S. Nasrallah sul ruolo del Martire Soleimani nell’espulsione degli USA dall’Iraq
All’interno di una lunga intervista trasmessa dall’emittente televisiva libanese “Al-Mayadeen” il 27 dicembre 2020, il Segretario Generale di Hezbollah Sayyid Hassan Nasrallah ha fornito una dettagliata descrizione dell’identità dei gruppi della Resistenza che hanno portato alla disfatta dell’esercito americano in Iraq, costringendolo al ritiro nel 2011. Sayyid Nasrallah ha spiegato che la stragrande maggioranza delle operazioni militari condotte nel Paese arabo contro le forze di occupazione statunitensi tra il 2003 e il 2011 non sono state effettuate da al-Qaeda e gruppi affini, ma dai movimenti della Resistenza Islamica irachena sostenuti e addestrati dal Generale Hajj Qassem Soleimani, confluiti poi oggi nel movimento Hashd al-Shaabi (Forze di Mobilitazione Popolare), organizzazione che ha svolto un ruolo fondamentale nella sconfitta dell’ISIS in Iraq. Di seguito presentiamo la traduzione di questa parte dell’intervista.
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Giornalista: Eminenza, come diceva prima, in Iraq abbiamo assistito a due fasi: la prima relativa all’occupazione del Paese da parte degli Stati Uniti, e poi quella successiva riguardante la sua occupazione da parte di Daesh (ISIS). Può fornirci qualche informazione da dietro le quinte sul ruolo svolto da Hajj Soleimani durante l’occupazione dell’Iraq, che si è conclusa con l’umiliante ritiro di 150.000 soldati statunitensi?
Sayyid Nasrallah: Per potervi rispondere devo prima parlare di queste due fasi attraversate dall’Iraq. La prima è quella che va dal 2003 al 2011 e che definirò “fase della resistenza contro l’occupazione americana”, nella quale menzionerò il ruolo di Hajj Qassem, così come quello di Hajj Abu Mahdi e degli altri capi dei gruppi e movimenti della Resistenza irachena. La seconda fase riguarda la lotta contro Daesh. Quanto a questa seconda fase non esistevano problemi di sorta riguardo al riflesso mediatico del ruolo svoltovi da Hajj Qassem: era chiaro a tutti, anche alla luce delle sue posizioni pubbliche, delle decisioni del governo dell’Iraq, del dispiegamento dell’esercito iracheno e delle forze ufficiali, della posizione dei sapienti religiosi, del sostegno delle tribù e del popolo, il tutto riportato dai media. Forse vi era una saggezza nascosta e una misericordia divina rispetto al risalto mediatico di questa seconda fase.
Quanto all’intera prima fase, tuttavia, non solo si svolse lontana dai riflettori, ma subì delle vere e proprie ingiustizie. E’ positivo che lei abbia sollevato questo argomento perché mi offre la possibilità di approfondirlo. A quel tempo si aveva l’impressione che fossero al-Qaeda o i gruppi militanti simili – il termine “takfiri” non era ancora comune – a combattere contro l’occupazione militare americana, mentre altri gruppi sostenevano l’occupazione. Questo, ovviamente, non era vero. Vi assicuro che la stragrande maggioranza delle operazioni militari condotte contro le forze di occupazione statunitensi in Iraq sono state realizzate dai gruppi della Resistenza irachena, ora diventati noti. Non menzionerò i loro nomi in modo da nominarne alcuni e dimenticarne altri. Gli Stati Uniti sono consapevoli del ruolo dei gruppi della Resistenza perché hanno effettuato diversi arresti e poi, sotto tortura, ottenuto confessioni registrate. Gli Stati Uniti conoscono molto bene questi gruppi: ne conoscono la dirigenza, gli ufficiali militari, i combattenti e le operazioni che hanno effettuato contro le forze americane.
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Giornalista: Quando è iniziata la Resistenza?
Sayyid Nasrallah: Nel 2003. Le fondamenta sono state gettate nel 2003, ma le operazioni militari effettive sono iniziate nel 2004.
