Il significato di ‘Ashura: rappresentazioni errate e distorsioni
Ayatullah M. Motahhari
Col Nome d’Iddio, Clemente e Misericordioso
La lode appartiene ad Allah, Signore dei mondi, Creatore del creato tutto, la benedizione sia sul Suo servo ed inviato, il Suo beneamato ed eletto, nostro signore, Profeta e guida, Abu-l-Qasim Muhammad, la benedizione di Allah su di lui e sulla sua pura, immacolata progenie, scevra di peccato. Mi rifugio in Allah contro Satana il lapidato.
“…Ma poiché essi {i bani Israil} ruppero il loro patto, li abbiamo maledetti e indurimmo i loro cuori, essi stravolgono il retto senso delle parole e dimenticano gran parte di quel che fu loro rivelato {la Torah}…” (Santo Corano, Sura al-Ma’ida, 5-13)
L’avvenimento storico di °Ashurà è stato deformato sia nella sua forma esteriore, sia nel suo significato. Il primo tipo di alterazione significa costruire e aggiungere parti di propria iniziativa, rendendo così oscuro il volto brillante di questo avvenimento. Purtroppo anche il significato di questo avvenimento è stato alterato e questo secondo tipo di alterazione è ben più pericoloso, ciò che ha diminuito l’influenza di questo grande avvenimento su di noi sono proprio le alterazioni di significato e non tanto quelle esteriori.
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Cosa intendiamo dire con l’espressione “alterazione di significato”?
Senza aggiungere né sottrarre una sola parola del racconto, è possibile darne un’interpretazione tale che il suo significato sia l’esatto contrario della verità.
Un solo esempio sarà sufficiente ad illustrare tutto ciò. Nel momento in cui i musulmani costruirono la moschea di Medina, °Ammar ibn Yasir vi lavorò sodo, consacrando molti sforzi al proprio compito. Tra gli Aĥadīth (tradizioni) autentici ascrivibili a quell’epoca, si tramanda che il nobile Profeta (S)[1] disse:
يا عمار ! تقتلك الفئة الباغية
“O °Ammar, la fazione ribelle ti ucciderà.”
L’espressione “fazione ribelle” è di origine coranica, apparve nel versetto consacrato alle lotte intestine tra due fazioni musulmane. Essendo una delle due la ribelle, i musulmani dovrebbero allora adottare un comportamento che sia ad essa ostile, ricongiungendosi all’altra fazione.
“…e se due fazioni, tra i credenti, si combattono tra loro, mettete pace fra essi. Ma se l’una si ribellasse contro l’altra, combattete quella che di ribellione si marchi, sino a che torni alla obbedienza degli ordini di Allah.” (Santo Corano, Sura al-Hujurat, 49- 9)
La dichiarazione del nobile Profeta(S), riguardante °Ammar, gli accordò un prestigio enorme in seno alla comunità. Di modo che, al tempo della battaglia di Siffin, allorché °Ammar combatté al fianco dell’Imam °Ali (as)[2], questo fu un elemento importante a favore dell’Imam.
La gente la cui fede era debole ed incerta non si era convinta, prima della morte di °Ammar, della giustezza della sua battaglia al fianco dell’Imam contro le truppe di Mu°awiyya. Ma il giorno in cui °Ammar fu ucciso dall’armata ribelle, un grido si levò da tutte le parti, annunciando che la profezia del Profeta (S) si era realizzata.
La migliore prova, per mostrare l’ingiustizia di Mu°awiyya e dei suoi compagni, fu di mostrare che erano loro gli assassini di °Ammar, avendo qualche anno prima il Profeta (S) annunciato che egli sarebbe stato ucciso dalla fazione ribelle).
Oggi è chiaro che le truppe di Mu°awiyyah rappresentavano questa fazione, ingiusta ed iniqua, laddove l’armata dell’Imam °Ali (as) era la fazione giusta. Quindi, in maniera conforme all’ingiunzione coranica, i Musulmani dovevano ricongiungersi all’armata del Califfo col fine di combattere i ribelli.
Quest’episodio creò disordine tra le truppe di Mu°awiyyah. Fu allora che questi, usando come solito uno stratagemma, fece circolare un’interpretazione falsa dell’incidente. Certo non era possibile negare la dichiarazione del Profeta (S) riguardante °Ammar, visto che i testimoni diretti o indiretti dell’ĥadīth ammontavano al numero di circa 500 persone.
