L’ESEMPIO PERFETTO:
Uno sguardo alla condotta morale del Profeta dell’Islam (settima parte)
Del pregare e chiedere aiuto a Iddio
La preghiera – che nelle tradizioni islamiche viene ricordata come “arma del credente” e “sostanza del culto” – è uno degli importanti fattori che permettono all’essere umano di superare le difficoltà e le disgrazie. La preghiera rinforza lo spirito e mantiene viva la speranza nei cuori. Attraverso la preghiera l’uomo può comunicare con il Creatore, e chiedendo aiuto a Lui può perfezionarsi. Il sommo Profeta (S), in ogni sua attività, chiedeva sempre aiuto al Signore Eccelso, pregandoLo e supplicandoLo con assoluta umiltà. Egli aveva un caratteristico modo di implorare Iddio: “Il Profeta (S) alzava sempre le mani quando implorava e supplicava Iddio, alla maniera del povero che chiede da mangiare” [1]
Citiamo di seguito alcuni esempi delle sublimi preghiere e suppliche del nobile Profeta dell’Islam (S).
- Quando il sommo Messaggero di Allah (S) sentiva l’adhan [chiamata alla Preghiera rituale], oltre a ripeterne le frasi, alla fine recitava la seguente supplica: “O Allah, o Signore di questo invito completo e questa preghiera elevata, dona a Muhammad le sue richieste il Giorno del Giudizio, e portalo al grado [che è il] mezzo [per il conseguimento] del Paradiso, e accetta la sua intercessione riguardo al suo popolo” [2]
- Nel cuore della notte, poggiava il viso sulla terra, e diceva: “O mio Dio, non abbandonarmi a me stesso nemmeno per un battere d’occhio” [3]
- Quando si presentava a mensa diceva: “O Allah, Tu sei puro ed immune da ogni colpa e peccato! Quanto è bello ciò attraverso il quale ci ha messo alla prova! O Allah, Tu sei puro ed immune da ogni colpa e peccato! Quanto è abbondante ciò che ci ha donato! O Allah, Tu sei puro ed immune da ogni colpa e peccato! Quanto è abbondante la salute che ci ha donato! O Allah, dona abbondante sostentamento a noi e ai credenti e ai musulmani poveri” [4]
- Prima di coricarsi, chiedeva aiuto a Iddio con queste parole: “Col nome di Allah muoio e vivo, ed è ad Allah il ritorno [di tutte le Sue creature]. O Allah, trasforma la mia paura in sicurezza e tranquillità, e copri i miei difetti, e restituisci Tu il deposito che mi hai affidato” [5]
- Quando vedeva la luna nuova, alzava le mani al cielo e diceva: “O Allah, fai in modo che questa luna nuova sia accompagnata da sicurezza, fede, salute e Islam, per noi” [6]
- All’inizio dell’anno nuovo, chiedeva aiuto a Iddio con queste parole: “O Allah, sei tu il Dio Eterno, e questo è l’anno nuovo. Ebbene, Ti chiedo, in esso, la protezione contro il male di Satana, la vittoria su quest’anima imperiosa al male, e di impegnarmi in ciò che mi avvicina a Te. O Generoso, o Tu che possiedi maestà e munificenza, o Sostegno di chi non possiede sostegno alcuno, o Riserva di chi non possiede riserva alcuna, o Protezione di chi non ha protezione alcuna, o Soccorso di chi non ha soccorso alcuno…” [7]
Del rispetto dei diritti altrui
Il nobile Profeta (S), somma manifestazione della giustizia divina, inviato dal Signore Eccelso per portare la giustizia all’umanità, era estremamente ligio nel rispettare i diritti altrui e nella custodia del bene pubblico. Questa fondamentale virtù si manifestava in ogni aspetto della sua vita privata e sociale. Citiamo di seguito alcuni esempi.
- Un uomo giudeo era in credito di alcuni dinàr verso il sommo Profeta (S). Un giorno venne a riscuotere la somma, e il Messaggero di Allah (S) gli disse che non era in grado di pagare il proprio debito, ma l’uomo non accettò. Il giudeo quindi disse: “Allora mi siedo qui”. L’uomo si sedette fino all’esecuzione delle preghiere del mezzogiorno, pomeriggio, tramonto, sera e mattino. I Compagni del Profeta (S) minacciarono l’uomo protestando contro questo suo modo di comportarsi con il Messaggero di Allah (S), il quale però li fermò e disse: “Iddio non mi ha inviato per fare ingiustizia a chi è protetto [dall’Islam] o a chiunque altro“. Al mattino, poco dopo il sorgere del sole, d’un tratto il giudeo disse: “Attesto che non altro v’è dio all’infuori di Allah, e attesto che Muhammad è suo servo ed inviato“. Donò allora metà dei suoi beni sulla via di Allah, e disse: “Volevo vedere se sono presenti in te gli attributi ricordati dalla Torah riguardo al Profeta della fine dei tempi: il luogo della sua nascita è la Mecca, il luogo della sua emigrazione è Medina, egli non è burbero, non alza la voce, e non ingiuria. Ho constatato che questi attributi sono presenti in te, perciò metà dei miei averi sono a tua disposizione” [8]
- Il Messaggero di Allah (S), in qualità di capo del governo islamico, aveva a carico la grande responsabilità di custodire il bene pubblico dei musulmani. La condotta del sommo Profeta (S) a tal riguardo è assai edificante.
