Discorso di S.H. Nasrallah in occasione della Giornata di al-Quds (2003)
Discorso tenuto dal Segretario Generale di Hezbollah, Seyyed Hassan Nasrallah, in occasione della Giornata Mondiale di al-Quds (Gerusalemme), nella città di Nabatiyeh, nel sud del Libano, nel 2003.
Col Nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso
Mi rifugio in Dio da Satana il Lapidato. Tutte le lodi ed i ringraziamenti sono per Lui, il Signore dell’umanità e di tutto ciò che esiste, e le Sue benedizioni siano sul nostro Profeta e sulla sua famiglia, sui credenti sinceri e su tutti i martiri ed i combattenti dalla nascita di Adamo al giorno del Giudizio.
(…) ai sapienti, ai rappresentanti dei partiti nazionali e Islamici libanesi, alle forze militari e di sicurezza, e ai rappresentanti delle brigate Palestinesi. Che le benedizioni e la pace di Dio siano su voi tutti.
Prima di tutto, vorrei ringraziare tutti i fratelli e le sorelle che hanno preso parte a questa commemorazione benedetta e che sono qui da ore, alla pioggia, al freddo, al vento. Ciò indica la vostra lealtà, fede e dedizione all’esempio dei nostri martiri, unita alla dedizione verso la causa della nostra Ummah, la causa di al–Quds, la quale merita ogni sacrificio da parte nostra.
Forse c’è un segno divino nel fatto che, per la seconda volta dopo l’11 settembre, celebriamo questa giornata con un tempo inclemente, affinché diventi un chiaro messaggio che esprima la forte volontà di un popolo che non si sottrae alle intemperie, né al caldo torrido, né alla lama della spada, né all’angoscia della battaglia, ma resta fermo come una nazione unita.
Ci incontriamo nella Giornata di al-Quds con il grande spirito dell’Imam Khomeyni, che affermò l’eternità di questo giorno nella coscienza della Ummah, questo grazie ai suoi sacrifici. Ciò è stato anche confermato dall’Imam Khamenei (possa Iddio proteggerlo dai suoi nemici) che
mantiene lo stesso metodo.
Siamo venuti nella città dell’Imam Husayn (as), nella città dei martiri e dei prigionieri, in una città che è stata “di frontiera” per 15 anni, che ha combattuto, si è sacrificata ed ha resistito, offrendo martiri, compresi bambini, che hanno reso, col loro sangue, possibile la vittoria.
Al-Nabatiyeh è la città da cui è partito il confronto col nemico sionista nel periodo di Ashura nel 1983. Siamo venuti qui per essere il più vicino possibile alla linea del fronte ed all’arena della sfida e ci muoveremo, di anno in anno, di città in città, in tutte le regioni del Libano, per dare modo ad ogni luogo di dimostrare la sua dedizione ad al-Quds, alla gente di al-Quds e ad una causa che non può essere dimenticata. In questo giorno dobbiamo rendere questo mondo silenzioso consapevole delle criminali pratiche sioniste che demoliscono le case degli abitanti originari di Gerusalemme, ne rubano le terre, li terrorizzano allo scopo di farli andare via dalla città, circondata da insediamenti armati che la separano dal resto della Palestina.
Ciò che è più pericoloso, in queste pratiche, è la grave situazione dei luoghi sacri cristiani e musulmani in Palestina. Il pericolo più grande lo corre la grande moschea di al-Aqsa, la prima Qiblah dei musulmani. Questo pericolo è rappresentato dai tentativi di distruggere quel luogo, una mira dei sionisti ed anche dei cosiddetti cristiano-sionisti, i quali controllano gli uffici decisionali americani. Chiunque può rendersi conto che quel giorno, in cui verrà distrutta al-Aqsa, si
avvicina sempre più. Questo pericolo non è ignorato dai governanti arabi: far finta di nulla, incoraggerà il tentativo di appropriarsi dei luoghi santi islamici per ricostruirvi “il Tempio di Salomone”. Se costoro penseranno che la Ummah è timorosa, trascurata, debole, saranno
incoraggiati. Penseranno che i governanti arabi non sono interessati che alle loro posizioni. Le posizioni non sono sacre: la moschea dell’Aqsa e la Chiesa della Natività lo sono!
I sionisti devono capire, e con loro quelli che li sostengono, che ogni danno inflitto ai luoghi santi palestinesi causerà l’esplosione dell’intera regione. Se vogliono distruggere quel luogo, sappiano che le nazioni di quel luogo distruggeranno l’entità usurpatrice, attraverso il sangue dei martiri esistenti in ogni casa, villaggio, città del Libano, della Palestina e di tutti i paesi arabi ed islamici.
La giornata di al-Quds arriva a più di due anni dalla liberazione, attraverso la resistenza, di gran parte della nostra terra libanese, e a più di due anni dalla deflagrazione dell’intifada, che questa volta porta il nome di al-Aqsa. Questa occasione conferma che la nostra scelta è chiara ed è la sola scelta che libererà la terra, i luoghi santi ed al-Aqsa. Le risoluzioni internazionali vengono applicate solo quando esse sono comode per le grandi potenze e per gli USA, mentre le risoluzioni che riguardano le nostre nazioni e le nostre regioni oppresse, non sono altro che fogli di carta bianchi e neri; la prova di ciò è la risoluzione 425, per la quale nessuno ha fatto nulla in 20 anni di occupazione israeliana del Libano, e che è stata applicata solo grazie alla nostra resistenza che ha scacciato il nemico. Oggi vi sono decine di risoluzioni dell’ONU e dell’UNSEC riguardanti al-Quds e che rifiutano l’inclusione della città nei piani israeliani d’insediamento, e che rigettano le minacce ai luoghi sacri. Queste risoluzioni non sono altro che fogli di carta bianchi e neri.
Ciò che libererà e proteggerà la Palestina è ciò che i palestinesi hanno scelto, come i grandi martiri che stupiscono il mondo e che, con i loro corpi, scuotono la sicurezza del nemico e dei suoi coloni. Questa è la via della vittoria conclusiva, Dio permettendo. Questa intifada, come la resistenza, non può finire in una riconciliazione politica. Sin dal primo momento, era chiaro come questa intifada fosse sollevata nel nome di Dio e del sangue dei martiri che fuoriusciva nella moschea di al-Aqsa. I suoi martiri sono dei cercatori dell’amore di Dio e del Suo incontro, e niente riuscirà ad indebolirli. Questo è il motivo per cui l’intifada della Vittoria e della Liberazione porterà al miracolo prima delle previsioni di questo mondo.
Nella Giornata di al-Quds, noi dichiariamo: siamo una Ummah che non aggredisce nessuno. La resistenza libanese è stato un movimento che ha difeso il paese, la sua gente e la sua dignità, e lo fa ancora. Oggi, in Palestina, la difesa è rappresentata dall’intifada. I palestinesi non hanno aggredito nessuno. Non sono andati in Russia, in Ucraina, in Polonia o in Etiopia ad uccidere ebrei. Al contrario, questi sionisti sono venuti da tutto il mondo per usurpare la terra, i luoghi santi, le città ed i villaggi di altri. I palestinesi non fanno altro che difendere sé stessi, e le loro operazioni sono lecite ed onorevoli perché mirano ad eliminare la tirannia, l’occupazione, il male, il cancro e la corruzione.
Per questo motivo noi sottolineiamo l’ingiusto trattamento riservato ai popoli arabi di Libano e Palestina poiché questi popoli si stanno difendendo. Noi non amiamo la guerra e non vogliamo la guerra contro nessuno. Ma chiunque ci assalti, occupi la nostra terra, dissacri i nostri luoghi santi e ci getti nella miseria, capirà che la nostra carne non è a buon mercato e che il nostro sangue si trasformerà in un vulcano sotto i loro piedi, senza tener conto dell’identità dell’aggressore,
ebreo-sionista o americano-sionista, e senza tener conto del luogo da cui arriva l’aggressione e l’invasione. Chiunque verrà a violare i nostri luoghi santi, troverà uomini e donne pronti a sacrificarsi, uomini e donne nati con la cultura del coraggio e che rifiutano l’umiliazione, ed il cui slogan è quello di sempre: “Non accetteremo mai l’umiliazione! Non accetteremo mai l’umiliazione!” (1)
La nostra regione è minacciata da un grave pericolo. E’ il progetto americano-sionista di assumere il controllo dell’area, ridisegnandone la mappa politica. Dobbiamo pensare con orizzonte ampio e obiettivi a lungo termine, senza lasciarci sviare da falsi slogan lanciati dall’amministrazione americana. Non vogliono salvare alcuno. Perché, se questa amministrazione voleva effettivamente salvare queste persone, non l’ha fatto prima? Dobbiamo essere consapevoli e guardarci da queste
dichiarazioni sataniche. Invitiamo i governanti dei nostri paesi ad avvicinarsi ai loro popoli. Solo ciò potrà risolvere i problemi interni dei paesi. Correre dietro le guerre dell’amministrazione americana non farà che aumentare la loro debolezza. Se volete mantenere forza e dignità, dovete tornare alla vostra nazione, alla vostra cultura, ai vostri popoli, e potete farlo. L’occasione non è già stata sciupata. Queste nazioni sono disposte a perdonare ed a dimenticare il passato, una volta che vedranno i loro leaders stare dalla loro parte nella posizione di difesa, per salvaguardare gli interessi e la dignità dei loro paesi. Queste nazioni sono pronte, ma sono frustrate dai regimi, dall’oppressione e dall’ ingiustizia. Ed ancora, sono pronte a dimenticare le sofferenze e le ferite loro inflitte, allorché la battaglia si trasformerà in difesa della Ummah, della sua dignità e del suo futuro.
E’ nostro obbligo, nella Giornata di al-Quds, mantenere alta la guardia e fare attenzione all’amministrazione americana ed al governo sionista che complottano con gli autocrati di questa terra per schiacciare la rimanente forza della nostra Ummah. Noi siamo testimoni di tentativi
mediatici di metterci gli uni contro gli altri, rivitalizzando inimicizie passate tra nazioni e paesi.
Gli americani hanno parlato di “crociata” allo scopo di mettere musulmani contro cristiani e, allo stesso modo, stanno tentando di fare tra sciiti e sunniti. Noi, invece, abbiamo bisogno di unirci e cooperare, mantenendo ciascuno le sue posizioni dottrinali, concettuali e religiose. Dobbiamo cooperare per proteggere al-Quds e difendere i palestinesi, la loro religione e il loro Profeta Muhammad (S) che è stato accusato dal più importante uomo della cristianità sionista americana di essere un “terrorista”.
In un momento tale gli sciiti e i sunniti devono unirsi per difendere la dignità di questa Ummah contro coloro che vogliono cambiare la mappa della regione e causare separazioni e divisioni, portando alcuni a cercare uno stato sciita qui, uno stato sunnita lì, o uno stato curdo là.
L’amministrazione americana vorrebbe che musulmani e cristiani, arabi e non-arabi, sunniti e sciiti si dividano e si combattano, realizzando, in tal modo, i sogni di dominio di Israele. Io chiedo ai popoli del Medio Oriente di boicottare questi tentativi, di non ritenere che le televisioni satellitari americano-sioniste che hanno invaso i nostri paesi possano offrire loro l’occasione di esprimere i loro pensieri. Esse non sono che strumenti di cui le mani israelo-americane si servono per incitare all’odio ed al settarismo. Oggi, ci sono molti nuovi canali satellitari a Londra e in altri luoghi, finanziati dai capitalisti americani e sionisti. Il loro scopo è quello di indurre i sapienti sciiti e sunniti a dibattere e disputare su eventi del passato, e anche le questioni ideologiche vengono aizzate allo scopo di provocazione, odio e incremento di tensioni. Vorrei richiamare l’attenzione delle persone affinché stiano all’erta, prendano coscienza, e boicottino questi satelliti americano-sionisti. Gli scienziati, i sapienti, gli intellettuali e le persone di cultura che credono che questi canali stiano offrendo una maggiore opportunità di espressione di pensiero sono in evidente errore. Piuttosto dovrebbero capire che questi non sono altri che strumenti in mano americane e israeliane messi in gioco al fine di dividere i Musulmani e incitarli all’odio.
In questo momento, abbiamo bisogno di unità. Le nazioni hanno scommesso sull’intifada e la loro scommessa è stata veritiera e corretta. L’intifada sta vincendo con il sacrificio dei martiri, con il sangue e le lacrime. La crisi dell’entità estranea aumenta un giorno dopo l’altro. Ciò che resta all’intifada è scommettere sulla Ummah, e questa scommessa dovrà essere veritiera e corretta.
La Giornata di al-Quds conferma l’esistenza di uno spirito combattivo in noi. Noi siamo coloro che si sono sollevati al cenno dell’assente imam Musa as-Sadr. Ci siamo sollevati per l’amore verso al-Quds e marciamo sul sentiero che ci guida ad essa. Su questo sentiero abbiamo offerto i primi, migliori martiri, guidati dal signore dei martiri della resistenza islamica: Seyyed Abbas al-Musawi.
In questo giorno, nella città di Nabatiyeh, la città dei martiri, confermiamo che siamo presenti sulla linea del fronte e che siamo pronti a difendere il nostro paese, la nostra Ummah ed i nostri luoghi sacri. Non avremo paura né saremo intimiditi da alcuno. Lavoreremo insieme per essere forti, per aumentare questa forza in soccorso di coloro che amiamo, e combatteremo i nemici.
Le accuse gettate su di noi dal sionismo, a causa del nostro sostegno verso l’intifada, le accogliamo con orgoglio, come fossero medaglie d’onore. Continueremo a sentire e portare questa responsabilità e siamo pronti ad affrontarne tutte le conseguenze tramite la nostra presenza nell’arena del conflitto.
Cari fratelli e sorelle: siamo oggi nella terra della resistenza, risoluti a piantare in essa le nostre impronte, con il coraggio di leoni. Dipendiamo da Dio, ed Egli ci garantirà la vittoria. Inoltre dipendiamo dai buoni uomini e dalle buone donne, e dai buoni genitori in grado di crescere intere generazioni di martiri e combattenti per la libertà. Oggi il vostro messaggio è così grande per il bene dei vostri fratelli in Palestina, per gli amati e gli amici. Il vostro messaggio è inoltre forte contro Israele, l’America ed i nemici della nostra Ummah. Noi rimarremo qui, in questa terra, qui combatteremo e qui saremo seppelliti. Questa è la nostra terra e mai l’abbandoneremo, come mai in passato e mai in futuro.
Oggi, siamo molto vicini a realizzare il sogno dell’Imam Khomeyni, dell’Imam Musa Sadr e dei Martiri, e questo è la restituzione di al-Quds e la preghiera all’interno di essa. Questo giorno è più vicino di quanto si possa mai immaginare. La vittoria non viene se non da Dio. E possano le Sue benedizioni e la Sua pace essere su di voi tutti.
NOTE
1) Queste parole furono pronunciate dal nipote del Profeta (S), il Principe dei Martiri Imam Husayn, poco prima di raggiungere la beatitudine eterna del martirio per Iddio Altissimo, nella sua lotta per l’Islam contro la tirannia e l’illegittimità del califfo usurpatore Yazid (n.d.r.).