Lezioni di Conoscenza (R. Arcadi)

Lezioni di Conoscenza

R.Arcadi

La città persiana di Širaz, oltre che per le sue bellezze naturali ed artistiche, è nota anche per essere uno dei massimi centri della conoscenza superna, e dottrinale e realizzativa, la cosiddetta “gnosi” con termine ellenico; in arabo ed in persiano “ºirfān”, infinito della prima forma del verbo arabo “ºarafa”, conoscere, con un senso d’immediatezza nei confronti del corrispettivo, ma non univoco “ºalima”, che presuppone più propriamente una qualche mediazione.

Oltre alle tombe monumentali di Hāfez e Sadī, celeberrimi tra tutti gli uomini di conoscenza, essa fu sede anche di Baba Ķūi, e di molti altri approssimati ad Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, in arabo Awlīā’, plurale di Walī, che riposano nei suoi cimiteri, a volte preziose opere d’arte, come quello famoso del giardino degli Haft Tanān, alla lettera, in lingua persiana, dei “Sette Corpi”. E come ricorda la splendida Madraseie Ķan, dove Molla Sadra, tornato in patria, insegnò durante i suoi ultimi anni di vita.

Sotto l’aspetto dottrinale, che integra ed esplica quello operativo, che peraltro gli fu tutt’altro che estraneo, celeberrimo tra i suoi figli fu appunto Muhammad Širazī, detto Sadra Mutaºallim, “Capo dei Maestri”, o Molla Sadra, sommo uomo di conoscenza e di pensiero, quantunque quasi del tutto sconosciuto in Occidente, a tutto suo biasimo e disdoro. Ma anche per fortuna, saremmo tentati di aggiungere, date le inevitabili conseguenti incomprensioni e profanazioni del suo pensiero e della sua conoscenza che vi avverrebbero.

Molla Sadra fu all’origine di una corrente d’interpretazione dell’Islam che, fiorita nel secolo XVI dell’era volgare, il suo tempo, è andata continuando sino all’età contemporanea, e prosegue tuttora, rendendosi promotrice, con la figura eccelsa dell’Imam Ķomeinī, che Iddio Altissimo n’esalti la stazione, come con il suo successore, presente Guida dei Musulmani, Alì Ķameney, che Iddio lo conservi ed umili i suoi nemici, della Rivoluzione Islamica in Iran.

Evento questo cruciale del nostro tempo, a riprova dell’universalità dell’Islam, dai suoi fastigi nelle altitudini della conoscenza iniziatica, realizzativa e presenziale, sino alle sue applicazioni attuative d’ordine pubblico e comunitario. Širaz anche in questi ultimi anni è stata al centro di questa eminenza realizzativa, con le figure degli Ayatollah Nejābat e Dastġeyb, trucidato quest’ultimo dagli scherani dell’empietà per il suo agire di musulmano rivoluzionario.

Il martire Ayatullah Dasthgheib, ucciso barbaramente dal gruppetto terroristico MKO nel 1981 dopo aver condotto la Preghiera del Venerdì a Shiraz

È in questa sede di un allievo di Nejabat che vorremo brevemente trattare, dell’Ustād, vale a dire, Maestro, o Professore, com’è che lo designano con rispetto ed affetto i suoi discepoli, Maĥmūd Ĥaqīqī. Uno degli allievi prediletti del grande Nejabat, egli ne ha continuato indefessamente l’opera, proseguendola tuttora, a dispetto della sua età oramai avanzata. Egli tiene, due volte la settimana, lezioni di “aķlāq”, alla lettera, di morale, alle quali chi scrive ha l’onore di partecipare da alcuni anni, dopo la sua venuta a Širaz appunto.

