“Il Segreto della Preghiera”: la dedica dell’Imam Khomeyni al figlio
Nel Nome d’Iddio Che largisce ed elegge
D’Iddio sia la lode, e la pace e la benedizione siano sull’Inviato d’Iddio, ch’Egli benedica lui e la sua famiglia.
E’ questo il testamento d’un vecchio padre che, trascorsa la vita nell’ignoranza e nell’errore, nell’andarsene alfine alla dimora perenne con le mani vuote di buone opere, e con un rescritto d’accusa nero di colpe, spera nell’indulgenza d’Iddio, Ch’egli implora di concedergli il Suo perdono; ed è rivolto questo suo testamento ad un figlio ancor giovane, preso nella lotta con le difficoltà della vita, a cui spetta la scelta tra la retta via d’Iddio, ch’Egli gli ha indicato nella Sua Benevolenza infinita, per dargli modo d’essere ben guidato, ed una strada diversa, ch’Egli lo preservi dal precipitarvi.
Figlio mio, il libro che ti dedico, (e di cui ti faccio dono), non è che un effluvio della preghiera degli gnostici, per inetta che possa essere una penna quale la mia a dare un qualche ragguaglio del loro itinerario. Confesso che quanto ho scritto non travalica neppure il limite della mera favella, non avendo io sinora conseguito neppure un sentore di quell’effluvio.
Figlio mio, la meta di questo tragitto d’ascesa è quella che hanno di mira le speranze degli gnostici, da cui le nostre mani sono tagliate fuori: “Raccogli le reti, nessuno può dare la caccia alla Fenice” (Hafez). Ma giammai dobbiamo disperare della Benevolenza d’Iddio, di Quegli Che largisce, di Colui Che, sia magnificato ed esaltato, prende per mano il debole e soccorre il misero.
Mio caro, il discorso verte sul viaggio dal creato alla Realtà, dalla molteplicità all’Identità, dall’umano a Quel Che trascende ogni possanza, sino al limitare dell’estinzione assoluta, che la si consegue nella prima prosternazione, ed al culmine dell’estinzione sua stessa, a cui s’addiviene, mercé del terso nitore della veglia, nella seconda prosternazione. E’ questo l’arco completo dell’esistenza, da Iddio a Iddio. In quello stato invero, non v’è chi si prosterni, o quegli al quale ci si prosterni, e neppure servo adorante, né colui a cui si serva e s’adori, dacché “Egli è il Primo e l’Ultimo, il Palese ed il Recondito” (LVII, 3).
Figlio mio, quello a cui innanzitutto t’esorto, è di non disconoscere le stazioni delle genti della gnosi, perché è questo l’atteggiarsi degli insipienti e degli stolti; guardati pertanto dall’avere dimestichezza con quanti rifiutino agli Intimi d’Iddio il loro rango, giacché son questi i predoni che infestano e ti sbarrano la via del Vero.
Figlio mio, liberati dall’amore e dalla sollecitudine per il tuo ego, che non ti vengono se non da Satana, il quale per loro tramite t’induce a trasgredire il comando d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, d’obbedire ai Suoi Intimi, ai Suoi Eletti. Sappi dunque che tutta la cattività dei figli d’Adamo deriva da questo suo pomo della discordia, principio primo d’ogni sovvertimento; e può ben darsi che il verso “Combatteteli, sinché non vi sia più sedizione, ed il culto sia per Iddio” (II, 193), quanto ad uno dei suoi livelli (di significato), alluda alla lotta maggiore, quella contro la radice d’ogni sovvertimento, appunto il grande Satana con le sue armate, che attecchisce e si ramifica nelle profondità dei cuori degli uomini. Occorre dunque che ognuno s’adoperi per svellerla entro di sé, e per debellarla all’esterno. E’ questo lo sforzo, la lotta che fa sì, ove essa venga coronata dalla vittoria, onde ciascuna persona o cosa venga emendata (conseguendo l’integrità e la perfezione sua propria).