Quando i Siriani protestarono contro Mu°awiyyah, non arrivando a comprendere che potevano essere loro a rappresentare la fazione ribelle, Mu°awiyya disse loro: “Voi vi sbagliate. È vero che il Profeta aveva annunciato che °Ammar sarebbe stato ucciso da una fazione ribelle. Ma non siamo stati noi ad averlo ucciso. Fu ucciso da °Ali, che lo ha trascinato sul campo di battaglia, causando la sua perdita.”
°Amr ibni-l-‘As aveva due figli. Uno dei due era identico al padre, laddove l’altro, °Abd-Allah, era un uomo credente, e nulla spartiva col padre nella sua indole. Egli era presente quando Mu°awiyyah si espresse con questo sofisma. Disse allora: “Quali argomenti falsi! Poiché °Ammar faceva parte della fazione di °Ali, allora sarebbe stato lui ad ucciderlo?! Se così fosse, allora è stato il Profeta uccidere Hamzah, Sayyid ash-shuhada (il signore dei martiri), poiché la presenza di Hamzah sul campo di battaglia la si doveva al Profeta!”
Mu°awiyyah andò in collera e domandò ad °Amr perché permetteva a suo figlio di comportarsi in modo così maleducato.
Questo è un chiaro esempio di ciò che s’intende per deformazione di significato.
Cosa dovremmo fare, se volessimo alterare e deformare il significato degli avvenimenti storici?
Ogni avvenimento storico è, da un lato, prodotto da cause e, dall’altro, ispirato da intenzioni e finalità ben precise. La mistificazione di un avvenimento storico consiste nell’imputargli cause o motivazioni diverse dal vero.
L’avvenimento storico di Karbalà è retto, da una parte, da cause e motivazioni e, dall’altra, da finalità e intenzioni sublimi.
Noi musulmani, noi shi°iti dell’Imam Ĥusayn ibn °Ali (as), abbiamo deformato il significato di quest’avvenimento, come Mu°awiyyah ibn Abu Sufian deformò il significato dell’ĥadīth del Profeta (s) su °Ammar.
Cioè l’Imam Ĥusayn (as), scatenando la sua rivolta, aveva motivazioni e finalità ben definite, ma noi gliene abbiamo attribuito delle altre[3].
Abu °Abd-Allah, l’Imam Ĥusayn (as), diede inizio ad un’insurrezione di rara grandiosità e sacralità. La sua insurrezione possiede tutte le caratteristiche di un movimento sacro ed unico nella storia del mondo. Quali sono tali caratteristiche?
a) La prima condizione di un movimento sacro è che non dovrà mai perseguire finalità e obiettivi personali, o riconducibili ad individui. Dovrà essere universale e interessare l’umanità intera. A volte gli individui scatenano insurrezioni per fini personali, ma a volte i loro movimenti rispondono a necessità sociali o umane, o hanno per obiettivo la ricerca della verità, l’instaurazione della giustizia, dell’uguaglianza, o del monoteismo, non sono per se stessi, in realtà essi, in questo momento, non vedono più solo se stessi, ma se stessi insieme al resto dell’umanità.
Per questo motivo coloro le cui azioni e movimenti non rispondono a motivazioni personali, ma anzi al contrario, si muovono nel senso del bene dell’umanità tutta, per la giustizia e l’uguaglianza, per l’amore dell’Unicità e della conoscenza di Allah (SwT), sono amati e onorati dalle genti. Il Profeta (S) disse: “Ĥusayn è da me, ed io sono da Ĥusayn” (Ĥusayn minni wa ana min Ĥusayn) ed allo stesso modo noi diciamo: “Ĥusayn è da noi, e noi siamo da Ĥusayn”. Ma perché diciamo ciò?
Perché, quattordici secoli fa, l’Imam Ĥusayn (as) si sollevò, per noi e per il bene dell’intera umanità. La sua insurrezione fu sacra, pura, capace di trascendere ogni utile personale.
