La Rivoluzione Islamica dell’Iran (prima parte)
Seyyed Ahmad Khomeyni
L’Imam Khomeyni con suo figlio, Seyyed Ahmad
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Col Nome d’Iddio Clemente e Misericordioso
“In verità ti abbiamo dato al-kawthar” (1)
La cultura, la civiltà e gli elementi positivi nella vita sociale dell’essere umano sono indebitati più di ogni altra cosa con il sacrificio di quelle persone sagge che, con i loro nobili ideali, hanno invitato l’umanità verso l’equità, la giustizia e la libertà, verso la felicità e l’eternità e verso una Verità che è più grande del tangibile e dei fenomeni del mondo materiale. Queste persone possono essere divise in due gruppi: quelli che hanno semplicemente mostrato la via e custodito una scuola di pensiero attraverso una lotta culturale o stabilito un sistema dottrinale e una base filosofica; e coloro che, oltre ad aver iniziato movimenti e cambiamenti culturali, sono entrati personalmente nell’arena per mutare lo status quo e stabilire l’ordinamento desiderato. Questi ultimi sono pronti a sacrificare le proprie vite nella lotta per realizzare i loro obiettivi.
I grandi uomini che hanno dimostrato la verità della loro via e dei loro ideali nella pratica – e ovviamente sono costoro ad aver causato i più perpetui e profondi cambiamenti sociali – hanno creato la vera cultura e civiltà e hanno influenzato, in misura straordinaria, la vita personale e sociale dell’essere umano. Le scene più splendenti della storia umana sono state realizzate senza dubbio grazie alle loro battaglie. A capo di questa carovana di luce si trovano i grandi profeti e gli uomini divini. Il fenomeno della Rivoluzione Islamica e il Movimento dell’Imam Khomeyni possono essere compresi solo guardando il contesto di questo viaggio e da questa prospettiva. In realtà, se non ci fossero stati i movimenti dei profeti, e le altre sollevazioni che hanno avuto luogo per assicurare la continuazione del loro sentiero, la vita dell’essere umano sotto il governo degli autocrati e degli adoratori di passioni e l’egotismo degli esseri umani empi avrebbero potuto trovare altra rappresentazione che una palude fetida traboccante di oppressione e ingiustizia? Solo, l’Imam Khomeyni ha afferrato la torcia della guida della Nazione Islamica (Ummah), e nessuno avrebbe creduto che i suoi raggi luminosi avrebbero un giorno raggiunto gli angoli più sperduti del mondo e illuminare il sentiero dei mujahidin e combattenti nell’Est e nell’Ovest.
Uno dei tunnel utilizzati dai mujahidin di Hezbollah in Libano durante la guerra del 2006 contro Israele
Raccontare gli eventi storici passati delle nazioni e le rivoluzioni non è utile semplicemente perché chiarisce i fatti e blocca la strada alla distorsione, ma comprendere il passato è anche una necessità inevitabile per assicurare la continuazione del sentiero per le generazioni future. Dal tempo in cui il destino dell’Islam è caduto nelle mani di capi inadatti, e i nemici della religione di Dio hanno disperso la Nazione (Ummah) del Profeta dell’Unità con l’arma della discriminazione, e i vasti domini dell’Islam sono stati divisi e collocati nelle mani dei governi corrotti – fino al tempo in cui l’epoca presente ha testimoniato l’entusiasmo per la chiamata della Rivoluzione islamica – nei paesi islamici le rivoluzioni dei rinnovatori hanno continuato ad avere luogo. Comunque, ognuno di questi movimenti, per varie ragioni inclusa la mancanza di strutture e condizioni appropriate e in molti casi a causa dell’assenza di una guida purificata, decisa e forte, è stato fermato all’origine o nel mezzo del percorso, o il tradimento li ha obbligati a deviare il sentiero. Ovviamente, il risultato di queste continue lotte e nobili sollevazioni è stato tale che le parole d’ordine e gli ideali dell’Islam sono stati mantenuti in vita nonostante i terribili eventi che hanno avuto luogo nella vita della Nazione islamica nel corso della storia.
La genesi della rinascita scientifica in Europa (gran parte della quale è indebitata al trasferimento nella regione dell’esperienza, scienza e capacità dei musulmani, un fatto che gli storici occidentali hanno appena riconosciuto nei loro libri), seguita da un periodo di progresso industriale, invenzioni e successive scoperte, influenzò l’imposizione del potere politico dell’Occidente, come amara realtà, sul Terzo mondo e i paesi islamici e creato una distanza tra loro che è aumentata giorno dopo giorno a favore dell’Occidente. Espansionismo ed egemonia, due elementi ereditati nella cultura neo-colonialista dell’Occidente, insieme con il progressivo sviluppo, hanno portato o aumentato il dominio dell’Occidente su vaste aree del mondo islamico. Molti paesi islamici apparivano già tra le colonie europee, ma con il sorgere degli Stati Uniti come nuovo potere egemonico e aggressivo, i problemi del mondo islamico sono aumentati. Anche le due Guerre Mondiali hanno lasciato il loro segno, e preparato il terreno per la futura dominazione occidentale. I movimenti e personalità dipendenti dell’Occidente sono stati individuati tra gli elementi in possesso di deboli principi e che ricoprivano alte posizioni e potere nei paesi islamici, e a loro venivano, attraverso numerosi inganni, concesse le redini del potere.
Sotto simili circostanze, l’Islam – che era l’ultima e più completa delle religioni divine e il prodotto di tutte le lotte dei profeti, e che attraverso la devozione del Profeta Muhammad (S) e dei suoi Compagni aveva sia dai primi giorni della sua esistenza e in un breve spazio di tempo passato i confini degli imperi Sassanide e Bizantino – era ora stato disperso, abusato e alienato dalla vita sociale dei musulmani. Spogliato di tutti le sue proprietà donatrici di vita dalle potenze egemoniche, attraverso la propaganda dei nemici e la distorsione di quegli akhund dipendenti dai regimi corrotti, l’Islam era stato degradato entro i confini dell’adorazione e delle pratiche personali.
Il sorgere del comunismo, con i suoi slogan ingannevoli e apparentemente rivoluzionari, sollevò futili speranze, inizialmente nei cuori di molti europei e poi nei cuori degli asiatici e africani. Comunque ciò non solo non ebbe effetti positivi sulla situazione dolorosa delle società islamiche, ma causò anche l’apparizione di un altro potente blocco imperialistico. La lotta senza fine dei comunisti contro la religione, la formazione di partiti di sinistra dipendenti dal blocco comunista in molti paesi islamici, e in alcuni casi la formazione di Stati fantoccio comunisti, aprì un nuovo capitolo nella dolorosa e problematica storia dei musulmani.
