La Rivelazione coranica

LA RIVELAZIONE CORANICA

“Rivelazione” è in genere la traduzione fornita per il termine arabo “wahy”, proveniente dalla radice “waw-ha-ya”, in riferimento alla comunicazione di Dio con i profeti. Il termine arabo viene utilizzato anche in riferimento ad altri fenomeni rispetto ai quali si sono usati altri concetti più generali come “messaggio”, “guida” e “ispirazione”. Raghib Isfahani scrive: “La radice del termine wahy porta con sé un significato inerente al concetto di velocità. Wahy quindi si riferisce ad un tipo di comunicazione rapida. Può trattarsi di un segreto o di un qualcosa di natura allegorica ed il messaggio può essere trasmesso verbalmente, in forma scritta o attraverso gesta”.[1] Il grammatico Ibn al-Faris invece scrive: “Un messaggio tramesso a qualcuno, apertamente o segretamente, e compreso chiaramente dal destinatario può essere definito wahy”.[2]

Il fattore della “velocità” è inerente anche a istinti e spinte naturali nei confronti dei quali l’aspetto senziente e volitivo degli esseri rimane limitato o, in alcuni casi, addirittura soppresso. Tale “guida intuitiva” (al-hidaya al-takwiniyya) riguarda le inclinazioni, potenzialità e il raggio di azione sia di oggetti che di esseri animati.

“Il nostro Signore è Colui che ha dato creazione ad ogni cosa e poi l’ha guidata” (20:50)

Secondo diversi versetti del Corano questo tipo di comunicazione/rivelazione viene conferito anche ad oggetti inanimati e animali.

“In quel giorno [la terra] racconterà le sue storie giacché il Signore gliele avrà ispirate” (99:4-5)

“E il tuo Signore ispirò le api di dimorare nelle montagne, negli alberi e in quello che [gli uomini] hanno costruito” (16:68)

Per quanto concerne l’essere umano, viene fatta menzione della storia della madre di Mosè: “E ispirammo la madre di Mosè:- Allattalo e quando temi per lui gettalo nel fiume, e non temere e non rattristarti. Invero te lo restituiremo e lo nomineremo tra gli inviati-” (28:7).

Nel Corano si parla inoltre di alcune creature misteriose denominate “geni” (jinn), tra cui compaiono i demoni, che comunicano tra di essi e con gli uomini ispirandosi vicendevolmente: “E così nominammo un nemico per ogni profeta, demoni tra gli uomini e i geni che si ispirano a vicenda” (6:112) e “E invero i demoni ispirano i loro intimi a polemizzare con voi” (6:121).

Gli angeli pure non sono esenti dal ricevere ispirazione divina: “E quando il tuo Signore ispirò gli angeli:- Io sono con voi, rafforzate coloro che credono-” (8:12).

Il Corano però viene considerato “wahy” nel senso di “rivelazione” o “comunicazione profetica”; in altre parole, di messaggio divino da parte di Dio al Suo profeta per l’umanità.

Nel passo 42:51 si fa menzione di tre modalità di comunicazione: rivelazione diretta, rivelazione diretta da dietro un velo, e rivelazione indiretta attraverso un messaggero.

In diverse narrazioni traspare che la rivelazione diretta sia stata una esperienza difficile per il Profeta. Ciò viene riassunto nell’espressione coranica: “E ti abbiamo mandato una parola pesante” (73:5). Per esempio si riporta che il Profeta mutasse il suo stato, cambiasse colore e chinasse la testa.[3] Si narra che addirittura il Profeta a volte svenisse,[4] sudasse e gli si abbassasse la temperatura del corpo.[5]

Esempi di rivelazione diretta sono le comunicazioni profetiche avvenute nei sogni come l’esempio della storia del sacrificio di Ismaele (vedesi passo 37:102) o il sogno del Profeta quando vide i musulmani compiere i riti della umra a Mecca (vedesi passo 48:27).

