IL NASCOSTO E L’APPARENTE: materiali per il cammino spirituale

IL NASCOSTO E L’APPARENTE

Materiali per il cammino spirituale

“NASCOSTO NELLA SUA APPARIZIONE E APPARENTE NELLA SUA OCCULTAZIONE E NEL SUO RITIRO SEGRETO”

Poniamo questa invocazione dell’Imam Mahdi (ag) a tutela della scelta che qui presentiamo di brani attinenti al sentiero spirituale e alla gnosi (‘irfan). Abbiamo diviso la raccolta in sezioni senza particolari esigenze sistematiche, ma solo per comodità (si spera!) del lettore: i brani sono quasi tutti tratti dal Sacro Corano. Per il momento ci preme solo richiamare l’attenzione sull’immenso e spesso inutilizzato patrimonio della spiritualità e della gnosi duodecimana: riteniamo che le persone veramente impegnate nella propria realizzazione trovino prezioso nutrimento in questa tradizione, anche qualora non fossero chiamate a un cammino prettamente gnostico.

Vista la confusione imperante in questo ambito in Occidente (per esempio con presentazioni discutibilissime e/o spesso ridicole – nelle loro pretese magisteriali – del Sufismo), correderemo i brani di note illustrative per lo più tratte da opere di chiare e sicure Autorità spirituali, come anche da studi attendibili, limitandoci di preferenza all’ambito duodecimano, perché più o meno intenzionalmente negletto. Per questo primo approccio abbiamo utilizzato due testi che brillano per precisione e chiarezza: l’uno è “La Shi’ah nell’Islam” (citato con l’abbreviazione SI) del grande Allamah Tabataba’i, che Henry Corbin venerava per la sua sapienza e santità (Roma, Semar, 2002); l’altro è “Gnosi e Sufismo” del Martire Murtada Mutahhari, allievo tra i più prediletti dell’Imam Khomeyni e autore di una vasta opera che si sforza di sintetizzare i vari aspetti della concezione islamica (Roma, Atanor, 1992 – E’ stata effettuata recentemente una nuova traduzione, di ben altro livello e che consigliamo vivamente, contenuta in Ruhollah Mussavi Khomeyni – Murtada Mutahhari“La Via spirituale”, Semar, 2002).

Affidiamo questo nostro piccolo lavoro all’intercessione dell’Imam del Tempo!

 

I°: NECESSITA’ DELL’ALLUSIONE SIMBOLICA

“Per il Libro evidente! In verità ne abbiamo fatto un Corano affinché possiate comprendere. Esso è presso di Noi nella Madre del Libro, sublime e colmo di saggezza” (Corano 43, 2-3-4)

L’intero Corano possiede sensi figurati che non sono direttamente comprensibili con la via della riflessione, né sono esprimibili tramite le parole. Soltanto i profeti e i più puri fra i diletti di Dio, liberi dai vincoli dell’umana imperfezione, possono ricavare il senso vero del Corano attraverso la loro testimonianza. Il senso interiore del Corano è stato loro svelato, mentre sarà svelato a tutti il Giorno del Giudizio…Se perciò supponiamo che nell’universo dell’esistenza vi siano realtà prive di consistenza materiale e immuni dall’impurità materiale – ed è questa la realtà dei fatti – e che dell’intera umanità in ogni epoca soltanto un individuo o un numero esiguo di individui hanno posseduto la capacità di comprendere e testimoniare tali realtà, allora tali realtà mai potranno essere comprese mediante gli strumenti dell’espressione verbale e dell’ordinaria attività intellettiva, e non ci si potrà riferire a esse se non per mezzo di esempi e similitudini.” (SI, pag. 49).

Come recitano il Corano e i detti del Profeta (S), la religione comprende verità e conoscenze che trascendono la nostra comune comprensione, per questo Dio Altissimo ha fatto discendere il messaggio con eloquio adatto alle nostre capacità di discernimento” (SI, pag. 111).

Imam Alì (as): “Iddio non appartiene al dominio della conoscenza, è Colui che guida a sé ogni segno e indicazione” (Biharu ‘l-anwar, Vol. 2, pag. 186).

