Intervista all’Ayatullah Mesbah Yazdi

Intervista all’Ayatullah Mesbah Yazdi

Il 15 aprile 1994, a Qom, una delegazione di una rivista italiana in visita in Iran, “Orion”, è stata ricevuta dall’Ayatullah Mesbah, una delle personalità più autorevoli del pensiero e della cultura iraniana ed islamica, dal quale ha avuto il piacere di essere intrattenuta in un lungo ed interessante colloquio. La conversazione, dal contenuto eminentemente dottrinale, ha avuto per principale riferimento le prospettive di sviluppo dei rapporti tra Ummah (la comunità islamica) e mondo occidentale, in considerazione di quelle che sono le virtualità d’ordine tradizionale in esso tuttora presenti, e dell’azione evocatrice ed anagogica che l’Islam, nella sua qualità di sigillo della Profezia, è chiamato ad esercitare a questo riguardo. Tutto ciò non mancherà di suscitare il più vivo interesse in tutti coloro che, rifiutando le scempiaggini di ecumenismi, pacifismi, umanitarismi e settarismi vari, rifiutano allo stesso tempo il modernismo di stampo mondialista e riconoscono invece all’Occidente le potenzialità per un’autonoma rigenerazione tradizionale.

L’Ayatullah Mesbah Yazdi ha lasciato questo mondo il 1 gennaio 2021.

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D. Da qualche tempo a questa parte in Occidente si fa di tutto per dare ad intendere che la considerazione dei problemi politici e sociali sarebbe del tutto estranea alla genuina tradizione Islamica, sicché a questa stregua il pensiero e l’azione dell’Imam Khomeyni, e l’evento stesso della Rivoluzione Iraniana, altro non sarebbero che delle pure e semplici innovazioni, del tutto estranee allo spirito autentico della Rivelazione Coranica. Come rispondete voi a queste menzogne, che a nostro avviso non fanno altro che introdurre nella dottrina, nella prassi e nella stessa realtà dell’Islam la distinzione, di stampo prettamente occidentale e modernista, tra religione e politica?

R. Il pensiero dell’Imam Khomeyni non si differenzia in nessun modo da quella che è la genuina dottrina islamica, anzi è ad essa perfettamente conforme. Ma ciò non toglie che nei tempi passati a taluni argomenti si fosse prestata un’attenzione minore che non oggigiorno, e questo discorso vale specialmente per quel che concerne gli aspetti politici e sociali della dottrina, e i problemi della loro attuazione concreta. Il motivo ultimo di questa mancanza d’interesse è da ricondursi al dominio esercitato per tanto tempo dalle potenze d’oppressione sul nostro paese e sull’intera Ummah. Sotto questo riguardo, il ruolo provvidenziale dell’Imam è stato quello di far sì che queste tematiche riacquisissero l’importanza loro dovuta, richiamando su di esse l’attenzione sia dei sapienti che dei semplici fedeli, ed appunto nel suo magistero ed in questo mutato atteggiamento è da ravvedersi la causa prossima della Rivoluzione Iraniana, evento genuinamente islamico, di cui egli è stato il padre e la guida.

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D. Da quel che a noi in Occidente ci è dato di conoscere della figura e dell’opera dell’Imam Khomeyni, risulta che egli avrebbe fatto studi approfonditi su alcuni filosofi occidentali, ed in particolare su Platone. Stando così le cose, qual è secondo Lei l’influsso che certa filosofia occidentale può avere esercitato sullo Sciismo rivoluzionario, e viceversa, in che modo Lei ritiene che la dottrina dell’Islam rivoluzionario possa influire sulla concezione dell’uomo e del mondo propria dell’Occidente?

