I ciechi (S. Mousavi Lari)

I ciechi

S. Mousavi Lari

Nonostante i molteplici e straordinari progressi scientifici e gli innumerevoli sforzi spiegati dagli scienziati per scoprire i segreti di questo mondo, molti problemi elementari restano per l’uomo ancora misteriosi, in modo tale che il sapere umano resta infimo di fronte al dominio dell’incognito.

Ancora oggi i grandi pensatori restano stupefatti e smarriti di fronte alle più elementari questioni della vita sociale, politica ed economica. E’ per questa ragione che il mondo è diviso in due poli totalmente contrapposti. I due gruppi di intellettuali hanno usato più di una penna per provare che essi avevano ragione e che gli altri avevano torto. Essi pensano, ognuno dal proprio punto di vista, che il loro cammino sia il migliore e che quello degli altri non potrà condurre che all’infelicità e al disordine. Sicuramente tutte queste opinioni contraddittorie non possono essere giuste, benché i due gruppi abbiano per altro conseguito grandi risultati nel campo scientifico e industriale. Coloro che pensano che gli occidentali hanno ottenuto sul piano delle “qualità della vita” pari risultati rispetto al progresso scientifico, sono certamente in errore.

Il fatto che una comunità progredisca tecnologicamente grazie alla sua scienza e che essa si sviluppi in un settore, non prova che il suo modello di vita sia l’ideale per gli uomini. I progressi tecnologici e scientifici derivano dall’attività, dagli studi e dagli sforzi spiegati. Ma una società può subire la degenerazione dei valori morali, dei costumi sociali, dello stile di vita e delle qualità umane a dispetto dei suoi progressi. Osservando tutte le forme di corruzione, di disordine e di errore presenti nei sistemi del mondo occidentale, noi ci rendiamo conto che questi ultimi non si sono sviluppati correttamente nella maggior parte degli aspetti che caratterizzano una civiltà, e cioè il pensiero, la scienza, la religione, il governo e la morale, campi nei quali essi sono ben lontani dalla perfezione.

Il Dr. Alexis Carrel così descrive gli errori della civilizzazione contemporanea:

L’attuale civilizzazione versa in una grave situazione, perché essa non è in armonia con la natura. Essa è frutto di illusioni quali le scoperte scientifiche, le passioni degli uomini, le loro opinioni e le loro osservazioni. Benché questa civilizzazione sia edificata con i nostri sforzi, essa resta per altro sproporzionata in rapporto alla nostra costituzione e alla nostra condizione. Gli esperti in materia, fissano le premesse della civilizzazione in modo tale che l’individuo possa approfittarne.

Esse sono per altro conformi a un’immagine erronea e confusa dell’uomo. Benché l’uomo debba costituire il principale criterio di riferimento, questi esperti agiscono nel modo esattamente opposto. L’uomo, da solo, è incapace di organizzare il suo mondo. E’ dunque per questa ragione che lo sviluppo delle scienze non vitali rispetto alle scienze vitali, può essere considerato come uno dei più grandi crimini dell’umanità. Noi non siamo che una banda di disgraziati, dato che la nostra etica e la nostra ragione si sono degradate. Attualmente, se noi osserviamo i popoli e le comunità che hanno raggiunto i vertici delle scienze non vitali e dell’industria, ci accorgiamo che essi sono precipitati in una condizione di tale debolezza che li condurrà probabilmente, più presto degli altri, allo stato selvaggio e primitivo”. (1)

Lo sviluppo e la perfezione dell’uomo nelle sue diverse forme, rende necessaria una serie di retti insegnamenti, che si appoggi sulla realtà della vita, oltre ad essere esente da ogni errore. Ciò potrà realizzarsi solo seguendo gli insegnamenti dei profeti di Dio, i quali, mediante la rivelazione, sono collegati all’origine del mondo. Per conseguire saldezza, l’etica deve radicarsi in una forza metafisica, superiore alla materia.

Fin dal momento in cui è nato e in cui ha fondato le civiltà, un appello chiaro si è levato dalle profondità del suo essere, un appello che si chiama ‘religione’. E’ questa verità che, costantemente, ha custodito le leggi e l’ordine etico.