Non bisogna qui farsi fuorviare dal termine “aķlāq”, che nel mondo sciiita, nella fattispecie, ha invece un significato affatto particolare. Vale a dire, nel mondo dei seguaci della Genti della Famiglia del Nunzio divino, delle Genti della Dimora del Vaticinio, che sono i Cinque del Mantello, i celebri del famoso Ĥadīŧu-l-Kisā’, la “narrazione del mantello”, così come i loro successori benedetti ed immacolati, la pace d’Iddio Altissimo su tutti quanti loro. Detto che fu l’occasione di cui Iddio, sia magnificato ed esaltato, si avvalse per rivelare il celebre verso della purità del Sacro Corano, XXXIII, 33, che li concerne.

Sequela di luce, quella dei XIV Puri, che si termina nella Guida Occulta ed Attesa, presente nel nostro mondo, in tutta la sua compiutezza di Uomo Perfetto ed Universale, quindi anche sotto lo stesso riguardo sensibile, quantunque non percepito. Guida che n’eredita le prerogative giuridiche ed esistenziali, non l’ufficio promulgativo, così come di Cardine Vicario del nostro mondo, di Guida della comunità, d’interprete della lettera della Scrittura e della Legge, e di unico iniziatore ai segreti della conoscenza divina.

A rigore, nell’ambito dei seguaci della famiglia del Nunzio divino, l’unico iniziatore ai segreti suddetti è la Guida del tempo, e pertanto oggigiorno il XII Successore ed Erede del Nunzio divino, quantunque in istato di occultamento. Laonde questa iniziazione e trasmissione è nella fattispecie discendente, per così dire verticale, in tal senso diretta, non orizzontale come nella confraternite sufiche, “ţurūq”, plurale di ţarīqaħ, le quali l’hanno avuta per lo più da uno della sequela dei Puri, ma per il tramite di una catena di Maestri, di Šayķ, pluraleŠuyūķ, non sempre in possesso delle dovute qualifiche.

Ciò non toglie che anche nel mondo sciita vi siano delle confraternite esterne, nulla lo vieta, a rigore, anche se sono ben poche nei confronti di quelle sunnite, come spiega ºllāmaħ Tabatabai. Ma il fatto è che, sempre a rigore, l’unica autentica iniziazione è quella, anche se implicita, della Guida occulta e presente del nostro tempo, che dà valore anche alle altre, derivate e non tralignate, ma in questo modo, niente affatto primarie, non necessariamente valide.

Nell’ambito delle confraternite dei Dervisci, in persiano “poveri”, vale a dire, i sufi sciiti, si ha come una ricaduta visibile e sensibile del principio occulto, tramite tutta una serie di intermediari, i “Pīr”, in lingua persiana “vecchio”, tramite i quali si viene a contatto nei loro centri, che fanno a loro volta capo ai “Quţb”, i “cardini”, o “poli”, viventi in luoghi per lo più lontani e quasi inaccessibili, il contatto coi quali diventa assai difficile, ma per ragioni contingenti.

Costoro si oppongono all’irradiarsi diretto della luce dell’Uomo Perfetto ed Universale, vivente e presente nel nostro mondo, ma che si manifesta direttamente in un dominio che rimane ancora nascosto, mercé del preteso ostendersi dell’occulto di per sé, non grazie alla legislazione ed alla normativa esterna, che ne sono il supporto, a cui sovrappongono il costituirsi e l’articolarsi dei loro gruppi, anch’essi esterni, ma con pretese affatto interne e trascendenti.

Il che ha dato luogo, anche nel recentissimo passato, a tutta un serie di errori dottrinali ed operativi, conseguenza di questo allontanamento dalla legittima fonte superna della luce iniziatica. Dando origine, sempre in tempi da poco trascorsi, ad eventi incresciosi, quale quelli di Qom, con la conseguente chiusura di un centro illegale istallatosi presso il Santuario, non da parte delle forze dell’ordine iraniane, si badi bene, ben più prudenti delle nostre, ma della stessa popolazione, urtata anche da certi abusi propagandistici del gruppo in questione.

