In onore del martire decapitato Abdollah Eskandari

In onore del martire decapitato Abdollah Eskandari

In occasione del ritorno dalla Siria della salma decapitata del martire Eskandari, rientrata ieri in Iran.

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? Dicevano che i takfiri del gruppo “Ajnad al-Sham” gli avessero tagliato la testa, l’avessero presa in mano e impalata su una lancia per poi pubblicarne con orgoglio i video e le foto. In tanti li hanno visti, mentre a molti altri il cuore non ha permesso di guardare quella cornice terroristica. Ma in Iran quella cornice era familiare, molto familiare, anche a coloro non l’avevano vista. “La testa su una lunga lancia…”

?Abdollah Eskandari era un ufficiale dei Guardiani della Rivoluzione Islamica (Sepah Pasdaran Enqelab Eslami) in pensione. Aveva combattuto per otto anni nel fronte di difesa contro l’aggressione baathista e aveva dato la sua parte nel Jihad militare. Ma per i seguaci dell’Imam Husayn il Jihad non è semplicemente una ‘quota’ da versare e basta. Il Jihad, per coloro per cui Ashura non è soltanto un giorno, è uno stile di vita. Ed è proprio questo stile di vita ad aver portato in Siria, anche dopo essere andato in pensione, l’ex capo della Fondazione dei Martiri di Shiraz. La difesa dei Luoghi Sacri era qualcosa che doveva ricevere, non dare: la ricompensa per una vita trascorsa nel Jihad. Il martire Avini disse: “Muoiono come uomini solo coloro che hanno vissuto come tali…”

?Hanno telefonato a suo figlio per dargli la notizia del martirio del padre. Hanno insistito affinché facesse attenzione che sua madre e sua sorella non si collegassero a Internet. La famiglia non era infatti ancora a conoscenza dei dettagli del martirio. Il figlio racconta: “La stessa notte sui siti web venne pubblicata una foto che mostrava il suo cadavere in divisa da combattimento, con la testa sgozzata, sfregiata, insanguinata e impolverata. Ho riconosciuto mio padre…”. Quella della testa mozzata sulla lancia era un’altra immagine pubblicata dai terroristi. Tutto era familiare al popolo iraniano. La testa tagliata e il corpo decapitato davanti agli occhi della famiglia. “Mi rifugio in Dio per il dolore che ha pervaso il cuore di Zaynab…”

? I terroristi, per riconsegnare le spoglie del martire, hanno chiesto in cambio soldi o di scambiarle con i loro prigionieri. Il figlio del martire racconta: “Abbiamo detto a nostra madre: ‘Cara mamma, dì a coloro che vogliono recuperare il corpo di nostro padre che non siamo soddisfatti che anche una sola moneta del denaro del Bayt al-Mal (Tesoro Pubblico) venga spesa per questo gruppo malvagio, né che venga liberato anche un solo loro prigioniero. Nostro padre si era recato in Siria per spedirli all’inferno, e non ci aspettiamo nulla in cambio per quello  che abbiamo donato sulla Via di Dio: non vogliamo che venga spesa una sola moneta del Tesoro Pubblico per le spoglie di nostro padre, perché sarebbe una forma di aiuto ai terroristi’.” Com’erano familiari tutte queste immagini. Una scena di Ashura nell’anno 61 dell’Egira (680 d.C.): Umar ibn Saad invia la testa mozzata di Wahb come ‘offerta’ a sua madre, che stava osservando la battaglia dal lato delle tende. La madre di Wahb rimanda però indietro la testa del figlio, dicendo: “Non è da noi riprendere indietro ciò che abbiamo donato sulla Via di Dio“.

?Quando nel maggio del 2014 giunse la notizia del martirio di Abdollah Eskandari, vennero pubblicati anche dei dettagli non ufficiali sulla milizia del nemico. Si diceva che fosse stato Abu Jafar, uno dei comandanti di questo gruppo terroristico, ad aver reciso la testa dal corpo senza vita del martire, per poi pubblicarne le immagini nel cyberspazio. Non trascorse però molto tempo, soltanto pochi mesi, quando vennero pubblicate altre immagini. Con l’uccisione di Abu Jafar da parte dell’esercito siriano, questa volta era la foto del suo cadavere ad essere esposta al mondo. E quanto erano familiari quelle immagini. Ci fu altro, nel destino degli assassini di Ashura, se non distruzione in questo mondo e castigo nell’Aldilà? All’epoca costoro si impadronirono forse del governo di Ray, e questi altri si sono forse impadroniti oggi di quello della Siria?

?Avevamo già visto tutto ciò, e anche se sapevamo e sappiamo che giustamente nessuno dovrebbe e potrebbe essere paragonato alla Gente della Casa del Profeta (Ahl al-Bayt) – “nessuno è comparabile a noi” [recita un hadith] – , queste immagini ci erano comunque familiari. Non già per il confronto con l’Ashura del nostro Imam Husayn ibn Ali, la pace discenda su di lui, giacché “non esiste un giorno come quello di Aba Abdallah al-Husayn”, ma perché egli rappresenta l’oggetto del nostro amore e il nostro modello di riferimento e guida. Abdollah Eskandari, la sua testa mozzata, il livello di nobiltà e discernimento della sua famiglia, il destino di colui che lo decapitò, il fatto che le spoglie del martire siano rimaste lontane dalla sua terra natale e senza un sudario, il suo ritorno in patria nella prima decade di Muharram e, a Dio piacendo, la sua sepoltura nel giorno di Ashura, sono tutte manifestazioni del fatto che il martire ha seguito fedelmente il suo maestro Husayn, la pace discenda su di lui. E nel raccontarle, è come se stessimo narrando i tristi e tragici eventi di Muharram per tutti noi.

“La pace di Dio discenda sul martire decapitato, la pace di Dio discenda sul difensore dei luoghi santi…”

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Tratto dal quotidiano iraniano “Javan”,  1 agosto 2022 – 3 Muharram 1444

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