b) La seconda condizione di un movimento sacro è l’essere ispirato da una notevole perspicacia e comprensione. Immaginiamo una società dove la gente sia ignorante, non comprenda ed abbia dimenticato il proprio scopo. Si presenta, poi, un uomo perspicace, che comprende i mali di cui la gente soffre, ed i rimedi che bisogna applicare, molto meglio di quanto questa gente stessa sia in grado di comprendere. Quest’uomo percepisce in maniera netta e chiara, distinta, che cosa si debba fare, mentre tutti gli altri sono incapaci di comprendere e di discernere, ed allora insorge. Venti, trenta, cinquanta anni dopo, la gente si sveglia e comprende solo allora gli scopi che quest’uomo perseguiva e che i loro avi non avevano compreso. Per esempio, Sayyid Jamal ud-Din Asadabadi iniziò un movimento islamico nei paesi musulmani circa un secolo fa. Quando noi oggi leggiamo di quest’uomo, ci rendiamo conto del fatto che nessuno lo aiutò. Egli aveva compreso i problemi della società musulmana, così come i rimedi necessari da apportarvi, ma la gente lo ignorava, lo scherniva e non lo sosteneva. Ora che gli anni sono passati, ci accorgiamo che aveva compreso cose che la gente dell’epoca non era stata in grado di capire. Prendiamo in considerazione solo due delle lettere che aveva scritto, una al defunto ayatollah Mirzaye Shirazi Bozorgh e l’altra a tutti gli °Ulema’ (Sapienti) dell’Iran, o le lettere che scrisse a tal sapiente di Shiraz o a quello di Mashad, possiamo così comprendere come egli avesse capito a fondo il contesto storico e la questione della colonizzazione, e volesse svegliare la popolazione. Il suo movimento fu sacro, perché intrapreso da un uomo che aveva visto la realtà, che gli altri non percepivano, al di là dalle apparenze. Il movimento dell’Imam Ĥusayn (as) fu un movimento di questo tipo. Oggi noi siamo in grado di comprendere veramente chi fu Yazid? E quale fu il suo governo? Cosa fece Mu°awiyyah? Quali fossero i piani dei Bani Umayyah? Ma i musulmani dell’epoca, diciamo all’incirca il 99% di loro, non avevano compreso la natura del potere dei Bani Umayya, visto e considerato che le notizie, all’epoca, non si diffondevano come oggi. La gente di Medina non poteva immaginare l’esistenza di una simile situazione. Ne divennero consci solo quando l’Imam Ĥusayn (as) ormai era stato ucciso. Ne rimasero scioccati, e si domandarono come una cosa simile fosse potuta accadere. Inviarono una delegazione di vari sapienti in Siria, guidata da °Abd-Allah ibn Hanzalah (il padre, Hanzalah, era conosciuto con il nome di Ghasilu-l-Mala’ikah). Compirono il viaggio da Medina sino alla corte di Yazid, in Siria, e lì finalmente capirono cosa fosse successo veramente. Di ritorno a Medina, quando gli altri li interrogarono in merito alla situazione, dissero loro: “Tutto quello che noi possiamo dirvi è che per tutto il tempo che siamo rimasti a Damasco, abbiamo temuto che le pietre ci piovessero, dal cielo, in testa {a lapidarci. N.d.T.}.”
Raccontarono loro di aver visto il califfo bere platealmente alcool, praticare giochi d’azzardo, giocare con cani e scimmie, abbandonarsi a rapporti incestuosi con le donne della sua famiglia. °Abd-Allah aveva otto figli. Proclamò agli abitanti della città: ” Io mi ribellerò, che voi vi ribelliate o meno, fossi anche solo con i miei figli.”
Egli mantenne la sua promessa e durante la rivolta di Harrah contro Yazid, perse i suoi otto figli, prima di cadere egli stesso martire. °Abd-Allah ibn Hanzalah non era minimamente conscio della situazione, due o tre anni prima, al tempo della rivolta dell’Imam Ĥusayn (as). Allora l’Imam, preparandosi a lasciare Medina, disse: “Dovremmo dire addio all’Islam se questo fosse afflitto da una guida quale Yazid”.
Ĥusayn ibn °Ali (as) doveva essere ucciso, e il mondo musulmano doveva subire uno choc per far sì che persone come °Abd-Allah ibn Hanzalah e le altre centinaia di Medina, di Kufah e degli altri luoghi aprissero gli occhi, ed arrivassero a comprendere il significato delle parole dell’Imam Ĥusayn (as).
c) La terza caratteristica di un movimento sacro è la sua natura solitaria ed isolata. È come un lampo di luce in una totale oscurità, un grido nel mondo del silenzio e un moto dove nessuno si muove. Nelle condizioni di totale repressione, dove la gente non ha alcuna possibilità di esprimersi, quando la tenebra è totale e regna la disperazione, il silenzio assoluto, l’immobilismo, ecco d’improvviso un uomo appare, e rompe questo silenzio. Egli dà vita ad un movimento che rassomiglia ad un bagliore in piena oscurità. È solo allora che gli altri si risvegliano e che, progressivamente, si mettono in marcia dietro di lui.
La rivolta dell’Imam Ĥusayn (as) non fu forse un movimento simile? Certo che lo fu. Così fu il movimento che l’Imam Ĥusayn (as) fu capace di scatenare. Ma quali furono i suoi obiettivi? Perché gli infallibili Imam (as) insistettero così tanto perché la cerimonia di lutto in memoria dell’Imam fosse sempre tenuta in vita? Perché l’Imam Ĥusayn (as) si ribellò?