La scoperta di enorme risorse di petrolio nella regione del Golfo Persico e in molte altre aree del mondo islamico divenne base e potente motivo per ulteriori intrusioni e una maggiore supremazia delle potenze dominanti mondiali, ancor prima di diventare un raggio di speranza per il miglioramento delle terribili condizioni del mondo islamico. Le nuove divisioni politiche e la polarizzazione del mondo in due sfere dopo la Seconda Guerra Mondiale ampliò l’assalto dell’Est e dell’Ovest contro le terre musulmane e aumentò il desiderio di avarizia per il dominio. Il fuoco delle battaglie locali divampò. La terra santa, la terra della prima qiblah dei musulmani, venne consegnata ai sionisti, e l’usurpatore governo di Israele venne collocato come un pugnale nel cuore dei paesi islamici. La relativa vigilanza dei musulmani e la loro collera per l’occupazione di Quds (Gerusalemme) venne duramente repressa nella sua ‘infanzia’, e l’idea dell’unità islamica contro i nuovi nemici venne dimenticata dai sentimenti nazionalisti e dagli slogan promossi dai nemici. Sebbene alcuni dei nazionalisti, come Jamal Abdul Nasser, lavorassero per il popolo ed ebbero successo nell’intraprendere alcuni passi positivi in certe fasi della storia, nel complesso, il movimento nazionalista era un mero strumento, propagato sia dal blocco orientale che da quello occidentale, per ostruire la realizzazione della vera unità islamica e controllare e limitare la rabbia dei musulmani derivante dalla loro situazione potenzialmente esplosiva in un’area specifica. Non solo il pan-arabismo, il pan-turchismo, il paniranismo e altre inclinazioni simili non agirono mai come una potente azione di leva contro l’aggressiva cultura occidentale, ma operavano sempre come uno strumento per aumentare le differenze interne e spostare l’attenzione dei musulmani dai nemici reali. In realtà il nazionalismo era uno strumento nelle mani di queste potenze che cercavano il dominio.
L’Iran aveva svolto il suo ruolo come una delle regioni più sensibili del mondo islamico durante i differenti periodi della storia islamica. Dai primi secoli dell’Islam è stato riconosciuto essere uno dei centri di difesa della sollevazione di Abi Abdullah [l’Imam Husayn (su di lui la pace)] contro gli Ommaiadi. Comunque, nei tempi recenti, la situazione non era migliore di quella degli altri paesi islamici. Nel periodo dei Qajar, e a causa del loro tradimento, importanti aree dell’Iran erano state cedute ad altri. Il movimento costituzionale che, guidato dagli ulamà e fuqaha dell’epoca, suscitò speranza nei cuori dei musulmani, venne soppresso. Sotto pressione dei governi, e a causa del tradimento dell’intellighenzia irreligiosa, la guida venne tolta dalle mani degli ulamà, il sentiero del movimento venne deviato e, di conseguenza, rafforzato il dominio dei regnanti corrotti.
L’importanza strategica dell’Iran; il suo accesso alle acque calde del Golfo Persico; la fertilità e ampiezza della sua terra; la varietà del clima; la popolazione del paese; la scoperta di ampie risorse petrolifere e di minerali nel sottosuolo e il confine comune dell’Iran con Tsarist Russia prima, e con l’Unione Sovietica poi, erano alcuni dei fattori che attirarono gli sguardi bramosi delle nuove potenze in questa regione. La profonda credenza e i sentimenti religiosi del popolo iraniano furono comunque sempre il principale ostacolo sul sentiero delle potenze egemoniche.
In accordo ai documenti storici e alle confessioni dei responsabili del regime Pahlavi, il colpo di Stato di Reza Khan del 21 Febbraio del 1921 (2 Esfand 1299 dell’Egira Solare) venne organizzato dagli inglesi. Il risultato fu il rafforzamento di una delle più dittatoriali forme di governo sul popolo dell’Iran. La politica pubblica dettata da Reza Khan era quella di imitare Ataturk nell’area del secolarismo e dell’occidentalizzazione. Il decreto che proibiva le cerimonie religiose e la rimozione forzata dello hijab delle donne [l’obbligo di rimozione del loro velo] vennero formalmente emessi e applicati e diventarono il simbolo dell’occidentalizzazione e della subordinazione del nuovo governo. Le rivolte dei credenti e degli ulamà a Mashhad e Esfahan e in altre regioni dell’Iran vennero duramente represse; le uccisioni avvenute nella moschea Gawhar Shad a Mashhad il 12 Luglio 1935 (21 Tir 1314 AES) servirono da esempio.
Contemporaneamente alla vittoria degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale – durante il corso della quale alcune regione settentrionali e meridionali dell’Iran erano occupate dalle potenze aggressive – si tenne a Teheran la famosa conferenza dei capi di Stato Alleati (Churchill, Stalin e Roosevelt). Le nuove politiche delle potenze egemoniche richiedevano un cambiamento nei metodi di governo e la familiarizzare dei regimi-fantoccio con sviluppi nel mondo. Allo stesso modo in cui gli Alleati avevano messo Reza Khan al trono, essi stessi ora lo rimuovevano e lo bandivano dall’Iran. Muhammad Reza Pahlavi che, secondo le confessioni del suo stretto consigliere (Generale Ferdust), era stato attentamente supervisionato, protetto e ammaestrato dal governo britannico sin dalla sua gioventù, venne messo al potere e un altro capitolo di dolore e tirannia si aggiungeva alla storia della nazione iraniana.
Fu in simili circostanze che le potenze egemoniche nella guerra promossero nel Terzo Mondo e nei paesi islamici – Iran incluso – un’ondata di xenomania per l’Occidente sotto il nome di “intellettualismo”, e per il blocco oriente sotto il nome della “rivoluzione”. Il fattore comune ad entrambi i movimenti era la forte opposizione alla religione e alle parole d’ordine e manifestazioni religiose. Sfortunatamente l’ampia campagna propagandistica dei nemici per separare la politica dalla religione e alienare le categorie religiose dalla politica ebbero un profondo successo nell’influenzare inconsciamente la prospettiva della popolazione e anche l’opinione di coloro che si trovavano negli stessi centri teologici. Il ruolo degli ulamà venne confinato alla conduzione delle formali cerimonie religiose e al tenere edificanti sermoni e lezioni mentre gli attacchi contro di loro da parte del governo si diffondevano e prevaleva un’atmosfera carica di pensieri politici e ideologici deviati. I sentimenti della vulnerabile gioventù venivano diretti verso idee di partiti devianti e politicamente succubi, come il partito Tudeh, o gente senza Dio come Kasravi.
L’Imam Khomeyni nacque il 24 Settembre 1902 (2 Mehr 1231 AES) in una famiglia di conoscenza (‘ilm), lotta (jihad) e migrazione (hijra). I suoi primi giorni vennero segnati dalla contesa tra il suo nobile padre e i khan e capi regionali che successivamente terminò con il martirio di suo padre. Gli anni dell’infanzia e della gioventù dell’Imam coincisero con un periodo di crisi politica e sociale in Iran. Il suo spirito sensibile, imbevuto dal desiderio di combattere l’oppressione e le condizioni esistenti a quel tempo lo motivarono, fin da quell’epoca, a familiarizzare con i problemi politici e le pene e problemi che affliggevano la sua nazione. Uomo di eccezionale capacità, l’Imam Khomeyni completò rapidamente i vari corsi di scienze islamiche che aveva intrapreso. In aggiunta alla giurisprudenza islamica [fiqh] e ai principi di giurisprudenza [usul], egli studiò ad alti livelli anche filosofia e gnosi [‘irfan] con i più grandi maestri di quel tempo. Dopo la migrazione dell’Ayatullah Ha’iri a Qom, e la successiva creazione lì di un centro di studi religiosi (Hawza Ilmiyah), anche l’Imam Khomeyni, con grande piacere, si trasferì e stabilì lì.
Come menzionato precedentemente, durante questo periodo un’ondata di ostilità verso l’Islam venne promossa nei paesi islamici dagli inglesi e dagli altri governi imperialisti. In Iran gli agenti del governo di Reza Khan, in collusione con i cosiddetti intellettuali irreligiosi, promuovevano le idee del Bahaismo e del Wahhabismo. In un’epoca in cui un’atmosfera di intensa paura prevaleva nell’istituzione religiosa, e la sua politica era quella del silenzio di fronte alle atrocità del governo, l’Imam Khomeyni, nella sua prima reazione, nel 1943 (1322 AES) (due anni dopo l’espulsione di Reza Khan) scrisse il libro “Kashf al-Asrar”. In questo libro l’Imam rifiutò le accuse dei nemici anti-religiosi e in numerosi passaggi attaccò apertamente il regno Pahlavi per i suoi crimini. Poco tempo dopo, in un tagliente proclama politico che iniziava con la Sura XXXIV versetto 46 del Corano: “Di’: “Ad una sola [cosa] vi esorto: sollevatevi per Dio”, egli esortava tutti gli ulamà dell’Islam e la nazione iraniana a sollevarsi contro la situazione attuale delle cose.
L’atmosfera di paura prevalente nella società, il torpore esistente nella Hawza e le dispute politiche che ebbero luogo furono ostacoli sul sentiero della realizzazione di ogni passo basilare. L’unica soluzione era ripristinare l’unità degli ulamà, risvegliare gli studenti religiosi e rafforzare la posizione dei centri teologici e degli ulamà come capi affidabili del popolo, una posizione che era stata fortemente danneggiata dalle politiche di Reza Khan. Dopo la morte dell’Ayatullah Ha’iri, l’Imam Khomeyni fu attivo nel promuovere la candidatura di Sua Eccellenza il Grande Ayatullah Burujerdi per la posizione di autorità religiosa suprema (Marja Taqlid).
La Seconda Guerra Mondiale preparò il terreno per il dominio USA nelle regioni sotto controllo europeo e il conseguente trasferimento del potere politico. In quel tempo i paesi europei erano immersi in problemi economici e crisi risultato della guerra ed erano impegnati nella ricostruzione delle vaste distruzioni. I capi statunitensi, che non erano stati influenzati direttamente dalla distruzione della guerra, imposero il loro sistema economico nel mondo e iniziarono ad espandere il loro dominio diabolico sugli altri paesi. Il governo britannico, che vedeva l’Iran come un paese dove tradizionalmente aveva sempre regnato, non ebbe altra scelta che lasciare il suo ruolo agli Stati Uniti. A quel tempo, due principali preoccupazioni, ovvero il dominio sulle regioni ricche di petrolio e l’acquisizione di basi geograficamente strategiche contro i russi, formarono il focus delle azioni politiche ed economiche degli Stati Uniti e da entrambi i punti di vista l’Iran era al centro dell’attenzione.
Nel frattempo, dopo le lotte dello scomparso Modarres, che finirono in un atto di tirannia con il suo martirio, i sapienti religiosi vennero estromessi dalla scena politica dell’Iran. Nel periodo che va dal referendum della Sedicesima Assemblea Consultiva Nazionale nel 1950 (1329 AES) al 1953 (1332 AES), si presentò un’opportunità per la ricomparsa degli ulamà sulla scena politica. I Fedayan-e Eslam uccisero il Primo Ministro del tempo, Generale Razmara, che si era duramente opposto al movimento per la nazionalizzazione del petrolio. L’assistenza e sostegno forniti dall’Ayatullah Kashani al gruppo di minoranza in Parlamento, sotto la guida del Dr. Muhammad Mosaddeq, portò all’approvazione della proposta di nazionalizzazione dell’industria petrolifera. Il 21 Luglio 1951 (30 Tir 1331 AES) dimostrazioni popolari portarono alle dimissioni di Qavam ul-Saltana e alla ri-designazione del Dr. Mosaddeq come Primo Ministro. Lo Shah venne obbligato a lasciare l’Iran, ma la guida degli ulamà non era desiderata dai membri del Fronte Nazionale. La loro opposizione portò Mosaddeq a schierarsi contro l’Ayatullah Kashani. Le differenze tra questi due capi del movimento e le azioni di tradimento, pubbliche e segrete, dei comunisti del Partito Tudeh, prepararono il terreno per l’applicazione del progetto statunitense. Di conseguenza, con il colpo di Stato del 19 Agosto 1953 (28 Mordad 1332 AES), il dittatore tornò in Iran.
Quello che emerge dalle comunicazioni e conversazioni avvenute a quel tempo tra l’Imam Khomeyni e l’Ayatullah Kashani, insieme ai discorsi e messaggi successivi dell’Imam, è che egli non era completamente soddisfatto degli obiettivi del movimento e, aspetto ancor più importante, con alcune delle personalità che lo componevano. Due anni dopo il colpo di Stato, i membri del gruppo Feda’yan-e Eslam vennero arrestati; Navab Safavi e i suoi compagni vennero condotti in una corte militare e uccisi all’alba del 17 Gennaio 1956 (27 Dey 1334 AES).
Il martire Seyyed Navvab Safavi recita l’Adhan (Appello alla Preghiera) pochi istanti prima di essere ucciso da agenti dello Shah
Con la designazione del Generale Zahidi, il fantoccio americano, come Primo Ministro, venne inaugurato una volta ancora un periodo di tradimento e saccheggio delle vaste risorse dell’Iran, questa volta con un’insistenza ancor maggiore. Soltanto nel periodo che va dal 1953 al 1963 (1332-1342 AES) l’ammontare petrolifero saccheggiato dalle compagnie europee ed americane era maggiore dell’ammontare del petrolio estratto saccheggiato complessivamente dai britannici nei precedenti cinquanta anni.
L’economia, l’agricoltura e la cultura iraniana erano sottoposte alle incursioni dirette degli americani e dell’Occidente, e in breve tempo l’Iran si trasformò in una base militare per preservare gli interessi statunitensi nella sensibile regione del Medio Oriente. La responsabilità nell’addestrare le forze armate e le posizioni chiave del paese erano nelle mani dei consiglieri militari americani. Gli accordi economici, militari e politici per la protezione degli interessi illegittimi degli Stati Uniti venivano ratificati uno dopo l’altro dal regime sorto dal colpo di Stato.
La riapparizione circoscritta del Fronte Nazionale e di pochi altri gruppi politici nell’arena politica durante gli anni 1960-1963 (1339-1342 AES) non fu costruttiva e portò in realtà alla frattura di questa organizzazione. L’ala religiosa del Fronte Nazionale si separò nel 1961 (1340 AES) e formò il Movimento di Liberazione dell’Iran.
Gli strateghi della Casa Bianca, per allontanare i disordini popolari e l’influenza comunista, decisero quindi di aggiungere delle riforme seducenti ai programmi dei loro governi-fantoccio. Pertanto in Iran, lo Shah, sotto pressione americana, diede la direzione politica al Dr. Ali Amini. Il nuovo clima politico concepito dagli Stati Uniti mirava a realizzare una serie di riforme superficiali, alla testa delle quali vi era il programma di riforma agraria.