Dio Altissimo, in alcuni brani del Libro, ordina all’uomo di meditare sul Corano e di seguirne la via, senza limitarsi a una comprensione superficiale del senso. In numerosi versetti definisce il mondo della creazione e i suoi fenomeni, senza eccezione, segni e simboli e indicazioni di Sé.

Meditando e riflettendo sul senso di tali segni appare chiaro che essi indichino non se stessi, ma altro da sé…Se il mondo ed i suoi fenomeni sono tutti indistintamente e per ogni aspetto segni e indicazioni del Dio dell’universo, essi non possiederanno alcuna indipendenza e esistenza in sé. Da qualsiasi prospettiva sono osservati, essi non indicheranno altro che Dio Puro. Colui che tramite l’insegnamento e la guida del Corano osservi il mondo e gli uomini in tale prospettiva, altro non comprenderà se non Dio Puro. In luogo della bellezza che gli altri rinvengono nell’attraente apparenza del mondo, egli vedrà la bellezza e l’attrazione dell’Infinito che traspare e si svela attraverso lo stretto varco del mondo. Allora, abbandonati i frutti materiali del proprio essere, rimetterà il proprio cuore nelle mani dell’amore divino.

Anche se la comprensione di tale verità appare chiara, essa non avviene però attraverso l’occhio, l’orecchio o gli altri sensi, né mediante l’immaginazione o la ragione, poiché anche questi strumenti e il loro operato sono segni e indicazioni, inconsapevoli di tale loro funzione.” (SI, pag.60-61).

 

II°) RESPONSABILITA’ DEL CREDENTE VERSO SE STESSO: L’AUTOCONOSCENZA NELLA PROSPETTIVA DEL GIORNO DEL GIUDIZIO

“O credenti, rispondete ad Allah e al Suo Inviato quando vi chiamano a ciò che vivifica” (Corano, 8: 24)

“O credenti, siate responsabili di voi stessi. Colui che erra non può recarvi danno, se siete rettamente guidati” (Corano, 5: 105).

Questo viandante, che altra ambizione non ha che il ricordo di Dio e l’oblio di ogni altra cosa…comprenderà che l’unica via maestra che lo guida rettamente è quella di conoscere se stesso. E la sua vera guida è Dio, il quale gli ha impartito il dovere di conoscere sé stesso, di lasciarsi alle spalle ogni altra via seguendo quella della conoscenza del sé, di guardare a Dio attraverso lo stretto varco della propria coscienza, poiché così potrà trovare il proprio fine. Dice a questo proposito il Profeta (S): “Colui che conosce se stesso, conosce Dio”, e “Conoscono meglio Dio coloro fra voi che meglio conoscono se stessi”. [Questi due hadith sono frequentemente citati dagli gnostici tanto sunniti che sciiti]. (SI, pag. 61).

“Si, tacciano di menzogna la parte di scienza che non abbracciano, ché ancora non è giunta loro l’interpretazione (ta’wil)” (Corano, 10: 39).

“Aspettano forse l’adempiersi [dell’evento]? Il Giorno in cui si sarà compiuto, coloro che prima lo smentivano diranno: <<I messaggeri del nostro Signore erano venuti con la verità>>” (Corano, 7: 53).

“Ogni anima verrà accompagnata da una guida e da un testimone. [Uno dirà]: “Davvero trascuravi tutto ciò: [ora] abbiamo sollevato il tuo velo e quindi oggi la tua vista è acuta” (Corano, 50: 21-22).

Allude allo svelamento finale del Giorno del Giudizio.

“Daremo una vita eccellente a chiunque, maschio o femmina, sia credente e compia il bene. Compenseremo quelli che sono stati costanti in ragione delle loro azioni migliori” (Corano, 16: 97).

“Il Giorno in cui ogni uomo avrà dinanzi ciò che avrà fatto di bene e ciò che avrà commesso di male…” (Corano, 3: 30).