Non abbiamo bisogno di andare a cercare lontano le risposte. Ĥusayn ibn °Ali (as) annunciò egli stesso le ragioni del suo movimento: “In verità, non mi ribellai per commettere degli errori, né tanto meno per spirito di avventuriero, né per causare la corruzione e la tirannia. Mi sollevai in rivolta unicamente per riformare la comunità di mio nonno.”
In altre parole: “La nostra società è divenuta una società corrotta, e la comunità di mio nonno è caduta nella corruzione. Mi sono sollevato in rivolta per riformare. Io sono un riformatore.”
Disse ancora: “Voglio ordinare il bene e proibire il male, seguire la via di mio nonno e di mio padre °Ali ibn Abu Talib (as). Non vedete che il vero è rigettato e che il male non è vietato? In una simile situazione, l’uomo di fede non può, non è in grado di poter incontrare il suo Signore(…) Non vedo nella morte se non una felicità, e la vita sotto gli oppressori non è altro che un’infamia.”
Ovvero: “Mi sono sollevato in rivolta per ordinare il bene, per ridar vita alla religione e per lottare contro la corruzione. Il mio movimento è un movimento islamico e mira alla riforma”.
Ma noi abbiamo preteso altre cose. Abbiamo operato due abili (non so se dire abili oppure ignoranti) manipolazioni.
In una abbiamo affermato che Ĥusayn ibn °Ali (as) si sia ribellato per morire, col fine di espiare i peccati della comunità.
E se qualcuno ci venisse a chiedere in conformità a quali fonti noi asseriamo una cosa simile, noi non sapremmo che rispondere, giacché una tale idea non fu mai espressa dall’Imam Ĥusayn (as), né dal Profeta(S), né dagli altri Imam (as).
Perché allora abbiamo preso a prestito questo concetto d’espiazione dei peccati dal Cristianesimo? I Musulmani, in effetti, hanno preso a prestito, senza quasi accorgersene, molte nozioni cristiane non conformi all’Islam.
Il concetto della crocifissione di Cristo, inteso come sacrificio atto ad espiare i peccati dei mortali, rappresenta una dottrina del cristianesimo. Gesù è chiamato ‘sacrificio’, e si tratta di una parte fondamentale della dottrina cristiana secondo cui Gesù (as) fu crocifisso per espiare i peccati della gente, che si è così liberata di essi.
Ma simile concetto non corrisponde in nulla e per nulla allo spirito dell’Islam e alle parole dell’Imam Ĥusayn (as). Questa è in realtà una calunnia.
Se qualcuno dicesse una cosa simile durante il digiuno di Ramadan e la attribuisse all’Imam Ĥusayn (as), il suo digiuno sarebbe nullo! Quando l’Imam Ĥusayn (as) si ribellò contro il peccato, contro il commetterne, possiamo noi accettare l’idea che lo abbia fatto per divenire rifugio di peccatori?
E’ come se noi dicessimo che l’Imam Ĥusayn (as) ha fondato una compagnia d’assicurazioni per garantire la protezione dei peccatori! Ci assicurerà contro le conseguenze dei nostri peccati chiedendo le nostre lacrime come contropartita! Non dobbiamo fare altro che versare lacrime ed egli ci garantisce l’immunità dai peccati!
Possiamo anche comportarci come un Ibn Zyad o °Umar ibn Sa’d, non ne abbiamo avuto abbastanza di uno solo di loro! Come se l’Imam (as) avesse detto: Voi fate tutto il male che volete che io vi assicuro loro salvezza!
Un’altra alterazione del significato dell’avvenimento di Karbalà è la seguente: affermare che l’Imam Ĥusayn (as) si rivoltò e fu ucciso per portare a compimento un ordine speciale che era stato rivolto solo a lui. Doveva sollevarsi in rivolta e morire.
Il suo agire, di conseguenza, non ci riguarda, non rappresenta una via che noi dobbiamo seguire, né tanto meno imitare, poiché non ha legami con i precetti dell’Islam che sono generali ed universali. Ma quale enorme differenza tra ciò che l’Imam (as) ha detto e ciò che noi interpretiamo.
L’Imam Ĥusayn (as) annunciò chiaramente che le cause e le intenzioni del suo movimento riguardano i principi generali dell’Islam. Non aveva bisogno di un ordine speciale. Ordini speciali sono dati quando le prescrizioni generali non siano sufficienti. L’Imam Ĥusayn (as) dichiarò, senza equivoco alcuno, che l’Islam è una religione che non permette ad alcun credente (e non disse Imam) di restare indifferente davanti all’oppressione, all’ingiustizia, alla perversità ed al peccato.
