L’ESISTENZA DI DIO
Nel corso dei secoli, non solo i filosofi ma anche le persone ordinarie hanno cercato di trovare risposte a domande importanti ed essenziali inerenti all’esistenza di Dio o alla possibilità di conoscerLo. Se riteniamo di poter rispondere affermativamente a queste domande, quale metodologia è possibile usare? Di seguito ne citeremo alcune.
Se versiamo alcune gocce di olio in un bicchiere di vetro, vi mettiamo della farina affinché essa assorba l’olio, e poi puliamo il bicchiere con un fazzoletto e lo strofiniamo nelle nostre mani, gli amici che ci danno la mano noteranno che questa è unta, e se diciamo loro che la causa di ciò proviene da un fazzoletto, essi potrebbero chiedersi perché questo fazzoletto era unto. Se rispondiamo loro che questo olio proviene da della farina probabilmente penseranno che stiamo scherzando, ma chiederanno il motivo per cui la farina era oliosa. Non appena diciamo che la natura oliosa della farina proviene da un bicchiere di vetro essi continuerebbero a fare domande. Una volta che hanno appreso che abbiamo deliberatamente messo dell’olio in un bicchiere, smetteranno di chiederci la fonte dell’untuosità delle nostre mani.
Ogni persona dotata di intelletto può disinguere tra quelle cose che possiedono una qualità inerente e quelle che ottengono tale qualità. Nell’esempio citato il bicchiere, la faina, il fazzoletto e le mani avevano ottenuto l’untuosità; solo l’’olio in se stesso possiede, infatti, la qualità inerente dell’untuosità, poiché tale è la caratteristica dell’olio. Non è possibile immaginare l’olio in altra maniera.
Di conseguenza sorge la domanda seguente: tutto ciò che ci circonda – le montagne, i mari, le vallate, gli alberi, la terra, i frutti, gli animali, gli esseri umani ecc. – possiede una qualità inerente di esistenza oppure ottiene la qualità da tutto ciò che ci circonda?
La teoria ontologica dell’esistenza di Dio non si basa sull’osservazione del mondo, o su altre forme di evidenze esteriori, ma semplicemente sulla definizione del concetto di “Dio”. Se comprendiamo il concetto di Dio, inevitabilmente comprendiamo che Egli deve esistere.
La fonte dell’esistenza deve essere l’Uno che non necessita di niente per la Sua esistenza, invece ogni cosa esistente Lo necessita per la propria esistenza. Non si tratta di un “essere” ma della fonte di tutti gli esseri. Tale è la ragione per la quale i Musulmani credono che il mondo dell’esistenza è stato creato da un solo Creatore.
E’ importante distinguere tra la necessità logica e la necessità di fatto. Se l’affermazione “Dio esiste” è una necessità logica (trattandosi di una dichiarazione analitica), allora l’affermazione “Dio non esiste” sarebbe una contraddizione evidente. Ma se l’affermazione “Dio esiste” è una necessità di fatto, sarebbe impossibile per ogni cosa essere quello che è se Dio non esiste e quindi non è possibile per esse che non esista Dio.
La natura di questo tipo di comprensione è talmente insita negli individui al punto tale che è presente anche tra gli idolatri. Il Sacro Corano afferma che gli idolatri che vivevano in Mecca durante il periodo del Profeta Muhammad (S) non credevano che i loro idoli fossero creatori bensì mezzi per avvicinarsi a Dio. Essi dicevano:
“Li adoriamo soltanto perché ci rendono più vicini a Dio” (al-Zumar, 39:3)
L’inclinazione verso la religione e la credenza in Dio quindi, nel suo stadio iniziale, non è altro che una percezione innata ed un impulso istintivo nell’essere umano. Soltanto in un secondo momento questi sviluppò la capacità della deduzione e della riflessione razionale. In accordo ad essa non è possibile immaginare che Dio non esista. Dato che il concetto di Dio è tale che niente di più grande può essere compreso, Egli necessariamente esiste.
L’Islam esprime il punto di vista ontologico utilizzando due dei nomi divini:
“Egli è al-‘Aliyy, al-‘Azim” (al-Baqara, 2:255)
“Ala” significa “su” o “sopra”, “Uluw” significa altezza, “’Aali” significa “alto” e “’Aliyy” significa “il più alto”. “’Aliyy” non si riferisce ad un’altezza inerente allo spazio bensì ad un’altezza di rango. Tale gradazione razionale è soggetta a percezioni. Una creazione è sempre superiore o inferiore di rango ad un’altra, ognuna di esse è comunque inferiore ad “al-‘Aliyy” che è l’Altissimo.
“Azamah” invece significa “grandezza” o “magnitudine”. Quando “al-‘Azim” viene attribuito a Dio nel Corano, questi porta un significato di vastità. Per quanto riguarda la nostra percezione, un essere umano è in grado di comprendere la realtà essenziale di alcune cose ma non di altre a causa della sua natura limitata. “al-‘Azim” è oltre la comprensione razionale ed intellettuale di ogni individuo e riesce ad afferrare ogni cosa sia essa a noi percepibile o impercepibile .