La posizione della Hawza di Qom, che era stata rafforzata dagli sforzi del Grande Ayatullah Ha’iri, dalla potente presenza dell’Ayatullah Burujerdi e da personalità illuminate come l’Imam Khomeyni, venne vista come un ostacolo potenziale sul cammino delle riforme americane. Il regime iraniano, nella sua analisi della situazione dopo la morte dell’Ayatullah Burujerdi e le successive divisioni sorte sul candidato per la posizione di guida religiosa suprema, credeva che si fosse presentata un’opportunità per una rapida applicazione del programma di riforma. Lo Shah, in un viaggio negli Stati Uniti, ottenne l’approvazione della Casa Bianca per i suoi piani di cambiamento del governo e la designazione di Asadullah Alam come Primo Ministro. Nel gennaio del 1962 (Dey del 1340 AES), la proposta di riforma della terra venne approvata. In aggiunta al fondamentale sostegno fornito dagli USA, anche i media di Stato sovietici lodarono le azioni dello Shah.
Nell’Ottobre del 1962 (Mehr 1341 AES) venne approvata anche la proposta dei Consigli Provinciali e Distrettuali. Essenzialmente, il motivo dietro questa proposta era lo sradicamento dell’Islam. Con questa approvazione, le norme islamiche riguardanti gli elettori e candidati alle elezioni venivano rimosse, e il giuramento di fedeltà venne modificato da “giurare sul Sacro Corano” in “giurare sul Libro Sacro”. Il principale obiettivo del regime era quello di stabilire le condizioni e preparare il terreno per la preparazione della successiva e più importante fase della cosiddetta “Rivoluzione Bianca”.
L’Imam si oppose veementemente a questa proposta e invitò i Marja, i centri teologici e la popolazione a sollevarsi e protestare. A seguito degli ammonimenti dell’Imam al governo sotto forma di telegrammi al Primo Ministro e dei suoi discorsi e proclami, e del supporto ricevuto sia dai Marja che dalle dimostrazioni della popolazione a Qom, Teheran ed altre città, il governo di Alam informò i Marja di Qom che la proposta era stata annullata. L’Imam Khomeyni reagì con vigilanza e annunciò che il governo doveva annunciare l’annullamento della proposta in maniera ufficiale e pubblica. Il regime fu costretto ad accettare. Questa fu la prima vittoria politica della nazione iraniana sotto la guida dell’Imam Khomeyni dopo il colpo di Stato del 19 Agosto 1953 (28 Mordad 1331 AES). A seguito di questo evento, il regime dello Shah aumentò la diffusione della compagna propagandistica contro gli ulamà. Gli Stati Uniti continuarono nell’implementare la nuova politica. I principali pilastri della cosiddetta “Rivoluzione Bianca” vennero codificati e messi in atto a seguito del fraudolento referendum del 26 Gennaio 1963 (6 Bahman 1341 AES).
L’Imam Khomeyni, consapevole delle conseguenze di un’intensificazione del dominio americano e preoccupato della futura posizione dei centri teologici, decise di adottare una politica di resistenza e totale opposizione alle nuove politiche del regime dello Shah. Attraverso i suoi potenti messaggi e discorsi, in un periodo in cui la soppressione aveva gettato la sua ombra su ogni aspetto della vita iraniana ed era un’atmosfera di silenzio a prevalere, egli riaccese la fiamma dello zelo rivoluzionario nei cuori della popolazione. In uno dei suoi discorsi, tenuto il 20 Febbraio 1963 (1 Esfand 1341 AES) dopo il mendace referendum, l’Imam disse:
“Non abbiate paura di queste arrugginite e vecchie baionette. Queste baionette verranno presto spezzate. Il regime non si può opporre alla volontà di una grande nazione con le baionette, e presto o tardi verrà sconfitto.”
I giovani studenti delle scuole teologiche (talebeh) e i credenti si prepararono per sollevarsi sul sentiero dell’Imam. Il 22 Marzo 1963 (2 Farvardin 1342 AES), il giorno dell’anniversario del martirio dell’Imam Jafar as-Sadiq (su di lui la pace), in un atto precipitoso e barbarico il regime attaccò la Madrasa Feyzyeh a Qom. L’Imam, in un messaggio successivo a questo attacco, annunciò esplicitamente la sua inflessibile posizione:
“Ho preparato il mio cuore per le baionette dei vostri agenti; ma non sono pronto ad accettare la vostra arroganza e sottomettermi di fronte alla vostra tirannia. Se Dio vuole, spiegherò le norme di Dio in ogni occasione riterrò adatta e finché avrò una penna nella mia mano divulgherò le azioni contrarie agli interessi di questa nazione.”
In un altro messaggio in occasione del quarantesimo giorno trascorso da quel disastro, l’Imam spiegò il legame tra la Rivoluzione Islamica iraniana e gli interessi del mondo islamico:
“Annuncio ai capi delle nazioni islamiche, sia arabe che non arabe: gli ulamà dell’Islam, le guide religiose, la nazione iraniana, insieme a questo nobile esercito, sono i fratelli delle nazioni islamiche e condividono i loro interessi. Essi aborriscono e sono disgustati dal trattato con Israele, il nemico dell’Islam e dell’Iran. Lo affermo in modo chiaro. Se vogliono, lasciate che gli agenti di Israele vengano a mettere fine alla mia vita.”
La notizia della rivolta dell’Imam si diffuse lungo l’Iran, e l’atmosfera di Qom, di Teheran e molte altre città divenne tesa. Il pomeriggio di Ashura (3 Giugno 1963 d.C.-13 Khordad 1342 AES) arrivò. L’Imam Khomeyni, in un duro discorso, rivelò le relazioni segrete, l’amicizia e gli accordi esistenti tra lo Shah e Israele. La sera del 4 Giugno (14 Khordad), l’abitazione dell’Imam venne circondata dai commando. Il mattino successivo la Guida della rivolta venne arrestata e trasferita a Teheran.
Il grande evento del 15 Khordad 1342 (5 Giugno 1963), che in realtà segnò l’apice del sostegno popolare al movimento dell’Imam Khomeyni, ebbe luogo. Lo slogan “O Khomeyni o morte” risuonò a Qom, Teheran e in altre città dell’Iran.
Le riforme americane, secondo i progetti della Casa Bianca, dovevano essere applicate in differenti aree del mondo – e specialmente in Iran, che aveva il ruolo di isola di stabilità nel turbolento Medio Oriente – in un’atmosfera di pace e tranquillità; quindi ai piani di riforma dello Shah venne dato il nome di “Rivoluzione Bianca”. La rivolta della popolazione il 15 di Khordad, comunque, frantumò tutti i piani del regime. Fu un confronto sanguinoso e diffuso, e per la prima volta nella storia recente dell’Iran avveniva una rivolta totalmente islamica e che, sotto la guida dell’istituzione religiosa, aveva l’obiettivo di rovesciare la monarchia. Dopo le uccisioni del 15 Khordad, un’ondata di arresti ed espulsioni ebbe luogo in tutto il paese. Uno dopo l’altro gli amici dell’Imam vennero imprigionati o mandati in esilio. Nobili persone come Tayyb e Haj Redai, che il 15 Khordad erano in prima linea nelle dimostrazioni popolari nel sud di Teheran, vennero uccise, e il movimento venne apparentemente schiacciato e controllato.
In prigione sotto interrogatorio l’Imam annunciò apertamente che non accettava la classe dirigente e il sistema giudiziario come giusti e legali. Egli rifiutò di rispondere ai loro ripetuti interrogatori. La pressione dell’opinione pubblica e le proteste degli ulamà e della popolazione in differenti zone all’interno e all’esterno del paese obbligarono allora il regime a liberare l’Imam dalla prigionia (2) il 7 Aprile 1964 (18 Farvardin 1343 AES) e trasferirlo a Qom. Le diffuse celebrazioni che ebbero luogo a Qom mostrarono la determinazione dei seminaristi religiosi e della popolazione nel continuare il loro sostegno all’Imam. Il regime dello Shah riteneva che con le spietate uccisioni del 15 Khordad e gli arresti degli elementi attivi del movimento, l’Imam Khomeyni avrebbe abbandonato il movimento e sarebbe rimasto in silenzio. Al contrario, immediatamente dopo il suo rilascio, e in occasione dell’emissione di un decreto che condannava l’Ayatullah Taleghani e Mehdi Bazargan alla detenzione, l’Imam emise un comunicato in cui metteva in guardia contro le azioni illegittime della classe dirigente, il pericolo del riconoscimento di Israele e il dominio sionista negli affari del paese. Inoltre, in due discorsi (3) annunciò la sua determinazione a continuare il Movimento e disse:
“Anche se vogliono impiccare Khomeyni, egli non scenderà a compromessi. Non commettete errori, anche se Khomeyni arriva ad un accordo con voi, la nazione dell’Islam non scenderà a compromessi. Non vi sbagliate, noi siamo nella stessa trincea in cui eravamo. Ci opponiamo ad ogni decreto anti-islamico. Ci opponiamo ad ogni coercizione.”
Lo Shah, in risposta al messaggio di congratulazioni proveniente dal Presidente statunitense a seguito del fraudolento referendum, disse: “Possiamo essere certi della buona volontà dei nostri amici americani nell’applicazione dei nostri piani economici e sociali.” L’applicazione dei nuovi piani non era possibile senza la presenza diretta dei consiglieri militari americani. Comunque, il movimento del 15 Khordad e la continuazione della lotta dell’Imam presentarono un futuro incerto per le riforme del regime. Gli Stati Uniti decisero di rinnovare la retrograda proposta delle Capitolazioni onde salvaguardare la vita dei suoi cittadini e preservare i loro interessi in Iran. Secondo questa proposta, i consiglieri politici e militari statunitensi avrebbero ricevuto l’immunità giudiziaria e in realtà ogni atto illegale e immorale da parte loro sarebbe stato permesso e non sarebbe stato possibile protestare. La proposta di Capitolazione, che era stata già approvata dal governo di Asadullah Alam nell’Ottobre 1963 (Mehr 1342), venne portata una volta ancora in Parlamento dal governo di Hasan Ali Mansur nell’Ottobre 1964 (Mehr 1343) e approvata. Questa proposta era, infatti, un passo aperto e formale verso la distruzione e la vendita dell’indipendenza politica e giudiziaria della nazione.
Appena l’Imam Khomeyni venne informato di questo tradimento iniziò un’ampia battaglia contro la proposta. Egli inviò messaggeri in differenti aree dell’Iran per informare la popolazione della sua decisione di tenere un discorso il 26 Ottobre 1964 (4 Aban 1343 AES) per rivelare i piani del regime. Uno Shah spaventato inviò un proprio rappresentante a Qom, ma l’Imam rifiutò di incontrarlo. Successivamente il rappresentante riuscì ad incontrare il figlio maggiore dell’Imam, il martire Hajj Mustafa, a cui trasmise un messaggio da parte del regime: “Gli Stati Uniti sono in simile potente posizione che ogni attacco contro di loro sarebbe più pericoloso dell’attacco alla prima persona del paese. In questa fase, se l’Ayatullah Khomeyni vuole tenere un discorso, deve stare molto attento a non incrociare le spade con il governo statunitense, perché ciò sarebbe molto pericoloso, avrebbe un effetto molto duro e causerebbe una reazione pesante da parte loro.”
Nonostante le serie minacce del regime, nel giorno stabilito l’Imam tenne il suo famoso discorso contro la Proposta di Capitolazione. Nel suo discorso egli attaccò apertamente il regime, le violazioni anti-islamiche della sovranità e indipendenza dell’Iran, e in un ammonimento agli ulamà, ai Marja, ai centri teologici, all’esercito e alla nazione iraniana dichiarò apertamente:
“Lasciate che il Presidente americano sappia che agli occhi della nazione iraniana egli è oggi la persona più repellente della razza umana…Tutti i nostri problemi sono causati oggi dagli Stati Uniti.”
Oltre a questo discorso, l’Imam Khomeyni emise anche una dura dichiarazione nella quale denunciava la proposta. Una nuova ondata di proteste e opposizione si diffuse in Iran. Il regime dello Shah ritenne che la soluzione fosse l’espulsione dell’Imam.
All’alba del 4 Novembre 1964 (13 Aban 1343 AES) la casa dell’Imam venne una volta ancora circondata da centinaia di commando e paracadutisti. L’Imam venne arrestato e condotto direttamente all’Aeroporto Mehrabad a Teheran e da qui, in base agli accordi presi dal regime, venne inizialmente inviato a Istanbul e poi in esilio a Bursa, una città della Turchia occidentale. Qui, sotto il controllo delle forze di sicurezza dei due paesi, gli venne proibito di tenere ogni forma di attività politica o sociale.
Il 21 Gennaio 1965 (1 Bahman 1343 AES), Muhammad Bukhara’i e i suoi amici – membri dei “Gruppi Islamici Uniti” che erano sostenitori e seguaci dell’Imam – giustiziarono Hasan Ali Mansur per il suo tradimento. Tutti i membri del gruppo furono arrestati; quattro di loro vennero uccisi e il resto imprigionati per un lungo periodo di tempo.
Allontanando l’Imam dal centro della Rivoluzione e con i numerosi arresti dei suoi seguaci, il movimento del 15 Khordad venne controllato. Attraverso il regime Pahlavi gli Stati Uniti apportarono i cambiamenti desiderati nel campo industriale, economico e culturale della nazione e nell’esercito iraniano.
Le continue pressioni esercitate da parte della popolazione e degli ulamà sul regime dello Shah permisero all’Imam di lasciare la Turchia per un luogo di esilio maggiormente favorevole, Najaf, una delle città sante sciite dell’Iraq. Come risultato di questa pressione e delle difficoltà incontrate dal governo turco nel contenere e controllare le attività dell’Imam, tenendo a mente la similitudine tra il clima politico prevalente in Turchia e quello in Iran, il 5 Ottobre 1965 (13 Mehr 1344 AES) venne concessa l’autorizzazione e l’Imam venne condotto a Najaf. Permettendo questa azione, il regime dello Shah ritenne di potersi liberare dalla pressione popolare. Per il regime fu però più importante la convinzione che l’apatia e il mutismo che avevano attanagliato la Hawza di Najaf avrebbero costituito un naturale e importante ostacolo alle attività dell’Imam.