L’Imam Ĥusayn (as) basò la sua pratica sui fondamenti ideologici dell’Islam. L’Islam espose i principi, l’Imam li mise in pratica. Noi abbiamo spogliato questi avvenimenti del loro contenuto ideologico.
Così mutilati, questi avvenimenti non sono più adatti ad essere seguiti e ci diviene difficile poter far tesoro degli insegnamenti dell’Imam Ĥusayn (as) e trarre lezione dalla vicenda di Karbalà. Abbiamo così reso quest’avvenimento sterile. Quale tradimento più grande?! Perciò abbiamo detto, all’inizio, che la deformazione di significato è più pericolosa di quella formale.
Perché allora gli infallibili Imam (e ci sono perfino Aĥadīth del Profeta (S) a riguardo) volevano che questo movimento continuasse ad essere vivo? Perché si auguravano che non cadesse nell’oblio? Che la gente commemorasse, celebrandolo, il lutto dell’Imam (as)? Qual era il loro obiettivo?
Noi abbiamo deformato questo obiettivo, dichiarando che le cerimonie di cordoglio debbono essere compiute per confortare e consolare Fatimah az-Zahrà (as). Quando invece lei si trova in Paradiso vicino al proprio figlio, che bisogno ha dei nostri lamenti? Questa interpretazione non è forse offensiva nei suoi confronti?
Altri sostengono che l’Imam Ĥusayn (as) sia stato ucciso, in stato d’innocenza, da aggressori, e che questa sia una tragedia. Senza dubbio è vero che l’Imam Ĥusayn (as) sia stato ucciso innocente. Ma è tutto qui il significato di quest’evento?
Ogni giorno, centinaia e centinaia di persone innocenti vengono uccise da criminali, ed è una tragedia. Ma se è così, perché allora celebriamo dopo secoli il lutto dell’Imam Ĥusayn (as), che fu ucciso in piena innocenza? Forse possiamo noi osare dire che la sua morte fu vana e il suo sangue inutilmente versato?
Ĥusayn ibn °Ali (as) non versò il suo sangue invano, e non di meno permise che anche la più piccola parte della sua persona venisse sprecata. Egli accordò un valore talmente alto ad ogni goccia del suo sangue che impossibile da immaginare!
Possiamo forse pretendere che il sangue di un uomo, il cui martirio ha fatto tremare i palazzi degli oppressori, sia stato sprecato invano? E piangere per ciò?
Siamo noi stessi, meschini e ignoranti, che sprechiamo le nostre vite e dobbiamo piangere per noi stessi.
Noi insultiamo l’Imam Ĥusayn (as), al solo pensare che la sua vita sia stata sprecata. Ĥusayn ibn °Ali (as) è colui del quale si è detto: “In verità, tu sei in un tale stato di intimità con Allah, che non può essere raggiunto se non con il martirio.”
È mai possibile che Ĥusayn ibn °Ali (as) volesse morire invano, quando aspirava al martirio?
Gli Imam (as) ci hanno chiesto di preservare viva la tradizione di cordoglio per Ĥusayn ibn °Ali (as), poiché il suo era un obbiettivo sacro. Egli ha fondato una scuola di pensiero, e gli Imam (as) volevano che questa scuola continuasse ad essere viva.
Nessuna scuola di pensiero al mondo è simile a quella di Ĥusayn ibn °Ali (as). Se trovaste qualcuno che si possa paragonare all’Imam Ĥusayn (as), solo allora poteste chiedervi perché noi lo ricordiamo ogni anno!
Se siete in grado di trovare un esempio di questo spirito manifestato da Ĥusayn ibn °Ali (as) nel corso degli avvenimenti di °Ashurà, nelle identiche condizioni sopportate, del senso del Tawhid, di fede, di conoscenza di Allah (SwT), di perfezione, di fede luminosa nell’altro mondo, di sopportazione e rassegnazione al volere di Allah (SwT), di coraggio, di fermezza e di animo saldo, di onore e dignità, di amore e ricerca di libertà, di profonda cura per l’umanità, di questa passione nel servirla, se siete in grado di trovare un solo esempio nel mondo intero, allora potete porvi la domanda su quale sia il bisogno di commemorare questo avvenimento ogni anno. Ma l’Imam Ĥusayn (as) è unico, incomparabile. La finalità di preservare viva la memoria del suo nome e del suo movimento è quella di illuminare il nostro spirito della luce dello spirito di Ĥusayn ibn °Ali (as).
