Importanza ed esigenza di discutere la teoria politica islamica (Ayatullah Mesbah Yazdi)

Importanza ed esigenza di discutere la teoria politica islamica (1)

Ayatullah Mesbah Yazdi

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Come l’Oriente e l’Occidente hanno affrontato la Rivoluzione Islamica

Per chiarire la priorità e necessità di questo tema non ho altra opzione che dare un breve sguardo alla storia del nostro paese (Iran, N.d.T.) e degli altri paesi musulmani nel secolo scorso. Come voi sapete, nel corso della storia, la minoranza materialista, egemonica, imperialista e tirannica è stata sempre la causa dei principali tumulti e delle principali sedizioni. Più la vita umana è diventata centrale ed i sistemi si sono sviluppati sulle basi di norme scientifiche, più gli obiettivi di questa minoranza hanno assunto una forma accurata e basata su norme e regole precise.

Ad ogni modo, dopo la II° Guerra Mondiale, le potenze globali rappresentate dai due blocchi di potere nel mondo – il blocco capitalista ad Occidente ed il blocco comunista-marxista ad Oriente – grazie alle vittorie raggiunte durante la guerra, hanno tentato di imporre la loro autorità al resto del mondo, cercando di impedire l’emergere di ogni altra potenza che potesse assumere un’aria di dignità e sollevarsi contro di loro.

Comunque, durante la storia, coloro che si sono sollevati contro i corruttori, i mercanti ed i sediziosi furono soltanto i Profeti (A) ed i loro seguaci. Furono questi uomini religiosi che, a qualsiasi prezzo, non si sottomisero a tiranni ed oppressori. Per questa ragione, i despoti guardarono ai Profeti (A) ed ai loro seguaci come nemici. Comunque, dopo la Seconda Guerra Mondiale, con l’esclusione finale della Chiesa dalla scena politica (rappresentante il potere religioso in Europa), essi (i despoti odierni) non prevedevano che un altro potere potesse emergere contro di loro, fino agli ultimi tre decenni, quando increduli affrontarono lo stupefacente movimento popolare in Medio Oriente e in Iran. Inizialmente essi ritenevano che il movimento sorto in Iran fosse simile agli altri gruppi islamici che sporadicamente emergevano in alcuni paesi musulmani e poi venivano facilmente repressi. Pensarono che attraverso i metodi specifici utilizzati e l’esperienza ottenuta, avrebbero contrastato con successo il movimento rivoluzionario islamico iraniano. Nel procedere osservarono che questo movimento era differente dagli altri. Alla fine, grazie al movimento Islamico in Iran, un potere emerse in questa regione. Potere che senza affidarsi al blocco orientale od occidentale, senza utilizzare la forza, colpi di stato militari di natura violenta, riuscì a rovesciare la marionetta occidentale (lo shah) e stabilire un governo Islamico in Iran.  

Naturalmente, attraverso le esperienze acquisite nel combattere le persone religiose, essi ricorsero a differenti attività e a complotti, che voi tutti conoscete, e non vi è bisogno di menzionare in dettaglio. Ci limiteremo soltanto a citarli. All’inizio essi diedero avvio a conflitti interni con la speranza di preparare il terreno per la venuta al potere di una giunta militare che avrebbe protetto gli interessi dell’Occidente. Essi osservarono comunque che la forza del popolo musulmano dell’Iran era tale che le attività di gruppi frammentari non costituivano alcun pericolo per la Rivoluzione. Dopo aver sperimentato vari complotti e cospirazioni, incluse sanzioni economiche, la propaganda mediatica globale contro l’Iran e gli otto anni di guerra imposta alla nostra gente, essi non riuscirono a rovesciare lo Stato Islamico.

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I giovani ed il complotto culturale a lungo termine

Poiché i nemici fallirono in ogni area, riposero le loro speranze in una cosa: il programma culturale a lungo termine. Seguendo questa linea, cercarono gradualmente di esercitare influenza nel paese attraverso vari mezzi. Avendo grande esperienza anche in quest’area essi cercarono di stabilire un centro per la promozione delle loro idee e visioni attraverso ondate di propaganda rivolte ai vari strati della società e lentamente prepararono il terreno per ciò che gradivano. Naturalmente le loro azioni, in questo caso come in altri, erano basate su piani scientifici calcolati.

Essi videro come la generazione della Rivoluzione invecchiava, mentre il futuro apparteneva ai giovani – giovani che mancavano della necessaria conoscenza del regime Pahlavi e delle sue atrocità, e dei sacrifici del popolo iraniano prima e dopo la Rivoluzione; giovani che erano consapevoli solo delle proprie esigenze, alcune delle quali materialistiche in natura. Essi immaginarono che fosse possibile esercitare influenza su questo grande strato che costituiva la maggioranza della società e al quale apparteneva il futuro, e gradualmente preparare la strada ad un governo da loro installato che nel giro di qualche decade avrebbe protetto i loro interessi. Per poter preparare il terreno verso un simile sinistro obiettivo essi condussero studi per identificare i principali motivi, fattori, del supporto popolare al governo Islamico, e capirono che la gente era pronta ad affrontare sofferenze, avversità, inflazione, privazioni, bombardamenti e sanzioni ma non cessava di appoggiare questo ordinamento. Essi conclusero giustamente che il generale supporto popolare risiedeva nella loro fede e nella loro religione.

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Il triplo asse del complotto culturale

Il popolo iraniano è seguace della scuola [maktab] dell’Ahl al-Bayt (A), ed ha come loro modello i puri Imam (A) ed il Principe dei Martiri Imam Husayn (A) [in particolare]. Il credo e la convinzione della gente dell’Iran di sacrificare le loro vite, proprietà e tutto ciò che vi è di più caro per realizzare gli ideali islamici risiede nei loro cuori ed è diventato parte del loro essere. Il nemico cerca quindi di indebolire questa convinzione. Essi vogliono fare qualcosa per far sì che questa futura generazione non diventi devota al governo religioso. Essi cercano di inculcare nelle menti delle giovani generazioni idee tendenti ad indebolire la loro fede in questo tipo di governo religioso, e in coloro che governano nel nome della religione. Questo perché il popolo ed i giovani credono che la religione debba governare le loro vite, ed il timone del governo deve inoltre essere nelle mani dei sapienti religiosi e della persone religiose guidate dal walī al-faqīh. Finché simile credo occupa una posizione speciale nei cuori dei giovani, essi non avranno possibilità di rovesciare questo governo Islamico.

Tale credo deve quindi essere sradicato, ma come? E’ possibile diffondere idee attraverso un gruppo di intellettuali. Hanno quindi creato una base con centri culturali e università per poi renderle popolari nella società, ingannare alcuni individui e persuaderli a promuovere simili idee nella società. In questa maniera, attraverso la diffusione di tali idee tra la gente, specialmente nelle giovani generazioni, instilleranno almeno un dubbio nei loro cuori e il loro fermo credo nel governo Islamico e nel walī al-faqīh verrà minato.

L’indebolimento dell’appoggio delle giovani generazioni al governo Islamico sarebbe l’ideale per essi, perché quando vi è il dubbio nei cuori dei giovani, un 13enne non potrà più mettere una granata a mano nel suo corpo e lanciarsi sotto un tank (2). Simili atti sono possibili soltanto quando i giovani possiedono una fede indomita nell’aldilà, nel Conto e nel Libro (delle Azioni), e nella correttezza del sentiero e dei principi scelti. Il dubbio nei cuori dei giovani prepara invece il terreno per gli obiettivi dei nemici.

Fu in linea con questo obiettivo che essi iniziarono un movimento con varie sfaccettature attraverso i loro agenti dissimulati e metodi scientificamente calcolati. Iniziarono le loro azioni basandosi su differenti assi:

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1. Promozione della nozione della separazione di religione e politica

Il primo asse della loro azione fu quello di dividere la politica dalla religione. Molto terreno venne arato per poter promuovere questa idea. Per secoli ciò venne fatto nell’emisfero occidentale ed in Europa. Vennero scritti molti libri e condotti studi estensivi. Come risultato di queste attività in Occidente la questione del secolarismo e la separazione tra Chiesa e Stato vennero in primo piano. Per ottenere qui in Iran questo obiettivo il terreno necessitava di preparazione. Alcuni terreni erano certamente già fertili. Simili nozioni esistevano anche tra alcuni che giocarono un ruolo nella Rivoluzione e assunsero perfino responsabilità nei governi islamici successivi. Essi credevano in una separazione tra religione e politica, tenendo discorsi e scrivendo libri in proposito. Rafforzare questa inclinazione attraverso le attività culturali realizzate in Occidente non era problematico.