L’ascesa dei fenomeni anti-umani dell’ingiustizia, delle guerre, dei massacri e delle usurpazioni nel mondo contemporaneo, ci prova che i governi e le loro leggi non potranno mai sostituire i sentimenti e la fede umana, nonché instaurare la giustizia, il bene, la pace e l’amicizia nell’ordine sociale. Senza il sostegno della religione, la scienza, a dispetto di tutti i suoi progressi, è incapace di risolvere i problemi della vita, di impedire le deviazioni e le catastrofi e di dirigere rettamente il sistema sociale.

Will Durant, filosofo e sociologo statunitense, scrive:

I governi detengono abbastanza potere e sufficienti sostegni economici e morali per conservare il patrimonio scientifico, morale e artistico di una razza, che è il frutto e la sostanza di una civiltà. Possono, quanto meno, trasmettere ciò alle future generazioni. Nel caso contrario, i governi, unitamente con gli apparati di cui attualmente dispongono, cadranno automaticamente nelle mani di una seconda o di una terza classe che considererà la scienza come blasfema e l’arte come uno strano segreto.

Perché le più grandi città statunitensi sono amministrate da individui di infima levatura? Perché l’attività del governo dipende da organizzazioni prive di senso politico, di patriottismo e di pietà? Perché la corruzione, i brogli elettorali e la sottrazione di fondi pubblici sono divenuti così frequenti che la loro rivelazione al pubblico non produce più alcun effetto, ovvero non suscita più la collera e l’indignazione della gente? Perché, dunque, la principale attività dei governi si limita oggi alla repressione dei reati e perché i governi si preparano alla guerra allorché concludono i trattati di pace? Questi governi sono le medesime istituzioni a cui la Chiesa e le famiglie dovrebbero affidare l’incarico di conferire un senso alla civilizzazione”. (2)

Considerando che le sue forze sono limitate, le società occidentali non possono sostenere l’anarchia morale e la sua pressione. La civilizzazione può mantenersi in piedi solo se si mantiene l’equilibrio fra i mezzi e lo scopo. Quando il male raggiunge il suo culmine, il bene non potrà assolutamente manifestarsi sotto qualsiasi forma. Infine, questa decadenza e questo disordine condurranno alla distruzione. Non si troverà in nessun periodo della vita e dell’esistenza alcuna nazione né razza che sia solida e potente ove inclini verso le passioni, ove sia moralmente lorda.

L’Impero Romano è caduto a causa di un tale disordine; la grandezza della Grecia è crollata subendo la medesima sorte. La nazione francese, traviata, ha piegato le ginocchia sotto i primi colpi dell’offensiva nazionalsocialista, perdendo così onore e gloria. In effetti, un celebre generale francese scrisse che la gran parte del fallimento di questa antica nazione civilizzata è da ricondursi alla sua eccessiva dissolutezza.

Il tedesco Spengler crede alla decadenza della civilizzazione occidentale e annuncia categoricamente che la sua civiltà si affermerà un giorno in altre terre. Che cosa ne sa? Potrebbe comunque essere che questa civiltà ritorni là dove essa ha visto la luce, in Oriente. La caduta di una civiltà smarrita è per il suo popolo un’occasione che consente di trovare il cammino di Dio, di volgersi verso questa verità suprema e di fondare la propria vita sul bene. Ma, nel caso in cui il popolo non sappia approfittare di questa opportunità, lasciandosi sfuggire la possibilità di accogliere la direzione divina e il credo che è conforme all’uomo, non potrà certo beneficiare della luce del bene durante la sua esistenza, continuando a sbagliare, di smarrimento in smarrimento.

Oggi, sfortunatamente, si può notare che le nazioni orientali hanno un complesso d’inferiorità nei confronti del successo industriale dell’Occidente, complesso le cui nefaste influenze si manifestano in ogni aspetto della vita degli orientali. Un sentimento d’inferiorità regna presso di noi. Molti di noi sono talmente influenzati dal pensiero e dai principi della civilizzazione occidentale, che pensano che per progredire occorra seguirne passo dopo passo i principi, i costumi, le abitudini, le leggi, il diritto e ogni altra cosa, nonché sottomettersi, con gli occhi chiusi, all’ordine occidentale.

La potenza scientifica dell’Occidente li ha abbagliati a tal punto che essi hanno finito per cedere, facilmente e non senza un certo compiacimento, la loro volontà, le loro ricchezze materiali e spirituali, così come i loro costumi e le loro tradizioni religiose e nazionali. Essi riconoscono inoltre come dovere di ogni individuo progressista, l’imitazione cieca di tutte le convenzioni della civilizzazione occidentale. E’ il principale fattore di soffocamento, di disgrazia e di umiliazione, che annulla tutte le forze materiali e spirituali dei musulmani. Essi non sono coscienti del fatto che la scienza occidentale è incapace di risolvere i problemi dell’uomo.

I più gravi problemi che si trovano di fronte all’uomo non sono del tipo che si risolve nei laboratori. Evidentemente, questi ‘ciechi’ sono incapaci di vivere una concezione islamica del mondo, benché essi facciano parte della comunità musulmana. La verità è che la religione è stata sfigurata dalle loro stesse mani. Essi sono estranei agli insegnamenti, alla cultura e alla civiltà islamica; inoltre, essi cercano costantemente di giudicare i precetti e le leggi islamiche, così come i costumi e le tradizioni dei musulmani, sulla base dei criteri di valutazione occidentale.

Un grande pensatore musulmano afferma:

Quale può essere la nostra giustificazione, allorché esiste un sistema che non ci ponga al di sotto delle sedicenti civiltà comunista e capitalista, ma che, al contrario, stabilisca all’interno del nostro paese una perfetta giustizia sociale, e che, nel contempo, ci conferisca dignità internazionale; un sistema che restauri di fronte agli altri governi il nostro antico prestigio e che ci salvi, noi e la nostra comunità umana, dal flagello infernale della guerra?

Che cos’altro possiamo dire, allorché i musulmani abbandonano le leggi e i regolamenti che risolvono i nostri problemi interiori e che, inoltre, non ci fanno piombare allo stadio della mendicità? Questa religione che ci rende possessori di una parte della civiltà, ci permette di apportarvi il nostro contributo, sulla base di risorse considerevoli.

Il fatto che un uomo possa precipitare dal suo rango di nobiltà allo stato di miserabile, mi stupisce, ovvero, come un uomo possa cambiare la sua mano misericordiosa in una mano di mendicante. Io non posso comprendere come egli sia pronto a scambiare il comando contro l’obbedienza, allorché egli possa scegliere la retta via lottando contro la bassezza che alberga in lui.

Certo, noi possediamo ricchezze di cui potrebbe beneficiare l’umanità. Noi non siamo arretrati e miserabili come i blocchi dell’Est e dell’Ovest hanno cercato di persuaderci. Essi avrebbero voluto farci credere, al fine di trasformare la fiducia in noi stessi in angoscia e la nostra speranza in disperazione, che noi siamo selvaggina smarrita, ora catturata dagli artigli dell’uno ora dalle insidie dell’altro.

Noi, d’altra parte, abbiamo fatto abbastanza esperienza per non esserne condizionati. I simboli di queste civilizzazioni dalle apparenze ingannevoli, che noi abbiamo assorbito a destra e a sinistra, alla stregua dei mendicanti, sono stati da noi introdotti a ogni livello della nostra vita sociale, del nostro pensiero e delle nostre leggi, a tal punto che la nostra attuale situazione assomiglia a un ‘carnevale’ comico, sia dal punto di vista della nostra mentalità e delle nostre convenzioni sociali, sia dal punto di vista del nutrimento e dell’abbigliamento.

Si possono citare ad esempio le leggi che sono state inizialmente copiate dalla Francia e da altri paesi europei; successivamente, ogni volta che noi abbiamo avuto bisogno di elaborare leggi per la nostra società, le abbiamo costantemente prese a prestito dalle legislazioni straniere. Esiste una contraddizione permanente fra lo spirito delle leggi che abbiamo mutuato dall’estero e lo spirito della nazione alla quale noi le abbiamo destinate. Il popolo assegna una medaglia al valore a chiunque intralci la legge, riconoscendolo come eroe e non rifiutandogli alcun incoraggiamento né aiuto. Esso è incoraggiato in questo anche se ha governanti che applicano le leggi, dato che manca la fiducia nel sistema al potere, che esso si astiene dal sostenere con l’insieme delle argomentazioni, delle analogie e delle testimonianze.

Perché ciò avviene? La ragione risiede forse nell’ignoranza della gente? No! Infatti, anche le persone colte non si comportano secondo la legge. L’autentica ragione della discordanza fra la nazione e lo spirito delle leggi consiste nel fatto che queste ultime sono prese a prestito. Esse non sono assolutamente il frutto dei bisogni sociali della storia, della coscienza nazionale e della coscienza popolare. Esse provengono da un ambiente il cui spirito è del tutto estraneo a quello di questa nazione. Esse appartengono a una comunità che ha una storia, una religione, una situazione e bisogni che gli sono propri. Infatti, se la legge non mira a soddisfare lo spirito e i bisogni di una nazione, a essa non si obbedirà mai” (3)

Hakendj, celebre intellettuale statunitense e professore all’università di Harward, scrive nel suo libro “Lo spirito della politica mondiale”:

Non è certo imitando i sistemi e i valori dell’Occidente che i paesi islamici potranno progredire. Certuni si chiedono se esiste nell’Islam una forza che possa creare un nuovo pensiero e che possa offrire all’umanità leggi e prescrizioni autorevoli, nonché indipendenti e integralmente adattabili ai bisogni della vita moderna. La risposta islamica è non soltanto idonea al progresso e alla perfezione, ma, in più, lo è maggiormente che non gli altri sistemi. Il problema dei paesi islamici non è l’assenza dei mezzi di progresso nel quadro dei precetti dell’Islam; ciò che manca sono le potenzialità e la volontà necessarie per sfruttare questi mezzi. Io ho capito, per quanto mi riguarda, con il massimo realismo, che la Legge islamica contiene la totalità dei principi necessari allo sviluppo e alla perfezione

Rispettare quotidianamente le prescrizioni dell’Islam e astenersi da ogni sorta di peccati e di comportamenti illeciti, apporta pace e serenità nella società. Il racconto che segue rappresenta un tipico esempio.

Ecco che cosa ha prodotto un giorno di rispetto dei precetti religiosi, in occasione della commemorazione, a Teheran, del martirio della Guida dei Credenti Alì (che la pace di Dio sia su di lui). La stampa ne aveva scritto così:

Teheran era ieri completamente calma, senza che niente di negativamente rilevante si verificasse. Il medico legale non aveva niente da fare. Niente da segnalare nei commissariati; né fascicoli né accusati. Si può dire che nessun avvenimento particolare si sia determinato. Il medico legale non aveva nemmeno un cadavere da sezionare. Il medico di guardia diceva: “Noi non abbiamo ricevuto un solo cadavere in tutta la giornata” (4)

Secondo le statistiche degli obitori, 2525 cadaveri sono sottoposti ad autopsia ogni anno a Teheran. Ovvero, in media, da sei a otto ogni giorno, per i quali è in seguito concesso il permesso di sepoltura. Ma, durante i giorni di lutto religioso, questo numero diminuisce in maniera considerevole. La settimana scorsa, nel corso della giornata in cui cade l’anniversario del martirio della Guida dei Credenti (13° giorno del 1345), nemmeno un cadavere è stato condotto nei locali della medicina legale; ciò prova che le credenze religiose sono sempre molto intense e che allorché le osterie, i luoghi di dissolutezza e i caffè sono chiusi, la società si comporta meglio” (5)

Qual è la forza che ha potuto apportare una tale serenità nella società? I governi occidentali possono, con l’aiuto del loro denaro e del loro potere, stabilire per un’ora soltanto una tale calma nella società? In tutto il mondo occidentale non esiste nemmeno una sola città, piccola o grande, in cui trascorra soltanto un’ora senza che vi si produca un incidente, un reato, un furto o una vittima.

E’ ciò che evocano, non senza rimpianto, i versi del grande poeta Hafez, il quale dice:

“Durante gli anni, il cuore mi chiedeva lo scettro del re Jamshid.

Esso, in verità, chiedeva allo straniero ciò che egli stesso possedeva”

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NOTE

1) “L’uomo, questo sconosciuto”

2) “I piaceri della filosofia”, pp. 326-327

3) “L’Islam e gli altri”, pp. 41-42, 48-49

4) Keyhan 14/10/1935 (1966)

5) Khandaniha n. 37, 27° anno

 

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Il pensiero islamico , Novità

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