Figlio mio, questa vittoria fa di tutto per conseguirla, se non pienamente, almeno in parte, sforzandoti di limitare le passioni dell’ego, che nulla altrimenti potrebbe contenere; ed implora (a tal fine) il soccorso d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, perché senza il Suo ausilio nulla si può conseguire. Ed è la preghiera la scala dell’ascesa degli gnostici, l’itinerario degli amanti, la via che mena ad una meta siffatta. Se avrai, se avremo la buona sorte di giungere ad attuare (nella sua realtà vera) una soltanto delle sue parti, se potremo rendere diretta testimonianza delle luci in essa celate, degli arcani a cui essa allude, se ci sarà dato, per quanto è in nostro potere, d’avere sentore della fragranza che si profonde dall’Amato, e dell’(ebbrezza) d’amore degli Intimi d’Iddio, contemplando la preghiera dell’ascesa del Signore dei Profeti e degli gnostici, la pace su di lui, su di loro, sulle genti della preghiera; (se ciò fosse)…! Ebbene, imploriamo Iddio Generoso di concedercene la grazia immensa. E’ questa invero una via molto lunga, irta di pericoli, che abbisogna di molte provvisioni e di buone cavalcature; ma uno come me, di provviste non ne ha affatto, o ne ha ben poche, a meno che l’Amato, sia magnificato ed esaltato, non gli conceda il Suo soccorso, cingendolo dei Suoi favori.
Mio caro, della tua giovinezza, di quel che ne resta, fanne uso, perché nella vecchiaia tutto ti sfuggirà di mano, finanche l’attenzione e la sollecitudine per l’al di là e per Iddio Altissimo. E’ questa invero una delle grandi astuzie di Satana, propria all’imperio (dell’ego) dell’anima passionale, che ai giovani promettono emendamento, virtù, pietà, nel tempo della vecchiaia, onde far loro sfuggir di mano la gioventù nella noncuranza, dando ad intendere ai vecchi che la loro vita sarà ancor lunga, col che distolgono gli uomini, sino all’ultimo istante (della loro esistenza mortale), dalla rimembranza d’Iddio, e dalla sincerità e purezza (del Suo culto), sinché morte non sopravvenga; e sarà allora, se non gliele avranno già carpite, che ghermiranno loro la fede (e l’anima). Alzati dunque in piedi adesso che sei più forte, nella tua giovinezza, da’ di piglio alla lotta, rifuggi da quant’è altro dall’Amico, sia magnificato ed esaltato, aggrappati a quanto v’è di più saldo, se possiedi un tale appiglio, e se non l’avessi, fa’ di tutto per acquistarlo, sforzandoti di consolidare questo legame, perché a nulla, tranne che a Lui, vale la pena d’attaccarsi. E se tu dovessi apprenderti ai Suoi Intimi, ma senza l’intento di riconnetterti a Lui, sarebbe questa invero una delle frodi di Satana, che con ogni espediente s’adopera per sbarrarti la via che mena al Vero. Non guardare giammai a te stesso, ed all’opera che stai compiendo su di te, con occhio pago e soddisfatto, giacché gli Intimi, i Purissimi, guardavano alle proprie persone come nulla fossero, reputando talvolta alla stregua di misfatti le loro buone opere. Figlio mio, per sublimi che possano essere le stazioni della gnosi, potrai nondimeno presentire ed accorgerti che non v’è nulla di più grande di Lui, sia magnificato ed esaltato.
Nella preghiera, in questa scala d’ascesa che ti consente d’elevarti sino a Iddio, dopo d’ogni lode, viene una magnificazione, siccome anche al suo inizio v’è una magnificazione, che allude al fatto ch’Egli è ben maggiore d’ogni lode, financo della più grande, com’è appunto la preghiera. E dopo l’inizio, vi sono altre magnificazioni, che accennano al fatto ch’Egli è ben maggiore che non le designazioni dell’Essenza, delle Qualità, e degli Atti.
