Le ramificazioni della Shi’a e la scuola Zaidita*
Allamah Tabataba’i
Ogni religione possiede una serie di questioni, più o meno numerose, che ne costituiscono i principi fondamentali, insieme con altre d’importanza secondaria. Tra i seguaci di una religione la diversità nell’interpretazione della qualità dei princìpi fondamentali e il modo in cui essi sono realizzati, pur nella conservazione della comunanza religiosa, dà luogo alla differenziazione in scuole.
La diversificazione in scuole esiste in tutte le religioni, in particolare nelle quattro religioni rivelate – l’ebraica, la cristiana, la zoroastriana e l’islamica – e anche all’interno dei loro singoli riti. La confessione religiosa sciita, all’epoca dei primi tre Imam della Famiglia del Profeta – ossia il Principe dei Credenti ‘Ali e i suoi figli Hasan e Husayn – non subì alcuna diversificazione interna. Ma dopo il martirio del terzo Imam, la maggioranza ritenne legittimo successore il quarto Imam ‘Ali ibn al-Husayn as-Sajjad (as), mentre una minoranza, poi nota come kisaniyya, riconobbe come quarto Imam il terzo figlio di ‘Ali, Muhammad ibn Hanafiya. In seguito, questa minoranza si convinse che il quarto Imam fosse entrato in occultazione nella montagna di Razwa e che sarebbe tornato alla fine dei tempi.
Dopo la morte dell’Imam Sajjad (as), la maggioranza degli sciiti accolse la guida di suo figlio, l’Imam Muhammad al-Baqir (as), mentre una minoranza propense per un altro figlio, il martire Zayd, per questo i suoi appartenenti presero il nome di Zaiditi.
Dopo la morte dell’Imam al-Baqir (as), la maggioranza sciita che lo seguiva riconobbe la guida di suo figlio, l’Imam Jafar as-Sadiq (as), e dopo la morte di quest’ultimo accolsero come successore il di lui figlio Musa al-Kadhim (as), riconoscendolo quale settimo Imam. Una minoranza, al contrario, accolse come settimo Imam un altro figlio di Jafar as-Sadiq, Ismail – che era morto quando il padre era ancora in vita – e in tal modo si separò dalla maggioranza sciita e i suoi appartenenti presero il nome di Ismaeliti. Altri accolsero come guida un altro figlio di Jafar as-Sadiq, ‘Abdullah ‘Aftah, altri ancora il figlio Muhammad. Alcuni ritennero che Jafar as-Sadiq fosse l’ultimo Imam.
Dopo la morte dell’Imam Musa al-Kadhim (as) la maggioranza sciita accolse quale ottavo successore alla guida della comunità l’Imam ar-Rida (as), mentre una minoranza si fermò al settimo Imam prendendo il nome di waqifiya.
In seguito, tra l’ottavo e il dodicesimo Imam, ritenuto dalla maggioranza sciita il ‘Mahdi atteso’ (a) alla fine dei tempi, non vi furono ramificazioni e scissioni degne di nota. Gli eventi di carattere scismatico non ebbero seguito poiché durarono poco, come nel caso di Jafar, figlio del decimo Imam (as), che dopo la morte del fratello – riconosciuto come undicesimo Imam (as) – pretese di essere accolto come Imam al suo posto. Una piccola fazione gli prestò fede, ma in pochi giorni si disperse, ed egli stesso non diede seguito alle proprie pretese.
Benché esistano tra i dotti sciiti divergenze su particolari questioni scientifiche, dottrinali e giuridiche, esse non devono considerarsi scuole religiose distinte. Tali fazioni, che si separarono dalla maggioranza sciita contrapponendosi a essa, si estinsero tutte in breve tempo, fatta eccezione per le minoranze zaidita e ismaelita rimaste salde e tutt’oggi attive in Yemen, in India, in Libano e in altri paesi.
Gli zaiditi sono i seguaci del martire Zayd, figlio dell’Imam Sajjad (as). Nell’anno 121 dell’Egira Zayd insorse contro il califfo omayyade Hisham ibn ‘Abdu’l-Malik, conquistò il giuramento di fedeltà di una fazione e rimase ucciso nel corso della battaglia che scoppiò contro l’esercito del califfo nei pressi di Kufa.