…v’è una relazione reale tra le opere buone e malvagie, tra la vita terrena e le condizioni della vita eterna…, e che tale relazione causa la beatitudine o la condanna nell’aldilà, secondo la volontà di Dio. In termini più semplici, ciascun atto, virtuoso o malvagio, produce nell’anima umana un effetto che ne condiziona la vita ultraterrena…In sintesi, possiamo affermare che l’uomo, oltre alla vita materiale esteriore, possiede anche una vita spirituale interiore che origina dalle sue opere e si sviluppa in relazione a esse, e che la beatitudine e l’infelicità dell’uomo nell’aldilà dipendendone interamente da essa…Il Corano conferma…in numerosi versetti l’esistenza, nell’aldilà, di una vita più elevata e di uno spirito più chiaro per i probi e per coloro che credono” (SI, pag. 111-112)

 

III°: PURIFICAZIONE DELL’ANIMA: ETICA E GNOSI

“Innama bu°ithtu li-utammima makarima ‘l-akhlaq” – “Invero sono stato inviato a completare i benefici dell’etica” (Hadith profetico) (GES, pag.111).

Il sentiero del conseguimento della perfezione nell’adorazione non può prescindere dai doveri nei confronti dei propri simili. Il musulmano si impegna a conseguire le stazioni spirituali più elevate mediante le sue relazioni con gli altri esseri umani…Per questa ragione l’etica, scienza in grado di estendersi soltanto in seno alla collettività, ha un’importanza pari ai principi della fede (‘aqa’id) e di adorazione (‘ibadat). Secondo la prospettiva islamica i principi di fede e gli atti di adorazione mirano al perfezionamento dell’etica…Può pertanto affermarsi che la definizione [della gnosi, riferibile sia al Sufismo che all’irfan] come essenza dell’etica islamica è più di qualunque altra adeguata allo spirito dell’Islam e al contenuto della disciplina“(Wahid Akhtar, “Il sufismo alla confluenza dei due mari”, contenuto in appendice a GES, pag. 111).

“Invero prospererà colui che purificherà la propria anima”(Corano, 87: 14).

“…i detentori di questo insegnamento hanno sottolineato il ruolo della purezza (safa’), come carattere primario…” (id. cit. in GES, pag. 112)

“Per l’anima e Ciò che l’ha formata armoniosamente ispirandole empietà e devozione. Ha successo invero chi la purifica, è perduto chi la corrompe” (Corano, 89: 7-10).

I versi citati…affermano che Dio ha dato forma all’anima umana dotandola della comprensione di ciò che le giova o che la nuoce. La purificazione del cuore e dell’anima non è fine a se stessa ma un mezzo per conseguire il compiacimento di Dio, sommo bene…Il sentiero del PERFEZIONAMENTO PASSA ATTRAVERSO LA VITA COMUNITARIA ed il suo obiettivo non è conseguibile nell’isolamento. La spiritualità islamica è radicata nella vita comunitaria che fornisce all’individuo occasioni di ottenere il compiacimento divino“. (id. cit. in GES, pag. 112)

“O anima ormai acquietata, ritorna al tuo Signore soddisfatta e accetta: entra tra i Miei servi, entra nel Mio Paradiso”(Corano 89: 27-30).

La stazione più elevata che l’uomo può conseguire nel compiacimento del Suo Signore si identifica col pieno adeguamento alla volontà di Dio” (id. cit. in GES, pag. 113).

“[Da quanto detto a proposito dei brani riportati in questa III° sezione] intendiamo dedurre che la vera etica islamica si identifica con la più elevata tenuta nei confronti di Allah e delle Sue creature…è pertanto corretto affermare che LA GNOSI ISLAMICA SI DIFFERENZIA E SI DISTINGUE DA OGNI ALTRA FORMA DI ESOTERISMO TESA AL CONSEGUIMENTO DEL COMPIACIMENTO DIVINO, DELL’UNIONE CON DIO O DELLA RINUNCIA AL MONDO. L’ISLAM PROIBISCE L’ASCETISMO E LA RINUNCIA ALLA VITA COMUNITARIA con le parole: “La rahbaniyyata fi’l-Islam“, “Non vi è monachesimo nell’Islam”. Ciò che [la] distingue…dalla dimensione esoterica delle altre religioni o forme tradizionali è IL SUO FONDAMENTALE ORIENTAMENTO COMUNITARIO. IL PROFETA (S) VIVEVA TRA GLI UOMINI ed instaurava con loro relazioni sociali e politiche. Secondo il punto di vista proprio a tutti i Musulmani egli è in senso eminente l’UOMO UNIVERSALE (al-insanu’l-kamil). Nessun [gnostico] può mai pretendere di conseguire lungo il sentiero una stazione più elevata della sua. Gli IMAM della GENTE DELLA CASA DEL PROFETA (a’immatuahi’l-bayt) hanno sempre operato al fine di istruire i Musulmani e di elevare il loro rango etico e sociale a quello di probi servitori di Allah. Essi sono tenuti in altissima considerazione da tutti i Sufi [e ancor di più, a maggior ragione, dagli gnostici sciiti]. (id., cit. in GES, pag. 114-115).