Differentemente dalla teoria ontologica, la teoria cosmologica per provare l’esistenza di Dio è inerente alla struttura dell’universo. Di conseguenza essa si basa sull’osservazione del mondo e su un’analisi “a posteriori”. La teoria cosmologica parte da due affermazioni e queste sono le seguenti:
Se vi è un’unità per tutte le cose e chiamiamo questa unità “universo”, allora si deve assumere che tale universo dipenda da qualcosa per la sua esistenza. Ciò da cui dipende, a sua volta, non può dipendere da qualcos’altro per la sua esistenza, poiché altrimenti sarebbe parte dell’universo. Il nome di questo “qualcos’altro” è “Dio”.
In accordo alla teoria cosmologica, una delle tesi più importanti che sono state presentate è la tesi del motore immobile. In accordo alla tesi del motore immobile ogni cosa che si muove o cambia viene mossa o cambiata da qualcosa altro. La fonte del movimento e del cambiamento, a sua volta, viene mossa o cambiata da qualcosa altro. Questa catena di motori e cambiatori non può però essere infinita, sarebbe impossibile. Ci deve essere di conseguenza un motore immobile che causa i movimenti e i cambiamenti di ogni cosa senza, a sua volta, essere mosso o cambiato. Tale motore immobile è Dio.
Questo concetto viene espresso nel Sacro Corano attraverso la seguente espressione:
“Dio! Non c’è altro dio che Lui, Colui che sempre vive, Colui che sempre sussiste” (al-Baqarah, 2:255)
La terza teoria che vogliamo presentare è la teoria teleologica. Essa è inerente all’ordine e allo scopo della creazione e di tutto ciò che ci circonda. Si tratta dell’argomento teistico più popolare a causa della sua semplicità seppur spesso sofisticata. Similmente alla teoria cosmologica, anch’essa è una teoria “a posteriori” e che quindi si basa sull’esperienza e sull’osservazione del mondo. E’ possibile notare che nel mondo vi è un ordine e uno scopo, è possibile, di conseguenza, assumere l’idea di un Creatore che abbia portato a termine l’ordine e messo ogni cosa al suo posto. Il Sacro Corano dice:
“Mostreremo loro i Nostri segni negli orizzonti e nello loro anime finché non sia chiaro che si tratta della Verità” (al-Shura, 42:42)
Infine citiamo la teoria religiosa basata esclusivamente sul Sacro Corano. In esso è scritto:
“Così mostrammo ad Ibrahim il regno dei cieli e dela terra affinché fosse tra coloro dotati di certezza. Quando calò la notte su di lui vide una stella e disse:- Questo è il mio Signore!-. Poi quando vide splendere la luna disse:- Questo è il mio Signore!-. E quando scomparve disse:- Se il mio Signore non mi avesse guidato sarei stato sicuramente tra i traviati-. Poi vide spuntare il sole e disse:- Questo è il mio Signore! Questo è Grande!-. E quando tramontò disse:- O gente! Invero mi dissocio da ciò che Gli avete associato. Invero volgo il mio volto verso di Lui in quanto puro monoteista e non faccio parte degli idolatri-” (al-An’am, 6:75-79)
Diamo adesso uno sguardo al contesto storico di questo Versetto. Il profeta Ibrahim (as) viveva nell’antica regione della Babilonia, nel sud dell’Iraq, tra il deserto Arabo, il Golfo Persico e il delta dell’Eufrate. La gente di quel tempo aveva una notevole conoscenza delle stelle e dei corpi celesti. Essa viveva in città urbane sviluppate e soofisticate ed era intensivamente coinvolta nel commercio e nella produzione di oggetti preziosi.
In quel tempo, la religione Babilonese era un misto di animismo, mistificazione della natura e idolatria. I due poteri che più venivano adorati erano il sole e la luna. Le genti usavano attribuire anche uno status elevato al vento il quale portava la pioggia ed aiutava la crescita dei campi. Altri dei venivano adorati per facilitare la fertilità del terreno.
Nonostante questo al profeta Ibrahim (as) venne rivelata la verità la quale andava oltre il mondo della superstizione e il mondo fisico ed egli vide così il mondo reale (malakut). Egli ruppe la tradizione dei suoi padri comprendendo la futilità nell’adorare idoli o cose distanti che luccicano e vengono riflesse nella terra. Le persone ignoranti assegnavano qualità divine a creazioni quali il sole e la luna non comprendendo così che esse sorgevano e scomparivano in accordo alle leggi designate da Dio.
I Versetti coranici ci dicono come Ibrahim (as) venne illuminato e di come raggiunse lo stadio della certezza. Esistono tre diversi livelli di certezza:
Al fine di raggiungere lo stadio di Haqq al-Yaqin vi devono essere determinate condizioni:
“Coloro i cui cuori si tranquilizzano al ricordo di Allah” (Ra’d, 13:28)
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