R. La filosofia costituisce una delle sezioni in cui è suddivisa la scienza islamica, ed essa viene utilizzata per risolvere quelle questioni di cui non si può venire a capo per mezzo dell’esperienza. In ogni tempo vi sono state personalità eminenti, che si sono adoperate per pervenire ad una qualche comprensione della realtà tramite l’intelligenza, e Platone è stato uno di costoro, uno dei più ragguardevoli, ma non certo il solo. D’altro canto la filosofia, intesa in senso lato, non si restringe a questa cerchia ristretta di persone: in effetti, l’Islam raccomanda a ciascun uomo di avvalersi dell’intelletto e del pensiero nella ricerca della verità, ed in tal senso lo invita a filosofare. E’ per una ragione siffatta che sovente i sapienti Musulmani hanno ritenuto di dover studiare il pensiero di filosofi estranei all’Islam, quali Platone e Aristotele. Ma lo hanno fatto con un atteggiamento critico, con discernimento, reputando valido e recependo del pensiero di costoro solo quanto si accordava con la dottrina islamica, rigettando invece quel che con essa vi fosse di inconciliabile. Ed è così, in conformità a tali criteri, che si è venuta formando la filosofia islamica, che indubbiamente a questa stregua include in sé una parte della filosofia platonica. Ma d’altra parte è ovvio come tra la dottrina dell’Islam e quella di Platone, o di qualunque altro filosofo estraneo all’Ummah, non possa esservi concordanza perfetta. Pertanto, se è possibile constatare la presenza di motivi platonici in seno al pensiero musulmano, ciò è dovuto alla suddetta parziale coincidenza, ovverosia all’adozione di quegli elementi che non sono in contrasto con la Rivelazione coranica. D’altro canto, se a qualcuno può sembrare che la filosofia di Platone abbia influenzato il pensiero dell’Imam Khomeyni, ciò è dovuto verosimilmente soprattutto al fatto che essa, ed ancor più quella neoplatonica, si accorda in special modo con la gnosi islamica. A questa stregua sarebbe assurdo pensare ad un influsso diretto di Platone sull’Imam Khomeyni, ma ha invece senso parlare di una concordanza parziale basata sul carattere puramente islamico della sua dottrina.

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D: Sempre facendo riferimento all’argomento dei rapporti tra il mondo indoeuropeo e mondo musulmano, possiamo osservare come, pur essendo l’Islam una religione assolutamente unitaria e universale, valida per l’intera umanità, in seno all’Ummah si sia venuto a determinare lo scisma tra Sunna e Shia, e che quest’ultima si sia affermata principalmente proprio in un paese non arabo come l’Iran. Come vive oggigiorno il vostro paese questa doppia identità, indoeuropea da una parte, e culturalmente semita dall’altra? E sempre a questo riguardo, quali sono i termini in cui l’Iran, in ragione della sua peculiarità, ha influito sull’Islam? Il fatto che lo Sciismo si sia affermato principalmente in un paese non arabo e indoeuropeo come il vostro, ha un suo significato? E che proprio il popolo iraniano sia stato il primo tra le nazioni dell’Umma a portare alla vittoria la Rivoluzione Islamica, è un evento puramente casuale, o esiste una relazione più profonda tra le due circostanze?

