I terroristi curdi del PJAK e Israele
Il gruppo secessionista curdo PJAK, uno dei movimenti terroristi che ha pubblicamente annunciato il proprio coinvolgimento nelle rivolte armate scatenate con il pretesto della morte della giovane Mahsa Amini in Iran, e le cui postazioni in Iraq nei giorni scorsi sono state bombardate dai Guardiani della Rivoluzione Islamica, ha antichi e consolidati legami con il regime israeliano.
Documenti pubblicati da Wikileaks nel 2010 parlavano della volontà dell’allora capo del Mossad Meir Dagan di utilizzare i gruppi separatisti curdi, tra i quali il PJAK veniva definito uno dei più “attivi”, per destabilizzare la Repubblica Islamica (cfr. https://ekurd.net/mismas/articles/misc2010/12/irankurd689.htm).
Secondo una nota dell’agosto 2007, Dagan ha descritto al sottosegretario di Stato USA Nicholas Burns i cinque pilastri della politica israeliana in Iran, tra cui il desiderio di innescare una “rivoluzione”. La nota rileva che “l’instabilità in Iran è guidata dall’inflazione e dalla tensione tra le minoranze etniche”. “Questo – disse Dagan – presenta opportunità uniche, e israeliani e americani nella loro vita potrebbero vedere un cambiamento in Iran”.
Anche il noto giornalista investigativo Seymour Hersh nel 2014 ha parlato delle operazioni coperte del Mossad tramite il PJAK e altri gruppi curdi in Iran, Iraq, Turchia e Siria (https://www.democracynow.org/2004/6/22/seymour_hersh_israeli_agents_operating_in).
Il professore Sedat Laciner, specialista turco sul Vicino Oriente, in un articolo dal titolo “Why Is Israel Watching the PKK?” pubblicato su “al-Monitor” il 10 gennaio 2013 esponeva il sostegno americano e israeliano – con armi, denaro e dati di intelligente – al PJAK.
Anche il professore curdo Nader Entessar nel suo lavoro “Kurdish Politics in the Middle East” (Lanham: Rowman & Littlefield, 2010, p. 205) ha parlato del sostegno americano-israeliano al movimento terroristico PJAK in funzione anti-iraniana, rivelando poi come il capo dei terroristi Rahman Haj Ahmadi nel 2007 si fosse recato negli Stati Uniti e avesse incontrato diversi funzionari americani.
D’altronde uno dei massimi dirigenti del gruppo terroristico curdo PJAK, il presidente aggiunto Siamand Moeini, in un’intervista al quotidiano israeliano “Jerusalem Post” riguardo al regime sionista dichiarava tranquillamente: “Gli ebrei (Israele, ndr) sono una nazione che, come ogni società libera, merita una vita libera e pacifica. Oltre al popolo di Israele, nessuno ha il diritto di decidere per il popolo di Israele. (…) I curdi e gli ebrei hanno vari punti e interessi comuni (…). Da un punto di vista strategico, un Kurdistan libero può essere un potente alleato degli ebrei nella regione”. (cfr. https://www.jpost.com/middle-east/israel-should-support-kurds-struggle-against-despotic-iranian-regime-485272)
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