L’approccio ontologico dell’Ayatullah Javadi ‘Amoli

L’APPROCCIO ONTOLOGICO DELL’AYATULLAH JAVADI ‘AMOLI

 




Uno degli eruditi più eminenti dell’Iran contemporaneo è senza dubbio l’Ayatullah Javadi ‘Amoli. Questi iniziò i suoi studi tradizionali alla hawzah nella sua città natale, ‘Amul. Finito il ciclo dei muqaddimat si trasferì a Tehran per studiare giurisprudenza (fiqh), teologia (‘ilm al-kalam) e letteratura (‘ulum al-adabi). Tra i suoi insegnanti di questo periodo bisogna citare il grande esegeta coranico Mirza Mahdi Muhiy al-Din Ilahi-Qumsha’i e Husayn Fadhil Tuni, che lo iniziò alle discipline gnostiche. In seguito studiò giurisprudenza a Qum sotto il grande Ayatullah Muhammad Husayn Burujardi e l’Imam Ruhullah Khomeyni, e filosofia sotto ‘Allamah Muhammad Husayn Tabataba’i.


Secondo l’Ayatullah Javadi ‘Amoli le scienze epistemologiche non devono mai essere studiate separatamente da quelle ontologiche. Egli afferma infatti che la metafisica e la “filosofia dell’essere” sono il primo elemento da prendere in considerazione nell’ermeneutica islamica, poiché l’uomo stesso è possessore della natura primordiale divina (fitrah ilahiyyah) e dello spirito (ruh).


Dato che la cosmologia tradizionale islamica è superiore alle filosofie moderne e contemporanee, i principi della filosofia islamica (o, più correttamente, della teosofia) rappresentano il fondamento della teologia dell’Ayatullah Javadi ‘Amoli. Di conseguenza, la vera conoscenza, nel suo senso reale, non è costituita dalla giurisprudenza, dalla filologia, dalla grammatica o medicina ma dalla teosofia, mentre la scienza altro non è che l’“abito esteriore” del Corano.


Facendo riferimento alla nota tradizione profetica che dice “Io sono la città della conoscenza e ‘Ali ne è la porta”, l’Ayatullah Javadi ‘Amoli asserisce che la conoscenza reale è quella esoterica racchiusa negli insegnamenti dell’Inviato d’Iddio (S) e degli Imam (as). La scienza invece è quel tipo di conoscenza oggettiva dell’ordine cosmico e naturale.


Per l’Ayatullah Javadi ‘Amoli parlare di spiritualità significa identificare le fonti della conoscenza, poiché la verità divina e quella filosofica non sono interdipendenti l’una dall’altra ma costituiscono la medesima realtà. La religione è quindi “ontologia divina”, la quale guida l’intelletto umano alla comprensione dei principi filosofici. Comunque, nonostante Iddio possa essere conosciuto anche attraverso la ragione discorsiva, Egli si manifesta direttamente soltanto attraverso Sé stesso. A tal riguardo identifica l’Amore come il fondamento necessario di ogni comprensione e afferma:


Il metodo più eccellente per avvicinarsi ai contenuti della parola divina è quello basato sull’Amore. E’ l’attaccamento al mondo che impedisce la fioritura di questo Amore. I livelli di comprensione della rivelazione divina si manifestano nella stessa misura dell’Amore per Iddio e in base al numero dei veli [tra noi e Iddio].[1]


L’Ayatullah Javadi ‘Amoli non è contrario all’utilizzo della ragione in sé ma soltanto al suo utilizzo secolare e laico. Egli ritiene che la scienza speculativa moderna costituisca una affronto diretto alla visione islamica, la quale afferma una conoscenza basata non soltanto sulla ragione ma anche sulla Rivelazione e l’intuizione gnostica. Quindi l’utilizzo dell’intelletto e la ricerca della verità devono essere utilizzati in quanto “capacità divina”. La conoscenza che non tiene in considerazione la realtà divina non potrà mai concepire la natura intrinseca dei vari fenomeni poiché nega la concezione dell’universo in quanto realtà cosmologica.


Trattandosi di un “dono divino”, l’intelletto deve essere condizionato dalla Rivelazione, la quale lo purifica e perfeziona fino a giungere a uno stadio in cui non vi sia nessuna differenza tra fede e scienza. Nonostante la ragione sia spesso presentata in contrapposizione alla “tradizione” (naql), la vera scienza è quella che tiene in considerazione la purificazione del cuore.