La comunicazione diretta da dietro un velo era solita giungere per mezzo di fenomeni intermedi come potevano essere suoni, ronzii e richiami di vario tipo nei confronti del Profeta. Ciò si ebbe quando il Profeta giunse al punto più remoto della sua ascensione ai cieli (mi’raj) innanzi ad un velo di luce da dove Dio gli parlò: “Poi si avvicinò,e si abbassò. Si trovò alla distanza di due archi o ancor meno. Così rivelò al Suo servo quello che rivelò” (53:8-10). In maniera analoga viene detto che Dio parlò a Mosè attraverso un roseto ardente (vedesi: 28:30).

Infine la rivelazione indiretta attraverso un messaggero implica una comunicazione tramite un intermediario, in questo caso l’arcangelo Gabriele, che la trasmette al cuore (vedesi: 26:192-194 e 2:97).

In tale contesto il Corano pare presentare il cuore come una fonte di percezione indipendente, isolata dai cinque sensi. Se così non fosse, le genti e i compagni intorno al Profeta avrebbero anch’essi partecipato al fenomeno della rivelazione.

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Modalità di rivelazione

Si riporta che all’età di quaranta anni, tredici anni prima della migrazione (hijra) il Profeta Muhammad ricevette la prima rivelazione (96:1-5) mentre si trovava in adorazione nella caverna del monte Hira. Possibili date menzionate sono il 27 Rajab,[6] l’8 Rabi al-Awwal,[7] e il 17 Ramadan.[8] Da quel momento si crede che la comunicazione di Dio con il Profeta durò per un lasso di 23 anni fino alla sua dipartita.  

Dal Corano si evince però che il Corano venne rivelato in un mese e una notte speciale: la notte di Qadr durante il mese di Ramadan (vedesi: 2-185, 44:3-4 e 97:1). Da qui si possono citare quattro opinioni prevalenti:

– La discesa della prima rivelazione avvenne nella notte di Qadr.

– Ogni anno durante la notte di Qadr veniva recitata una parte del Corano.

– La maggior parte dei passi coranici venne rivelata nel mese di Ramadan.

– Ci sono due tipi di rivelazione: una graduale avvenuta nel corso di ventitré anni e una avvenuta in una sola notte.

Prima opinione: nei passi coranici per “Corano” non si intende l’intero Libro e ciò era chiaro anche ai primi musulmani intorno al Profeta. Inoltre non sarebbe stato possibile aver ricevuto il Corano in una sola notte a meno che non si ricorra ad interpretazioni esoteriche.

Diversi passi parlano di eventi futuri facendo uso di verbi al passato: se fossero stati rivelati nella notte di Qadr dovrebbero essere nella forma futura. Altri passi sono invece abroganti e abrogati, generali e specifici, assoluti e condizionati. Ciò richiede il passaggio di un lasso di tempo almeno minimo.

Poi è risaputo che alcuni versetti furono rivelati a Mecca e altri a Medina e non in una sola notte. Il passo 25:32 confermerebbe che il Corano non venne rivelato in un’unica volta.

Seconda opinione: si dice che durante la notte di Qadr sarebbe stata rivelata al Profeta una parte del Corano inerente all’anno corrente. Secondo questa opinione i passi 2:185 e 97:1 non denotano un mese e una notta specifica ma ogni mese di Ramadan ed ogni notte di Qadr.

Terza opinione: che il Corano fosse stato rivelato prevalentemente nel mese di Ramadan viene riportato anche da Sayyid Qutb nelle sue osservazioni sul Corano.[9]  

Quarta opinione: dato che il Corano possiede una sembianza fisica ed una extra-fisica, esso è stato rivelato nella sua forma originale, che è una realtà univoca, al cuore del Profeta in una sola notte durante la notte di Qadr, dopodiché è disceso gradualmente nel corso di 23 anni.