Quindi, uno degli assi delle attività culturali del nemico è la promozione della nozione che tende a separare religione e politica. Certamente non tutti vennero influenzati da questo pensiero. Coloro che avevano perso i loro cari e le loro proprietà per il loro governo religioso e avevano affrontato difficoltà, non erano facilmente influenzabili da questo pensiero, specialmente perché la voce celeste dell’Imam [Khomeyni] risuonava nelle loro orecchie, e le parole pronunciate dallo scomparso Modarres (3) “La nostra religione è la nostra politica e la nostra politica è la nostra religione” – non sarebbero state dimenticate rapidamente.

 

Ayatullah Shahid Seyyed Modarres

2. Negazione della wilāyah al-faqīh 

Il secondo asse delle attività intellettuali ostili e xenomaniache [gharbzadeh] (4) è proporre l’idea che anche quando la religione interagisca nelle questioni socio-politiche, si instaurino norme religiose nella società e si osservino i valori religiosi in politica, il governo religioso non significhi governo dei fuqahā (sapienti religiosi esperti nella giurisprudenza islamica, N.d.T.). E’ sufficiente che le leggi che debbano essere ratificate in Parlamento passino attraverso un filtro che assicuri che esse non siano contro la religione. Il fatto che queste leggi non siano anti-religiose significa che il governo è religioso, visto che tutte le leggi concordano con la religione. Il governo religioso non è nulla di diverso da ciò.

Il secondo punto, è che fallendo nel convincere tutte le persone che la religione e la politica siano separate l’una dell’altra, affermeranno che religione e politica sono congiunte ma sostenendo che il governo religioso significa [semplicemente] che le leggi religiose devono essere instaurate, sia che l’esecutore abbia qualcosa a che vedere con la religione o no. Chiunque sarà eletto per eseguire le leggi religiose sarà il governante religioso. La religiosità di un governo significa che le norme religiose siano osservate e non che il governante sia religioso, sapiente e faqīh. Essi riconoscono che la religione non debba prescindere dalla politica, ma non accettano che l’ordinatore delle norme religiose debba essere un faqīh o che la più alta posizione governativa debba essere ricoperta dal walī al-faqīh. La separazione del governo religioso dalla teoria della wilāyah al-faqīh continua oggi come nel passato. Nei giornali, inclusi quotidiani e riviste nazionali, alcuni di questi argomenti sono presentati in modi differenti. L’epicentro di questo asse è formato dalle università e altri centri, onde influenzare quelle menti che continuano a credere nell’inseparabilità di religione e politica con l’idea che un governo religioso è accettabile ma la wilāyah al-faqīh non è imprescindibile dal governo religioso.

Questo asse di attività può avere facilmente effetto sui giovani che mancano della familiarità sufficiente con le norme islamiche e i fondamenti di giurisprudenza, specialmente se sono influenzati da certi strumenti culturali e dalla propaganda diffusa. Nella società ci sono comunque molti che non saranno influenzati da questo pensiero e continueranno a considerare la wilāyah al-faqīh il fondamento della Costituzione, ed il pilastro del loro pensiero e della loro azione. Essi continueranno a ritenere che questa Rivoluzione è giustamente riconosciuta nel mondo come la Rivoluzione della Wilāyah al-Faqīh ed il Governo della Wilāyah al-Faqīh.

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3. Danneggiare la forma della wilāyah al-faqīh 

Per poter influenzare coloro che credono nella wilāyah al-faqīh essi suggeriscono l’idea che la wilāyah al-faqīh possa avere differenti connotazioni, e che la forma della wilāyah al-faqīh implementata in Iran è modificabile e soggetta a cambiamento, insinuando che questa forma di wilāyah non è corretta perché inconciliabile con i principi della democrazia e del liberalismo. Devono esser fatte alcune cose, essi affermano, per poter rendere la wilāyah al-faqīh conforme alla democrazia ed ai valori accettati dal mondo moderno. Quindi l’asse di questo terzo movimento intellettuale è danneggiare la forma della wilāyah al-faqīh nella Repubblica Islamica. 

