale: “Hamshahri, 12 Dey 1386”. Metà pagina era dedicata ad un’intervista con la madre del martire e in una colonna vi si legge: “Nei frequenti incontri che la madre ha avuto con i funzionari della ‘Fondazione dei Martiri’ ha chiesto di poter incontrare la Guida, ma non ha ricevuto nessuna risposta. Ella desidera incontrare la Guida e si aspetta che ciò avvenga.”
Sono le 19 passate. La madre del martire inizia a parlare: “Quando mi sono recata a Rahian-e Nur (una visita in segno di rispetto e ammirazione per il martiri nelle zone dove sono caduti durante la Guerra Imposta), non riuscii a visitare il luogo dove mio figlio venne martirizzato perché era molto distante. Che differenza c’è? Tutti i martiri sono figli miei. Abbiamo seppellito mio figlio nel cimitero delle minoranze religiose sulla strada Saveh. Visito spesso la sua tomba. Ci sono andata due giorni fa e ci andrò nuovamente a Pasqua e nelle celebrazioni per la vittoria della Rivoluzione.”
In quel momento arriva la Guida della Rivoluzione e la madre va ad accoglierla, seguita dai figli. La madre dice: “Saluti a lei. Saluti alla Guida coraggiosa. Saluti a tutto il popolo dell’Iran.” E la Guida replica: “Che Dio vi protegga.” La madre risponde: “Sotto la vostra ombra.” “Spero che Iddio annoveri i vostri figli con i Suoi awliya [intimi, amici di Dio]” è la preghiera della Guida. Tutti si siedono e la madre dice: “La mia piccola capanna si è riempita. Sono molto felice per la Sua presenza.” L’emozione non le permette di continuare. Si ferma per un secondo e poi continua: “Dicevo a tutti quanti che la Guida appartiene anche a me, non solo ai musulmani! E’ di tutti!”
La Guida della Rivoluzione, chiedendo scusa per il ritardo, esprime la sua gioia per questo incontro durante le festività cristiane. Come al solito chiede riguardo al martire. Alfred risponde: “Solo pochi giorni erano rimasti prima che completasse il suo servizio militare, ma si era rifiutato di ritornare. Divenne martire dopo l’armistizio. All’inizio si disse che era stato fatto prigioniero. Successivamente, quando ci recammo a casa di uno dei suoi commilitoni, egli ci raccontò: ‘Rimase sulla mitragliatrice fino all’ultimo momento. Insistemmo molto per farlo arretrare, ma non accettò, finché un colpo di mortaio ci raggiunse e rimase ferito. Siamo stati fatti tutti prigionieri e ci hanno chiesto ‘Dove sono gli altri?’ Abbiamo detto che non era rimasto nessuno. Poi mi hanno colpito con il calcio del fucile sulla testa e sono svenuto. Mi sono ripreso quando eravamo a Baquba ed ho chiesto: ‘Avete preso qualcun altro insieme a me?’ Ed essi hanno detto di no.” Per una madre era questo l’inizio di otto anni di assenza di notizie del figlio ventiduenne.
La Guida ha ricordato che tutti questi fatti sono una fonte di orgoglio non solo per la famiglia del martire ma per l’intera nazione, sottolineando che la sicurezza nazionale è frutto di simili atti di eroismo. Nell’indicare poi la madre, ha detto: “Tutti sanno queste cose, ma l’aspetto importante è che dietro questo eroismo è vi l’eroismo di questa donna. Questo spirito ha grande valore. Alcune volte una persona è in preda all’agitazione, ostacolando così gli altri dal percorrere la loro strada, ma l’approvazione dei genitori e la loro pazienza può creare questa atmosfera eroica. Ovunque vado, vedo che le madri sono solitamente più salde dei padri. Noi uomini non possiamo comprendere i sentimenti di una madre. Anche gli uomini amano i loro figli, ma l’amore di una madre è differente.” Alfred concorda con la Guida e dice: “Quando mi sono recato al “Miraj” per il riconoscimento del corpo di mio fratello, ho capito che era il suo perché era molto grande. L’ho riconosciuto dalle sue ossa, ma ci hanno detto che era necessaria la conferma di sua madre.”