Proprio come Iddio rivela il Suo messaggio attraverso la comunicazione degli Infallibili, Egli mostra il Suo comando attraverso dimostrazioni intelligibili, poiché entrambi [la comunicazione degli Infallibili e le dimostrazioni intelligibili] esplorano la guida divina, sebbene la Rivelazione sia superiore all’intelletto[2]


Adottando la gerarchia tradizionale della conoscenza, l’Ayatullah Javadi ‘Amoli ritiene che la conoscenza scientifica sia esclusivamente quella subordinata a un ordine divino[3] e di conseguenza la scienza è inclusiva di gradi e livelli esistenziali. A questo punto ecco che i metodi intuitivi e razionali, a differenza di quelli empirici, riescono a comprendere la natura intrinseca delle cose:


La conoscenza empirica viene ottenuta attraverso i sensi e attraverso esperimenti e induzioni. Essa è connessa al mondo naturale e, al pari della natura, cambia ed è in costante mutamento. La conoscenza razionale è una particolare facoltà concettuale relazionata alle realtà costanti libere dai cambiamenti e movimenti di vario genere presenti nella natura. Essa è significativamente superiore alle scienze empiriche[4]


Dopo aver differenziato l’intelletto da varie forme di illusione[5], è evidente l’identificazione delle scienze islamiche nella religione stessa e non nei suoi corollari. Anche scienze quali la giurisprudenza e l’etica sono intimamente connesse alla spiritualità e alle questioni teologiche. Per esempio Iddio ha creato l’intelletto affinché la legge venisse “resa divina”[6]. Non a caso l’Ayatullah Javadi ‘Amoli afferma che le fonti primarie utilizzate in giurisprudenza sono le medesime utilizzate in teosofia, teologia, eccetera. In tutti i casi la logica, quando non viene corrotta dalle passioni inferiori, tende al raggiungimento del “trascendente”:


“La scienza fa parte delle perfezioni dell’essere ed è necessaria per ogni viaggiatore spirituale. Comunque, non appena si giunge all’unità spirituale, ogni scienza scompare nella conoscenza infinita della verità, la quale non accetta dividendi con sé stessa”[7]


In definitiva l’essere umano è una creature teomorfica potenzialmente in grado di costituire una teofania (tajalli) dei Nomi divini. Infatti Iddio ha spiegato la natura dei Nomi divini all’uomo e non agli angeli,[8] e per questo egli possiede un potenziale più elevato di quest’ultimi. Quindi la realtà che viene incorporata nella forma di creazione divina richiama l’attenzione al raggiungimento del pieno potenziale umano.


Secondo l’Ayatullah Javadi ‘Amoli la modernità occidentale è intimamente connessa alla storia e la sua filosofia relaziona l’epistemologia moderna alla forma occidentale del materialismo filosofico, rifiutando quindi il carattere sacro dei principi e delle branche della religione. Dato che l’epistemologia moderna non concerne la realtà di un ordine nel suo senso spirituale, l’unica sua legittimità è quella di fornire le nozioni “a priori” ma mai di giudicarle. L’Ayatullah Javadi ‘Amoli aggiunge che soltanto gli eruditi competenti possano decifrare la natura dell’epistemologia religiosa, poiché i giudizi degli scienziati e dei filosofi moderni non sono nient’altro che un “gioco” (bazi-giri) per menti moderniste[9].


L’Ayatullah Javadi ‘Amoli ritiene che la causa principale della rovina del pensiero religioso ebraico e cristiano sia dovuta all’illuminismo, quando l’ontologia “divorziò” dalla religione e i metodi di dimostrazione degli eruditi vennero rimpiazzati da quella scienza che rifiutava la religione considerandola materia “non verificabile”.


Il fondamento e la base di ogni discussione reale, nonché fonte primaria della conoscenza, è il Corano. Non a caso l’Ayatullah Javadi ‘Amoli lo denomina spesso “Libro della Vita” e afferma che esso contiene le risposte a tutti i problemi inerenti l’esistenza umana, ivi inclusi quelli discussi nelle scienze umane e naturali:


“Il Corano è la prima fonte delle scienze umane e di quelle naturali. Esso è il fondamento delle questioni filosofiche e degli argomenti teologici nonché dei temi inerenti alla creazione, alla resurrezione e a quello che vi è fra essi”[10]


Il ruolo centrale del Corano viene giustificato dal fatto che la Rivelazione riguarda proprio gli obiettivi della creazione e abbraccia tutte le singole cose presenti nell’esistenza. Ciò a differenza della scienza moderna, che esamina meramente la struttura interna e limitata delle cose. Le scienze religiose riguardano una conoscenza protetta da ogni sorta di alterazione e adattamento e per questo sono immuni dai pericoli dell’era contemporanea[11].