Se la lacrima che noi versiamo per lui è in armonia con la nostra anima, ci indirizza allora verso la sua anima. Se si creasse in noi una breve incandescenza del suo coraggio, della sua natura libera, della sua fede, della sua taqwa, del suo mettere in pratica l’Unicità di Allah, e scendesse così questa lacrima, essa avrebbe un valore infinito. Se dicono che anche se fosse piccola come l’ala di un moscerino, avrebbe un valore immenso, credetelo! Non una lacrima versata per una morte inutile, bensì per la gloria dell’Imam Ĥusayn (as) e per la sua personalità. Una lacrima che significa essere in sintonia con l’Imam Ĥusayn (as) e adottare la sua via. Una lacrima simile ha un valore incalcolabile.
I Puri Imam (as) hanno voluto che quest’ideologia pratica continuasse ad esistere per sempre, per testimoniare che l’Ahl ul-Bayt (as) è una prova, una testimonianza del Profeta (S) stesso. Se si dicesse che un certo soldato musulmano mostrò una grande fede e coraggio nella tale o tal altra battaglia contro la Persia e Bisanzio, per esempio, non sarebbe una prova evidente della veridicità del Profeta (S), quanto lo sarebbe se lo facesse un discendente del Profeta (S). Ma quando noi osserviamo la sua stessa famiglia, alla più alta sommità della fede e della sincerità, noi abbiamo prova evidente e ben migliore della veridicità del Profeta (S).
Non vi fu persona più vicina al Profeta di °Ali (as), egli crebbe al suo fianco, e non vi fu persona più fedele e devota al Profeta (S) di lui. Questa è la prima prova evidente della veridicità del Profeta (S). Ĥusayn ibn °Ali (as) è il nipote del Profeta (S). Quando manifesta la sua fede nei suoi insegnamenti, è una manifestazione del Profeta (S) stesso.
Le cose che da sempre sono predicate dagli esseri umani senza che siano messe in pratica, sono visibili in maniera chiara e distinta nell’esempio dell’Imam Ĥusayn (as). Cosa rende così invincibile l’anima umana?
Gloria ad Allah (SwT)! Dove può arrivare l’essere umano! Vedete dunque l’invincibilità dello spirito di un essere umano il cui corpo ha sopportato sofferenze infinite mentre veniva fatto a pezzi, i giovani della sua famiglia furono massacrati davanti ai suoi occhi, soffrì di sete indicibile e quando volgeva lo sguardo al cielo, non vedeva che tenebra, sapeva che i membri della sua famiglia sarebbero stati catturati. Egli perdette tutto quello che aveva, non gli restò che il proprio spirito invincibile.
Mostratemi dunque un avvenimento in cui la grandezza umana sia stata celebrata alla stessa maniera, ed io ne celebrerò la memoria al posto di Karbalà. È per questa ragione che noi dobbiamo preservare nella memoria un simile avvenimento, ricordarci di un gruppo di settantadue persone che schiacciò e dominò lo spirito di un’armata di trentamila uomini. E come inflissero loro una simile disfatta? In primo luogo, pur essendo in minoranza e sicuri della propria morte, nessuno di loro si schierò col nemico. Viceversa uomini appartenenti al gruppo dei trentamila si schierarono con l’Imam Ĥusayn (as), compreso uno dei comandanti, Ĥurr ibn Yazid Riyahi, insieme con altri trenta. Questo fatto è indice di vittoria morale della minoranza, e sconfitta degli altri. °Umar ibn Sa’d si comportò in modo tale, a Karbalà, da testimoniare la sua disfatta morale.
Dopo che molti uomini erano stati uccisi affrontando in duello i compagni dell’Imam Ĥusayn (as), dando così a loro forza morale, °Umar ibn Sa’d proibì di proseguire con i duelli, com’era costume, prima di ingaggiare la battaglia collettiva e di scoccare frecce, per vedere chi era il più forte.
Quando entrò in battaglia Abu °Abd-Allah (as)? Era ormai il pomeriggio del giorno di °Ashurà. Dal mattino sino a quell’ora si era stato fatto carico di ricondurre i corpi dei compagni per deporli nella tenda dei martiri. Si precipitava verso altri suoi compagni per essere loro vicino nei loro ultimi istanti, consolò e rassicurò i membri delle loro famiglie. Senza dimenticare l’afflizione che egli stesso provava nell’averli perduti. Egli fu l’ultimo a fare il suo ingresso nel campo di battaglia.
I suoi nemici pensarono che sarebbe stato compito ben facile battersi contro di lui in simili circostanze. Ma egli non lasciò un attimo di tregua e respiro ai nemici che osavano avvicinarglisi. °Umar ibn Sa’d gridò allora: “Attenti a voi! Sapete voi chi combattete? Egli è il figlio dell’uccisore degli Arabi. È il figlio di °Ali ibn Abi Talib. Per Allah! L’anima di suo padre è in lui. Non combattetelo in singolar tenzone.”