In passato, la Hawza di Najaf aveva svezzato eminenti e combattenti personalità quali lo scomparso Mirza Shirazi (Iddio lo abbia in misericordia) ed aveva costituito una fortezza di difesa dell’Islam contro gli attacchi dei nemici. Comunque, al tempo dell’esilio dell’Imam, il dinamismo stagnava e prevaleva un’aria di apatia e mutismo. L’idea della separazione della religione dalla politica, che nacque dall’influenza dei giorni della propaganda colonialista e dalla politica del regime Baathista in Iraq, lanciò una notevole ombra su questo centro teologico.
Fu difficile e desolante per una personalità combattente come l’Imam, che era così coinvolto nei molteplici problemi del mondo islamico, trovarsi lì e sopportare simile ambiente. Nonostante l’onore di trovarsi così vicino ai luoghi santi e poterli visitare, l’Imam Khomeyni stesso parlò molte volte con asprezza nelle sue opere delle condizioni della Hawza di Najaf.
L’Imam Khomeyni durante l’esilio a Najaf al-Ashraf
Nell’entrare nella Hawza di Najaf, l’Imam incontrò tale scoraggiamento, opposizione e gelosia, non dai nemici ma dagli amici ignoranti e dai loro seguaci con idee fossilizzate, che ritenevano che le norme islamiche donatrici di vita dovessero essere confinate a qualche aspetto giuridico relativo all’adorazione e alle transazioni commerciali. Questo stato degli affari continuò in varie forme fino alla sua migrazione a Parigi. Le aperte attività politiche dell’Imam venivano inoltre seriamente ostacolate dal controllo esercitato dagli agenti di sicurezza iraniani e iracheni. Nonostante queste difficili condizioni, il carisma, la conoscenza e la consapevolezza dell’Imam fecero sì che a Najaf l’alto livello delle sue lezioni venisse riconosciuto in un brevissimo lasso di tempo.
Nonostante le difficoltà che aveva affrontato e in aggiunta al suo impegno nell’insegnamento dei corsi di studi avanzati di Fiqh e delle basi teoriche del governo islamico intitolate “Wilayat-e Faqih”, mentre si trovava a Najaf l’Imam Khomeyni monitorò assiduamente le questioni politiche dell’Iran e del mondo islamico, e mantenne i contatti, in vario modo, con i rivoluzionari iraniani, i prigionieri politici e le famiglie della tragedia del 15 di Khordad.
Una volta che l’Imam si stanziò in Iraq, un gruppo di sapienti rivoluzionari dell’Iran riuscì a recarsi a Najaf, mentre altri, avendo ottenuto l’approvazione dell’Imam, rimasero in Iran per potere stabilire le relazioni tra l’Imam e il Movimento all’interno della nazione e salvaguardare tutto ciò che era stato raggiunto con la rivolta del 15 Khordad. La presenza dell’Imam in Iraq presentò l’opportunità per una relazione più diretta e maggiore tra lui e gli studenti e devoti musulmani rispetto al passato; e questo stesso fattore giocò un ruolo significativo nel diffondere le idee dell’Imam e gli obiettivi della lotta nel mondo. Rispetto alle guerre arabo-israeliane e alle violazioni perpetrate dal regime sionista, l’Imam Khomeyni impiegò grandi sforzi nel sostenere la rivolta dei musulmani palestinesi e nel sostenere i fronti degli altri paesi. Numerosi incontri vennero tenuti con i capi delle organizzazioni ribelli palestinesi; alcuni rappresentanti vennero inviati in Libano; e un’importante storica fatwa venne emessa dall’Imam nella quale dichiarava “dovere religioso” fornire pieno sostegno militare, economico e morale alla rivolta palestinese e alle rivolte dei paesi soggetti a invasione. Questa era la prima volta che un tale tentativo su simile ampia scala veniva compiuto da uno dei principali Marja sciiti nel mondo.
Nonostante il soffocante clima sociale all’interno del paese, la comunicazione degli obiettivi del Movimento alle giovani generazioni e alla popolazione in generale nei centri di insegnamento religioso e nelle università veniva tenuta sia dai figli e dagli amici dell’Imam, sia attraverso una riproduzione di massa dei messaggi, libri e trattati dell’Imam. Ovviamente molte di queste persone accettarono l’esilio, l’imprigionamento, gravi torture e il martirio. Il martirio degli Ayatullah Sa’idi e Ghaffari, che morirono sotto le torture degli agenti dello Shah, ne è un chiaro esempio. In differenti occasioni i messaggi e discorsi dell’Imam a Najaf erano il solo mezzo per trasmettere il grido di protesta della nazione iraniana alle orecchie del resto del mondo; contemporaneamente essi preservarono lo spirito della rivoluzione nei cuori del popolo. Questo si poté notare durante la formazione del Partito dello Shah “Rastakhiz”; durante il periodo in cui lo Shah e il regime sionista stipularono accordi di mutua cooperazione; e durante le cerimonie per l’infausto incoronamento dei duemilacinquecento anni di regno monarchico e il Festival dell’Arte a Shiraz: questi ultimi eventi ebbero luogo grazie all’estorsione da parte dello Shah di centinaia di milioni di dollari all’oppresso popolo dell’Iran per coprire le spese avvenute, che in realtà rafforzarono la posizione statunitense in Iran e nell’intera regione.
Pressoché ogni anni nell’anniversario del 15 Khordad i giovani studenti rivoluzionari provenienti dai centri di insegnamento religioso commemoravano l’evento di quel giorno, la commemorazione più impressionante delle quali fu quella dei tre giorni di proteste degli studenti religiosi nel 1975 nella Madrasa Feyziyeh. Una volta ancora a Qom si udirono per tre giorni le grida “Morte al governo Pahlavi” e “Lunga vita a Khomeyni”, e contemporaneamente ripresero le tattiche repressive e le misure di precauzione del regime. La rivolta terminò con l’assalto delle squadre speciali in assetto anti-sommossa dal tetto e dall’ingresso della scuola; circa cinquecento studenti religiosi vennero arrestati e la Madrasa Feyziyeh venne chiusa per lungo tempo. Furono solo i messaggi e discorsi dell’Imam a difendere coraggiosamente l’azione dei seminaristi.