L’Ayatullah Javadi ‘Amoli conferma la divisione aristotelica della filosofia in teoretica e pratica, ponendo l’enfasi su di un criterio ontologico in accordo al quale la filosofia teoretica sarebbe assoluta (mutlaq) e quella pratica determinata (muta’ayin). Comunque, a differenza di Aristotele e dei filosofi peripatetici, fa uso della distinzione fornita da Mullah Sadra, la quale classifica la teosofia teorica tra le scienze universali (‘ulum kulli) e quella pratica tra le scienze particolari (‘ulum juz’i). È attraverso questa metodologia che giunge infine ad accettare l’epistemologia della conoscenza presenziale (‘ilm al-hudhuri). In questo modo la descrizione coranica della fede, che è sinonimo di certezza, viene scoperta nella sua forma più pura.


Quindi la conoscenza presenziale è una componente essenziale per comprensione della realtà, la quale non può essere sacrificata in nome di presunti intellettualismi. A tal riguardo la teoria della “contrazione ed espansione” di A. Surush è una contraddizione in termini poiché parte da un’ipotesi che vede la religione, la Legge rivelata e Iddio stesso materializzati in una miscela di verità e falsità:


“Non si può argomentare che la religione sia qualcosa di costante e assoluto mentre la comprensione umana si trova in possibilità di sviluppo e cambiamento periodico, poiché  l’asserzione stessa che la religione sia costante e assoluta fa parte della comprensione umana”.[12]


La filosofia neo-kantiana di Surush e la sua affermazione sulla contingenza della conoscenza umana in base alla costituzione della mente non fa altro che relativizzare la verità in tutte le sue forme. L’Ayatullah Javadi ‘Amoli invece ritiene che “la religione è identica al testo rivelato” e “il sacro carattere della religione spirituale è un aspetto integrale della conoscenza religiosa in armonia con la nozione dell’unità tra il conoscitore e ciò che è conosciuto”. Il carattere costante delle scienze religiose si basa su di un criterio esoterico-filosofico e sull’esistenza del “mondo invisibile” (‘alam al-ghayb).


L’epistemologia dell’Ayatullah Javadi ‘Amoli si basa sull’inevitabile relazione che essa possiede con l’ontologia ove “la conoscenza che corrisponde alla realtà è costante e assoluta[13]. E’ certamente vero che i giuristi sono continuamente a contatto con nuovi soggetti e casi legali, ma ciò non intacca la scienza della giurisprudenza di per sé:


“I livelli e i gradi della scienza sono sempre costanti e non subiscono alterazione alcuna. Ciò che viene alterato ed acquista espansione non è altro che il sapiente stesso. Egli progredisce all’orizzonte [delle sue scoperte] in quanto essere corporeo della manifestazione divina. L’espansione e lo sviluppo della scienza sono relativi alle verità costanti presenti nel mondo invisibile e quindi costituiscono l’espansione e lo sviluppo dell’anima mondana stessa”.[14]


Per quanto concerne le differenze di opinione che si possono riscontrare tra i vari giuristi e sapienti, l’Ayatullah Javadi ‘Amoli asserisce che tali differenze riguardano i dettagli (juz’iyyat) della legge islamica e non la sua metodologia (usul), che è costante. Le norme legali comprendono dunque una pluralità di opinioni ma nell’essenza non sono discordi dato che “è l’ermeneutica a essere sacra e santificata” e “tutti i giuristi concordano sulla validità dei principi costanti[15].



[1]Shari’at dar a’inah-iy ma’rifat”, p. 157.

[2]Shari’at dar a’inah-iy ma’rifat”, p. 211.

[3]Wilayat dar Qur’an”, p. 12.

[4]Shari’at dar a’inah-iy ma’rifat”, p. 188.

[5]Falsafah, akhlaq,’irfan-e-nazari wa ‘irfan-e-‘amali”, vol. 30, p. 4.

[6]Rabitah-iy falsafah wa ‘irfan ba tafsi wa ta’wil-e-Qur’an”, p. 6.

[7]Wilayat dar Qur’an”, p. 26.

[8] Sura al-Baqarah:31.

[9]Shari’at dar a’inah-iy ma’rifat”, pp. 341 – 256 – 262.

[10]Rabitah-iy falsafah wa ‘irfan ba tafsi wa ta’wil-e-Qur’an”, p. 6.

[11]Shari’at dar a’inah-iy ma’rifat”, p. 188.

[12]Shari’at dar a’inah-iy ma’rifat”, p. 69.

[13]Shari’at dar a’inah-iy ma’rifat”, p. 72.

[14]Shari’at dar a’inah-iy ma’rifat”, p. 162.

[15] Intervista rilasciata dall’Ayatullah il 14 novembre 1999.

Writer : shervin | Comments Off on L’approccio ontologico dell’Ayatullah Javadi ‘Amoli Comments | Category : Il pensiero islamico

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