Al-Kulayni riporta su autorità di Ja’far al-Sadiq: “Il Corano è stato rivelato in una sola volta alla Dimora del Comando (bayt al-ma’mur), dopodiché è stato rivelato in [circa] venti anni”.[10]  

Shaykh al-Saduq commenta dicendo: “Quello che si intende per rivelazione del Corano in una sola volta durante la notte di Qadr è che il Profeta venne informato dei contenuti universali del Corano. Il Corano non gli fu rivelato in forma di lettere e frasi durante la notte di Qadr ma piuttosto solo la sua conoscenza. Egli conobbe così i suoi contenuti universali”.[11]

Analogamente Suyuti riporta su autorità di Ibn ‘Abbas che il Corano venne rivelato in una sola volta nella Dimora dell’Onore (bayt al-‘izza), dopodiché Gabriele lo rivelò al Profeta nell’arco di 20 o 23 anni.[12]

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Gli stadi della rivelazione

Secondo la classificazione di alcuni studiosi la rivelazione presenzia in tre stadi differenti. Il più elevato si trova nelle “tavole protette” e viene citato nel passo 85:21-22. Ad un livello inferiore si trova la “Dimora del Comando” (bayt al-ma’mur) o la “Dimora dell’Onore” (bayt al-‘izza) ove si dice fu rivelato il Corano durante la notte di Qadr. Infine nel più basso mondo venne rivelato il Corano in maniera graduale.

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La storia di Waraqa Ibn Nawfal

Waraqa Ibn Nawfal era il cugino da parte paterna di Khadija bint Khuwaylid, cristiano e conoscitore di testi giudaici e cristiani. Si narra che quando il Profeta ricevette la prima rivelazione si impaurì e svenne. Quando tornò da sua moglie, questa vedendolo in stato preoccupante lo portò da Waraqa Ibn Nawfal che lo rassicurò dandogli la lieta novella della profezia.[13]

Alcuni esegeti come Allamah Tabrisi hanno però negato questa narrazione dicendo che il Profeta, per essere tale, non può essere soggetto ad ansia o errori nel ricevere la rivelazione. Ciò può essere rafforzato dal seguente passo: “O Mosè! Non temere, invero gli inviati niente temono presso di Me” (27:10).

Nella khutba al-Qasia del Nahj al-Balagha (sermone 192) invece si riporta che Ali Ibn Abi Talib disse: “Quando la rivelazione scese sull’Inviato d’Iddio sentii il lamento di Shaytan e chiesi: – O Messaggero d’Iddio, cosa è questo lamento?-. Disse:- E’ Shaytan che ha perso tutte le speranze di essere servito [o adorato]”. Secondo questa narrazione Ali era presente al momento della prima rivelazione, e il Profeta era conscio della sua missione e della presenza di Shaytan.

 

NOTE

[1] Isfahani, al-Mufradat fi gharib al-Qur’an.

[2] Ibn al-Faris, Mu’jam maqays al-lugha, voce inerente alla radice morfologica “waw-ha-ya”.

[3] Tabaqat Ibn Sa’d, vol. 1, p. 131.

[4] al-Majlisi, Bihar al-Anwar, vol. 18, p. 256.

[5] al-Majlisi, Bihar al-Anwar, vol. 18, 261.

[6] al-‘Amili, Wasa’il al-Shi’a, vol. 7, p. 130.

[7] al-Ya’qubi, al-Tarikh, vol.2, p. 17.

[8] Abu al-Fida, al-Tarikh, vol. 1, p. 115.

[9] Qutb, Fi Zilal al-Qur’an, vol. 2, p. 79.

[10] Kulayni, al-Kafi, vol. 2, p, 269.

[11] Saduq, al-I’tiqadat, p. 101.

[12] Suyuti, al-Itqan, vol. 1, pp. 116-117.

[13] Bukhari, Sahih, vol. 1, pp. 3-4; Muslim, Sahih, vol. 1, pp. 98-99; Tabari, al-Tarikh, vol. 2, pp. 298-300.

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Scienze coraniche

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