E qui vorremmo sfatare, con la nostra testimonianza personale, una diceria interessata, che ha preso maggior vigore in Occidente dopo gli eventi suddetti di Qom. È assolutamente falsa la frottola invereconda, per cui in Iran i movimenti dervisci sarebbero fuori legge. Chi scrive queste righe vive a Širaz, proprio nelle vicinanze di un loro centro, la cui attività è assolutamente libera, senza essere sottoposta a nessuna restrizione! Altro che le moschee nostrane, sottoposte invece ad una stretta ed oppressiva vigilanza poliziesca!

Che poi i movimenti dei dervisci sarebbero gli interpreti più autentici della spiritualità sciita, costituendone l’aspetto più interno ed elevato, è tutto da provare. Semmai, come dicevamo, essi rappresentano una deviazione dalla più autentica linea iniziatica, la quale ha il suo centro, principio e temine, forma e sostanza, nella Guida Occulta ed Attesa, che Iddio Altissimo ce ne voglia affrettare la gioia. Senza renderla visibile, essi ne visualizzano i tramiti, che è il medesimo.

La propaganda di costoro è a volte erronea e fuorviante, come in una loro pubblicazione sul preteso significato interno della Walāyaħ, della prossimità divina, che ha libero corso in Iran, dove, dopo avere accusato la ĥawzaħ, il centro d’insegnamento religioso, d’averla esteriorizzata, ci si dà a sproloquiare che un Sufi non avrebbe bisogno di preghiera, perché tutta la sua vita sarebbe dedicata a Iddio, sia magnificato ed esaltato! Tutto, tranne il fondamento di tutto!

Così come nella loro propaganda nelle scuole di Qom, dove giungevano ad affermare che “Se Alì fosse Iddio, che bel Dio sarebbe”! E via dicendo. Autentica bestemmia o sproloquio dal punto di vista dell’Islam. O come le pretesa di certuni, per cui lo Šayķ, il Maestro, o capo della confraternita, sarebbe superiore alla Legge rivelata, alla šarīºaħ, contro l’esempio del Nunzio divino e di tutti i Puri. Anche se non vogliamo certo qui fare di ogni erba un fascio.

Il fatto è che, a dispetto di “Pīr” e di “Quţb”, l’unico autentico iniziatore e Maestro, dicevamo, è la Guida Occulta ed Attesa, l’Uomo Perfetto ed Universale, Fulcro Vicario, per incombenza divina, del nostro mondo e del nostro tempo. O coloro, a loro volta nascosti, oltre che rarissimi, che hanno con lui un rapporto diretto, cui è stato ingiunto il segreto su questo loro rapporto. Chi dice, mente. Che costituiscono un mondo vietato ai nostri sguardi, il cui esternarsi sono appunto i Maestri di “aķlāq”, di morale volta alla conoscenza presenziale.

La ricerca di un maestro autentico è un’incombenza primaria nella ricerca di detta conoscenza. A questo medesimo riguardo, prima dell’attuarsi di quella certezza, che si avrà luogo in quel mondo nascosto di quanti hanno rapporti certi, mediati od immediati che essi siano, con la Guida Ben Guidata, la pace su di lei, è nostro compito avvalerci di tutte le nostre facoltà umane, dall’argomentare, al “gusto” conoscitivo immediato, di cui gli uomini di conoscenza, per individuare quel Maestro, il quale ci porterà per mano sulle vie dell’ascesa.

Individuazione la quale è del tutto congetturale, sino a quella superiore soglia presenziale, che imporrà dipoi, a chi l’avrà conseguita, il dovere del segreto nei confronti dei non iniziati, e qui diciamo d’iniziazione autentica, non certo formale, oppure addirittura caricaturale. Trattandosi quivi di realtà eminenti, e niente affatto di mere cerimonie esteriori, quantunque la via abbia ad avvalersi imprescindibilmente anche delle cerimonie, dei riti, e più in generale dei segni.

