I principi immutabili dell’Islam e l’educazione occidentalizzata nel mondo islamico
S.H. Nasr
L’introduzione dei sistemi educativi occidentali nel mondo islamico è uno dei principali elementi ad aver introdotto tensioni ed eterogeneità all’interno della cornice della società islamica. Questo fattore, unito al costante contatto che molti eruditi e studenti musulmani intrattengono con le istituzioni educative nello stesso mondo occidentale, ha portato al centro della scena la questione cruciale della relazione tra i principi immutabili dell’Islam e la filosofia, i metodi ed il contenuto dei sistemi educativi occidentali. Questa disparità, incongruenza e il costante conflitto aperto tra i sistemi educativi islamici ed occidentali ed i loro obiettivi devono essere esaminati e studiati seriamente da tutti coloro che sono interessati al bene della società islamica ed al suo futuro.
Due sistemi educativi concorrenti hanno creato nel mondo islamico di oggi una rottura tra una minoranza di educazione occidentale e una maggioranza che, tanto a livello popolare quanto intellettuale, è radicata nell’Islam tradizionale. Una generazione di musulmani di molti paesi è stata educata ad una tipologia di pensiero, basata sulla scienza e la filosofia moderne, che rende loro difficile comprendere il linguaggio delle opere tradizionali nelle quali è contenuta la sapienza islamica. In molte parti del mondo islamico è possibile vedere come due persone, appartenenti allo stesso paese e che parlano esternamente lo stesso linguaggio, non si intendano tra loro perché utilizzano sistemi di riferimento e visioni del mondo differenti. Nel contempo, da oltre un secolo, sono apparse un gran numero di opere prodotte da orientalisti occidentali, molti dei quali ostili all’Islam, che difatti hanno scritto sull’Islam non per il loro amore verso quest’ultimo ma solo per poterlo confutare. Queste opere, incluse quelle che sono piene di pregiudizi e distorsioni, sono comunque le uniche fonti di informazione sull’Islam disponibili per le persone educate secondo i moderni sistemi educativi e per molti risultano attraenti per il loro apparente metodo e linguaggio “scientifico”.
A questa situazione si aggiunge la necessità che sentono differenti parti della comunità islamica, come quella sunnita e quella sciita, di conoscersi meglio tra loro e, su una scala più ampia, di ottenere una conoscenza più profonda delle altre grandi tradizioni religiose del mondo. Il problema dell’incontro con altre religioni è complementare al contatto con il modernismo. Un musulmano tradizionale che non ha incontrato il mondo moderno non ha bisogno di preoccuparsi della teologia cristiana o della metafisica indù o buddista. Ma una volta che si entra in contatto con le differenti forme di modernismo, esiste nella maggioranza dei casi una necessità interiore di conoscere anche le altre religioni. Di fatto, questa conoscenza spesso è un antidoto contro lo scetticismo prodotto come conseguenza dell’influenza del modernismo, mentre in un ambiente islamico omogeneo questa conoscenza sarebbe nella maggioranza dei casi non necessaria e superflua.
Tenendo a mente questi fattori, crediamo che la funzione dei sapienti musulmani che si occupano degli studi islamici in Occidente o nel contesto delle istituzioni educative moderne all’interno dello stesso mondo islamico sia di essere coscienti delle seguenti mete e obiettivi che riguardano l’intera comunità islamica ed il suo futuro:
1) L’Islam è una tradizione spirituale e religiosa viva, non una religione morta di interesse meramente storico. Il dovere dei sapienti dell’Islam che si muovono in un contesto moderno deve essere, prima di tutto, quello di presentare al mondo moderno i molti tesori sapienziali che continuano ad esistere nella tradizione islamica ma che sono quasi dimenticati da una generazione di musulmani di educazione occidentale. Questo significa tradurre le verità tradizionali dell’Islam in un linguaggio contemporaneo senza tradirle. Questo difficile compito richiede qualcuno che creda fermamente nell’Islam e non sia stato infatuato dal rumore e dal clamore del modernismo. Richiede qualcuno che giudichi il mondo secondo i principi immutabili dell’Islam e non cerchi di “riformare” le verità, fornite da Allah, alla luce delle circostanze transitorie ed effimere chiamate “i tempi”. Questa persona deve essere libera dal senso di inferiorità intellettuale rispetto all’Occidente. Al contrario, deve coscientemente difendere ed essere orgoglioso della tradizione islamica con tutte le sue ricchezze intellettuali e spirituali, e non vedere l’Islam come una semplice fede razionale priva di dimensioni spirituali, come alcuni hanno cercato di renderlo.
2) Nel contempo deve conoscere bene il mondo occidentale. Conoscerlo bene, ma non di seconda mano, il ché lo porterebbe a prendere come novità ciò che è già stato abbandonato dall’intelligentsia d’Occidente. Deve conoscere le forze interne che motivano lo mente occidentale e comprendere chiaramente la vita filosofica, scientifica, religiosa, artistica e sociale dell’Occidente nelle loro radici religiose e storiche, così come nelle sue manifestazioni attuali. Solo una persona che conosca di prima mano la vita intellettuale dell’Islam e padroneggi i mezzi di espressione contemporanei può sperare di presentare in una forma e in un linguaggio nuovi la sapienza perenne che esiste all’interno della tradizione islamica. Solo una persona così può trasmettere la conoscenza necessaria dell’Islam ad una nuova generazione che ha perduto il contatto con questa sapienza, essendo stata educata attraverso un altro metodo di pensiero ed espressione, e che allo stesso tempo necessita disperatamente della verità salvifica contenuta nel messaggio islamico.
3) Lo studio dell’Islam da parte degli orientalisti ha prodotto un gran numero di opere che sono state studiate da tutti gli interessati negli studi islamici, non solo in Occidente e nei paesi non musulmani dell’Asia, ma anche nei paesi musulmani nei quali una lingua europea, come l’inglese o il francese, è diffusa. Disgraziatamente, l’Islam non ha ricevuto un trattamento favorevole nella maggior parte di queste opere, anche in comparazione con altre grandi religioni dell’Asia come l’Induismo e il Buddismo. Molti fattori, come i contatti storici tra Cristianesimo ed Islam, che non sono sempre stati amichevoli, la paura medievale verso i musulmani in Europa, il fatto che l’Islam sia posteriore storicamente al Cristianesimo, l’origine semitica dell’Islam per la popolazione in prevalenza indoeuropea del mondo occidentale, che per questo si sente naturalmente più attratta dall’Induismo e da altre religioni arie, tutto questo ha giocato un ruolo nel trattamento sfavorevole che l’Islam ha ricevuto e continua a ricevere in molte parti dell’Occidente, sebbene ci siano, ovviamente, degne eccezioni. Di fatto, fino a poco tempo fa, molti orientalisti scrivevano sull’Islam avendo intrapreso questo campo non per amore verso qualcuno dei suoi aspetti, ma perché vi erano stati spinti più o meno involontariamente in quanto filologi o missionari.
La considerevole quantità di ricerche realizzate dagli orientalisti nel campo degli studi islamici contiene molte cose di valore scientifico e storico, sebbene vi siano molti elementi nelle loro opere che sono inaccettabili dal punto di vista islamico, e anche laddove esistono in molti casi distorsioni ed incomprensioni nell’interpretazione. Qualunque sia il valore di questi studi, essi non possono essere rifiutati, né la loro influenza essere annullata, semplicemente denunciando gli orientalisti o utilizzando contro di essi il linguaggio della demagogia. Ciò che hanno fatto gli orientalisti è studiare l’Islam per i propri fini e necessità. Il dovere dei sapienti musulmani relazionati con le istituzioni educative ed accademiche moderne consiste nel fornire una risposta islamica alla sfida degli orientalisti con un linguaggio e un metodo appropriati per questo compito. Tale opera sarebbe inoltre di grande interesse per lo stesso mondo dell’orientalismo. Ciò di cui vi è bisogno è uno studio di tutti i campi della tradizione e civiltà islamica realizzati da studiosi musulmani che, mentre credono fermamente nei propri principi, possano esprimerli in maniera dotta al fine di offrire una risposta alle sfide formulate all’Islam dalle opere di molti orientalisti. Inoltre, devono esprimerli in un linguaggio accettabile per le persone educate nell’ambiente razionalista e scettico delle scuole moderne. Solo un lavoro di questo tipo potrà ridurre l’influenza di tali opere sui musulmani influenzati dai loro scritti. Tale lavoro potrà, al tempo stesso, aiutare a presentare l’Islam, e la sua cultura e storia, nel suo vero aspetto.
Strettamente alleata alla sfida all’Islam formulata dallo studio di questi orientalisti è l’intera attitudine scientifica, storica e moderna, della quale l’approccio e il metodo prevalenti tra la maggior parte degli orientalisti non sono altro che un riflesso. Questa immensa sfida che l’Islam affronta, al pari di tutte le altre religioni, deve specialmente oggi essere vista nel contesto di ideologie e teorie come l’evoluzionismo, la psicanalisi, l’esistenzialismo, lo storicismo e, ad un altro livello, il materialismo dialettico. Non è ovviamente possibile che un singolo studioso sia uno specialista in tutte le discipline scientifiche e tutte le scuole filosofiche, e fornisca risposte complete a tutte le domande formulate da questi “ismi”. Una risposta completa richiede uno sforzo combinato da parte di un gran numero di pensatori islamici che lavorino in armonia all’interno della tradizione islamica. La sapienza tradizionale islamica possiede al suo interno le dottrine metafisiche che sono le uniche capaci di fornire le risposte a tali problemi, ma queste risposte devono essere formulate e cristallizzate. Queste forme di pensiero moderne, infatti, sono apparse in gran parte come risultato della dimenticanza dei principi metafisici.
Presentare le dottrine tradizionali islamiche in un linguaggio contemporaneo aiuterà in sé stesso ad affrontare queste ed altre sfide simili sollevate dal modernismo. La stessa situazione in cui si trovano gli intellettuali musulmani relazionati con gli studi islamici ma in un’università di orientamento occidentale, che sia collocata in Oriente o Occidente, li pone all’avanguardia di questo lavoro vitale di fornire risposte islamiche alle idee alla moda del momento, alcune delle quali sono pseudo-scienza esibita con l’abito scientifico e altre puramente e semplicemente il frutto del secolarismo degli ultimi quattro secoli in Occidente. Inoltre, studiando l’Islam come una realtà viva e sottolineando la natura perenne delle verità contenute nella tradizione islamica, questi studiosi possono fornire un antidoto contro la malattia dello storicismo oggi così prevalente e al quale l’Islam si oppone nelle sue radici filosofiche negando che la verità possa incanalarsi nella storia.
4) Ogni religione, per il fatto di entrare nel mondo, partecipa nella molteplicità che è caratteristica di questo e, conseguentemente, presto si divide in differenti scuole e prospettive. In realtà, attraverso la presenza di queste dimensioni, collocate provvidenzialmente all’interno della Rivelazione, essa è capace di integrare nella sua struttura popoli di temperamenti psicologici e spirituali differenti. L’Islam non costituisce un’eccezione a questa regola, sebbene abbia dimostrato maggiore omogeneità e meno diversità di altre religioni mondiali. Uno dei compiti degli studiosi islamici contemporanei deve essere studiare questa diversità nell’Islam alla luce dei suoi principi unificatori e delineare la struttura delle due grandi dimensioni ortodosse dell’Islam, vale a dire il Sunnismo e la Shi’a, così come dei movimenti e sette che hanno deviato da esse. Dovrebbero promuovere meglio la loro conoscenza reciproca.
Le dispute familiari sorgono naturalmente in ogni famiglia, ma vengono immediatamente messe da parte quando l’intero gruppo familiare è in pericolo. Nella situazione attuale del mondo islamico, una comprensione intellettuale e spirituale tra Sunnismo e Shi’a è essenziale, come lo è una ferma comprensione dell’ortodossia totale dell’Islam, che consta di questi due rami principali. E’ ugualmente importante realizzare uno studio critico dei piccoli gruppi religiosi che nel corso dei secoli si sono separati dalla tradizione della vita religiosa islamica e scoprire la loro relazione con il corpo principale dell’ortodossia islamica. Sebbene tali studi possano avere luogo e di fatti hanno avuto luogo fino ad un certo punto nelle istituzioni educative islamiche tradizionali come quella di al-Azhar, è specialmente nel contesto del mondo moderno che la pertinenza di questo dialogo diventa particolarmente evidente. Questa è la ragione per la quale alcuni dei più ardenti fautori del rinnovamento del dialogo tra le diverse scuole di pensiero e di giurisprudenza islamiche sono gli intellettuali musulmani che hanno avuto un’esperienza intima dell’educazione moderna e delle diverse forme di pensiero occidentali.
5) Inoltre, a causa del contatto con il mondo moderno, che corrode l’omogenea concezione religiosa del mondo ed al tempo stesso facilita la conoscenza di altre tradizioni religiose, la messa in pratica di un dialogo serio tra l’Islam e le altre religioni è diventata qualcosa di necessario. Fino ad ora i musulmani nell’insieme erano meno interessati allo studio di altre religioni rispetto ai cristiani, agli indù e buddisti, forse perché la presenza di altre religioni era già una verità accettata nell’Islam prima dei tempi moderni.
Di tutte le grandi tradizioni religiose dell’umanità, l’Islam è l’unica che aveva avuto contatto, prima dell’epoca moderna, con quasi tutte le tradizioni importanti: con il Cristianesimo e il Giudaismo nei territori occidentali e centrali dell’Islam, con lo Zoroastrismo e altre religioni iraniche in Persia e Iraq, con l’Induismo in India, con il Buddismo nella Persia nord-occidentale e in Afghanistan, e con la tradizione cinese a Sinkiang. Inoltre, il principio dell’universalità della Rivelazione è espresso chiaramente nel Corano e di fatto venne esplorato in certa misura da alcuni degli antichi maestri musulmani come Rúmî o Ibn ‘Arabî. In principio, per tanto, il fatto di studiare con un’attitudine favorevole le altre religioni e rimanere completamente fedele ai propri principi è più facile per l’Islam che per molte altre religioni, alle quali può risultare difficile, dal punto di vista della loro struttura dogmatica e teologica, accettare le altre tradizioni. Comunque, nei tempi moderni pochi seri studi sulle altre religioni sono stati condotti da studiosi musulmani, e pochi tentativi sono stati fatti per penetrare nel messaggio interiore delle altre religioni.
Le dispute tra musulmani e cristiani nel Vicino Oriente dal secolo passato, unite ai problemi creati dalla divisione della Palestina con gli ebrei durante gli ultimi decenni, hanno reso difficile lo studio comprensivo di queste religioni, almeno nel Vicino Oriente arabo, dove le comunità religiose sorte dalla tradizione abramica vivono così vicine.
I musulmani hanno lo stesso senso di amarezza verso l’Induismo in molte regioni del subcontinente. E’ indubbiamente necessario che gli intellettuali musulmani studino le altre religioni, non solo per convenienze politiche, ma per offrire risposte a queste domande formulate dal secolarismo che non è possibile affrontare se non mediante la difesa della religione come tale. Il miglior modo di difendere oggi l’Islam nella sua natura integrale è difendere la religio perennis, la religione primordiale (al‑dîn al‑hanîf) che risiede nel cuore dell’Islam ed anche nel centro di tutte le religioni che sono state inviate all’uomo dalla grazia del Cielo.
Naturalmente, portare a compimento tutti questi compiti, presentare la sapienza tradizionale dell’Islam in un linguaggio contemporaneo, rispondere alle questioni formulate dalle opere degli orientalisti, offrire una risposta alle sfide del modernismo, creare una maggiore comprensione tra i differenti gruppi di musulmani e, infine, intavolare un dialogo tra l’Islam e le altre religioni, è un’impresa importante.
Essa mette in gioco tutte le risorse intellettuali del mondo islamico. Richiede una riaffermazione dei principi immutabili dell’Islam all’interno della cornice dei sistemi educativi occidentali. Significa inoltre la ri-creazione di un autentico sistema educativo islamico, che dovrebbe avere le sue radici nelle scuole tradizionali islamiche e i cui rami dovrebbero estendersi verso i terreni reclamati dalle moderne ideologie e forme di educazione. Un sistema educativo islamico autentico e al tempo stesso contemporaneo non rifiuterà questi domini né si arrenderà alle teorie moderne che pretendono di governarli. Ma al contrario, conquisterà questi terreni e li farà suoi. Estenderà i rami dell’albero dell’educazione islamica abbracciando così questi campi e discipline. A parte la protezione della stessa religione islamica, nessun compito è più cruciale nel contesto attuale della società islamica di questa riaffermazione dei principi immutabili dell’Islam e della loro applicazione ai metodi e campi di conoscenza destinati all’educazione e all’erudizione occidentali moderne. Il livello del successo ottenuto in questo compito deciderà fino a che punto la società e la civiltà islamiche continueranno ad essere islamiche nella realtà quanto di nome.
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