R: La differenza principale tra Sciiti e Sunniti è dovuta alle rispettive prese di posizione sulla questione dell’Imamato, ovverosia all’accettazione o al rifiuto del principio in base al quale, dopo il Profeta (S), esiste necessariamente un Imam impeccabile ed infallibile quale suo successore. Ma nei primi tempi dell’Islam, presso taluni ambienti dell’Higiaz, in Arabia, ebbero una certa diffusione propositi di egemonia a sfondo nazionale e razziale. Coloro che si riproponevano di esercitare sull’intero mondo musulmano un predominio siffatto, non accettarono l’autorità degli Imam. D’altra parte, anche al di fuori dell’Arabia, lo Sciismo è stato accettato da diversi popoli, sia arabi che non arabi; ovvero dagli iracheni, che sono stati i primi, dagli iraniani, dai libanesi, e da altre popolazioni del Pakistan, dell’Asia Centrale, del Caucaso. Stando così le cose è evidente come non sussista nessun rapporto causale tra la razza iraniana, tra il pensiero e l’azione degli iraniani in quanto tale, e lo Sciismo. D’altro canto, si può affermare che la propensione alla ricerca della verità ha favorito il riconoscimento e l’accettazione dell’Imamato, e quindi dell’Islam nella sua versione Sciita da parte degli iraniani, così come di converso possiamo constatare come sia stata proprio l’autorità e la dottrina degli Imam a rendere il nostro popolo immune da errori e deviazioni. A questa stregua, si può ribadire senza ombra di dubbio che non sussiste nessun rapporto di causa ed effetto tra la stirpe iraniana e lo Sciismo. Sono stati peraltro i nostri nemici a far proprio questa falsa interpretazione, e a tentare in tutti i modi di accreditarla per favorire i propri obiettivi egemonici. Oggigiorno gli Sciiti sono presenti in gran numero nella stessa Arabia Saudita, in prevalenza nel sud e nell’est, e rappresentano la maggioranza della popolazione dell’Iraq, del Libano, e la quasi totalità dell’Azerbaijan, così come costituiscono forti minoranze in Turchia, in Pakistan e in Afghanistan; d’altra parte abbiamo anche l’Alawismo, diffuso in Siria, in Turchia e in India. Lei mi ha chiesto per quale ragione la Rivoluzione Islamica ha avuto luogo in Iran, e non in un altro paese. Il fatto è che la comprensione e l’attuazione del puro pensiero islamico, che è lo Sciismo, comporta come conseguenza necessaria l’impegno per la realizzazione degli aspetti politici e sociali della dottrina. Purtroppo, per molti musulmani la lontananza da una guida impeccabile ed infallibile, qual è l’Imam nel senso in cui noi l’intendiamo, ha per effetto il misconoscimento di molte delle verità dell’Islam. Quel che costoro hanno presentato come dottrina islamica, non erano sovente altro che pensieri umani, mutabili e fallibili. La Shia invece prende la sua dottrina dagli Imam, che sono i legittimi successori del Profeta, ed in questa loro qualità godono della prerogativa di essere impeccabili ed infallibili, sicché il loro pensiero, frutto della divina ispirazione, non è soggetto alle mutazioni e alle limitazioni della condizione umana. Posso aggiungere a questo riguardo, a mo’ di esempio, la circostanza per cui, sebbene Gesù fosse di razza semitica, la sua dottrina non è stata affatto accolta dai suoi connazionali, dai figli d’Israele, ma dai Romani, e dagli altri popoli europei, che non sono certo semiti. Stando così le cose, si potrebbe forse affermare a vostro avviso che tra razza europea e cristianesimo sussiste un rapporto causale, e che la religione cristiana è basata sui caratteri razziali degli europei?

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D: Certamente il cattolicesimo romano, sia nelle sue forme esteriori, che nella sua stessa dimensione interiore, ha accolto in sé molti elementi della civiltà classica. A questo riguardo, basti pensare alla funzione ed ai caratteri delle feste, al culto dei santi, ed agli stessi dogmi della Trinità e dell’Incarnazione, che presentano sorprendenti corrispondenze con elementi analoghi presenti nel mondo greco-romano. Stando così le cose, non sarebbe forse legittimo ammettere che Gesù, più che fondare una nuova religione, avesse voluto purificare il Giudaismo, dalla qual cosa conseguirebbe che la diffusione e l’universalizzazione della dottrina di Gesù sarebbe dovuta a San Paolo, che era sì un Giudeo, ma un Giudeo con cittadinanza romana e imbevuto di cultura ellenistica, e che sarebbe dunque in tal senso da considerarsi come il vero fondatore del Cristianesimo come religione a sé stante? A questa stregua, il Cristianesimo delle origini avrebbe ricevuto un’impronta che perdura tutt’oggi.