Nella foto, a sinistra Ostad Haqiq e a destra Marhum Ayatullah Nejabat

Il Maestro Ĥaqīqī è una di quelle persone, in cui i suoi discepoli riconoscono uno dei possibili tramiti con la Guida Occulta del Tempo, a sua volta un Waly, sebbene egli non ne dica nulla. Tenendo peraltro conto del fatto che non tutti gli approssimati sono maºşūm, infallibili ed impeccabili, come i XIV Puri. Questi ultimi sono il vertice dell’intimità, sulla soglia stessa dell’Infinità Divina, che è appunto “Luce su luce”, come recita il Sacro Corano, XXIV, 35.

Ma la loro luce, scaturigine immediata di quella superna, si riflette in tutta una costellazione di luci subordinate, che ne presentano il fulgore a noi, uomini comuni. Allievo prediletto degli Ayatollah, “Segni d’Iddio”, Nejabat, Intimo di rango, e di Dastġayb, testimone a costo della vita della sua fedeltà all’Islam, ed anch’egli Intimo d’Iddio Altissimo, il suo impegno nel magistero iniziatico e morale è noto a tutti, così a Širaz, così come in tutto l’Iran.

Autore di diversi libri, in particolare la serie dedicata alla purificazione, “tazakkī”, ed all’irradiazione, “tajall”, d’indole questi ultimi più squisitamente conoscitiva ed “irfanica”, egli è assai amato dai suoi discepoli. Due volte la settimana, il Maestro Ĥqīqī tiene nella Husseynia di “Tutti i Martiri”, dedicata nella fattispecie ai caduti della Rivoluzione islamica e della Guerra Imposta, due lezioni di circa un’ora su argomenti eminentemente conoscitivi e morali.

Perché qui la morale, come appunto dicevamo, non è certo fine a sé stessa, vale a dire, confinata alla vigilanza sulle passioni, ma è esplicitamente orientata nel verso del fine attuativo della conoscenza superna, vale a dire, quella conoscenza per eccellenza, la quale concerne eminentemente i nomi d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato. Il suo discorso incomincia di solito da un verso coranico, o da una narrazione dei Puri, sviluppandosi con citazioni ed osservazioni su Molla Sadra, Ibn Arabi, Hafez, Rumi, ed altri grandi sapienti.

A fondamento di tutto questo sta il famoso invito coranico a quel che è stabilito, con l’interdizione di quel che è proibito, “amru-l-maºrūf”, e “nahyu-l-Munkār”. Il Maestro ama anche citare un detto del celebre Ayatollah Bahjat, sommo ºārif, uomo di conoscenza, di recente scomparso, che rispose, a chi gli chiedeva d’essere istruito per poter percorrere il seyru-s-sulūk, la via dell’ascesa iniziatica ai segreti divini, che la sola norma che valeva, era quella di non peccare, via questa nel contempo e facilissima, e difficilissima.

Mahrum Ayatollah al-Udhma Bahjat (ra)

Perché sono appunto queste le norme, le pietre di confronto per distinguere, come dicevamo poc’anzi, il Maestro ama ripeterlo, i Maestri autentici, che hanno qualcosa da insegnare, dai tanti ciarlatani che preferiscono stupire i loro accoliti, come dei saltimbanchi, con qualche preteso prodigio, prerogativa che nulla ha a che vedere col dono dell’insegnamento o della guida iniziatica; oppure che si spacciano per depositari di chissà quali improbabili segreti, secondo il loro solito, vieto copione, ma non del fulgore manifesto della conoscenza superna, ad indicarne la via, che si apre a chi sia capace di purificarsi.

La cosa peraltro per noi sconcertante e rimarchevole, è che a queste riunioni, che pure trattano argomenti elevati, sottili, e complessi, partecipa un pubblico composito e variegato, anche persone comuni, d’ogni estrazione sociale, professionale, e culturale, la qual cosa sarebbe certamente inconcepibile in Occidente, nella fattispecie nel nostro disgraziato paese, con le sue buffonerie ed i suoi vaniloqui, con il suo vano intellettualismo e la sua ignoranza sesquipedale.

