Ayatullah M. Rahyshahry
La prosperità (falah) costituisce in realtà l’apice di tutte le virtù e perfezioni umane, ed il cammino per ottenerlo, dalla prospettiva del Corano, è l’auto-edificazione e la purificazione dell’anima. Dio, Gloria a Lui, dopo numerosi giuramenti, enfatizza quanto segue rispetto all’anima:
“In verità ha prosperato chi la purifica” (Sura Ash-Shams; 91: 9)
Tutto ciò che i Messaggeri divini hanno portato da parte di Dio Altissimo per guidare l’essere umano, costituisce un preliminare della prosperità e della fioritura delle potenzialità umane. La questione basilare nella purificazione dell’anima per l’essere umano è comprendere come iniziare l’auto-edificazione e quali ne sono i pilastri.
Dalla prospettiva degli inviati divini la base dell’auto-edificazione ed il primo passo nel cammino della purificazione dell’anima è “l’unicità divina” o tawhid. E’ per questo che il primo messaggio di tutti i Messaggeri divini fu la frase “La ilaha illah Allah” (non vi è divinità al di fuori d’Iddio).
“E non inviammo prima di te nessun messaggero senza che gli rivelammo che non vi è divinità al di fuori di Me. Adoratemi quindi!” (Sura al-Anbiya; 21: 25)
Il primo detto rivolto dal Grande Profeta (S) alla gente fu:
“Oh gente! Dite: ‘Non vi è divinità al di fuori d’Iddio’, e trionferete”
(Bihar al-Anwar, v. 18, p. 202)
Ciò nonostante, il solo pronunciare la frase “La ilaha illah Allah” non è sufficiente in sè stesso, poiché la base dell’auto-edificazione che conduce alla prosperità ed alla fioritura delle perfezioni umane è la realtà del tawhid ed il diventare veramente monoteisti.
Il segno che indica il raggiungimento della realtà del tawhid – nel senso reale e perfetto della parola – è che, al pari degli angeli, l’essere umano possa testimoniare attraverso la Sacra Essenza Divina l’unicità del Creatore, Imponente e Maestoso:
“Testimoniano Dio, gli angeli ed i dotati di conoscenza che non vi è divinità al di fuori di Lui” (Sura al-‘Imran; 3: 18)
Uno degli allievi di Jenabe Shaykh dice quanto segue al suo riguardo:
“Che Dio abbia misericordia di lui! Impiegava tutto il suo sforzo nell’ottenere la realtà del ‘La ilaha illah Allah’. E tutte le sue parole erano dedicate a raggiungere la realtà di questa pura frase”.
Un altro suo studente racconta:
“Jenabe Shaykh era un esperto in questa disciplina. Con tutta la sua forza cercava di trasmettere agli altri quello che egli aveva raggiunto, e di far giungere i suoi discepoli al grado del tawhid intuitivo.”
Jenabe Shaykh diceva:
“La base dell’auto-edificazione è il tawhid. Chiunque desideri costruire un edificio prima deve costruire delle fondamenta solide, altrimenti questo edificio non sarà affidabile. Il pellegrino spirituale deve iniziare il suo viaggio a partire dal tawhid, poiché la prima parola di tutti i profeti è stata ‘Non vi è divinità al di fuori d’Iddio’. Finché l’uomo non comprende la realtà del tawhid e non crede che non vi è nulla nell’esistenza al di fuori della Pura Essenza Divina, fallirà nel raggiungere le perfezioni umane. Nel percepire la realtà del tawhid l’essere umano percepirà con tutto il suo essere il Creatore”.
Egli stesso disse:
“Se vuoi che Dio ti chiami(1), cerca di ottenere un pò di conoscenza divina ed iniza a ‘negoziare’ con Lui.
Quando diciamo: ‘Non vi è altra divinità al di fuori d’Iddio’ dobbiamo dire la verità, essere onesti. Finché l’essere umano non mette da parte le false divinità non può essere un monoteista e non può esser sincero nel dire ‘non vi è altra divinità (ilaha) al di fuori d’Iddio’. “Ilaha” (le false divinità) è qualcosa che cattura il cuore della persona(2) . Qualunque cosa catturi il suo cuore costituisce la sua divinità. Quando diciamo ‘non vi è divinità (ilaha) al di fuori d’Iddio’, dobbiamo sentirci catturati da Lui.”
“Tutto il Corano fa riferimento alla frase ‘non vi è divinità al di fuori d’Iddio’, e l’essere umano deve giungere a tal punto che nel suo cuore non si formi altro che questa frase, e lasciare tutto ciò che non sia Lui: “Dì: “Dio”, e lasciali” (Sura al-An’am; 6: 91).
“L’essere umano è l’albero del tawhid, il cui frutto è la manifestazione degli attributi divini, e questo albero non sarà perfetto finché non darà questo frutto. L’apice della perfezione dell’essere umano è raggiungere la prossimità di Dio, ovvero diventare una manifestazione degli attributi del Creatore. Sforzatevi per vivificare in voi gli attributi divini. Egli è Generoso, siate anche voi generosi. Egli è Misericordioso, anche voi dovete essere misericordiosi. Egli è Colui che copre i peccati della gente, anche voi dovete coprire i peccati degli altri…
Ciò che è proficuo all’essere umano sono gli attributi divini. Nulla ha maggior effetto sull’essere umano, neanche il ‘Nome Supremo’ (Al-Ism-ul A’dham).