E questa non è forse un’indicazione di disfatta? Trentamila uomini contro uno solo, unico e solitario, che ha già dovuto soffrire tutti i mali e tutte le prove, e che aveva, in quella giornata penosa e massacrante, sete e fame.
L’Imam Ĥusayn (as) inflisse loro la disfatta e li spinse alla fuga. Essi non furono sconfitti soltanto dalla sua spada, ma in eguale maniera dalla sua logica. Egli aveva pronunziato due o tre sermoni in quel giorno di °Ashurà, prima che il combattimento avesse inizio. Questi sermoni sono davvero stupefacenti. Coloro che posseggono l’arte oratoria sanno bene che nessuno è in grado di pronunciare sermoni sublimi in un contesto normale. La sua anima deve ribollire. Soltanto un individuo con un cuore che freme e ribolle di sentimenti può pronunziare una valida elegia.
Quando l’Imam (as) recitò i suoi sermoni, in particolare quello dedicato a quel giorno di °Ashurà, °Umar ibn Sa’d si allarmò per l’effetto che avrebbe potuto avere sul morale delle sue truppe. L’Imam (as) cambiò cavalcatura, passando dal cavallo al dromedario, più in alto, affinché la sua voce potesse giungere più lontano. Il suo discorso ricordò quelli di suo padre l’Imam °Ali (as). Quando Abu °Abd-Allah (as) incominciò il sermone seguente, °Umar ibn Sa°d temeva che queste parole potessero influenzare i suoi soldati e ordinò ai suoi uomini di abbandonarsi a grida e ululati per impedire che sentissero la voce dell’Imam (as). Non è forse questo il segno della loro disfatta, e quello della vittoria dell’Imam Ĥusayn (as)?
Solo colui che ha fede in Allah, nella Sua Unicità, che ha un legame con Allah e fede nell’altro mondo è in grado di infliggere, da solo, una disfatta morale ad una armata di trentamila uomini. E non è forse questa una lezione per noi?
Possiamo noi trovare altri esempi? Chi è in grado di produrre due frasi simili a questi sermoni, nelle circostanze in cui si trovò l’Imam Ĥusayn (as)? O due frasi simili ai sermoni pronunciati da Zaynab (sa) alle porte di Kufah?
Se i nostri Imam (as) ci hanno chiesto di commemorare il lutto ogni anno e di mantenere in vita questo episodio, è perché noi capissimo queste cose e comprendessimo la grandezza dell’Imam Ĥusayn (as), affinché quando scende una lacrima, scenda con consapevolezza.
La nostra conoscenza dell’Imam Ĥusayn (as) ci innalza di livello, ci rende esseri umani, uomini liberi, discepoli della verità e della giustizia, dei veri musulmani. La scuola di pensiero dell’Imam Ĥusayn (as) forma l’essere umano. L’Imam Ĥusayn (as) è la fortezza della retta condotta e non del peccare.
Si narra che il mattino di °Ashurà, dopo aver pregato con i suoi compagni, l’Imam (as) si voltò verso di loro e disse: “Compagni, siate pronti. La morte non è altro che un ponte che vi fa traversare questo mondo verso l’altro, questo mondo, che è assai difficile, verso un altro che è dolce e nobile.”
Ma osserviamo la sua condotta. Ciò che ci è stato tramandato non lo ha detto l’Imam Ĥusayn ibn °Ali (as) stesso, ma gli storici, e questo episodio – in particolar modo – fu riferito da Hilal ibn Nafi’, che accompagnava °Umar ibn Sa’d.
Egli riferisce: “Ĥusayn ibn °Ali fu stupefacente. Nel momento in cui il suo martirio andava avvicinandosi, e le sue sofferenze sempre più dolorose, la sua espressione sembrava essere più radiosa e viva, come qualcuno che si accingesse ad incontrare colui che ama.”
E persino negli ultimi istanti, quando il maledetto gli aveva tagliato la sua testa benedetta: “Mi avvicinai ad Ĥusayn ibn °Ali ed i miei occhi caddero su di lui, la luce e lo splendore del suo volto mi distrassero e dimenticai che era morto.”
Si racconta che Abu °Abd-Allah (as) aveva scelto, per combattere, un punto vicino alle tende della famiglia. Ciò per due motivi: il primo è che conosceva il carattere disumano del nemico, che aveva persino perso il senso dell’onore e avrebbe potuto attaccare le tende. Egli voleva allora che il campo fosse difeso per lo meno finché era in vita ed aveva la forza di difenderlo. Attaccava e il nemico scappava, ma lui non lo inseguiva e tornava verso le tende, affinché non venissero attaccate. L’altro suo scopo era che voleva che, finché era in vita, i membri della sua famiglia lo sapessero.