Zayd è considerato dai suoi seguaci il quinto Imam della Famiglia del Profeta (as). Gli succedette il figlio Yahya, ucciso in seguito a una rivolta contro il califfo omayyade Walid ibn Yazid. Dopo di lui furono prescelti quali Imam, Muhammad ibn ‘Abdullah e Ibrahim ibn ‘Abdullah, uccisi in un’insurrezione contro il califfo abbaside Mansur Dawaniqi.
In seguito, la situazione per gli zaiditi fu piuttosto instabile fin quando Naser Utrush, discendente del fratello di Zayd, perseguitato dal governante locale fuggì dal Khorasan verso il Mazandaran, i cui abitanti non avevano ancora accolto l’Islam e dopo tredici anni di predicazione ne convertì moltissimi facendo loro abbracciare il credo zaidita. Poi, con il loro aiuto conquistò la regione del Tabaristan, proclamandosi infine Imam. Per un certo periodo, in quella regione, i suoi discendenti gli succedettero nella qualità di Imam.
Gli zaiditi ritengono che ogni discendente di Fatima (as), figlia del Profeta (S), che insorga a difesa del Vero, purché sia conoscitore delle scienze religiose, credente devoto, coraggioso e magnanimo, possa considerarsi legittimamente Imam. Essi, in particolare lo stesso Zayd, annoverarono tra i propri Imam anche i primi due califfi Abu Bakr e Umar; non trascorse molto, però, che alcuni cancellarono il nome dei primi due califfi dalla catena degli Imam, facendola iniziare con ‘Ali.
Nei fondamenti dottrinali dell’Islam gli zaiditi sono vicini al pensiero mutazilita, mentre nei precetti secondari seguono la scuola di Abu Hanifa, fondatore di una delle quattro scuole giuridiche sunnite. Esistono, inoltre, trascurabili differenze in merito ad altre questioni.
Differenze fra Shia Duodecimana, Zaiditi e Ismailiti
La maggioranza degli sciiti – da cui si sono separate le minoranze elencate più sopra – è denominata Shi’a imamita o duodecimana. Come abbiamo visto, la Shi’a sorse come forma di critica e di protesta a due questioni fondamentali dell’Islam, senza però che ciò comportasse la minima disputa nei confronti del rito diffuso tra i musulmani all’epoca del Profeta (S) e conforme ai suoi insegnamenti. Le due questioni erano il governo islamico e il rango di fonte e autorità della scienza, riconosciute quale diritto esclusivo dei soli appartenenti alla Famiglia del Profeta (as).
Gli sciiti ritengono che il califfato islamico – di cui la guida interiore (welayat-e bateni) e la guida spirituale (pishva’i-ye ma’nawi) sono necessariamente inscindibili – appartenesse ad ‘Ali (as) e alla sua discendenza per esplicita dichiarazione del Profeta (S) e che gli Imam della Famiglia del Profeta (as) fossero in numero di dodici. Inoltre, ritengono che i precetti esteriori del Corano, ossia le regole e le norme della Legge divina, comprendano anche la perfetta vita spirituale e godano di validità e originalità, essendo irrevocabili fino al Giorno del giudizio. Infine, tali norme e precetti dovevano essere appresi per il tramite della Famiglia del Profeta (as).
Ne deriva che la principale differenza tra gli sciiti duodecimani e gli zaiditi risiede nella tendenza di questi ultimi a non riconoscere l’Imamato quale prerogativa esclusiva della Famiglia del Profeta (as), e nel non limitare a dodici il numero degli Imam; inoltre, nell’ambito del diritto, essi non seguono la giurisprudenza della Famiglia del Profeta (as), come fa invece la Shi’a duodecimana. La differenza principale tra sciiti duodecimani e ismailiti consiste nel fatto che questi ultimi ritengono che l’Imamato si ripeta in cicli di sette e che la profezia non sia terminata con il Profeta Muhammad (S); inoltre, reputano ammissibili cambiamenti e alterazioni dei precetti religiosi o, come sostengono i batiniti, l’inadempienza al principio del dovere. Al contrario quindi degli sciiti duodecimani che ritengono invece il Profeta Muhammad (S) il Sigillo dei Profeti riconoscendogli dodici successori designati; considerano valida e non abrogabile l’esteriorità della Legge divina e sostengono che il Corano possiede un senso esteriore manifesto e uno interiore occulto.
*Tratto da: ‘Allamah Tabataba’i “La Shi’ah nell’Islam”, Edizioni Semar, 2002
A cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte