Intervista all’Ayatullah Beheshti (1980)
Quest’intervista con il martire Ayatullah Beheshti venne realizzata a Teheran nell’estate del 1980 da Dawud Pamhai, ex responsabile del settore culturale dell’Associazione Islamica degli Studenti Iraniani in Italia e fu pubblicata sul mensile italiano “Jihad” nell’aprile del 1981. Alcuni mesi dopo, il 28 giugno 1981, un vile attentato ordito dal gruppo terroristico ed ipocrita dei “Mojahedin-e Khalq”, rendeva martiri l’Ayatullah Beheshti ed altri 72 tra i migliori servitori dell’Islam e della Repubblica Islamica.
Associazione Islamica “Imam Mahdi” (aj)
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Col Nome di Dio
Saluto i fratelli e le sorelle che vivono lontani dalla patria, dalla loro Repubblica Islamica.
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D: Quali direttive consiglierebbe di seguire ai movimenti che in Europa si oppongono al Capitalismo, al Sionismo, al Comunismo?
R: Non c’è dubbio sul fatto che la difesa della Repubblica Islamica e la necessità di combattere per essa abbiano la precedenza assoluta su ogni altra cosa. Però debbo anche dirvi che sono molti i fratelli e le sorelle che, volontariamente, chiedono di venire ad aiutarci e che noi dobbiamo organizzare. Ma per ora non ci sono lacune che voi possiate riempire; per questo, quando sarà necessario, vi chiameremo. Il vostro compito è ora quello di combattere la disumana propaganda organizzata dai gruppi anti-islamici contro la vostra patria, contro l’Islam e contro l’indipendenza del Paese. Io spero che, di fronte al vostro entusiasmo, il nostro nemico si renda conto di combattere contro una grande forza a cui è impossibile resistere.
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D: In questi ultimi tempi si sono sviluppate in Italia iniziative spontanee di appoggio alla Rivoluzione Islamica come conferenze, pubblicazione di testi, costituzione dell’associazione “Europa-Islam”; ritiene che queste iniziative siano utili nella lotta contro i materialismi imperialisti?
R: Questa domanda mi consente di chiarire un punto: io vorrei che tutti sapessero che non siamo noi a schierarci contro l’Iraq o contro la Giordania, ma sono i popoli oppressi e sfruttati che lottano contro i regimi oppressori e sfruttatori; il nostro compito è solo quello di aiutare i popoli oppressi.
Voi sapete che un gruppo di religiosi giordani si è schierato contro Hussein di Giordania mettendolo in difficoltà.
E’ il popolo giordano che si ribella ed il popolo iraniano lo aiuta; ciò significa portare la Rivoluzione ai popoli oppressi; i quali possono apprendere dalla Rivoluzione Islamica iraniana come lottare per rovesciare i regimi sfruttatori. Ai rivoluzionari iraniani non basta liberare la propria patria; essi vogliono anche aiutare gli altri popoli rivoluzionari. Noi non vogliamo occupare il territorio dell’Iraq, della Giordania o di altri paesi. L’Islam, questa religione rivoluzionaria, si espande dovunque, sostenuta, nel suo processo di espansione, dalla volontà e dalla forza rivoluzionaria dei vari popoli oppressi: iracheno, giordano, egiziano, ecc. Ciò deve essere molto chiaro. E’ utile ogni iniziativa che mira a colpire il materialismo capitalista e quello ateo-marxista. Noi in Iran abbiamo fatto una Rivoluzione ispirata a principi spirituali e non materialistici, ma, tuttavia, pienamente e spontaneamente rispondenti anche alle esigenze della vita terrena, sia pure entro giusti limiti né inutili né lesivi delle esigenze individuali e comunitarie. La nostra vittoria rivoluzionaria è basata sulla Fede del nostro popolo e sul profondo valore metafisico che esso attribuisce al martirio in nome della Fede. Il nostro popolo è consapevole che alla morte del corpo sopravvive la vita dello spirito, la quale è di gran lunga più importante in quanto vissuta accanto a Dio. E’ per questo che il musulmano non teme il martirio, e non si arresta di fronte a qualsiasi pericolo; niente può impedirgli di percorrere la sua strada. Ed è anche per questo che una Rivoluzione nasce laddove il sangue vince contro la spada. Il popolo iraniano sapeva che alla guida della Rivoluzione non c’era una persona bramosa di potere, ma una persona che voleva strappare il potere dalle mani degli oppressori sionisti per consegnarlo nelle mani del popolo oppresso, affinché esso cammini per la giusta strada e sia padrone del proprio destino. Un popolo può anche essere usato come strumento per strappare il potere dalle mani di un uomo di un gruppo per consegnarlo nelle mani di un uomo dello stesso gruppo. Ma quando quel popolo si renderà conto di esser stato strumentalizzato non combatterà più e non rischierà più la vita. Invece quando il popolo si rende conto di essere depositario del potere che gli deriva dall’adesione ad una religione e che esercitando questo potere potrà essere padrone del proprio destino, ecco che il popolo diventa la manifestazione del valore alternativo – al di là dei materialismi di Oriente e d’Occidente – della Rivoluzione Islamica: Rivoluzione popolare che aggrega e mobilita la totalità popolare. Non esiste sistema peggiore di quelli materialisti, poiché il popolo non avrà mai tanta fede da potersi sacrificare per essi. Credere nella rettitudine di un capo che non vuole il potere per sostituirsi all’oppressore, ma che lascia il popolo libero di decidere del proprio destino; ecco, ciò è la base di ogni rivoluzione che travolgerà i regimi oppressori e li renderà incapaci di difendersi. Gli altri popoli che vorranno combattere contro l’oppressione possono ispirarsi a questi principi. E, ancora, sono queste le basi di ogni rivoluzione ispirata da valori divini, e queste basi devono essere rafforzate al fine di liberare l’uomo dai regimi e dai sistemi che non siano quelli di Dio.
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D: I paesi islamici legati all’U.R.S.S. o agli U.S.A. costituiscono un ostacolo nella politica di unificazione del mondo islamico? La manovra sionista di Camp David è tra gli ostacoli più grossi?
R: La manovra sionista di Camp David è una resistenza ovvia che ha per protagonisti alcuni governi funzionari dell’imperialismo mondiale, i quali sentono che la vittoria della Rivoluzione Islamica potrebbe significare il principio della loro fine. Altri Paesi non hanno preso posizione a favore o contro la Rivoluzione Islamica iraniana e quindi non sono pericolosi per noi. Comunque, benché non abbiano assunto posizioni radicali come le nostre, noi li ringraziamo per il loro aiuto, e speriamo che in futuro possano essere utili ai fini dell’espansione rivoluzionaria islamica in tutto il mondo.
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D: Che cosa pensa del tentativo di Nasser mirante a costruire una Repubblica Araba Unita?
R: La grossa differenza tra la Rivoluzione Islamica e le altre rivoluzioni nazionalistiche riposa sul fatto che queste ultime sono limitate in quanto basate su principi umani e non divini.
D: Ritiene che l’azione promossa dall’O.N.U. e dal M.E.C. sia dettata dal desiderio di riconoscere il diritto all’esistenza di uno Stato sovrano e indipendente per i Palestinesi, o che piuttosto tale azione sia dettata dal desiderio di assicurare il petrolio del mondo arabo al capitalismo occidentale?
R: Noi siamo convinti che tutte le decisioni approvate dalle nazioni alleate delle superpotenze non fanno altro che favorire gli interessi russo-americani; perciò diciamo che l’atteggiamento del M.E.C. nei confronti del problema palestinese non ha alcun valore poiché rappresenta la copertura dietro la quale si difendono gli interessi economici dell’Occidente capitalista.
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D: Quale rapporto deve esistere tra l’Islam e le altre confessioni religiose esistenti nell’Iran?
R: L’Islam non è contrario alle religioni che credono in un unico Dio Onnipotente, e con esse ha dei rapporti buoni e positivi.
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D: “Dio ha dato ogni dominio agli Ebrei sui beni e sul sangue di tutti i popoli” (Talmud XV, 33); “Tutti i beni dei non-Ebrei sono come il deserto. Il primo di noi che li occupa ne è padrone” (Talmud – Baha Latra, 54 b); “Il migliore dei non-Ebrei deve essere ammazzato” Abada Zara, 26 b). Queste citazioni sono tratte dal Talmud, codificazione rabbinica del Vecchio Testamento e libro canonico degli Ebrei. Ritiene che una religione che si ispira a questi principi abbia il diritto di esistere all’interno dell’Iran rivoluzionario?
R: Gli Ebrei possono vivere in Iran; secondo l’Islam gli Ebrei, i Cristiani, gli Zoroastriani e tutti coloro che credono in un unico Dio possono vivere con i musulmani nella loro società, ma ad una condizione: che le loro intenzioni non siano animate dal disprezzo per l’Islam e che essi rispettino i beni e i diritti dei musulmani. Io penso che gli Ebrei che credono nella religione di Mosè respingano il disprezzo degli altri, il razzismo, ecc., poiché è la loro religione a respingere simili concetti.
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D: U.S.A. e U.R.S.S. si aiutano a vicenda. Il capitalismo americano-sionista investe i suoi capitali nell’U.R.S.S., concede crediti, esporta grano. Lottare contro questo sistema di sfruttamento mondiale significa anche conquistare l’indipendenza economica per avere la libertà politica. Fino a che punto l’Iran rivoluzionario è oggi economicamente indipendente? E quando pensa di poter raggiungere la piena indipendenza economica?
R: Noi faremo di tutto per conseguire l’indipendenza economica. Quando potrà realizzarsi questo scopo? Non si può precisare né prevedere il momento, comunque speriamo molto presto.
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D: Ritiene che il mondo islamico stia dando sufficienti aiuti alla eroica lotta del popolo afgano che combatte in nome di Allah?
R: Purtroppo il mondo islamico non ha ancora sostenuto come avrebbe dovuto la coraggiosa lotta del popolo afgano. Speriamo che ogni musulmano da ogni posto del mondo dia il suo aiuto a questo eroico popolo affinché riesca a costituire un governo islamico.
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D: Israele ha cercato di dividere il mondo islamico mediante le manovre diplomatiche e finanziarie. Quale deve essere la risposta dell’Islam?
R: Israele non ha mai potuto dividere i popoli islamici; solo con il sostegno americano è riuscito ad inserirsi nei giochi politici di governi islamici filo-americani. L’Islam resiste e combatte il sionismo come ha resistito e combattuto finora.
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D: Dopo la Rivoluzione l’Iran è stato attaccato all’interno con tentativi di colpo di Stato, con assassinii di esponenti religiosi, con la rivolta del Kurdistan, all’esterno è stato attaccato con il boicottaggio economico incoraggiato da ambienti sionisti e con l’atto di guerra U.S.A. del 25 aprile. Inoltre pesa ai confini la minaccia militare sovietica. Come pensa l’Iran di superare le gravi interferenze tese ad abbattere la Rivoluzione?
R: Come ha fatto finora: costituendo delle solide basi popolari, islamiche, religiose; appoggiandosi a Dio ed al popolo che crede in Lui, non avendo timore di nessun altro tranne Dio.
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D: Il Tudeh è servo di Mosca. E’ giusto che una forza politica asservita a una potenza straniera agisca nell’Iran rivoluzionario (1)?
R: Noi siamo decisi a far crescere la nostra Rivoluzione; quindi gli uomini di queste società debbono confrontare il bene ed il male e scegliere il bene.
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D: La stampa occidentale sostiene che Bani Sadr sia un moderato e che esista una contrapposizione tra l’Ayatullah Khomeyni e il Presidente. Che cosa c’è di vero (2)?