Che diremo dunque? Chi, e come, potrà designarLo? Chi è Quegli che costui vorrà lodare? E con quale lingua, con quale favella? L’universo tutto, dai suoi livelli supremi, sino all’infimo dell’abiezione, non è nulla, ed Egli è tutto quel ch’esiste: che cosa si potrà dunque dire dell’Essere Assoluto? Nulla! E se non fosse stato per il permesso ed il comando d’Iddio Altissimo, sia magnificato ed esaltato, nessuno dei Suoi Intimi ne avrebbe fatto menzione, quantunque ogni esistente non sia se non verbo di Lui, e nessuno possa esimersi dal farne menzione, giacché invero ogni detto non è se non rimembranza di Lui: “E decretò il tuo Signore che non adorassero altro che Lui” (XVII, 23), e “Te adoriamo, ed a te facciamo ricorso” (I, 4), che può darsi siano parole rivolte dal Reale, dall’Altissimo, con la Sua stessa Lingua, a tutti gli esseri; e “Nulla v’è che non Lo glorifichi e Lo lodi, anche se voi non ve ne avvedete” (XVII, 44), queste ancora, o sono parole del molteplice, oppure altrimenti, Egli stesso è la lode, e Colui che la proferisce, e Quegli ch’è lodato: “E’ invero il loro Signore che prega” [1], e “Iddio è la Luce dei cieli e della terra” (XXIV, 35).
Figlio mio, inetti come siamo a render grazie all’Altissimo dei Suoi infiniti benefici, che v’è di meglio per noi se non d’evitare d’avere in non cale il servizio da prestarsi ai Suoi Servi, che è a pro della Verità stessa? Ed invero, tutto ci viene da Lui. Laonde giammai, nel servire a queste creature d’Iddio, dovremo reputarcene creditori, perché sono invece esse a farci l’autentico beneficio di fungere da tramite a che noi si faccia da Suoi servitori. E nel servirli, non aspirare all’acquisto di celebrità o rinomanza, perché è proprio questa una delle grandi frodi di Satana, che così spalanca le sue fauci, e ci divora. E prescegli, nel prestare il tuo servizio ai Servi d’Iddio, quant’arrechi il maggior lustro a loro, e non a te stesso, o ai tuoi amici (e congiunti), giacché sarà questo un segno di sincerità al Suo cospetto, che Egli sia magnificato ed esaltato.
Figlio mio, Iddio è presente, il mondo è Sua presenza, e la pagina del nostro ego è il rescritto delle nostre azioni. Sforzati dunque di prescegliere (solo) le attività e le occupazioni che t’avvicinino a Lui, giacché è così che conseguirai il Suo compiacimento, sia magnificato ed esaltato. E non obiettarmi in cuor tuo “Se sei sincero, com’è che non sei tu stesso quale dici (che si dovrebbe essere)?” Ché anzi, io so bene di non possedere nemmeno una della qualità delle genti del cuore, tanto da temere che questa mia penna spezzata non finisca col mettersi al servizio di Satana, e che io, divenuto alfine malvagio, non venga un domani riprovato; ma nondimeno questa trattazione, nella sua sostanza, è veridica, sebbene sia affidata ad una penna quale la mia, (ad uno quale io sono) non certo lungi, nella sua indole, da(ll’essere soggetto all’arbitrio di) Satana. Sicché, in questi ultimi aliti (di vita che mi restano), cerco rifugio in Iddio, e dai Suoi Intimi spero ausilio ed intercessione.
Mio Iddio, prendi Tu stesso per mano, ed aiuta questo vecchio, ed il giovane Aĥmad, concedendo il migliore dei suggelli al loro esito, onde venga loro alfine consentito d’entrare, mercé della Tua munificenza, che abbraccia (tutte le cose), nella Corte della Tua Maestà e della Tua Bellezza.
E sia la pace su chi ha seguito la Guida.
Tratto da: Imam Khomeyni, Serr-e Salat (I segreti della Preghiera)
Note
[1] Usul al-Kafi, libro II, pagina 329, “Kitab al-Hujjah”, “Babu Mawlid an-Nabi”, hadith 13.
L’opera può essere ordinata all’Associazione Islamica Imam Mahdi: imam_mahdi59@yahoo.it – +39 3394968095
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