Nel nono anno dell’egira, un uomo chiamato Ibn al-Laythiyyah fu inviato dal sommo Profeta (S) ad un gruppo di musulmani per riscuotere la zakat. Dopo aver riscosso la zakat, tornò dal nobile Messaggero di Allah (S) e disse: “Questa è la zakat, e questo è un regalo che mi hanno fatto”. Il Profeta (S), dopo aver sentito questa frase, salì sul pulpito e disse: “Io mando della gente per [eseguire] un lavoro che Iddio mi ha messo a capo di esso, ma uno viene e dice: ‘Questa è la zakat, e questo è un regalo che mi hanno fatto’. Perché non vi sedete a casa dei vostri genitori per vedere che nessuno vi porta un regalo. Giuro sul Dio nelle Cui mani è la mia vita, che nessuno prenderà nulla dalla zakat, se non che il Giorno del Giudizio dovrà accollarselo: se avrà preso cammelli, allora saranno cammelli, se avrà preso buoi e pecore, allora saranno buoi e pecore“. Poi disse due volte: “O Allah, io ho trasmesso il mio messaggio!” [9]
Il rispetto dei diritti altrui si manifestava anche nell’estrema onestà e fedeltà con la quale custodiva ciò che gli veniva affidato in custodia. Egli non tradì mai nessuno, né segretamente né pubblicamente, in nessuna faccenda, sia essa economica o meno. Egli era talmente onesto e fidato, che sin da giovane divenne noto col nome di “Muhammad al-Amin”; fu la gente della Mecca a dargli l’appellativo “al-Amin” (il Fidato); ovunque lo vedevano, lo indicavano, gli uni agli altri, e dicevano: ” È arrivato al-Amin”.
Del partecipare ai mali e ai dolori altrui
Il nobile Profeta (S) era una guida divina che apparteneva alla gente e viveva fra essa. Egli non si separò mai dal suo popolo, e non abbandonò mai i suoi Compagni e seguaci nella sofferenza e nel disagio per essere e vivere nell’agio e nel benessere. Affrontava piuttosto ogni difficoltà per primo, e partecipava sinceramente alle gioie e ai dolori altrui, e si sacrificava per alleviare le pene e i dolori della gente. Citiamo di seguito alcuni esempi.
- Il Principe dei Credenti Ali (pace su di lui) dice: “Eravamo assieme al Profeta (S) nello scavare il fossato. La nobile Fatima (pace su di lei) venne e portò un po’ di pane. Il Messaggero di Allah disse: ‘Che cos’è questo?’. Fatima (A) rispose: ‘Avevo cotto una forma di pane per Hasan e Husayn, e ne ho portato un po’ anche per voi‘. Il Profeta (S) disse: ‘Sono tre giorni che tuo padre non mangia cibo, e questo è il primo cibo che mangio [dopo tre giorni]'” [10]
- Le varie tribù arabe partirono per Medina per rovesciare il novello governo del Messaggero di Allah (S), il quale, venuto a conoscenza della loro decisione, radunò i suoi Compagni e si consultò con loro riguardo alla strategia di difesa da adottare contro il nemico. Su proposta di Salman, il Persiano, e con l’approvazione del sommo Profeta (S), si convenne di scavare un grande fossato intorno a Medina, per impedire al nemico di entrare in città. Il sommo Profeta (S) ad ogni venti o trenta passi aveva messo un gruppo di muhajirun o ansar per scavare il fossato. Egli stesso prese in mano un piccone e iniziò a scavare nella parte dove erano i muhajirun. Il Principe dei Credenti (A) portava fuori dal fossato la terra scavata. A un certo punto, il nobile Messaggero di Allah (S), dopo aver lavorato duramente, sudato e stanco, disse: “Non v’è altro riposo all’infuori del riposo dell’aldilà. O Allah, perdona gli ansar e i muhajirun”. Jabir Bin Abdullah dice: “Mentre scavavamo il fossato, arrivammo a un punto difficile da scavare. Dicemmo: “O Messaggero di Allah, siamo arrivati a un punto difficile, che cosa dobbiamo fare?”. Disse: “Versateci sopra un po’ d’acqua“. Poi, mentre aveva legato al ventre un sasso dalla fame, prese in mano il piccone, pronunciò tre volte il nome di Allah, diede un colpo e fece crollare quel masso come un tumulo di sabbia” [11]
- Erano gli ultimi giorni della nobile vita del santo Messaggero di Allah (S). Era a letto malato. Disse a Bilal di convocare la gente. Andò allora in moschea, salì sul pulpito e disse: “Compagni miei, che tipo di profeta sono stato per voi? Non mi sono forse impegnato nel jihad assieme a voi? Non mi ruppi forse un dente? Il mio viso non si sporcò di polvere? Il sangue non scorse dal mio viso fino ad impregnarmi la barba? Non mi legai forse un sasso al ventre dalla fame?“. I Compagni del santo Messaggero di Allah dissero: “Certo, o Messaggero di Allah, tu eri paziente, e nelle prove divine [ci] interdicevi dal commettere cattive azioni. Che Iddio ti dia la migliore delle ricompense”. Il sommo Profeta (S) disse: “Che Iddio conceda anche a voi buona ricompensa” [12]
NOTE
1] Sunan-un-Nabiyy, pag. 315.
2] Da’ayim-ul’Islam, vol. 1, pag. 146.
3] Bihar-ul’Anwar, vol. 16, pag. 218.
4] Sunan-un-Nabiyy, pag. 323.
5] Sunan-un-Nabiyy, pag. 322.
6] Amaali, vol. 2, pag. 109.
7] Sunan-un-Nabiyy, pag. 339.
8] Hayāt-ul-Qulūb, vol. 2, pag. 117.
9] Nasikh al-Tawarikh, vol. 2, pag. 159.
10] Hayāt-ul-Qulūb, vol. 2, pag. 119.
11] Bihar-ul’Anwar, vol. 20, pag. 198.
12] Bihar-ul’Anwar, vol. 2, pag. 508.
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