Se ‘affoghi’ nel tawhid, in ogni momento beneficerai delle attenzioni speciali del Creatore in una forma della quale non beneficiavi nel momento precedente. Le attenzioni divine saranno nuove in ogni momento”.
Abbandonare il politeismo costituisce il primo passo nel cammino del raggiungimento della realtà del tawhid. E’ per questo che nel motto principale del tawhid, ossia la frase ‘non vi è divinità al di fuori d’Iddio,’ si antepone la negazione delle false divinità all’affermazione dell’Unico Vero Dio.
Adesso dobbiamo vedere cos’è il politeismo e chi è politeista. Si tratta per caso soltanto della credenza che alcuni oggetti solidi siano divinità? E sono forse politeisti soltanto coloro che credono negli idoli di materia inanimata? O la questione è forse differente?
Il politeismo, che si trova in contrapposizione all’unicità divina (tawhid), consiste nella credenza in forze illusorie, nella loro influenza nel mondo dell’essere e nella loro adorazione al posto del Vero ‘Influenzatore’: Dio, l’Unico.
Il monoteista considera che al di fuori d’Iddio, l’Unico, non vi è altro che influisce nell’ordine dell’esistenza, e così non adora nulla al di fuori di Lui, né gli idoli di materia inanimata né gli esseri viventi.
Il politeista è colui che ritiene che esistano altre cose che influiscono nell’esistenza oltre a Dio, e obbedisce ad altre cose al di fuori di Lui. A volte adora oggetti inanimati, altre volte adora i tiranni, ed a volte obbedisce alle passioni carnali della sua anima…e altre volte ai tre insieme. (3)
Dalla prospettiva islamica tutti i tre tipi di politeismo menzionati sono riprovevoli, e per raggiungere la realtà del tawhid non c’è altro cammino che l’abbandono del politeismo in maniera assoluta.
Un punto importante e qui degno di considerazione è che la forma più pericolosa di politeismo è la terza concezione dello stesso, vale a dire seguire le passioni dell’anima carnale. Questo tipo di politeismo trae origine dagli ostacoli della conoscenza intellettiva e del cuore, e costituisce anche il punto di inizio per il politeismo nella sua prima e seconda concezione.
“Non ha visto quello che assume a divinità le sue passioni? Iddio scientemente lo allontana, suggella il suo udito e il suo cuore e stende un velo sui suoi occhi. Chi lo potrà dirigere dopo che Iddio [lo ha sviato]? Non rifletterete dunque?”
(Sura al-Jathiyah; 45: 23)
Su queste basi Jenabe Shaykh considerava l’idolo delle passioni umane come il più pericoloso dei flagelli del tawhid e diceva:
“Tutti i problemi ruotano attorno a questo enorme idolo che si trova al tuo interno”.
Anche l’Imam Khomeyni – che Iddio abbia misericordia di lui –, questo grande gnostico saggio e sapiente, diceva:
“La madre di tutti idoli è il vostro stesso ego (nafs). Finché non eliminate questo enorme idolo e questo forte demonio, non vi sarà cammino verso di Lui, Maestoso e Imponente. E quanto è difficile che questo idolo e questo demonio si sottomettano!”. (4)
Se l’essere umano trionfa nella lotta contro questo enorme idolo, raggiungerà la più sublime delle vittorie.
Note:
(1) Nell’invocazione nota come “Munajat Shabaniyyah” leggiamo:
“Mio Dio! Fai di me uno di quelli che Ti rispondono quando li chiami, che sono fulminati dalla Tua Maestà quando li servi, e che operano per Te apertamente quando bisbsbigli loro segretamente”.
(2) “Non hai visto quello che assume a divinità le sue passioni? Dio scientemente lo allontana…” (Sura al-Jathiyah; 45: 23)
(3) Si fa riferimento al primo gruppo nel benedetto versetto che dice: “hanno detto: Non abbandonate i vostri dèi, non abbandonate né Wadd, né Suwâ, né Yaghûth, né Yaûq, né Nasr” (Sura Nuh, 71: 23). Si fa riferimento al secondo gruppo nel versetto che recita: “Adorate Iddio e fuggite gli idoli!” (Sura An-Nahl, 16: 36). E si fa riferimento al terzo gruppo nel versetto che dice: “Non ha visto quello che ha elevato a divinità le sue passioni?” (Sura al-Furqan, 25: 43).
(4) Sahifeh-ye Nur, n. XXII, 348.
(*) Estratto da un capitolo del libro “Kimia Muhabbat” (L’Alchimia dell’Amore) dell’Ayatullah Muhammad Rayshahry, che costituisce, per dirla con le parole stesse dell’autore, “molto più che una biografia” del grande gnostico Jenabe Shaykh ‘Ali Khayyat. L’opera dell’Ayatullah infatti, ben lungi dal limitarsi a fornire dati storici e personali di questo uomo di Dio, indica il cammino dell’edificazione e dello sviluppo interiore per guidare il pellegrino spirituale – lungo il sentiero del Sacro Corano e della Tradizione degli Immacolati – verso la gente della Verità.
Altri paragrafi del libro già tradotti e pubblicati sul nostro sito:
– Jenabe Shaykh e l’attesa della manifestazione dell’Imam Mahdi (AJ)
– – L’educazione spirituale di Jenabe Shaykh ‘Ali Khayyat