La madre, che ha ora messo da parte i suoi pensieri, dice: “Mio figlio era un eroe.”
La Guida della Rivoluzione riprende la parola: “I membri della minoranza cristiana, sia Armena che Assira, sono emersi a testa alta dalla Rivoluzione e dalla guerra come iraniani leali, saggi, avveduti e coraggiosi.” La madre, che si sta riprendendo gradualmente dell’emozione causata dall’incontro, dice: “A Kermanshah hanno indetto una conferenza stampa. Ho detto loro che non potevo parlare bene persiano. Hanno risposto che non c’erano problemi. Alla fine ho parlato meglio di tutti gli altri. Ho detto che noi, musulmani e cristiani, dobbiamo unirci per costruire l’Iran. Ho detto: ‘Datemi un’arma e andrò a combattere’.”
La Guida ci guarda e dice: “Se le avessero dato un’arma, ci sarebbe andata sicuramente, perché ha un carattere molto forte e deciso.” Le risa sciolgono il ghiaccio dell’incontro. La madre continua: “Ho chiesto a Dio di vedere il giorno in cui Saddam…” ma è troppo gentile per finire la frase. Si ferma per un secondo e poi continua: “L’ho visto e ora sono tranquilla”, senza permettere alle sue lacrime di scendere. Continua “Perché noi non eravamo gente aggressiva. Loro sono venuti e hanno fatto tutto questo.” La Guida conferma le sue parole e dice: “Anche gli altri finiranno così. Non tollerano la nostra indipendenza.”
La madre dice qualcosa in assiro a suo figlio e Alfred dubbioso chiede alla Guida: “Lei mangia torte fatte in casa?” Quando la Guida risponde di si una grande felicità appare sul volto della madre. E’ chiaro che era stata lei a prepararla. Contenta si rivolge alla Guida: “Dico sempre di darmi un lavoro per poter servire la mia nazione.” La Guida commenta allora: “Già questa sua frase è un grande lavoro. Uno dei doveri dei Profeti era quello di chiarire e spiegare. Molte persone intraprendono la strada sbagliata perché non sanno. Se ricevono delucidazioni il sentiero diventa chiaro. Siffatta caratteristica di questa donna e affermazioni come queste costituiscono un grande lavoro. Le donne hanno compiuto opere importanti durante la guerra. Si sono recate al fronte, hanno fatto le infermiere, ecc. ma la cosa più importante è quella di delucidare gli altri. Queste vostre parole, all’interno o all’esterno della chiesa, mostrare questo spirito, sono aspetti molto importanti. Spero che Dio vi dia una lunga vita e conservi il vostro spirito.”
La Guida prende una fetta di torta e dice agli altri: “E’ molto deliziosa. Non volete assaggiarla?” La madre e i due figli dicono insieme: “Ci fa piacere che l’abbia gradita.” Il vassoio gira tra i presenti e ritorna vuoto. La madre del martire dice: “Dovete mangiare anche la frutta fresca e la frutta secca.” Poi con tono imbarazzato afferma: “La mia casa è piccola…”, ma la Guida mette fine al suo imbarazzo: “E’ il cuore della persona che deve essere grande. Quando si ha un obiettivo, si sta bene ovunque: ‘Se tu sei con me, sono felice anche se la mia casa è in fondo ad un pozzo [da un poema di Molana Rumi]’.”
Mostrano poi alla Guida il giornale sul quale venne pubblicata l’intervista della madre. La Guida guarda e chiede: “Di che data è?” Quando ascolta che è del 1386 (2008), con dispiacere afferma: “Perché è così datata? Magari fossi venuto prima.”