Nel frattempo, dopo il soffocamento della rivolta e l’esilio della Guida del Movimento, gli Stati Uniti ripresero rapidamente l’applicazione del loro piano di “riforme” in Iran. In realtà il periodo a cavallo tra il 1961 al 1978 (1340-1357 AES) vide la distruzione dell’agricoltura tradizionale. Una nazione che una volta aveva un surplus nella produzione di molti generi alimentari e nei prodotti agricoli e caseari, era diventata adesso pesantemente dipendente dai mercati stranieri per i bisogni fondamentali della gente; ovvero tutto, dal grano e riso ad altri prodotti. Il regime dello Shah, grazie alla sua estrazione senza tatto del petrolio e agli introiti petroliferi che erano aumentati considerevolmente a causa della crisi energetica, aumentò il numero degli impianti di assemblaggio in varie aree industriali; impianti che costituivano le caratteristiche tipiche, tra le varie altre cose, della grande dipendenza dalle compagnie internazionali. Il consumo, specialmente dei prodotti occidentali, raggiunse il record di ogni tempo. L’incoraggiamento della mentalità occidentale e la cancellazione dell’Islam erano la prima missione della stampa, dei media e delle altre emittenti del paese. Zoroastrismo, Bahaismo e Massoneria venivano ufficialmente ed apertamente propagandati. L’inizio del calendario iraniano venne cambiato dalla migrazione del Profeta (S) al regno monarchico dei re Achemenidi. La peggior forma di dispotismo venne imposta alla gente. Non vi era segno di autonomia militare e lo Shah e pochi agenti corrotti avevano il comando assoluto. Le università, spinte verso l’immoralità, diventarono un’arena per le idee xenomaniache e massoniche. L’infernale SAVAK dello Shah dettava le questioni di politica, sicurezza nazionale e ordine sociale alle varie branche governative. Questo periodo nella storia dell’Iran è stato realmente uno dei più cupi del governo dei sovrani narcisisti di questa terra. Oltre l’ottanta per cento dell’introito e dei beni nazionali erano a disposizione di pochi capitalisti che si erano alleati con il regime dello Shah, un considerevole numero dei quali erano Bahai. Un vasta distesa di terreni fertili e terre che si trovavano attorno alle dighe principali dighe erano state ufficialmente consegnate a un piccolo numero dell’entourage e di membri della famiglia dello Shah; e i conflitti interni del regime ruotavano principalmente attorno all’acquisizione della ricchezza e all’incremento del saccheggio del tesoro pubblico.
Tutto ciò portò col tempo alla crescita e all’intensificarsi della povertà della maggioranza della popolazione dell’Iran, la cui orribile vista poteva essere osservata in differente sfere della vita del popolo attraverso il paese, e anche in ampie zone di Teheran. In simili circostanze, mentre la popolazione di molte regioni dell’Iran e anche quella di grandi città era priva di acqua potabile, aerei privati portavano regolarmente abiti e cibi europei, e fiori e abbellimenti per i programmi celebrativi dello Shah e della sua corte. La libertà nel vero senso della parola era stata sacrificata per l’egocentrismo e falso orgoglio dello Shah. La mancanza di spazio per la detenzione di un massiccio numero di prigionieri politici costituì un grande problema per la SAVAK. Dure torture iniziavano dalla prima ora di arresto ed erano così selvagge che molte persone persero la loro vita in questo modo. In realtà ciò era noto a livello mondiale. L’aperta censura delle attività della stampa e delle pubblicazioni era travolgente. Secondo i documenti disponibili e le confessioni inquietanti dei più intimi assistenti dello Shah, a quel tempo la politica estera del regime e i suoi principali programmi interni erano entrambi ideati ed eseguiti dagli ambasciatori americano e degli altri paesi occidentali. La portata dell’interferenza statunitense nel destino dell’Iran può essere compresa dall’amaro evento accaduto l’11 Febbraio 1978 (22 Bahman 1357), quando un ampio numero di consiglieri militari e di sicurezza americani, indossando le uniformi militari, sostenevano segretamente e direttamente la repressione della rivolta dai quartieri generali delle forze armate iraniane (4).
Durante il periodo che va dal 15 Khordad 1342 (5 Giugno 1963) fino all’11 Dey 1356 (1 Gennaio 1977), il corso della lotta sperimentò numerose difficoltà e oscillazioni. Successivamente all’esilio dell’Imam, gli elementi significativi del Movimento e in particolare i sapienti rivoluzionari vennero detenuti e inviati in prigione. Gli sforzi pubblici del regime, che avevano l’obiettivo di sradicare gli effetti della rivolta, divennero più intensi.
Il Fronte Nazionale a quel tempo era estremamente legato ai suoi problemi interni e organizzativi. In effetti, la sua coesione era stata stravolta, mentre le parole d’ordine e obiettivi della rivolta totalmente religiosa del 15 Khordad non corrispondevano alla sua posizione politica. Inoltre, il Partito Tudeh, che, prima del Colpo di Stato del 28 Mordad (19 Agosto) aveva fatto una breve apparizione sulla scena politica iraniana mentre godeva del sostegno di governi stranieri, dopo il colpo di Stato e il colpo sofferto dall’ala militare del partito negli anni che vanno dal 1954 al 1978 (1333-1357 AES), non era impegnato in alcuna significativa attività nella nazione. Una volta catturate, un certo numero di figure importanti del partito divennero membri della SAVAK e ottennero alcuni dei posti chiave nel regime dello Shah. Dal 1961 al 1963 (1340-1342 AES) le analisi sulle riforme dello Shah fatte da quei capi di partito che risiedevano fuori dall’Iran erano totalmente conformi alle opinioni espresse da Radio Mosca e dalla Pravda, il giornale di Stato del Partito Comunista sovietico. Questo supporto alle riforme veniva da loro visto come un prerequisito nella fase transitoria degli sviluppi storici dell’economia dell’Iran; e, in accordo con lo Shah e i governi occidentali, essi condannarono la rivolta del 15 Khordad, definendola “un’azione reazionaria ostile alle riforme di modernizzazione”.
Alcuni fattori fecero sì che un certo numero di giovani e persone colte dell’Iran venissero attratti dal pensiero ateo di Marx e in alcuni casi dal Maoismo. Uno di questi fattori era la mancanza di una solida guida politica religiosa prima del 1961 (1340 AES); i progetti culturali del Partito Tudeh e degli altri partiti di sinistra; la nascita e sviluppo dei movimenti marxisti nell’America Latina e Centrale ed altrove; lo spionaggio realizzato dai governi orientali. A seguito di questi tradimenti e compromessi e della successiva sconfitta del Partito Tudeh, un gruppo di sinistra iniziò la lotta armata e creò organizzazioni come “Sharikhe-ye Fedayane Khalq” (l’organizzazione di guerriglia che si sacrifica per il popolo iraniano). Sebbene la loro attività in alcuni casi ferirono il regime dello Shah, molteplici fattori tuttavia spiegano l’inefficacia delle misure adottate dai movimenti di sinistra in Iran: il pensiero e ideologia di questa organizzazione incompatibili con la cultura nazionale iraniana; l’ignorare i fattori sociali e culturali del paese; la scelta di politiche e metodi inappropriati tratti da altre parti del mondo che erano totalmente differenti dall’Iran; la totale dipendenza per il sostegno finanziario e propagandistico dai governi del blocco orientale; e i loro mezzi ed energie che venivano utilizzati in modo errato mentre potevano essere utilizzati in soccorso delle lotte della nazione.
La collocazione della maggior parte dei membri delle forze di sinistra in cima alla lista degli elementi anti-rivoluzionari dopo la vittoria della Rivoluzione Islamica e la manifesta opposizione di queste forze al governo più popolare del loro tempo furono il risultato delle deviazioni ideologiche, dei grandi errori storici e dell’ampia dipendenza dai governi stranieri. Dissidi interni e contrasti perpetui erano altre caratteristiche tipiche delle organizzazioni di sinistra in Iran, a loro volta conseguenze di idee errate e analisi sbagliate sulle condizioni sociali dell’Iran.