R: Secondo l’Islam Gesù, profeta di Dio, va considerato come il fondatore di una religione, ed il Cristianesimo attualmente esistente si riconnette alla sua dottrina, della quale “San” Paolo non è stato altro che un interprete. Stando così le cose, se il Cristianesimo dei nostri tempi deriva dalla parola di Gesù, questa è una conferma del fatto che l’identità razziale non costituisce in nessun modo nei suoi confronti una causa determinante. Nel caso contrario, se esso non si riducesse ad altro che alle enunciazioni personali di “San” Paolo, tra di esso e la dottrina di Gesù non sussisterebbero invero nessun rapporto. D’altra parte, a mo’ d’esempio, possiamo rilevare come, sebbene la dottrina di Gesù presentasse per i Romani notevoli difficoltà di comprensione, ciò non tolga che essi l’abbiano alfine accettata, mentre invece i suoi connazionali, quantunque per loro fosse assai più facile comprenderla, l’hanno rifiutata. La medesima circostanza la si può rilevare a proposito dell’atteggiamento assunto nei confronti della dottrina degli Imam da parte degli Arabi, o meglio, della maggioranza degli Arabi, in ragione del rifiuto da loro opposto allo Sciismo, che è stato invece accolto dalla quasi totalità degli Iraniani.

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D: E’ noto che gli Ebrei, che non hanno accolto la dottrina di Gesù, sono stati nel contempo i primi nemici irriducibili dell’Islam, sicché possiamo constatare come alla fin fine oggigiorno, dopo due millenni di Cristianesimo e dopo 1.300 anni di Islam, il nemico sia ancora lì, più forte e minaccioso che mai, il Giudaismo, o piuttosto, Israele e il Sionismo internazionale. Lei condivide l’analisi che vede nell’ebraismo, e nella fattispecie nel Sionismo, il pensiero negativo assoluto nei confronti della spiritualità monoteista musulmana e cristiana? O, più in generale, si deve pensare che il nemico principale, il nemico oggettivo assoluto dell’uomo e del mondo, e di tutte le forme di spiritualità autentica, e non contraffatta e corrotta, sia da ravvivarsi nel Giudaismo, ed in particolare nella sua degenerazioni moderniste, di cui il Sionismo costituisce uno degli esempi più clamoroso?

R: Il carattere peculiare che contraddistingue il pensiero ebraico nei confronti delle altre forme di spiritualità, è la concezione particolaristica ed esclusivistica del “popolo eletto”, che fa sì che il Giudaismo si possa ben definire come una religione razzista. Gli Ebrei sono assolutamente convinti che questa loro “elezione” sia un privilegio proprio dei soli figli d’Israele, in virtù del quale essi riusciranno alfine, quando verrà il loro giorno, a vincere ed a soggiogare tutte le altre nazioni. Ed è in ragione dell’esclusivismo razzista di una tale pretesa, che il giudaismo si pone in opposizione di contrarierà con tutte le altre religioni e tutti gli altri popoli della terra. Se costoro talora affermano di essere d’accordo su taluni argomenti con l’altrui pensiero, questa non è che una semplice tattica, che non ha nessun riscontro nel profondo delle loro convinzioni. Sicché, a ben vedere, è proprio in siffatta concezione che va ravvisata la ragione sostanziale dell’inimicizia tra Ebrei e Musulmani, ed è questo il motivo che ha spinto i figli d’Israele a tentare di uccidere Gesù (senza riuscirvi, perché secondo noi Gesù non è stato ucciso, ma Iddio lo ha salvato dalle mani dei suoi persecutori) e che induce noi a considerarli come nemici di tutte le religioni e di tutti i popoli. D’altro canto, oggigiorno il Sionismo si configura come un’aggravante ancora peggiore, come un’ulteriore degenerazione dello stesso Ebraismo, proponendosi peraltro come uno degli strumenti privilegiati dei grandi poteri mondani, che hanno in Europa e in America alcune delle loro centrali più importanti. Sicché a questa stregua, noi riguardiamo Israele da due punti di vista distinti e complementari: da un lato, in ragione dell’assurda e folle pretesa degli Ebrei di costituire il popolo, la razza eletta, predestinata al dominio globale, il che li mette in contrasto con tutte le altre genti della terra; ed in secondo luogo, nella loro qualità di agenti dei grandi poteri mondani, che se ne avvalgono senza alcuno scrupolo per tentare di soggiogare ed eliminare le popolazioni del Vicino Oriente, ed in generale del Terzo Mondo.