L’Imam ‘Ali a Kumayl, in Nahju’l-Balaghah:  “Ciò che è arduo per quanti ricercano gli agi è per loro agevole. Essi hanno caro ciò che gli ignoranti guardano con disprezzo. Vivono in questo mondo con i loro corpi, ma i loro spiriti sono sospesi nella dimora più elevata.” (Sermone 147).

L’Imam ‘Ali, in Nahjul-Balaghah: “In verità questo mondo è una dimora di veridicità per coloro che in esso sono veritieri, una dimora di quiete per coloro che lo afferrano, una dimora di arricchimento (spirituale) per coloro che ne traggono profitto, una dimora di ricompensa per coloro che ne traggono giovamento, un luogo di prosternazione per gli amati di Allah, il ricettacolo della Rivelazione di Allah, il campo degli Intimi di Allah. In esso si guadagna la misericordia, ed in esso si merita il Paradiso. Chi può dunque parlarne negativamente?” (Sermone 131)

Nessuna descrizione del rango dei Sufi [e degli gnostici] è più eccellente di quella fornita sulla base [dei due brani del Nahju’lBalaghah sopra riportati]. Generalmente si suppone, sulla base del [primo] brano…che ‘Ali era un individuo disincantato da questo mondo e avverso ad esso. Al contrario, per quanto attiene a coloro che accusano il mondo, la sua replica [nel secondo brano] sembra preannunciare quella di LEIBNIZ, il filosofo…che afferma che il nostro è il migliore dei mondi possibili…Il brano sopra riportato [il secondo] riassume le funzioni [dello gnostico]…sebbene sembri differire da quanto è generalmente ritenuto essere la sua meta…” (id. in GES, pag. 116-117).

NOTA: Le opinioni qui riportate a illustrazione dei brani prescelti per la III° sezione sono del professor Wahid Akhtar, docente di storia della filosofia islamica presso l’Università di Aligarth (Pakistan), autore del saggio “Il sufismo alla confluenza dei due mari” (riportato in appendice alla traduzione pubblicata da Atanordi “Gnosi e Sufismo” del Martire Murtada Mutahhari, pag. 109-126). Nonostante la perentorietà di alcune sue affermazioni necessiterebbe di qualche chiarimento in sede storica, tuttavia le raccomandiamo vivamente ai nostri lettori perché mettono a fuoco con esemplare onestà e chiarezza un aspetto basilare della realizzazione spirituale nell’Islam, dissipando equivoci e fraintendimenti che possono generare prevenzioni nei riguardi del sentiero gnostico. Akhtar d’altronde non fa che sintetizzare una dottrina tradizionale nell’Islam: basti pensare a quanto afferma ‘Ibn Arabi a proposito della perfetta contemplazione di Dio nella donna da parte del Profeta (S), ritenuta superiore alla contemplazione puramente interiore (cfr. “La Saggezza dei Profeti”, Ed. Mediterranee 1987, pag. 138-145). L’insegnamento degli Imam della Shi’ah è tutto orientato in questa direzione. Quanto poi alla sottolineata affinità tra l’atteggiamento verso il mondo dell’Emiro dei Credenti e quello di Leibniz, ne lasciamo la responsabilità all’illustre studioso pakistano, non essendo questa la sede per discuterla; certo che il filosofo tedesco ne gioirebbe assai!

 

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Novità , Via Spirituale

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