La figura di Fatima Zahra (A)
R.Arcadi
Chi si accosti alla figura di Fatima la Fulgente (A) per tentare di penetrarne l’indole e la misteriosa grandezza, ha la netta sensazione di trovarsi di fronte ad un segreto in attingibile. Poche le testimonianze storiche, pochi i dati concreti, di lei non ci resta neppure la memoria del luogo in cui riposano le sue spoglie mortali. Quasi nulla d’esteriore sopravvive di colei che fu la figlia prediletta di Muhammad – pace su di lui e sulla sua Famiglia – onorata da tutto l’universo islamico, tanto sunnita che sciita, come una della sovrane del Paradiso, modello perfetto di tutte le virtù muliebri.
Ma la sua pur breve vita rifulse del vivido bagliore della pienezza spirituale. I rari, ma significativi interventi nella vita pubblica della comunità costituiscono il modello dell’operosa intraprendenza della natura femminile.
L’episodio centrale della sua vicenda mortale fu forse quando apparve accanto al Profeta (S), al marito Alì ed ai suoi figli Hasan ed Husayn – pace su tutti loro – a manifestare, per volontà di Dio, la dignità profetica ed il rango spirituale di Muhammad (S).
“Chiamiamo i nostri figli, le nostre donne e noi stessi”. Così si esprime Dio stesso nel Sacro Corano (3, 61) a questo riguardo. E’ il celebre versetto della Mubahala, l’Ordalia. Le Tradizioni narrano che il Profeta (S) comparve ad affrontare il Giudizio di Dio sulla questione della natura umana o Divina di Gesù (A), tenendo per mano Alì (A), con Hasan (A) e Husayn (A) che lo precedevano e Fatima (A) che lo seguiva da presso. A questo spettacolo, i cristiani riconobbero nei loro volti la Luce Divina e ciò li indusse a rinunciare all’Ordalia e a sottomettersi.
Recitano le medesime Tradizioni che Fatima (A) era la persona più cara al Profeta (S) assieme ad Alì (A), Hasan (A) ed Husayn (A), la più vicina al suo cuore. Qual è dunque il segreto di quel “le nostre donne” di cui ci parla il Sacro Corano? Qual è il mistero della sua intimità con il cuore del Profeta (S)?
Le Tradizioni della Gente della Casa attestano, con riferimento al passo coranico “A Dio appartengono i Nomi più belli” (17: 110; 20, 8; 59, 24) che il Profeta (S), i 12 Imam, tutti i 14 Purissimi sono i Nomi stessi di Dio, anche in considerazione del versetto della Purità dell’Ahl-al-Bait (33, 33) e del celebre hadith secondo il quale essi sono le luci che l’Altissimo pose attorno al Suo Trono prima della creazione del mondo.
Anche Fatima (A), dunque, è pura luce mohammadica, Nome e Gloria di Dio, che procede dalla prossimità della Sua Santa Essenza per dimorare nel mondo. Fatima (A), assieme ad Alì (A) costituisce il primo anello dell’aurea catena della discendenza del Profeta (S).
Ella è `Zahra‘, fiore fulgido della bellezza spirituale, intima al cuore di Muhammad (S) ovvero il luogo in cui si fissa la sostanza stessa della Rivelazione (2, 97).
Ciò la rende partecipe e depositaria della sua gnosi (‘irfan) e del suo splendore di Glorificato, di intimo dell’Altissimo, di approssimato alla Sua Santa Essenza, di cui egli detiene e manifesta i misteri.
Ora, la figura di Fatima (A) scaturisce dal cuore stesso di questa natura primordiale, fulgida manifestazione della Gloria di Dio. Donna per antonomasia, in quanto effusione del primigenio Splendore Divino, ella intercede presso il Trono del Clemente affinché Egli ci liberi dalle miserie di questo basso mondo e ci svezzi, traendoci dal nostro stato di abietta minorazione (Fatimah, in arabo, significa letteralmente `colei che svezza’)).
Anche `Alì è, per parte sua, manifestazione primaria della pienezza originaria della luce mohammadica, quel “noi stessi” intimamente unito alla sostanza del Profeta (S) dal quale trae quell’interpretazione del Messaggio Rivelato per cui combatte, così come recita un celebre hadith.
Non è dunque certo un caso che Fatima (A) sia figlia dell’Inviato di Dio (S) e moglie del suo Wali, l’unico legittimo erede e degno successore di Muhammad (S). Infatti, come l’Altissimo volle trarre la prima donna dalla stessa sostanza creata del suo uomo (30, 21), così ha fatto scaturire dal cuore stesso del Profeta (S) il fiore della bellezza spirituale. `Alì e Fatima (A), dunque: ambedue nella pienezza stessa della luce di Muhammad, ambedue Nomi di Dio, l’Eccelso e la Fulgida, ambedue intimi di quel Glorificato Muhammad (S), prossimo all’inaccessibile Santa Essenza dell’Altissimo.
