DODICI ESORTAZIONI PER LO STUDENTE DELLE SCIENZE RELIGIOSE
In accordo al sistema di studio tradizionale della hawzah sciita, lo studente deve attenersi ad una disciplina specifica la quale viene discussa in dettaglio nell’opera “Lo scopo del discepolo riguardo alla disciplina del maestro e dello studente” (Muniah al-murid fi adab al-mufid wa al-mustafid) di Shahid al-Thani. Comunque, prima di passare allo studio della suddetta opera, lo studente si sofferma in genere su un breve testo introduttivo intitolato “Il libro della disciplina degli studenti” (Kitab adab al-muta’allimin) nel quale si riportano dodici esortazioni per lo studente che riassumiamo brevemente qui di seguito.
Prima esortazione
L’Inviato d’Iddio (S) disse: “La ricerca della conoscenza è obbligatoria per ogni musulmano e per ogni musulmana”. La conoscenza, infatti, è ciò che contraddistingue l’essere umano dagli altri animali poiché entrambi possiedono altre qualità quali il coraggio, la forza ed addirittura la compassione, comunque è soltanto l’uomo a possedere la facoltà della conoscenza di cui stiamo parlando[1]. La conoscenza, inoltre, è ciò che favorì Adamo (A) nei confronti del resto del creato ivi inclusi gli angeli a cui fu ordinato di prostrarsi innanzi a lui. Essa è dunque la fonte primaria della vera felicità.
Seconda esortazione
Uno degli ingredienti essenziali per lo studente delle scienze religiose è un’intenzione pura (niyyah). L’Inviato d’Iddio (S) disse: “Invero le azioni vengono considerate in base alle intenzioni ed invero ad ogni uomo spetta [una retribuzione pari a] ciò che ha inteso [compiere]”. Lintenzione dello studente dovrà quindi essere quella di compiacere Iddio soltanto, eliminare ogni sorta di ignoranza, rivitalizzare la religione, ingiungere a fare il bene e interdire a fare il male. Questi dovrà quindi pazientare durante i momenti di difficoltà, sforzarsi pensando profondamente a Iddio, astenersi dalle cose di questo mondo e rinunciare ad ogni sorta, anche minima, di arroganza.
Terza esortazione
Nonostante alcune materie siano una tappa essenziale da non dover trascurare, è un diritto dello studente quello di scegliersi la gran parte degli argomenti di studio così come è un suo diritto quello di scegliersi il proprio maestro. Ciò che è vivamente consigliato è quello di scegliersi maestri e insegnanti pii e non solo coinvolti nella conoscenza esteriore. Un’altra cosa da tenere in considerazione è non tralasciare lo studio di un libro prima di averlo finito e di non passare allo studio di una determinata scienza senza aver prima studiato le sue materie introduttive. In maniera analoga, anche la scelta del compagno con cui discutere e praticare la mubahathah[2] deve rispettare determinati principi. Infatti, anche in questo caso, lo studente dovrà cercarsi un compagno sia serio che pio. Egli dovrà inoltre studiare e leggere sempre in stato di purità rituale.
Quarta esortazione
La serietà e la perseveranza devono sempre essere tenute in alta considerazione. Un proverbio tradizionale afferma: “Chi cerca una cosa la troverà e chi bussa ad una porta con insistenza [prima o poi] vi entrerà”. Si dice che tre sono le categorie di persone che necessitano di serietà e perseveranza: il maestro, il discepolo e il padre. Uno studente deve sempre ripassare le proprie lezioni all’inizio della notte e alla sua fine. Un tempo molto propizio per ciò è inoltre quello tra la preghiera del tramonto e quello della preghiera della notte. Si ricordi comunque che non sarebbe corretto sforzarsi ad un livello tale da indebolire drasticamente il proprio corpo. Ciò non vuol dire, ovviamente, divenire pigri. La pigrizia deriva da un eccesso di muco e umidità nel corpo ed un modo per ridurli è quello di mangiare poco. Anche la mancanza di memoria deriva da una di queste cause ossia dalla presenza di muco il quale, a sua volta, deriva dall’eccesso di acqua la quale, a sua volta, deriva dall’eccesso di cibo. Mangiare pane duro e invecchiato, comunque, previene sia la presenza di muco che quella di umidità così come l’uvetta (nonostante questa non debba essere consumata ad un livello tale da necessitare di acqua). In ogni caso, la cosa più importante è evitare l’eccesso di cibo. Un proverbio tradizionale afferma: “Lo stomaco pieno causa la perdita dell’intelligenza”.
Quinta esortazione
E’ consigliato iniziare lo studio di mercoledì poichè l’Inviato d’Iddio (S) disse: “Niente viene incominciato di mercoledì che non venga portato a termine”. Spetterà al maestro scegliere la metodologia con la quale iniziare a lavorare con lo studente. Lo studente, invece, dovrà cercare di discutere degli argomenti di studio con serietà e senza rabbia quando non è d’accordo con l’opinione di un suo compagno e del suo stesso insegnante. Le discussioni, infatti, devono produrre consigli reciproci al fine di giungere a una conclusione corretta e non vengono protratte per diffondere ignoranza e testardaggine. Lo studente si dovrà poi astenere dal desiderio di ricchezza, né dovrà bramare i possedimenti di alcun uomo. In tal modo Iddio gli garantirà il successo nell’ottenimento della conoscenza.
Sesta esortazione
Lo studente deve fare affidamento esclusivo a Iddio per il suo sostentamento e non dovrà preoccuparsi per esso. Egli dovrà pazientare nei momenti di difficoltà poiché la ricerca della conoscenza è un affare assai importante. Chi è in grado di sopportare difficoltà di questa natura con la giusta attitudine sarà anche in grado di assaporare il gusto e la dolcezza degli affari ultraterreni. Inoltre, mai e in nessun caso di difficoltà, lo studente dovrà rinunciare allo studio della giurisprudenza, delle tradizioni, dell’esegesi coranica e del sacro Corano stesso.
Settima esortazione
Il periodo per studiare e ricercare la conoscenza inizia nella culla e finisce con la morte. Comunque i momenti migliori sono quelli durante la gioventù, in ispecie prima dell’alba e tra la preghiera del tramonto e quella della notte. Shaykh al-Tusi era solito non dormire di notte e studiava su vari testi. Quando non riusciva più a concentrarsi su uno, passava ad un altro. Egli inoltre aveva sempre vicino a sé un po’ d’acqua onde prevenire il sonno. Egli infatti diceva che il sonno è dovuto alla temperatura calda nel corpo.
Ottava esortazione
Chi possiede conoscenza non deve essere invidioso di nessuno ma deve sempre e comunque consigliare ed aiutare gli altri. Durante ogni discussione, non deve litigare con nessuno né opporsi con tono invadente contro le opinioni degli altri. Un proverbio tradizionale afferma: “Devi lavorare per il bene di te stesso e non per soggiogare i tuoi nemici: se ti attieni a lavorare per il bene di te stesso soggiogherai [in ogni caso] i tuoi nemici”.
Nona esortazione
Lo studente deve saper usufruire del suo tempo e non deve sprecarlo neanche in quantità minima, poiché la conoscenza da acquisire è molta mentre il periodo di vita di un uomo è assai breve. Ogni singolo istante della propria vita deve essere utilizzato al fine di ottenere conoscenza sia in privato che in pubblico.
Decima esortazione
E’ fondamentale che lo studente accresca il proprio timor d’Iddio, la sua umiltà e si dedichi a pratiche spirituali che lo avvicinino a Iddio. Ciò significa anche che questi non debba mai riempirsi lo stomaco di cibo, dormire più del dovuto o parlare troppo. Egli deve astenersi inoltre dal consumo di cibo comprato al mercato poiché è spesso impuro non solo da un punto di vista materiale ma anche e soprattutto spirituale[3] e, quindi, allontana facilmente dal ricordo d’Iddio. Lo studente deve poi astenersi dagli incontri in cui si parla troppo di questioni irrilevanti o non inerenti ad argomenti religiosi e deve volgersi in direzione della qiblah durante lo studio. Egli deve pregare con sottomissione riverenziale (khushu’) e cercare di sentire il più possibile la presenza d’Iddio quando si rivolge a Lui.
Undicesima esortazione
La causa principale di una forte memoria, della serietà e della perseveranza risiede nel mangiare poco (taqlil al-ghadha’), nella preghiera notturna (salat al-layl), nell’umiltà e nella sottomissione reverenziale (khudhu’ wa khushu’) e nella lettura del Corano (qira’ah al-Qur’an). Un proverbio tradizionale afferma: “Non vi è niente che giovi alla memoria più della lettura del Corano, in ispecie quella del versetto del trono”. Altri elementi che aiutano in tal senso sono le salawat per l’Inviato d’Iddio (S), l’utilizzo del siwak[4], il consumo di miele, mangiare ventuno uvette rosse al mattino a stomaco vuoto. Quest’ultima pratica possiede anche altre proprietà come la cura da varie malattie. Come si è accennato anche in precedenza, tutto ciò che diminuisce la presenza di muco e umidità nel corpo accresce la memoria. Per quanto riguarda invece ciò che diminuisce la memoria, è il compimento di peccati, la preoccupazione per le cose di questo mondo e il lavoro eccessivo. Troppa preoccupazione per le cose di questo mondo annerisce il cuore mentre occuparsi degli affari ultraterreni lo illumina. E’ detto inoltre che anche guardare un crocifisso e leggere le scritte sulle tombe diminuisce la memoria.
Dodicesima esortazione
La mancanza del sostentamento viene spesso causata dai peccati, dal dormire troppo, dal dormire nudi, dall’urinare nudi, dal mangiare in stato di junub, dallo spazzare la casa di notte, dal non spazzare la casa, dal chiamare i propri genitori con il loro nome, dall’asciugarsi il volto con i propri vestiti, non dare il giusto peso alla preghiera rituale, dall’affrettarsi per andare in moschea, dall’accorrere al mercato, dal ritardare a tornare dal mercato, dal non lavare i piatti, dal lasciare un ragno in casa dopo averlo visto, dal pettinarsi con un pettine rotto, dal non pregare per i propri genitori, dalla pigrizia, dall’eccesso di spreco (israf), dall’avvolgersi il turbante da seduti o dal comprare pezzi spezzati di pane dai mendicanti. Ciò invece che apporta sostentamento è fare la carità e parlare bene. L’Imam al-Husayn (A) disse: “Astenersi dai rapporti sessuali illeciti, spazzare il proprio salotto e lavare i piatti apporta ricchezza”. Comunque le cause principali del sostentamento sono il compimento della preghiera in stato di sottomissione reverenziale, la lettura della sura al-Waqi’ah di notte, in ispecie durante il tempo della preghiera della notte, la lettura della sura Ya Sin e della sura al-Mulk durante il tempo della preghiera del mattino, essere in moschea prima dell’adhan della preghiera del mattino, essere continuamente in stato di purità rituale, realizzare la preghiera del mattino non appena entra il suo tempo stabilito, realizzare la preghiera witr a casa, non parlare delle cose di questo mondo dopo la preghiera witr, non tenere troppe sedute in presenza di donne all’infuori di quando è necessario, e non parlare senza scopo o inutilmente. Infine è bene che lo studente apprenda alcune nozioni di medicina, a tal riguardo esistono varie opere di tradizioni trasmesse dall’Inviato d’Iddio (S) e dalla sua famiglia.
[1] A tale teoria si potrebbe controbattere dicendo che gli altri animali possiedono una determinata quantità di coraggio, forza e compassione che non corrisponde a quella dell’uomo. In maniera analoga anche gli altri animali possiedono una certa conoscenza che, però, non raggiunge il livello di quella dell’uomo.
[2] La “mubahathah” è una delle tre componenti principali dello studio alla hawzah. Essa consiste nel discutere con uno o due compagni ed in maniera critica la lezione che si è svolta in classe. Le altre componenti di questo studio tradizionale sono la “mutala’ah” (ossia la lettura mentale da dover compiere prima della lezione) e la “qira’ah” (ossia la lettura ad alta voce da dover compiere dopo la lezione).
[3] Il mercato pubblico, in accordo ad una prospettiva religiosa, è un luogo frequentato principalmente da gente comune di basso livello spirituale e religioso. Esso è inoltre un luogo dove lo scopo principale è il profitto e il guadagno e, spesso, si tratta di un posto ove si tende ad ingannare il prossimo (o perlomeno si desidera di farlo). Per questo motivo i sapienti tradizionalisti consigliano di andarci nelle prime ore del mattino quando non c’è nessuno e la giornata di guadagno deve ancora incominciare o, ancora meglio, di evitarlo ed andare da un commerciante religioso e di fiducia.
[4] Si tratta di un ramoscello di legno con il quale l’Inviato d’Iddio (S) era solito spazzolarsi i denti. Le ricerche di laboratorio moderne affermano che quello proveniente dalla “Salvadora persica” non solo contiene una materia disinfettante, ma anche l’esistenza del “Sinnigrin”, di odore acuto, che uccide i microbi”. L´esame microscopico afferma inoltre l’esistenza del silicato che aiuta la pulizia dei denti.
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