Il che la dice lunga sulla forza dell’Islam in Iran, placida ma inconculcabile, a dispetto del vociare della propaganda avversa, che è a fondamento, a cominciare appunto dal suo aspetto più squisitamente sapienziale ed iniziatico, della Rivoluzione Islamica; checché ne dicano i detrattori interessati, che preferiscono chiudere gli occhi davanti a tutti questi fatti incontestabili, per continuare a crogiolarsi nella loro ignoranza colpevole, e nelle loro empie illusioni.

Questo a prescindere da tutte le difficoltà di fatto, e di principio, che continueranno sino alla rettificazione, che procederà dal palesamento della Guida Ben Guidata, che Iddio Altissimo voglia affrettarcene la gioia. Difficoltà dovute alla ricettività della sostanza, e non alla forma, di per sé perfetta. Realtà questa, del fondamento ultimo trascendente, interiore, e sapienziale, o per dirla altrimenti, iniziatico della Rivoluzione Islamica, di cui è stato garante ieri l’Imam Ķomeynī, che Iddio n’esalti la stazione, ed oggi il suo degno successore, l’Ayatollah Ķameneī, che Iddio lo conservi ed umili i suoi nemici.

Entrambi uomini di conoscenza, o gnostici, o ºārif, oltre che giurisperiti e Guide pubbliche, a riprova dell’aspetto fondante trascendente, sapienziale ed, iniziatico della loro funzione esterna ed apparente. Il Maestro Ĥaqīqī è peraltro un fedelissimo di questa Rivoluzione, come tali furono i suoi Maestri Nejabat e Dastġayb. Anche se le sue lezioni sono d’indole squisitamente dottrinale e sapienziale, il Maestro non manca, quando se ne presenti l’occasione di professare la sua completa adesione alla linea della Rivoluzione Islamica.

Così come non mancano neppure, nei suoi discorsi, di quando in quando, i riferimenti ad argomenti d’attualità primo fra tutti la sua completa avversione e condanna dell’abominio di Israele, dell’America, e della famiglia Saud coi suoi scherani wahabiti. Il tutto sempre significativamente, vale la pena ripeterlo, nel quadro di un’esposizione squisitamente dottrinale e sapienziale, ovverosia nell’ambito dell’ºirfān nażarī, la conoscenza dottrinale.

Altro punto fondamentale dell’esposizione del Maestro Ĥaqīqī, è il richiamo alla necessità del rapporto con i nomi d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, chiave della purità e della prossimità divina. Dov’è da rilevarsi che, secondo la dottrina sapienziale sciita, e non soltanto, i nomi procedono dal Livello Essenziale, inattingibile a noi in quanto tali, ad un livello esternato, personificato dai Puri, che sono appunto, com’è riportato nei loro detti i “nomi più belli” di cui il Sacro Corano, secondo quanto afferma l’Imam Ķomeynī nel suo commento all’Aprente, che Iddio Altissimo n’estenda l’ombra.

Ora questo rapporto non è soltanto un rilievo dottrinale, ma assume anche un aspetto operativo, che ha le sue conseguenze appunto sul piano morale, vale a dire, dell’aķlāq irfanico. Perché nella dottrina sapienziale sciita, e non soltanto, la morale non è qualcosa di a sé stante, ma ha invece anche un corrispettivo iniziatico e sapienziale, come appunto dicevamo. Il contatto con i nomi dunque ha un aspetto operativo, che avvia sul sentiero iniziatico, al seyr o solūk.

Essendo ciascun nome un’efficienza quanto al creato, il cui irraggiarsi produttivo può essere percorso a ritroso secondo la dottrina dei quattro viaggi dell’intelletto di Molla Sadra, vale a dire, anche nel verso della discesa iniziatica successiva e all’ascesa iniziatica, ed alla discesa creativa che la precedono, nel senso di un ulteriore livello perfettivo dell’intelletto umano, solo in apparenza discendente, inteso in senso realizzativo, presenziale e sapienziale.