Aveva scelto un luogo in cui la sua voce arrivava sino alle tende. Quando tornava in quel punto, gridava: “La hawla wa la quwwata illa bi-Llahi-l-°aliyyi-l-°athim”(Non c’è potere né forza se non in Allah, l’Eccelso e il Grandissimo).
Attraverso questo grido egli confortava e rassicurava la sua famiglia, che sapeva allora ch’egli era ancora in vita. L’Imam (as) aveva chiesto ai membri della famiglia di non uscire dalle tende fin quando egli era vivo (non credete a coloro che dicono che i membri della sua famiglia continuavano a uscire dalle tende), di non proferire parola che potesse diminuire la loro ricompensa al cospetto dell’Altissimo, di essere sicuri che fine sarà in bene, che essi si sarebbero salvati e Allah (SwT) avrebbe presto punito i nemici. Essi non avevano il permesso di uscire e non uscirono. Il senso di protezione dell’Imam (as) non lo permetteva e nemmeno la loro modestia. Quindi quando sentivano il grido dell’Imam (as) si tranquillizzavano.
A quei tempi gli Arabi addestravano i cavalli per i campi di battaglia. Cavalli simili avevano una reazione particolare quando il loro padrone veniva ucciso.
I membri della famiglia di Abu °Abd-Allah (as) erano nelle loro tende, in attesa di sentire la voce dell’Imam (as) o rivederlo, quando, all’improvviso, sentirono il nitrito del suo cavallo. Si precipitarono verso l’ingresso della tenda pensando che l’Imam (as) avesse fatto ritorno, ma videro il cavallo senza cavaliere.
I bambini e le donne gridarono: “Per Ĥusayn, per Muhammad!”, circondando il cavallo, piangendo la sua morte e lamentandosi (è nella natura umana piangere e lamentarsi per la morte di un proprio caro, sfogandosi con il cielo, un animale o un’altra persona). L’Imam (as) aveva raccomandato loro di non piangere, fino a quando fosse rimasto in vita. Ma, di certo, che lo piangessero nella sua morte, e così cominciarono le lamentazioni funebri.
Si narra che Ĥusayn ibn °Ali (as) avesse una figlia di nome Sukaynah, ch’egli amava molto. In seguito ella divenne una donna saggia, venerata e rispettata dagli eruditi e dagli uomini di cultura.
Era una bimba assai cara a suo padre, a cui ella portava affetto immenso. Si narra che questa bimba pronunciò alcune parole, in segno di lutto, che spezzano il cuore. Ella si rivolse al cavallo, domandandogli: “O cavallo di mio padre, quando mio padre andò via da qui era assettato, gli diedero poi da bere o lo martirizzarono assetato?”
Che Allah Ta°ala benedica Muhammad e la sua Immacolata Famiglia.
Non v’è potere né forza se non in Allah, l’Eccelso e il Grandissimo.
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*Tratto da: “L’Epopea di Husayn vol. 1” (Hamaseye hoseyni, jelde awwal). Prima parte: Alterazioni riguardo all’avvenimento di Karbalà. Terza lezione: Alterazioni del significato dell’avvenimento di Karbalà
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Note:
[1] (S) abbreviazione di “Sallal-Lāhu °alayhi wa ãlihi wa sallam”: “pace e benedizioni di Allah (SwT) su di lui e sulla sua famiglia”. (N.d.T.)
[2] (as) abbreviazione di “ °alayhi-hā-hum assalam”, “che la pace sia su di lui-lei-loro”, che viene utilizzato accanto ai nomi dei profeti, degli angeli, dei puri Imam e delle donne del Paradiso (Khadīja, Fatima, Maria, Asiah) e secondo alcuni pareri viene usato anche accanto a nomi di altre donne come Zeynab, Ruqayya, Oum Kulthum, Fatima Masuma…(N.d.T.)
[3] Vogliamo sottolineare che questa è una lezione tenuta da Shahid Mutahhari all’interno di un ciclo che aveva come obiettivo quello di dissipare molti degli equivoci sorti sul significato di °Ashurà e di chiarirne il messaggio reale, criticando nel contempo le costruzioni e le interpretazioni errate che ne erano state date nel corso della storia. Questo è un tema ricorrente e un argomento centrale del suo lavoro, varie volte citato nelle sue opere, come ad esempio la biografia del Profeta (S), “Vita e Condotta del Profeta Muhammad”, oppure “Martire”. (N.d.T.)
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