Nel 1961 (1340 AES) un gruppo di studiosi religiosi fuoriuscirono dal Fronte Nazionale e crearono il Movimento di Liberazione (Nehzat-e Azade) nel tentativo di far fronte alle deviazioni della sinistra e attirare i giovani religiosi. La prospettiva religiosa del Movimento di Liberazione e la sua relazione e cooperazione con figure come l’Ayatullah Taleghani non lasciarono al regime dello Shah altra soluzione che intraprendere dei seri passi per frenare la sua attività. Il continuo arresto di alcuni capi del Movimento, dalla creazione dell’organizzazione fino al 1978 (1357 AES), possono essere citati come esempi di questi passi. Le principali attività del Movimento erano limitate ad alcuni incontri universitari e ad assemblee di studiosi e persone colte, sia all’interno che all’esterno del paese. Al pari delle altre organizzazioni politiche di quel tempo, comunque, vi furono vari fattori che impedirono al Movimento di Liberazione di svolgere un ruolo significativo e determinante nella guida della lotta e nel rappresentare un’ampia fascia della popolazione iraniana. Le seguenti questioni possono essere considerate alcuni esempi: ostinazione rispetto al punto di vista del Fronte Nazionale; valutare la situazione politica dell’Iran sulla base delle analisi fatte a suo tempo dal Movimento per la Nazionalizzazione del Petrolio; restrizione delle questioni attinenti la lotta a livello di difficoltà interne; l’indifferenza nel collegare i problemi dell’Iran a quelli del mondo islamico; la disattenzione verso la fermezza della guida dei sapienti religiosi sia nella rivolta del 15 Khordad che in quelle successive; l’adozione di una politica moderata e timida; l’approvazione di alcuni dignitari del sistema monarchico; e sopra ogni altra cosa l’infiltrazione di quegli elementi i cui legami con gli Stati Uniti e l’Occidente vennero poi rivelati dalle prove e documenti emersi dopo l’occupazione del “nido di spie” americano in Iran.
Alcuni volumi dei documenti segreti rinvenuti nell’ambasciata USA a Teheran dagli studenti rivoluzionari nel 1979
Le limitate attività politiche e propagandistiche del Movimento di Liberazione e la mancanza di applicabilità dei programmi annunciati obbligarono un certo numero di giovani e persone colte legati al Movimento a prendere parte alla lotta armata e così nel 1965 (1344 AES) venne fondata l’Organizzazione dei Combattenti del Popolo (Sazman-e Mohajedin-e Khalq). La conoscenza dell’Islam posseduta dai fondatori di questa organizzazione era veramente superficiale, e la sua impostazione, i suoi opuscoli ideologici e di indottrinamento e la sua strategia proposta per la lotta erano desunti direttamente da quelli delle tipiche organizzazioni di sinistra. L’organizzazione dei libri, dei manuali e delle manifestazioni e il tipo di metodo utilizzato dai suoi membri erano una combinazione di pensieri e metodi del Marxismo e del Maoismo e, di facciata, di questione islamiche; oltre a tendenze nazionaliste. Questa organizzazione poté capitalizzare il vuoto esistente e beneficiare sia delle esperienze delle altre organizzazioni sia dall’adozione di una politica più dinamica nella sua opposizione; mentre, travestita da organizzazione apparentemente islamica, poté attirare considerevolmente più giovani e universitari rispetto ad altri partiti e gruppi. Comunque l’estrema confusione ideologica e la complessità e ampia varietà di pensieri combinati in essa, fecero sì che un gran numero di membri chiave dell’organizzazione adottarono formalmente la strada dell’apostasia dopo l’arresto ed esecuzione dei fondatori dell’organizzazione. Durante una purga sanguinosa, gli elementi che insistevano sull’aspetto religioso dell’organizzazione vennero eliminati; venne rilasciata una dichiarazione sul cambiamento dell’orientamento ideologico dell’organizzazione; si aderì apertamente al comunismo e le peggiori organizzazioni di sinistra, come Paykar, vennero create e sviluppate. A seguito del loro arresto, molti membri dell’organizzazione sfuggirono all’esecuzione attraverso la stesura di molte lettere di ritrattazione ed espressione di rimorso. Quando, grazie alla rinnovata lotta popolare nel 1977 e 1978 (1356 e 1357 AES), essi vennero rilasciati dalla prigione, presero in considerazione la riorganizzazione del gruppo disperso; il popolo dell’Iran è ben consapevole della storia cupa dei Monafeqin (5) dopo il trionfo della Rivoluzione. Le sue pagine nere documentano esplosioni e terrorismo indiscriminato; appelli agli Stati Uniti e all’Occidente per ricevere asilo; attività mercenarie al servizio di Saddam durante la guerra; e atti di spionaggio per le potenze straniere.
A questa giuntura devo evidenziare che l’Imam Khomeyni, con la sua incredibile capacità di discernimento, fu l’unico ad essere totalmente consapevolmente sin dall’inizio degli slogan insulsi e della deviazione ideologica di questa organizzazione. A quel tempo molte delle persone a lui vicine e vari sapienti religiosi eminenti gli chiesero di dare la sua approvazione e supporto a questa organizzazione, ma l’Imam rifiutò continuamente; e anche le lunghe discussioni tra lui e gli inviati dell’organizzazione a Najaf non poterono cambiare la ferma posizione che l’Imam aveva adottato nei loro confronti.
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NOTE
1) Sura 108, versetto 1, Kawthar: la Fontana paradisiaca di grazia e conoscenza illimitata, misericordia e bontà, verità e saggezza, potere e intuizione spirituali, che vennero garantiti al Santo Profeta, l’uomo di Dio, e per certi aspetti, a tutti gli uomini e donne sinceramente devoti a Dio. Questa Fontana disseta la più profonda sete spirituale dell’uomo e conferisce benefici straripanti di ogni tipo. L’esegesi la identifica anche con la pura figlia del Profeta, Fatima Zahra (as).
2) Dopo il suo arresto, l’Imam venne inviato a Teheran e imprigionato il 5 Giugno (15 Khordad). Nella sera dello stesso giorno venne trasferito in una prigione nelle caserme di Qasr e il 25 Giugno 1963 (4 Tir 1342) venne condotto in una cella della caserma Eshrat Abad. Il 2 Agosto 1963 (11 Mordad 1342) venne trasferito in un’abitazione appartenente alla SAVAK nella zona Dawudiyyeh di Teheran. Pochi giorno dopo venne trasferito in un’altra abitazione nel quartiere Qeitariyeh della capitale, dove rimase fino al 7 Aprile 1964 (18 Farvardin 1343) circondato da agenti di sicurezza del regime.
3) 10 Aprile 1964 (21 Farvardin 1343) e 15 Maggio 1964 (25 Ordibehesht 1343).
4) Per maggiori informazioni cfr. l’articolo intitolato “Khate Nejat” nella rivista “Hudur” n. 3, 1991.
5) Monafeqin – termine coranico che definisce gli ipocriti. Questa parola, assonante con il termine “mojahedin”, venne adottata dal popolo iraniano per fare riferimento ai membri del Sazman-e Mojahedin-e Khalq le cui azioni e idee venivano viste come ipocrite rispetto all’Islam.
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