Il risultato di questa discussione, finora, è che intellettualmente e teoricamente tutti gli sforzi del nemico e dell’Arroganza Globale sono focalizzati nell’indebolire questo governo attraverso tre diverse fasi. Nella pratica essi mettono in atto certi programmi, ma quello a lungo termine, che essi sperano sarà accettato dalle future generazioni in questo paese, è intellettuale. Il primo asse del citato programma è la promozione della nozione della separazione della religione dalla politica, che sarà accettata da un certo gruppo. Il secondo asse è sostenere che religione e politica sono inseparabili ma il governo religioso è separato dalla wilāyah al-faqīh. Questa teoria può influenzare un certo strato della società. Il terzo asse è quello di suggerire a coloro che sono fermi e inflessibili nel loro credo nella wilāyah al-faqīh che essa è accettabile, ma questa forma di wilāyah al-faqīh implementata in Iran deve essere modificata. In sintesi, cercano di creare una sorta di dubbio nei cuori dei giovani, nel tentativo di indebolire la loro credenza in questo ordinamento e nei suoi valori. Nel fare ciò si aprirà una porta all’Arroganza Globale per penetrare nella società islamica ed anche nel governo islamico.

Coloro che saranno influenzati da ognuna di queste tre nozioni – chiunque essi siano, qualunque ruolo essi occupino, a qualsiasi ceto della società appartengano e qualsiasi posizione sociale possiedano – sarà di grande aiuto per l’Arroganza Globale nell’ottenere i suoi obiettivi.

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Il nostro dovere di fronte al triplice asse del complotto nemico

In vista del fatto che il nemico concentra i suoi sforzi attorno a questo triplice asse, coloro che sono devoti a questo ordinamento – e grazie a Dio, l’assoluta maggioranza della popolazione gli è devota, una manifestazione della quale è costituita dalle dimostrazioni che hanno luogo occasionalmente, che scioccano il mondo per la partecipazione massiccia di persone – devono essere vigili così che nessuno di questi complotti possa aver successo. Per questo essi devono essere fermi nella loro accettazione della teoria dell’inseparabilità della religione e della politica. Essi devono credere che, anche se altre religioni possono essere separate dalla politica, l’Islam non può. Secondo, essi devono essere fermi nell’asserire il fatto che il governo religioso non implica soltanto la natura islamica delle leggi da ratificare in Parlamento, o il loro non essere contrarie all’Islam. Piuttosto, l’applicazione del governo religioso è che gli ordinatori della legge debbano essere consapevoli e devoti all’Islam per essere i migliori devoti e implementatori delle leggi divine. Se non fosse così, quale è il beneficio di una legge scritta su un pezzo di carta non osservata dai suoi esecutori? Non era forse scritto nella Costituzione del passato regime che la Shi’a era la scuola di pensiero [madhhab] dell’Iran? E fino a quale punto questa legge influenzava il comportamento del governo, che era totalmente sottomesso al nemico miscredente e sovversivo?

Finché non vi è un esecutore credente e che abbia autorità, qualsiasi cosa scritta su carta non sarà di beneficio. Quindi, se una legge islamica è ratificata dall’Assemblea Consultiva Islamica, ma colui che ricopre la più alta posizione governativa del paese non è devoto a questa legge, non possiede autorità religiosa e intellettuale o inclinazione a implementarla, non vi è garanzia che le sopraccitate leggi siano applicate. E’ quindi importante per noi rafforzare il nostro credo nel principio della wilāyah al-faqīh e spiegare questa teoria sulla base di prove solide, fortificare la nostra fede e convincere le generazioni future che il governo islamico può sopravvivere solo sotto gli auspici della wilāyah al-faqīh.

Terzo, essi devono essere convinti che la forma della wilāyah al-faqīh implementata in Iran, nelle due decadi passate (6), la stessa wilāyah al-faqīh ordinata nella scuola dell’Ahl al-Bayt (‘A), non può essere modificata. Questo terzo stadio è una questione secondaria che deve essere affrontata dopo aver spiegato i primi due.

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NOTE

1)Il presente testo costituisce un estratto dai paragrafi iniziali dell’opera “Nazariyyeh-ye Siyāsī-ye Islām-Qānūnguzārī(La teoria politica dell’Islam), raccolta ed edita da Karīm Subhānī (Qum: Imām Khomeinī Educational and Research Institute, Estate 1380 AHS, 2001) in due volumi, racchiudente la trascrizione dei sermoni tenuti prima della Preghiera del Venerdì di Teheran dall’Ayatullah Mesbah Yazdi. In essa l’Ayatullah Mesbah presenta la teoria politica islamica e la posizione che occupa nei sistemi politici, affronta i dubbi e le sfide intellettuali riguardanti questa teoria e gli sforzi pervasivi dei nemici interni ed esterni nell’opporsi all’ordinamento della wilāyah al-faqīh.