Ed invero, tanto in quell’espressione coranica `le nostre donne’, quanto nelle Tradizioni secondo le quali l’amore e l’odio nei confronti di Alì e Fatima (A) sono amore e odio per la persona stessa di Muhammad (S), è contenuto l’accenno implicito al fatto che essi si traggono dalla stessa sostanza medesima, il `noi stessi’ del Glorificato. Essi altro non sono che l’estrinsecazione al mondo della natura e funzioni primarie di Muhammad (S), primi eredi e depositari della Rivelazione di cui egli fu latore, secondo una successione prima ontologica che temporale, in virtù della loro natura originaria.
Anche Fatima (A), come gli altri 14 Purissimi, ha accesso a quel `Libro nascosto che toccano solo i Puri‘, a quei misteri che Iddio `non mostra a nessuno, se non ad un Messaggero di cui si compiace‘ (72, 26-27) e che egli, il Messaggero, trasmette pienamente soltanto ad altri cuori immacolati, per grazia dell’Altissimo, quegli stessi di cui egli si circondò al cospetto dei cristiani di Najran a riprova della sua intimità Divina.
Nulla vi è di casuale nella vicenda profetica ed imamica, così come nulla di casuale v’è nel Libro Rivelato, la cui realtà trascendente (43, 2-4) si manifesta nel mondo delle cose create in virtù di un
rapporto diretto di significazione, di un simbolo verticale ed ascendente che prevale sulla causalità orizzontale del mondo degli uomini. Così è per volontà di Dio e per la natura stessa delle cose.
Questa significazione verticale vale per la Sua Parola Rivelata e per coloro che sono stati destinati ad accoglierla in sé e a manifestarla. Non a casa, Fatima (A) è all’origine della sequela dei 12 Imam, nei quali la luce muhammadica rifulse, dandosi ulteriore forma e figura.
Ella fu figlia del Profeta (S) e madre dei due Imam, Hasan (A) e Husayn (A), il Principe della Gioventù Celeste ed il Signore dei Martiri, simbolo delle due vie che conducono al Trono dell’Altissimo, determinate e complementari, equipollenti nella loro sostanza con i Nomi stessi di Dio. Hasan (A) è la via serena, benefica ed espansiva della gnosi realizzatrice mentre Husayn (A) è la via del sacrificio che tutto nega, travolge ed incenerisce affinché nulla resti se non il Suo Volto (28, 88). Entrambe sono figlie dell’Elevatezza e della Bellezza della Gloria di Dio, che in esse si manifesta e determina. I due Imam fratelli, unica, ma duplice perla della sequela del pleroma dei Purissimi, esemplari della gnosi e del martirio, dell’atto contemplativo e di quello sacrificale, ritraentesi il primo nella pace della prossimità della Santa Essenza, ed estrinsecatesi il secondo in un’azione concreta e tangibile, costituiscono l’anello successivo della successione al Profeta (S) da parte delle Genti della Casa. Questa successione troverà nella persona dell’Imam Mahdi (A), `colui che insorge’, `che si leva in piedi’ e che `permane’ (qa’im), l’effusione finale esaustiva della luce muhammadica che riconduce direttamente a ciò che sta prima.
Questa manifestazione, culminante nel ristabilimento sulla terra dell’armonia e della giustizia, altro non è che la riconnessone diretta alla Gloria di Dio, ritorno verticale ai segni dell’Altissimo (17, 1) tramite la luce profetica. Breve e fulgida fu la vicenda terrena di Fatima (A). Meteora vivida, abbagliante ed inafferrabile, presto si ritrasse nelle dimore paradisiache di luce e gloria, tornando a congiungersi a quel padre che l’aveva tanto amata, e dal quale s’era disgiunta solo in apparenza, immersi ed estinti, com’erano sempre stati, nel bagliore della Luce Divina.
Dalla sua sostanza immacolata, il seme incorrotto di Alì (A) trasse la discendenza imamica del Profeta dell’Islam (S), nobile lignaggio di cui l’Altissimo volle far dono al genere umano ed all’universo intero, assieme a quella Rivelazione da essi inscindibile alla quale si riuniranno nel Giorno del Giudizio presso la fonte paradisiaca dell’Abbondanza.
Allora Fatima (A) si manifesterà dal seno stesso di questo fulgore a chiedere giustizia, al cospetto del Trono del Sublime, del sangue di Hasan (A), di Husayn (A) e di tutti i suoi figli, di tutto il sangue purissimo versato dall’abisso di tenebra che si cela nei cuori degli uomini.
La loro luce sarà allora una sola luce che verrà manifestata dalla fulgida bellezza di Fatima (A), Fiore Splendente della Gloria di Dio.
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