Intelletto che, vale la pena ripeterlo, ben lungi dalle sue banali ricadute razionalistiche, razionali in senso diviso, è la prima profusione divina, al di sopra del mondo e del tempo, increata quanto a questi, ma creata quanto all’Essenza Divina; identificatesi con la luce muhammadica nella sua quintessenza, che è tale delle persone dei Puri. L’intelligenza umana ha un fine precipuo trascendente, che dà un senso intellegibile ed iniziatico al comportamento della creatura umana, secondo i gradi di perfezione di cui più volte il Sacro Corano.

Questo, come dicevamo, è il punto fondamentale, peraltro strettamente legato all’aspetto esterno dell’Annunzio divino, al magistero dei Fuqahā’, dei giurisperiti. Dato che il momento primario dell’Annunzio stesso, è quello trascendente da parte dell’Essenza tramite gli stessi nomi nei confronti dell’universo tutto, com’ebbe ad osservare l’Imam Ķomeynī nella sua Mişbāĥ. La questione dei nomi ci fu peraltro chiarita personalmente dal Maestro.

Le riunioni suddette sono precedute e seguite da colloqui personali con chi ne faccia richiesta. Le due sedute sono integrate, una volta la settimana, da incontri più ristretti di più lunga durata, ai quali abbiamo l’onore di partecipare, cui sono presenti una trentina di persone, invece del paio di centinaia delle sedute suddette, presiedute dal figlio del Maestro, lo Hojatoleslam Alì Aġa, dove si trattano questioni più particolari; ultima in ordine di tempo, rispetto alla scrittura di queste righe, quella del significato del “ricordo” coranico, il “đikr”, equivalente all’”αναμνησις” platonica, nel suo senso trascendente.

Altra seduta è quella di ºirfān operativo, di conoscenza attuativa, alla quale chi scrive non se la sente di partecipare, per difficoltà linguistiche, dato che esse prevedono comunicazioni per iscritto sulla propria condizione personale, delle quali non ci sentiamo ancora all’altezza. Vale la pena notare come il momento culminante delle une e delle altre sedute, prima oppure dopo, secondo il tempo dell’anno, è la preghiera comunitaria, guidata dal Maestro o dal figlio. Sedute completate, com’è l’usanza sciita, per le occasioni dolorose o gaudiose, dal cordoglio salmodiato, o da celebrazioni festose in versi.

Quello che ci sembra opportuno sottolineare in questa sede, a proposito di questa nostra esperienza di vita, è che qui ci troviamo in presenza di un movimento autenticamente iniziatico, sulla via della conoscenza trascendente, in tutta correttezza dottrinale ed operativa, il che ne garantisce tutta l’efficacia, la quale non va certo ricercata in stranezze d’accatto, o banalità, o in una pretesa regolarità formale, e non sostanziale, che lasciano il tempo che trovano, contro quello che pretenderebbero pretestuosamente certuni.

Il tutto in linea col magistero autentico delle Genti della Dimora del Vaticinio, della Famiglia del Nunzio divino, la benedizione d’Iddio Altissimo su tutti loro. Perché l’ascesa non va ricercata nella stranezza di chi fa mostra di sé, o nell’infrangere di chi devia, od in una formalità esteriore caricaturale, ma invece nell’altezza di chi procede conducendo, sia pure in tutta umiltà, dando l’esempio di vita donde proceda l’insegnamento, com’è appunto il caso del Maestro Ĥaqīqī, che quivi cogliamo l’occasione di ringraziare per tutto il suo prodigarsi a pro del suo prossimo sulla via della conoscenza divina.

 

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Writer : shervin | Comments Off on Lezioni di Conoscenza (R. Arcadi) Comments | Category : Via Spirituale

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