2) Riferimento al martire Hossein Fahmideh. Shahid Mohammed Hossein Fahmideh all’età di 13 anni decise di unirsi ai combattenti musulmani iraniani che nel sud dell’Iran cercavano di fermare l’invasione del proprio paese da parte delle truppe irachene di Saddam. Nel corso di una battaglia l’aviazione di Baghdad bombardò pesantemente le postazioni iraniane, causando molti martiri e feriti. L’operazione di bombardamento doveva servire per preparare il terreno per l’avanzata di terra dei carri armati ba’athisti. Shahid Fahmideh decise allora di gettarsi, munito di granate, contro un tank nemico, raggiungendo il martirio e distruggendo il mezzo militare. Questa coraggiosa ed eroica azione del giovanissimo combattente bloccò l’avanzata della divisione nemica. Celebri sono in proposito le parole dell’Imam Khomeyni: “Non chiamatemi guida. La vostra guida è quell’adolescente di 13 anni che con il suo piccolo cuore, il cui valore è più grande di cento parole e scritti, con delle granate si gettò sotto un carro armato e lo distrusse, bevendo il nettare del martirio.”

3) Seyyed Hasan Modarres (1959-1938) era una delle grandi personalità politiche e religiose della storia recente dell’Iran. Egli ricevette la sua formazione basilare in Iran e poi viaggiò nelle città sante in Iraq, dove ricevette la successiva formazione da prominenti sapienti, e dopo aver ottenuto il livello di ijtihad tornò a Isfahan e iniziò l’insegnamento della giurisprudenza islamica [fiqh] e dei suoi principi. Nel 1909, al tempo della Seconda Assemblea Nazionale, egli entrò in Parlamento, essendo stato scelto dai marāji‘ at-taqlīd e dagli ‘ulamā’ di Najaf come uno dei cinque mujtahid che dovevano supervisionare le procedure legislative. Durante la Terza Assemblea Nazionale egli venne scelto come membro del Parlamento. Quando Reza Khan portò a compimento il suo colpo di stato grazie alla Cia, Modarres venne arrestato e mandato in esilio, ma dopo esser stato liberato venne nuovamente scelto dalla gente ed entrò di nuovo in Parlamento. Nella Quarta Assemblea Nazionale egli guidò la principale opposizione contro Reza Khan. Durante la Quinta e Sesta Assemblea, egli si oppose alla proposta di stabilire una repubblica, idea favorita da Reza Khan per rimpiazzare il governo costituzionale, e dissuase il Parlamento dall’approvarla. La sua risoluzione di fronte al cocciuto Reza Khan fu tale che lo Shah diede l’ordine di ucciderlo, e quando egli scampò dal tentativo, venne prima esiliato nella remota località di Khaf, vicino ai confini afgani, e poi in Kashmar, dove undici anni dopo, nel mese di Ramadan del 1938, gli agenti dello Shah lo avvelenarono. In questo modo, una delle grandi personalità politiche e religiose dell’Iran venne martirizzata sulla via di Dio. Il martire Modarres possedeva profonde qualità, e sebbene fosse un uomo di grande influenza sulla scena politica e religiosa, condusse sempre una vita molto semplice.  

4) Xenomaniaci: coloro che sono infatuati dagli stranieri e specialmente dai modelli culturali occidentali. Questa è la traduzione di un termine persiano, gharbzadegān o gharbzadeh-hā, popolarizzato da Jalāl Āl Ahhmad (m. 1969), uno scrittore che esercitò una grande influenza in Iran, nel suo libro Gharbzadegī (“Xenomania” o “Occidentosis”). Cfr. La traduzione in inglese, R. Campbell (traduttore) e Hamid Algar (editore e curatore), Occidentosis: A Plague from the West (Berkeley: Al-Mizan Press, 1984).

 5) Si ricordi che questi sermoni sono stati tenuti dall’Ayatullah Mesbah Yazdi a cavallo tra il 1999 ed il 2000.

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | Comments Off on Importanza ed esigenza di discutere la teoria politica islamica (Ayatullah Mesbah Yazdi) Comments | Category : Attualità, politica e società , Il pensiero islamico

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