L’ermeneutica del Sacro Corano
Alcuni sapienti del passato hanno utilizzato i termini “tafsir” e “ta’wil” in riferimento al medesimo significato, comunque ben presto il termine “tafsir” venne utilizzato in riferimento alla spiegazione delle parole e dei concetti presenti nel Sacro Corano mentre il termine “ta’wil” venne usato primariamente per la spiegazione dei significati ambigui in esso racchiusi. Inoltre per “tafsir” venne intesa quella scienza atta a comprendere il testo sacro mentre per “ta’wil” venne intesa quella scienza atta all’acquisizione delle nozioni più profonde inerenti ai Versetti coranici stessi.
Il termine “ta’wil” deriva dalla radice “awwala” che significa “ritornare alle origini”. Di conseguenza il “ta’wil” è una scienza attraverso la quale si è in grado di stabilire il significato piu remoto dei contenuti del Sacro Corano ossia la sua realtà pura e piena realizzazione concettuale.
A volte un dubbio può essere causato dalle parole stesse, laddove l’ascoltatore o il lettore dubita sulle possibilità del significato inteso, ad esempio come nel caso dei Versetti ambigui (mutashabihat) contenuti nel Sacro Corano. Altre volte un dubbio può essere causato da un’azione, ad esempio come quando il profeta Musa (as) non riuscì a mantenere il silenzio a causa delle azioni del suo compagno, come citato nella sura al-Kahf.
Ogni Versetto, sia esso chiaro (muhkam) o ambiguo (mutashabih), possiede una propria ermeneutica. Nel caso di un Versetto chiaro, si può trattare del principio che vi è dietro all’ordine, come il fondamento della preghiera rituale nell’Islam, mentre nel caso di un Versetto ambiguo potrebbe trattarsi della realtà finale dell’Aldilà, come ad esempio la misericordia d’Iddio. Alcuni hanno ritenuto che il ta’wil, o l’ermeneutica, dei Versetti ambigui implicherebbe necessariamente un significato più profondo ed esoterico del significato apparente1.
Ciò è in accordo con la seguente tradizione del nobile Profeta (S): “Non esiste Versetto nel Corano che non abbia un significato apparente e uno nascosto”. L’Imam al-Baqir (as) ha commentato queste parole nel seguente modo: “Il suo significato apparente è ciò che è stato rivelato [tanzil] e il suo significato nascosto è la sua ermeneutica [ta’wil]. Alcune verità inerenti all’interpretazione originale sono [già] avvenute, altre dovranno accadere”2.
Altri sapienti hanno invece ritenuto che per ermeneutica s’intenda “far giungere l’argomento alla sua interpretazione finale”3.
Il termine “ta’wil” compare diciassette volte nel Sacro Corano con tre significati differenti:
Un argomento soggetto ad alcune controversie è senza dubbio quello inerente all’interpretazione del Versetto seguente:
“Egli è Colui che ti ha rivelato il Libro: alcuni dei suoi Versetti sono chiari, e sono la Madre del Libro, mentre altri sono ambigui. Coloro che hanno una malattia nei propri cuori seguono ciò che è ambiguo cercando la corruzione e la sua interpretazione originale mentre nessuno conosce la sua interpretazione originale all’infuori d’Iddio e coloro che sono radicati nella conoscenza dicono:- Crediamo in esso, tutto ciò proviene dal nostro Signore, ma nessuno se ne rammenta all’infuori di coloro dotati di intelletto-” (Sura Ali ‘Imran, 3:7).
Esistono tre opinioni differenti inerenti al modo di lettura del Versetto citato. Un gruppo di sapienti ha ritenuto che dopo l’espressione “all’infuori d’Iddio” vi sia una pausa da dover esser rispettata e quindi leggono il Versetto nel seguente modo: “Nessuno conosce la sua interpretazione originale all’infuori d’Iddio”.
Un altro gruppo di sapienti ha ritenuto che l’espressione in questione continui includendo anche “coloro che sono radicati nella conoscenza” e quindi leggono il Versetto nel seguente modo: “Nessuno conosce la sua interpretazione originale all’infuori d’Iddio e coloro che sono radicati nella conoscenza”. In accordo a questo tipo di lettura “coloro che sono radicati nella conoscenza” conoscono l’interpretazione dei Versetti ambigui del Sacro Corano.
E’ stato riportato da molte tradizioni che Ibn ‘Abbas fosse esperto nell’interpretazione del Sacro Corano. Una volta uno dei suoi studenti gli disse: “Nessuno conosce l’interpretazione del Corano all’infuori d’Iddio”. Ibn ‘Abbas rispose: “E coloro che sono radicati nella conoscenza ed io sono tra coloro radicati nella conoscenza”7.
Infine ‘Allamah Tabataba’i spiega che tale Versetto limita la conoscenza dell’ermeneutica del Sacro Corano a Iddio, comunque ciò non significa che nessuno è in grado di conoscerla. Infatti, essa può essere conosciuta attraverso la conoscenza concessa da Iddio stesso e ciò può essere provato anche dopo aver analizzato i due Versetti seguenti:
“Dì:- Nessuno nei cieli e nella terra conosce l’Invisibile all’infuori d’Iddio-” (Sura an-Naml, 27:65).
“Il Conoscitore dell’Invisibile! Egli non svela a nessuno [nozioni inerenti] all’Invisibile all’infuori di un Messaggero di cui si compiace”(Sura al- Jinn, 72:26-27).
Come possiamo notare, nonostante la restrizione del primo Versetto citato, Iddio conferisce la Sua conoscenza ad alcune persone prescelte.
1 Hadi Ma’rifat, “Tafsir wa Mufassiran”, vol. 1, p. 23.
2 Basa’ir al-Darajat, p. 196.
3 Tabarsi, “Majma’ al-Bayan”.
4 3:7 (due volte), 18:78, 18:82.
5 12:6, 12:21, 12:36, 12:37, 12:44, 12:45, ecc…
6 4:59, 7:53 (due volte), 10:39, 17:35.
7 Ibn Abi al-Hadid, Sharh Nahj al-Balaghah, vol. 6, p. 404.
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