A questo punto la conversazione si sposta sulla condizione dei cristiani iraniani. Alfred dice: “Dopo la Rivoluzione, la questione della religione è diventata più marcata e oggi anche il Vescovo assiro è iraniano, mentre prima veniva dall’Iraq. Il vescovo armeno viene dal Libano.” La Guida della Rivoluzione ricorda il vecchio vescovo armeno, Arak Manukian, che si era unito all’Imam Khomeyni all’inizio della Rivoluzione. Si discute poi degli Assiri, che ritengono essere la più antica comunità cristiana dopo quella palestinese [luogo di nascita di Gesù Cristo], per passare poi alla lingua assira e della sua vicinanza all’arabo, all’ebraico e anche al persiano. Alfred sposta la frutta sul tavolo e mostra la tovaglia ricamata in aramaico: “Eidukhun ho brikha”. “Significa ‘Eid shoma mobarak’ (“Buone feste” in persiano).” La Guida dice che questo è un segno della reciproca vicinanza linguistica, poiché “eidukhun” è simile a “Eid” e “brikha” a “barkat” [benedizione].
E’ il momento dei saluti e così la Guida della Rivoluzione offre un dono alla madre del martire: “Auguri di buone feste. E’ stata una serata piacevole.” La madre e i figli rispondono all’unisono: “E’ stata memorabile anche per noi.” La Guida replica: “Come regalo ai musulmani noi doniamo una copia del Sacro Corano. Se avessi potuto trovare una buon Vangelo ve lo avrei portato. Le versioni attuali del Vangelo sono narrazioni [riwayat], non la rivelazione. Ovviamente Giovanni, Luca, Pietro e gli altri sono tutti grandi personalità cristiane, alcune delle quali sono diventate martiri. Sono stati loro a portare il Cristianesimo in Iran, a Roma e nelle altre nazioni, altrimenti il Cristianesimo sarebbe rimasto in Oriente. Tra loro vi erano profeti e rappresentanti dei profeti. Gli Apostoli sono stati tra le grandi personalità della religione. Nell’Islam chiunque nega l’infallibilità del nobile Gesù e della nobile Maria è fuoriuscito dalla religione. Questo è il rispetto che noi abbiamo per il Cristianesimo. Al pari del Corano e della Torah, il Vangelo è disceso dal cielo. Ma i Vangeli attuali – che ho letto io – sono narrazioni (rivayat), non quello che è disceso dal cielo. Se trovassi questo Vangelo, lo metterei sui miei occhi [come segno di rispetto].”
Albert, che era rimasto piuttosto silenzioso durante l’intero incontro, dice alla Guida della Rivoluzione al momento dei saluti “Ahmadinejad era venuto a casa nostra a visitarci. Ci disse: ‘Di cosa avete bisogno?’ E io gli ho risposto: ‘Solo della salute della Guida’. Questa vostra visita ha un valore immenso per noi.” La Guida della Rivoluzione gli risponde: “E’ questo spirito di fedeltà ad avere un grande valore. Alcune persone possiedono solo uno sguardo materialista e non conoscono che il denaro, ma questa è la spiritualità.”
Come sua abitudine, la Guida chiede allora il permesso di andarsene. Si alza e prima di uscire offre ai fratelli del martire alcuni doni da dare ai loro figli. Uno dei presenti informa che la sorella del martire vive a Urumiyeh (città nel nord-ovest dell’Iran). La Guida consegna pertanto un regalo alla madre da inviare a sua figlia. Poi saluta i presenti per recarsi a visitare la famiglia di un altro martire cristiano.
Ci mettiamo a sistemare le cose quando la madre si ricorda della nostra promessa iniziale e inizia a distribuire frutta fresca e frutta secca ai presenti. Insistiamo nel dire che i nipoti torneranno dalla chiesa e non rimarrà nulla per loro, ma ella non accetta e ci dice: “Se mi avessero detto che la Guida sarebbe venuta, sicuramente avrei preso una pecora da sacrificare ai suoi piedi. Queste cose non sono nulla.”
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Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte