Introduzione alla Shia Duodecimana
La Shi’a è poco o malamente conosciuta nel novero delle Tradizioni Spirituali Autentiche e anche all’interno della sua propria “Casa Spirituale” molte incomprensioni ha dovuto sopportare e molte persecuzioni.
E’ sintomatico, in questa situazione, il fatto che coloro i quali si sentono indirizzati alla ricerca di una Via Spirituale e “approdano” all’Islam si indirizzino quasi esclusivamente al cosiddetto “sunnismo” affidando poi la propria “cura spirituale” a tale o tal altro maestro delle varie confraternite sufi presenti all’interno dell’Islam. La Tradizione Sciita e i suoi referenti dottrinali sono “preconcettualmente” scartati o accuratamente evitati, in base anche ad una superficiale e monca (perché poco o nulla “informata”) accusa di “etorodossia”, quindi di “inautenticità metafisica”. Niente di più errato e di più vano.
Chi cerca il Vero non può affidarsi a valutazioni preconcette, né tanto meno dare per scontata una Dottrina senza averne valutato attentamente le Fonti previe “in-formazioni” corrette e riflessioni conseguenti ed approfondite.
Noi cerchiamo di ovviare a quella che riteniamo essere una “Lacuna Metafisica” e una “disinformazione religiosa” gravide di conseguenze per chi desideri porsi correttamente di fronte alla Dottrina Metafisica unanime e universale (altri anelli tradizionali a tal proposito andrebbero rimessi a giorno), e alla Ricerca Reale della Conoscenza di Sé “in questo Tempo”, nel quale il Soffio Vivente dello Spirito è sconto agli occhi di chi non cerca sinceramente il Fine Ultimo dell’Uomo.
Col Nome di Dio Clemente e Misericordioso
Non è per propagandare alcunché che presentiamo questa breve introduzione alla Shi’a (1) ma per dare una Testimonianza Spirituale d’una Via Tradizionale autentica che è un Arca di Salvezza (2) per coloro che vi salgono e che sono al presente immersi nei marosi d’un mondo e d’una società che hanno perduto qualsivoglia possibilità d’Orientamento effettivo verso il Vero; e qualsiasi intelletto sufficientemente sano non può che rendersene conto, “patire” tale situazione e cercare di trarsene fuori finché è in tempo. A tale intelletto, al quale pesa la mancanza di senso d’una esistenza senza Principio né Fine Reale, è rivolto l’Appello d’un Orientamento integrale verso l’unicità di Dio (3) (Tawhid) che non ha pari, verso ciò che hanno “riportato” i Profeti (4) e che è stato “Sigillato” dal Profeta Muhammad (S), verso l’Amore per la sua Famiglia Purissima(as) (5), verso la Giustizia di Dio (6) con la quale ogni anima sarà pesata nel Giorno del Giudizio e verso la realtà della Resurrezione (7).
Al Profeta Muhammad (S) è stato rivelato il Libro (8) che è l’autentico “Miracolo” (9) dell’Islam, nel quale è espressa la Volontà di Dio nei confronti dell’Uomo presente in ogni uomo, a compimento delle Rivelazioni precedenti (10), a compimento della Torah, dei Salmi di Davide (as) e del Vangelo (11), a stabilimento dei Principi che devono guidare l’agire dell’essere umano (12), a Discriminazione tra il Vero ed il Falso (13) e ad Ammonimento per coloro che errano lontani dalla Ricerca della Visione del Volto di Dio (14), che tengono in considerazione le ricchezze e gli agi di questo mondo e si volgono sprezzanti (15) via dalla Parola Generosissima (al-Qur’an al-Karim), che associano (16) (ovvero danno potere) ad altri “dei” (idoli) invece o “a fianco” di Dio, l’Unico, il Senza Pari, che non tengono conto dell’Oltre (17) e non considerano il Giorno del Giudizio che è il Giorno della Resa dei Conti (18) che pensano che non saranno giudicati per ciò che hanno fatto e che non si ricordano del Patto contratto nei lombi d’Adamo (as), il giorno dell’Alastu (19).
Ora, l’Inviato di Dio (S) è stato mandato come una Misericordia per i Mondi (20) affinché agli uomini sia ricordata la Via Retta (21) che conduce a Dio a cui noi tutti ritorneremo (22).
Testimone della Missione dell’ultimo dei Profeti (S) fu suo cugino nonché genero ‘Ali ibn Talib (as) (23), il primo degli Imam (24), Intimo del Profeta (S), il più prossimo a Lui, al quale a Ghadir al-Khumm (25) trasmise il “Mandato”, l’Eredità di essere Guida (legatario) dei Credenti (Amir al Mu’minin), disatteso poi alla sua morte (26) dalla maggioranza dei compagni che con una scelta puramente umana demandarono la guida della comunità ad Abu Bakr (27) e poi ad Omar; terzo fu Uthman e quarto ‘Ali che quindi per la “maggioranza” è uno dei primi quattro califfi chiamati “i ben guidati” e non come per i suoi “seguaci” – chiamati perciò appunto “sciiti” – il primo degli Imam (as), dotato di ‘Ismat (28) (infallibilità), scelto direttamente da Dio attraverso il Profeta (S) ad essere la Guida dei Credenti riguardo la Totalità (esteriore ed interiore) dell’esistenza (29), quindi sia nel Dominio interiore (batin, l’esoterico) di Rischiaramento del Significato del Libro, sia in quello esteriore (zahir) – che non può che derivare dal primo e non può esserne scisso – di Guida della Comunità dei Credenti la cui “elezione” non può essere determinata da una scelta meramente umana, ma dal Volere stesso di Dio per bocca del Suo Inviato (S) o per bocca di un Imam (as) che solo può stabilire chi è destinato a succedergli nell’Imamato (così fu per tutti gli Imam della Shi’a Duodecimana sino al Dodicesimo, l’ultimo tuttora Vivente Signore di questo Tempo, Sahib-uz-Zaman).
Il Profeta (S), sua figlia Fatima (as) e i 12 Imam (as) sono chiamati i 14 Purissimi (Ma’sumin).
L’Imam ‘Ali (as) s’era unito in matrimonio all’amatissima Figlia del Profeta (S), Fatima al-Zahrà (as) (la Splendente, detta anche la Regina delle Donne), e da tale unione erano nati i due nipoti prediletti del Profeta (S), Hasan (as) e Husayn (as), che sarebbero divenuti il secondo ed il terzo Imam.
L’Imam ‘Ali (as), Fatima (as), Hasan (as) e Husayn (as) furono gli “intimi” del Profeta (S), la sua Famiglia (Ahl ul-Bayt) alla quale egli era legato da un’unione sacramentale la cui verità (haqiqat) ci è stata trasmessa dall’hadith al-Kisa’ (30).
Quindi il Profeta (S), sua figlia Fatima (as), l’Imam ‘Ali (as) sposo di quest’ultima e i loro due figli, nonché nipoti del Profeta (S), Hasan (as) e Husayn (as), sono l’archetipo di ogni Famiglia spirituale autentica, sostanza di Luce che si manifesta “a questo mondo” attraverso le loro vite, il loro Insegnamento e la loro Testimonianza, Garanti del Vero in questo mondo, “Tramiti” della Misericordia di Dio, Luci della Sua Conoscenza Immacolata e Scintille del Suo Amore Purissimo. Le loro Persone sono le “Garanzie” della Verità della Missione Profetica (31) come tramandataci dal racconto dell’Ordalia di Najran (32), i Testimoni Viventi della Religione del Vero (Din ul-Haqq). L’Amore per loro (33) è l’unico Ringraziamento gradito al Profeta per la Verità che Egli ha testimoniato alle genti e il secondo dei due “Tesori” (34) che il Profeta ha lasciato in eredità alla Comunità dei Credenti, assieme al Libro di Dio: il Qur’an. Essi sono le Guide che rischiarano i Significati del Libro (35) (tawil), la cui Presenza in ogni tempo è necessaria (36) per non cadere nell’Errore (37). Essi sono il Corano Vivente (38) dalla cui Parola non si può star “lontani” (39) se si vuol esser “vicini” al Libro, all’Inviato di Dio (S) e a tutti i Profeti (as) che lo hanno preceduto (40). Essi sono i Garanti della Giustizia di Dio per la cui Testimonianza affrontarono la prigionia e il martirio (41) da parte degli Oppressori, detentori d’un potere ingiusto e contrario ai Principi della Religione.
Ricordiamoci le Parole dell’Imam Husayn (as) prima della battaglia di Karbala dove egli fu martirizzato assieme ai suoi cari (42):
“Io vi chiamo al Libro di Dio ed alla tradizione (Sunna) del suo Profeta…poiché essa è stata assassinata e l’eresia resuscitata…Io non mi sono sollevato a cuor leggero e per una qualunque insoddisfazione personale…io mi sono sollevato per riformare la comunità di mio nonno, il Messaggero di Dio, per comandare il bene e proibire il male e per seguire le orme di mio nonno e di mio padre.”
Dalla Tradizione tale giorno è ricordato come giorno d’’Ashura (43), che è Segno indelebile della coscienza sciita. Dissociazione radicale da coloro che commettono ingiustizia e propagano la corruzione sulla terra.
Karbala fu una battaglia segnata, un Sacrificio consapevole, in campo aperto, contro coloro che avevano deviato dalla purezza originaria dell’insegnamento profetico. Ma fu tutt’altro che un Sacrificio vano perché inseminò la terra dell’Animo dei Veri Credenti che hanno circondato gli Imam (as) in ogni tempo: “infimi di numero ma dal rango sublime” (44).
La popolazione di Kufa aveva fatto intendere di sostenere l’Imam Husayn (as) ma poi l’aveva lasciato solo con poche decine di Fedeli, semi di Luce di Colui che, assieme a suo fratello, l’Imam Hasan (as) è conosciuto come “Principe degli Adolescenti del Paradiso” ed ha l’appellativo di Sayyid ash-Shuhada’ (Principe dei Martiri).
A tale battaglia sopravvisse quello che sarà l’Imam Zayn ul-‘Abidin (as), figlio dell’Imam Husayn (as), il quarto Imam di cui si conservano le invocazioni conosciute col nome di Zabur Ali Muhammad (Salterio della Famiglia del Profeta) (45).
All’Imam Zayn ul-‘Abidin (as) la Misericordia di Dio fece seguire l’Imam Muhammad al-Baqir (as) a cui successe l’Imam Ja’far al-Sadiq (as) a cui successe l’Imam Musa al-Kadhim (as) a cui successe l’Imam ‘Ali Ridha (as) la cui tomba si trova a Mashhad in Iran, paese nel quale nel XVI sec., sotto i Safavidi, la Shi’a divenne Religione di Stato. All’Imam Ridha (as) successe l’Imam Muhammad at-Taqi (as) seguito dall’Imam ‘Ali Naqi (as) seguito dall’Imam Hasan al-‘Askari (as) (colui che è chiuso nella fortezza) padre del Signore di questo tempo (aj), “Sigillo degli Amici di Dio” (46), colui del quale il fedele sciita attende la Parusia animato da profonda devozione e della cui Attesa è permeato lo spirito dei veri credenti. Attesa che non è estranea ai fatti accaduti nell’ultimo lembo di storia d’Iran, storia d’uomini che sarà il Tempo a “giudicare”, relativamente alle cose di questo mondo, ma la cui spinta originaria è Patrimonio dello Spirito con cui Dio ha voluto “baciare” una Tradizione Spirituale mal conosciuta e poco compresa dalla moltitudine ma presente nel cuore vivo di chi cerca la Vera Vita della quale Colui che è atteso, il Resurretore (Qa’im al Qiyamat), conosciuto anche con l’appellativo di “Sole d’Occidente” (47), è il Segno Maggiore e il Compimento finale.
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NOTE
1) L’uso del termine Shi’a risale ad una tradizione (hadith) secondo la quale il Profeta attribuiva ad un gruppo di credenti particolarmente devoti ed osservanti lo Spirito e le Norme della “Sunna” (cioè l’insieme degli aspetti che la Rivelazione implica), il nome di “Shi’a di ‘Ali” (Shi’atu ‘Ali). Gli Sciiti quindi non erano i seguaci di ‘Ali se non per il fatto d’essere dediti anima e corpo, come lui, all’osservanza integrale degli insegnamenti del Profeta.
La particolare connotazione che il termine Shi’a ha assunto nel corso della storia è dovuta alla contrapposizione dei termini “Sunniti” e “Sciiti” coi quali venivano designati, ben dopo la morte del Profeta, coloro che stavano sotto l’egida del potere costituito e accettavano l’autorità religiosa di un califfo scelto con “criteri umani” (sunniti), e coloro che da questo potere erano esclusi (sciiti) poiché non erano disposti a riconoscere altra autorità (né religiosa né politica) oltre a quella che era stata indicata dal Profeta e successivamente dagli Imam della “Famiglia” del Profeta.
2) La Via stabilita nel Corano, Testimoniata dal Profeta e dalla sua “famiglia” (Ahl ul-Bayt) che lui stesso ha paragonato all’Arca di Noè (hadith as-Safinah):
“Le genti della mia casa (gli Ahl ul-Bayt) sono per voi come l’arca di Noè, colui che vi sale è salvo, colui che la manca annega”. Degli Ahl ul-Bayt si parla più ampiamente nelle note 28, 30 e 39.
3) Credere nell’Unicità di Dio (Tawhid, termine che viene tradotto anche con Monoteismo) implica l’”adorare” Lui solo, e dunque la dissociazione nei confronti di ogni forma d’idolatria. Tale attestazione nell’Islam è espressa nella formula: “testimonio che non v’è dio all’infuori di Dio, che egli è Uno e non ha pari”.
A tale Fondamento della Fede hanno rimandato tutti i veri Profeti (as) e tutte le Rivelazioni autentiche. Cfr. Corano 21:25: “e non inviammo prima di te nessun Messaggero senza rivelargli: “non c’è altro dio che Me. Adoratemi!”
4) I Profeti (Nabi) (as) hanno avuto il compito di portare un Messaggio divino alfine di purificare le genti dall’immoralità, dalle azioni peccaminose, dalle abitudini malvagie, dai costumi corrotti e per insegnare all’uomo la Saggezza e il Sapere alfine ch’egli possa raggiungere un grado di perfezione degno della sua umanità nei confronti di ambedue i mondi. Un ruolo particolare in questa Missione (Nubuwwat) spetta agli Inviati (Rasul), cioè coloro che hanno il compito di portare una “Legge scritta”; l’Islam ne conta principalmente cinque, l’ultimo dei quali, il Profeta Muhammad (S), è il “Sigillo” della Profezia (Cfr. Corano 33:40): “Muhammad non è padre di nessuno dei devoti uomini, egli è l’inviato di Dio e il sigillo dei Profeti”.
5) L’amore per la sua “Famiglia” (i suoi “Prossimi”) è l’unico “compenso” che il Profeta (S) ha chiesto per la sua “Missione” (Corano 42:23, vedi alla nota 33). Si tratta in primo luogo dell’amore per coloro che egli ha “raccolto” sotto il suo Mantello (‘Ali, Fatima, Hasan e Husayn, vedi nota n. 30), per la loro “Discendenza” spirituale, gli Imam, e di rimando per gli Awliya (coloro su cui vi è la dilezione di Dio).
L’amore per queste “Persone”, il riconoscimento della loro Testimonianza e della loro funzione (Walayat) nei confronti della Profezia (Nubuwwat) è il segno distintivo dei veri credenti, non amarle significa deviare dalle “Indicazioni” dello stesso Profeta (S). Noi possiamo ritrovare queste “Indicazioni” in molte tradizioni considerate “valide” anche dai cosiddetti “sunniti” ma il loro senso profondo trova la sua piena esplicazione nella “Sunna integrale” conservata nella ristretta cerchia delle Genti della Casa del Profeta (alcuni degli ahadith che li riguardano sono citati brevemente nelle note 30, 31, 33).
6) La Nubuwwat (il Messaggio profetico) e la Walayat (la funzione Iniziatica che riconduce al senso vero della Rivelazione) accompagnano l’uomo nel suo cammino verso il Riconoscimento della “Giustizia di Dio” (‘Adl al-Ilahi) e verso il “Giorno del Giudizio”, “…Giorno in cui ogni anima verrà a difendere se stessa, in cui ogni anima sarà compensata per quello che avrà operato e nessuno subirà ingiustizia”. (Corano 16:111)
7) La “Resurrezione” (Qiyamat) è il compimento della “Giustizia di Dio” (‘Adl al-Ilahi). Cfr. Corano 6:73: “…nel giorno in cui Egli dice “sii” l’essere è. La Sua parola è verità, il giorno in cui squillerà la tromba a Lui apparterrà il regno…”.
8) Cfr. Corano 16:88: “…a te abbiamo rivelato il Libro come dimostrazione chiara di tutte le cose, e guida e misericordia, e buona novella per i dati a Dio”
9) Riguardo al miracolo del Libro l’Imam ‘Ali (as) disse (Nahjul Balaghah, Sermone n° 6): “certamente l’aspetto esteriore del Corano è meraviglioso e il suo interiore è pieno di significato. Esso è un miracolo che mai verrà meno, una meraviglia destinata a durare, un insieme che potrà essere spiegato e capito attraverso se stesso”.
10) Cfr. Corano 5:48: “…e su di te abbiamo fatto “scendere” il Libro (al-Qur’an) con la verità, a “conferma” e “protezione” della scrittura scesa precedentemente…”.
11) cfr. Corano 4:163: “In verità noi t’abbiamo dato la Rivelazione come l’abbiamo data a Noè ed ai profeti che lo seguirono, e l’abbiamo data ad Abramo e a Ismaele, e a Isacco e a Giacobbe, e alle tribù e a Gesù e a Giobbe, e a Giona, ad Aronne e a Salomone, e a Davide demmo i Salmi. E così inviammo dei messaggeri dei quali già t’abbiamo narrato la storia e messaggeri dei quali non t’abbiamo nulla narrato…”.
12) I Fondamenti della Religione (Usul ad-Din) inscritti nella Rivelazione coranica sono:
I- L’Unicità di Dio, Tawhid
II- La Giustizia di Dio, Al ‘Adl al-Ilahi
III- La Profezia, Nubuwwat
IV- Il “Lascito” del Profeta, Imamat
V- Il “Giudizio” e la Realtà della Resurrezione, Yawm al-Qiyamah
13) Il “Discrimine” (Al-Furqan) è uno dei nomi del Corano, poiché esso realizza la distinzione fra il Vero ed il Falso attraverso normative, ingiunzioni, istruzioni e profondi significati. Al-Furqan (termine che viene tradotto da taluni con “salvazione”) è anche il nome della 25 sura che inizia così: “Benedetto colui che ha fatto discendere il Furqan (il “discrimine”) sul suo servo, affinché potesse essere un ammonitore per i mondi…”.
14) Corano 92:14-20: “…v’ho avvertito di un fuoco vampante dove non brucerà che il più turpe, che smentì Dio e volse le spalle, e sarà evitato al più timorato, che diede i suoi beni per purificarsi e che non per ottenere ricompensa da alcuno avrà fatto i suoi favori ma per pia brama del volto del signore suo altissimo..”
15) Cfr: Corano 31:6,7: “e fra gli uomini v’è chi ignaro compra discorsi fatui e leggeri per traviar la gente lungi dal sentiero di Dio e burlarsi di esso…quando gli si recitano i Nostri segni volge le spalle superbo come se non li avesse sentiti…”.
16) Per l’Islam “l’associare” (shirk), cioè dare a Dio dei pari, è il peggior peccato: quello al quale Dio non perdona. Cfr. Corano 4:116, 2:165: “Dio non perdona che gli si associ alcunché, oltre a ciò egli perdona quello che vuole”. “In verità…vi sono segni per la gente dotata d’intelletto. ma vi sono uomini che danno a Dio degli uguali e che essi amano come Dio”.
17) Cfr. Discorso dell’Imam ‘Ali (as) (Nahj ul-Balaghah, Sermone 201): “La vita quaggiù è una dimora transitoria, l’Aldilà è la dimora permanente. Prendete dunque da questa vita ciò che vi servirà per l’altra…tenete i vostri cuori lontani dalle cose terrene, perché siete stati posti in questo mondo come prova e siete stati creati per l’altro mondo”.
18) Cfr. Corano 2:122: “E temete il giorno in cui nessun’anima potrà alcunché per un’altra, e non sarà accettata intercessione di nessuno, né compensazione, e i malvagi non troveranno aiuto”.
19) Il Ricordo del Patto stabilito nella preesistenza fra l’Uomo e il suo Signore è uno dei punti essenziali sul quale si regge la coscienza e il “pensiero” islamico. Il versetto che ne parla è il seguente (Corano 7:172): “e quando il Signore trasse dai lombi d’Adamo tutti i loro discendenti e li fece testimoniare contro se stessi disse: “non sono dunque io il vostro Signore? (alastu bi-rabbikum?)” ed essi risposero “Sì, l’attestiamo” (bala)”.
20) Cfr. Corano 21:107: “Non ti mandammo se non come Misericordia per il creato”.
21) La Via Retta (as-Sirat al-Mustaqim) ricordata nella Sura che apre il Corano (Surat’ul-Fatiha o Surat’ul-Hamd): “la via di coloro che hai colmato di grazia, non di coloro che {sono incorsi} nella {Tua} ira, né degli sviati.”.
22) Cfr. Corano 21:104: “Così come Noi lo creammo, il mondo ritornerà a Noi. Questa è la Nostra promessa, e la Manterremo”.
23) In un discorso, (Nahj ul-Balaghah, Sermone.37), l’Imam ‘Ali (as), disse: “Io feci sempre il mio dovere anche quando gli altri non ebbero il coraggio di farlo. Fui sempre presente quando gli altri stavano nascosti e parlai quando gli altri stavano muti. Io accesi la luce divina. Fui il più calmo nella voce, ma il più deciso nell’espressione; presi le redini del Profeta ed adempii alla promessa fattagli comportandomi come la montagna che nessun vento può spostare e che nessun uragano può fare crollare…io sarò sicuramente il primo a rendergli testimonianza. La mia obbedienza a lui viene prima di ogni cosa e la promessa fattagli è un peso sul mio collo”.
24) Riguardo al primo Imam (as) e alla sua discendenza il Profeta (S) disse: “O ‘Ali, i benguidati, gli Imam tuoi discendenti purissimi saranno undici di numero: tu sei il primo. L’ultimo avrà il mio stesso nome (Mhmd) e quando apparirà ricolmerà la terra di giustizia ed armonia come ora à colma di iniquità e violenza.”
25) Fu in quell’occasione che il Profeta (S) designò pubblicamente ‘Ali (as) quale suo “Erede” spirituale.
26) Gli eventi successivi alla morte del Profeta (S) non possono non essere oggetto d’attenta indagine da parte di coloro che hanno a cuore la verità. Di certo in quei frangenti la comunità dei credenti fu posta di fronte ad una “verifica” e le varie posizioni che emersero non possono essere date per scontate. Spetta ad ogni credente chiarirle “verificando” qui ed ora la propria posizione.
27) Riguardo ai criteri con cui è stata fatta l’elezione del successore del Profeta (S) l’Imam ‘Ali (as) disse (Nahj ul-Balaghah, Sermone 171): “…se si fosse deciso che la questione dell’Imamato doveva essere risolta con la presenza di tutti, questo problema non sarebbe sorto, ma coloro che presero quella decisione la imposero agli assenti, sicché chi era presente non poté dissentire e chi era assente non poté fare la sua scelta. Sappiate che io combatterò sempre due tipi di persone: chi reclama quanto non gli appartiene e chi ignora ciò che è obbligato a compiere”.
28) Gli Imam (gli Ahl ul-Bayt) (as) per gli sciiti sono delle persone che, come il Profeta (S) e sua Figlia Fatima (as), hanno una “Purezza immacolata”, ‘Ismat. Tale “Purezza”, oltre che ad essere “presentita” in ciò che tali persone hanno fatto e detto, è confermata dalla “scrittura” e dalla tradizione che riporta i particolari e le circostanze relative ai versetti che li riguardano. Uno di questi è il versetto del Tathir (Corano 33:33): “…O gente della casa {Ahl ul-Bayt}, Dio non vuole altro che allontanare da voi ogni sozzura e rendervi completamente puri”. Altri sostegni scritturali concernenti il “Rango” degli Imam sono stati riportati nelle note seguenti: 2 (Hadith as-Safinah), 30 (Hadith al-Kisa’), 32 (versetto della Mubahala).
Generalmente quando si parla della ‘Ismat dell’Imam, si fa anche rilevare che la sua “Investitura” (nass), essendo un dato “pre-esistenziale” stabilito da Dio, non può essere sancita attraverso i comuni criteri mondani di “elezione”.
29) Riportiamo brevemente alcune nozioni attraverso le quali la Shi’a mette in luce la complessa questione dell’Eredità Profetica. La “funzione iniziatica” (walayat) ha come dominio la conoscenza dell’esoterico (batin), cioè il senso spirituale (il senso “nascosto”, visibile all’Intelletto ben guidato) delle Rivelazioni. L’“eredità profetica temporale” (warathat) è la conoscenza dell’essoterico (zahir), cioè del senso letterale delle Rivelazioni.
L’”Imamato” (Imamat) ha il suo dominio nella duplice conoscenza dell’esoterico e dell’essoterico. L’assunzione del “Testamento profetico spirituale” (wasayat), implica invece il conservare e preservare la “discendenza dell’esoterico” (silsilat al-batin) mentre la successione temporale del Profeta (khalifat), il Califfato, conserva e preserva la “discendenza dell’essoterico”. L’”Eredità” profetica racchiude questi aspetti nella loro integralità. Spetta a Dio manifestarla sulla terra attraverso i suoi Vicari, ma spetta agli uomini riconoscere questi ultimi.
30) Cioè l’hadith del mantello. E’ riportato che queste cinque persone si raccolsero più volte sotto il mantello del Profeta (per tale ragione vennero soprannominate “le Cinque Persone del Mantello” Ashab al-Kisa’) e che in una di queste occasioni pronunciò la seguente preghiera: “Mio Dio, ecco i membri della mia casa, mio fratello (‘Ali), principe degli Imam, i suoi figli, che sono i germogli della mia discendenza, e mia figlia (Fatima), la sovrana delle donne. Il Mahdi discenderà da noi”.
E quando uno dei Compagni (Jabir al-Ansari) chiese: “O Inviato di Dio, chi è il Mahdi?” Egli rispose: “Vi saranno nove Imam nella discendenza di Husayn. Il nono sarà il Qa’im, egli colmerà la terra d’armonia e giustizia così com’essa oggi è colma di tirannia e violenza. Egli combatterà per ricondurre al “senso spirituale” (tawil), com’io ho combattuto per la rivelazione del “senso letterale” (tanzil)”.
Per i teologi sciiti non v’è alcun dubbio che ciò che è detto in questo come in altri hadith e in alcuni versetti coranici, indica che queste “Persone” sono dotate di una stessa e identica essenza spirituale haqiqat (gr. Ousìa), e che quindi la loro unione è “sacramentale” e non solo familiare.
31) L’Imam ‘Ali (as) disse (Nahj al-Balaghah, Sermone n°236 e n°2): “Essi sono la vita della conoscenza e la morte dell’ignoranza…Essi non vanno contro la giustizia né hanno differenti opinioni su di essa. Essi sono i pilastri dell’Islam ed il “rifugio” per chi cerca protezione. Essi assicurano la verità ed allontanano l’errore e la loro conoscenza della religione non è derivata dagli eretici o dai divulgatori”. “Essi sono i depositari dei suoi segreti… nessuno nella comunità islamica può esser messo alla pari dei membri della “famiglia del Profeta”. Essi hanno le qualità necessarie per essere “vicari” (di Dio sulla terra). In loro favore esiste la volontà del Profeta…”
32) L’evento ebbe luogo nel penultimo anno della missione del Profeta (S) quand’egli, dopo aver inviato a Medina il vescovo di Nejran e i sapienti cristiani, si trovò a parlare con loro riguardo alla “Vera natura” del Cristo (as). Vista l’impossibilità di giungere ad una definizione corretta della “Persona” di Gesù (as), il Profeta (S) supplicò Dio di venirgli incontro mediante un Segno. Dopo diversi giorni “discese” un versetto che diceva (Corano, 3:59-61): “E a quelli che argomentano con te su Gesù, dopo quanto tu hai saputo dì: venite, chiamiamo i nostri figli e i vostri figli, le nostre donne e le vostre donne, noi stessi e voi stessi, ed invochiamo insieme la maledizione di Dio sui mendaci!”.
Fu così che il 24 dell’ultimo mese del 10° anno dell’Egira (631) il Profeta (S) si presentò sul luogo convenuto per quella che fu chiamata “l’ordalia” assieme ad ‘Ali (as), Fatima (as), Hasan (as) e Husayn (as), portando quindi i suoi nipoti in quanto “suoi figli”, la sua beneamata figlia Fatima (as) in quanto “sue donne” e sé stesso ed ‘Ali (as), in quanto “noi stessi”. Di fronte a tali Persone il vescovo cristiano preferì rinunciare all’ordalia ed accettare le condizioni poste dal Profeta (S). Da quel giorno i due nipoti del Profeta (S) vennero soprannominati “I Principi degli adolescenti del Paradiso”.
33) Cfr. Corano, versetto della Mawaddah 42:23: “Dì! Non vi chiedo altra mercede se non l’amore per i miei prossimi…” Nel suo tafsir Zamakhshari raccontando i particolari della “discesa” di questo versetto riporta una domanda che sarebbe stata fatta al Profeta (S): “O Messaggero di Dio chi sono i “tuoi Prossimi” che noi abbiamo l’obbligo d’amare?”. La sua risposta fu: “’Ali, Fatima e i loro figli”. Purtroppo nelle versioni italiane del Corano il termine in questione è tradotto nella sua forma letterale (senza l’annotazione di rimandi tradizionali autorevoli) e non dà ragione del reale significato del versetto in questione.
34) L’Imam (as) e il Libro sono una coppia indissolubile: “…essi non si separeranno mai…” è detto nell’hadith al-Taqalayn.
35) Spesso nella Shi’a s’incontra la seguente definizione: “Il Corano è l’Imam silenzioso, l’Imam è Il Corano parlante”.
E nel Nahj ul-Balagha (Sermone 152) è detto: “Il senso profondo del Corano appartiene agli Imam i quali sono i “tesori” di Dio. Quando essi parlano le loro parole sono di verità, ma quando tacciono, nessuno può parlare al pari di loro”.
36) Cfr. hadith dell’Imam Muhammad al-Baqir (as): “La terra non potrebbe sussistere senza un Imam quale “Prova” per le Sue creature”.
37) In un noto testo della Shi’a (Tafsir Mir’at al-Anwar) è riportato un Hadith Qudsi (in cui Dio parla in prima persona) dove è detto: “E’ per voi che io ho creato ciò che ho creato. Voi siete gli eletti posti fra Me e la Mia creazione. Io mi sono velato “attraverso” di voi alle Mie creature altre da voi. Io vi ho fatto tali che è “attraverso” di voi che ci si trova di fronte a me, ed è “attraverso” di voi che ogni richiesta mi è indirizzata. Poiché ogni cosa perisce tranne il mio volto (Corano 55:26-27) e siete voi, voi stessi, il Mio volto. Voi non perirete, e non perirà chiunque vi scelga come amici”.
38) Gli Ahl ul-Bayt vengono anche chiamati “Il Corano vivente”, poiché essi “garantiscono” il senso Vero del “Libro”, della Religione e della Vita attraverso le loro stesse “Persone”.
39) Ed ancora (Nahj-ul-Balaghah, Serm. 152): “Chi si oppone alla “Famiglia del Profeta” vive in una costante confusione ed è lontano dalla sua “Sunna”. Noi siamo i più vicini, siamo i compagni, siamo i custodi del tesoro e le porte della sapienza. Nelle case si entra dalla porta e chi vi entra da un’altra apertura è considerato un ladro”.
40) I Profeti sono ripetutamente ricordati nel Corano e spesso parificati: Cfr. Corano 2:136: “Dite!: crediamo…in tutto quello che è stato dato ai Profeti da parte del loro Signore, non facciamo differenza alcuna fra di loro e a Lui siamo sottomessi”.
41) L’Inviato di Dio (S) disse: “Ogni persona che accetta docilmente l’oppressione non è dei nostri “Ahl ul-Bayt”.
42) Perché si rifiutò di prestare il patto di sottomissione al califfo usurpatore, Yazid, notoriamente irreligioso e senza scrupoli.
43) Il Giorno di ‘Ashura ricorre il 10 di Muharram, il primo mese dell’anno lunare islamico.
44) Non bisogna dimenticare che la Shi’a è stata osteggiata fin dalla morte del Profeta (S). Gli stessi Imam (as) hanno avvertito i loro discepoli che la loro causa era difficile e che per sostenerla erano necessari “dei cuori provati alla fede”. A questo proposito un eminente Shaykh disse: “Non dimenticate che attorno ai nostri Imam non vi è stato che un pugno di fedeli e che così sarà fino alla fine di questo tempo”.
45) Ritornato a Medina dopo varie vicissitudini passate in seguito alla morte di suo padre, l’Imam ‘Ali Zayn–ul-‘Abidin (as) si ritirò completamente dalla vita pubblica e si dedicò esclusivamente all’orazione. Fra le opere che ci ha lasciato, quella citata è una raccolta di 57 invocazioni comprendenti le più alte nozioni metafisiche tenute in gran conto ancor oggi dai semplici devoti come dai sapienti.
46) Il 12° Imam, l’Imam nascosto “Signore di questo tempo” è considerato il “Sigillo degli Awliya” (coloro su cui vi è la dilezione di Dio). Egli chiuderà il “Ciclo della Walayat” come il Profeta Muhammad (S) ha chiuso il “Ciclo della Nubuwwat”. Ricordiamo nuovamente ciò che di lui disse lo stesso Profeta Muhammad (S): “…avrà il mio stesso nome e il mio stesso soprannome…”
“Egli combatterà per ricondurre al “senso spirituale” (tawil), com’io ho combattuto per la rivelazione del “senso letterale” (tanzil)”
47) Colui che quando “riapparirà” non porterà una “Nuova Legge” bensì svelerà la Realtà essenziale di tutte le Rivelazioni.