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D: Non poche perplessità ha destinato la più recente politica del Vaticano, ed in particolar modo quella dell’attuale Pontefice, che nella Sinagoga di Roma ha innalzato gli Ebrei al rango di “fratelli maggiori” dei Cristiani, ed ha riconosciuto lo “stato” d’Israele, adoperandosi in ogni modo per favorirlo nelle sue iniziative politiche, ambito nel quale, oltre che in quello più specificamente religioso, esso si oppone ostinatamente alla rinascita dell’Islam autentico – quello rivoluzionario – al fine di assecondare in ogni modo le strategie del potere mondialista. Come pensate voi di poter rispondere alla sfida dei due monoteismi concorrenti e non più rivali fra loro?

R: Come voi sapete anche meglio di me, sino a pochi anni or sono i rapporti della Chiesa Cattolica con gli Ebrei erano tutt’altro che amichevoli, venendo essi considerati come gli uccisori di Gesù, come deicidi. Sicché l’attuale atteggiamento del Vaticano nei loro confronti è una novità, anzi, una vera e propria sorpresa. Ma non ha nessun senso che gli Ebrei siano prima i deicidi, i nemici assoluti della fede, e che il giorno dopo essi divengano all’improvviso i “fratelli maggiori”. Le ragioni di questo cambiamento vanno ricercate negli attuali rapporti di forza internazionali. Ora, quel che ci preme di ribadire a questo proposito, è che l’Islam, il Cristianesimo e l’Ebraismo sono le tre grandi religioni monoteiste, ad ognuna delle quali Iddio ha assegnato a suo tempo un compito, il che fa sì che sotto questo riguardo ciascuna possa reputarsi vera. In effetti, tra Cristianesimo puro ed Ebraismo puro da una parte, ed Islam dall’altra, non sussistono contrarietà e differenze. Ma quel che esiste oggigiorno, non è che una deformazione di queste religioni, dovuta ad aggiunte e ad alterazioni ulteriori, il che le rende differenti dall’Islam. Ad esempio, nell’Ebraismo delle origini non esisteva affatto la nozione di “popolo eletto”, così come nel Cristianesimo non si faceva menzione né del “Figlio di Dio”, né della “Trinità”. Sicché, se ci atteniamo a quello che era il Cristianesimo puro delle origini, ed il medesimo discorso vale ovviamente anche per l’Ebraismo, possiamo a buon diritto ed in senso proprio parlare di religione monoteista, anche se ciò non toglie che per volontà di Dio l’Islam resti pur sempre la religione più perfetta e più completa. Ed è questo il motivo per cui il Sacro Corano ci ingiunge di discutere con i sapienti Ebrei e Cristiani, e di rivolgerci a loro dicendo: “Venite, noi non adoriamo altro che il Dio Unico”. Questa deve essere la base di ogni discussione, ed è per conformarci alla Divina Volontà che noi ci adoperiamo in tal senso. Questo è sempre stato il nostro comportamento, ed è così che noi ci comportiamo anche oggigiorno quando ci poniamo al cospetto di Ebraismo e Cristianesimo. Ma è ovvio come tutto ciò non possa avvenire a prescindere dalla riprovazione più assoluta del Sionismo in quanto ideologia e in quanto prassi. A prescindere da una siffatta distorsione ideologica, di cui attualmente il Vaticano condivide ed approva gli obiettivi e l’azione, e fatta salva la sua più recisa condanna, ancor oggi noi chiediamo ad Ebrei e Cristiani di unirsi a noi per discutere dell’unicità di Dio.