R: Porre sullo stesso piano la posizione del Presidente Bani Sadr e quella dell’Imam Khomeyni rappresenta un facile errore dovuto ad una superficiale conoscenza del ruolo dell’Imam nell’ambito di una società rivoluzionaria come quella iraniana. Io respingo un simile confronto poiché l’Imam ha un ruolo centrale e fondamentale e le sue decisioni non sono paragonabili con quelle degli altri esponenti del governo islamico.
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D: In Iran quale rapporto intercorre tra capitale e lavoro?
R: Nella Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran si dice che l’economia del paese non deve essere statalizzata. Le singole persone e i gruppi godono della libertà di intraprendere qualsiasi attività economica e produttiva. Il lavoro non deve essere asservito al capitale, ma, al contrario, il capitale e le attrezzature produttive, con le quali il popolo lavora, debbono essere poste al servizio del lavoro, al fine di eliminare lo sfruttamento dell’uomo da parte dei detentori del capitale.
Articolo 43, paragrafo 2 della legge: il governo è tenuto a predisporre le condizioni e i presupposti affinché il cittadino possa lavorare liberamente. Infatti il capitale e i mezzi di produzione vengono messi a disposizione dei militanti volontari nel settore del lavoro i quali, associandosi in cooperative, realizzano un’attività economica libera da ogni forma di schiavitù capitalista.
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D: E’ vero che l’Iran mira all’abolizione totale del tasso di interesse bancario?
R: Nell’Islam è severamente proibito prestare denaro gravandolo di un interesse. La Zakat, invece, che è un’altra cosa, dovrà essere doverosamente pagata e può essere lecitamente richiesta.
D: Il regime dello Scià cercava di corrompere il popolo allettandolo con il modello occidentale di civiltà fondato sul materialismo. Si voleva colpire il vigore spirituale dei giovani con il consumismo, l’alcool, la pornografia, la droga. Quali misure intende prendere il governo islamico affinché la gioventù cresca pura e forte nel corpo e nello spirito, cancellando così i negativi effetti di una dittatura durata più di trent’anni?
R: La nostra Rivoluzione ha esercitato una profonda influenza nell’animo dei giovani; ma abbiamo bisogno di molto tempo per riparare i guasti provocati dal precedente regime.
La successiva rivoluzione culturale mira a sostituire i suoi valori a quelli del precedente regime; essa ha fatto tante cose e tante ancora farà. Noi avremo presto una società in cui uomini e donne avranno la possibilità di instaurare rapporti più naturali, in cui i giovani potranno sposarsi subito con una semplice cerimonia, liberi dai problemi sessuali e dalla pressione soffocante della burocrazia. Lo studio e la conoscenza della natura, la solidarietà tra gli uomini, la realizzazione della giustizia divina, sono i valori che si sostituiranno a quelli di cui si faceva portatore e interprete il precedente regime. Gli uomini hanno bisogno di godere e di amare la natura, ma, soprattutto, di amare Dio.
Amare gli uomini, amare la giustizia rende l’uomo vivo e utile alla società. Il nostro popolo procede verso questo obiettivo per una vita migliore.
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NOTE
1) Naturalmente questa intervista è stata concessa prima che venisse accertata l’accusa contro questo partito politico di spionaggio in favore dell’URSS, introduzione clandestina di armi, infiltrazione nell’esercito, cospirazione segreta, accusa supportata dalle successive ammissioni degli stessi dirigenti del Partito Comunista Iraniano.
2) Qualche mese dopo, il vile ed ipocrita Bani Sadr, di cui erano stati rivelati i collegamenti con le potenze straniere ed il ruolo di sabotatore, fuggirà dall’Iran insieme al capo del gruppo terroristico dei “Monafeqin” Masoud Rajavi per trovare rifugio in Francia, da dove hanno poi continuato a dirigere le azioni terroristiche contro la Repubblica Islamica. Fu proprio lo stesso Rajavi a lodare l’azione terroristica che martirizzò 72 fra le più prominenti e migliori personalità dell’Iran Islamico, tra cui lo stesso Ayatullah Beheshti, in un’intervista a “La Repubblica” del 19 marzo 1982.
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