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D: Di fronte alla crisi attuale dell’Occidente, si può giungere ad ipotizzare che la Fede Islamica possa rappresentare la via d’uscita da questa crisi, in particolar modo per quel che concerne l’Europa, anche in considerazione del fatto che sono molti gli europei che ad essa si convertono?

R: Noi attribuiamo a tutte le religioni monoteiste una funzione salvifica. Ciò significa, che se si potesse prescindere da tutto quel che di estraneo è stato aggiunto sia all’Ebraismo che al Cristianesimo, ambedue potrebbero riassumere una funzione siffatta, e nella fattispecie, proporsi come un’alternativa alla crisi attuale. Ma tutto ciò non toglie che l’Islam, per via della sua maggior completezza, possa assumere un ruolo di maggior rilievo nelle cose di questo mondo. Il Corano afferma che i Cristiani e gli Ebrei che si conformino alle prescrizioni del proprio Profeta, ovvero alla volontà di Dio, possono essere salvi. E sempre secondo il Sacro Corano, la ragione della crisi che al giorno d’oggi travaglia l’Europa, così come molte altre parti del mondo, è riconducibile al fatto che gli uomini non si sottopongono alle disposizioni dell’ordine divino. Stando così le cose, la nostra risposta alla sua domanda è che l’intera umanità potrà avere l’opportunità di uscire da qualunque crisi se saprà mettere in pratica questi dettami, e ciò avverrà a maggior ragione se essa accetta di seguire l’Islam, che rappresenta il compimento, la completezza e la perfezione della Rivelazione Profetica.

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D: A questo proposito, come può un musulmano europeo, lontano dalle fonti sapienziali Sciite, percorrere la Via che conduce alla santità e alla purezza del Cuore?

R: Per quel che importa avere presente a questo riguardo, è che l’Islam, nella sua qualità di compimento dell’ordine divino rivelato dai Profeti, contiene alcune indicazioni assai chiare, attenendosi alle quali è dato di pervenire alle stazioni più elevate. Per disposizione della Divina Provvidenza e per nostra fortuna, questo patrimonio di conoscenza è a portata di mano di tutti i Musulmani. E’ anche vero che se potremo ampliare il nostro sapere, sarà per noi tanto di guadagnato. Ma ciò non toglie che non sia per nulla impossibile seguire queste indicazioni chiare ed essenziali, che consentono di percorrere sino in fondo la via della fortuna e della salvezza.

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D: Non mi resta che ringraziarLa per la sua cortese disponibilità, e chiederLe di inviare un saluto ed un augurio ai lettori di Orion.

R: Desidero in primo luogo ringraziarvi a mia volta di questo vostro viaggio in Iran, che è un segno della vostra ferma intenzione di trovare quella verità di cui siete alla ricerca. Il nostro messaggio ai vostri lettori, è lo stesso che noi rivolgiamo ai fedeli di tutte le religioni, ovverosia l’invito ad approfondire la conoscenza dei rispettivi Profeti ed a metterne in pratica l’insegnamento, facendo di tutto per ricondursi a quelle che sono le loro autentiche e precise parole. Se studieranno queste parole, potranno rendersi conto che in ciascuno dei loro libri rivelati è stato preannunziato un libro ad esso successivo, il Sacro Corano. E prendano in considerazione, studino a fondo la dottrina dell’Islam, che è pura dottrina di giustizia, del tutto priva di pregiudizi. Se sapranno risalire all’origine ed all’essenza delle rispettive fede, allora potranno rendersi conto appieno del fatto che tra di esse e la nostra non vi è differenza, e potranno comprendere che quel che esisteva prima è contenuto e completato nell’Islam, e che questo è un dono elargito da Dio a guida dell’umanità. Chi non lo accetta verrà punito, e noi sappiamo che il castigo divino sarà terribile.

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Il pensiero islamico , Novità

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