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Giornalista: Hajj Qassem si stava preparando per la Resistenza prima del 2003?
Sayyid Nasrallah: No, prima dell’arrivo degli Stati Uniti in Iraq l’opzione della Resistenza non era sul tavolo, perché essa rappresenta una reazione all’occupazione. Prima dell’occupazione americana dell’Iraq non esisteva pertanto una Resistenza all’occupazione americana dell’Iraq! L’azione dei gruppi della Resistenza durante l’occupazione statunitense giunse al punto di riprendere gli ordigni esplosivi che colpivano i carri armati e veicoli militari statunitensi, filmando i momenti in cui organizzavano imboscate e prendevano di mira caserme e basi americane. Poi caricavano i video con i loro nomi su Internet. Naturalmente, in alcune fasi, circolavano molti nomi, come: Brigata Imam Ali, Brigata Imam al-Husayn, Brigata Ali Akbar, Brigata Abu al-Fadl al-Abbas, ecc. Poi hanno optato per un paio di nomi, oggi divenuti ben noti. Naturalmente a quel tempo eravamo in contatto con questi gruppi, e gli americani lo sapevano. Non sto rivelando un segreto.
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Giornalista: Lei è stato in contatto con i gruppi della Resistenza irachena fin dall’inizio?
Sayyid Nasrallah: Naturalmente. Erano soliti lamentarsi con noi e dire che questi video…
Giornalista: Mi scusi eminenza. Dal momento che gli Stati Uniti sono a conoscenza della questione, rendetene partecipi anche noi. Quando sono cominciati questi contatti? Quando è iniziata la Resistenza in Iraq? Stiamo parlando di questa particolare Resistenza. Si tratta di un argomento sconosciuto all’opinione pubblica. Anche io, come giornalista, per anni non ne ero a conoscenza.
Sayyid Nasrallah: Sono iniziati… beh, naturalmente alcune posizioni vennero annunciate pubblicamente sin dal principio e ci furono anche scontri a livello popolare, in modo spontaneo ma non ancora organizzati. Tuttavia, se parliamo della Resistenza armata organizzata, è iniziata con gruppi di giovani membri di diversi movimenti. Non hanno, in altre parole, seguito un percorso specifico. Non godevano nemmeno di sufficiente copertura politica, perché il Paese stava attraversando un delicato processo interno. Mentre si discuteva del processo politico, vi era un movimento di Resistenza che stava crescendo e diventando sempre più ampio, fondato da gruppi di giovani che in seguito divennero parte della sua struttura. Le stavo cercando di dire che mentre riprendevano le operazioni militari – queste immagini e video esistono ancora e suggerisco ad Al-Mayadeen di recuperarli e riporvi la giusta attenzione – cosa accadeva?
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Giornalista: Ce li fornisca.
Sayyid Nasrallah: L’archivio è nelle mani dei nostri fratelli iracheni. Possiamo farvelo avere, o possiamo dire loro di consegnarvelo direttamente, dato che mashAllah avete uffici ben equipaggiati in Iraq. In essi vediamo i carri armati, anche del tipo Abrams, venire distrutti. Gli Stati Uniti sono rimasti scioccati da ciò che stava accadendo. Le immagini erano chiare. La Resistenza li inviò ai canali satellitari arabi, ma nessuno di loro li pubblicò. Parlo di tutti i canali satellitari arabi, senza eccezioni. Al-Jazeera copriva le notizie provenienti dal Libano e dalla Palestina, ma non dava spazio alle operazioni di questi gruppi in Iraq. Copriva tuttavia le operazioni di altri gruppi… Voglio cioè dire che quando erano invece altri gruppi ad inviare video o CD, li pubblicava; e lo stesso vale per altri canali satellitari arabi. In Libano non vi era alcun canale televisivo che avesse il coraggio di dare copertura mediatica a queste operazioni. Come menzionato nel Corano “Non vi spinga all’iniquità l’odio per un certo popolo. Siate equi…” (5: 8): anche se attualmente ci sono dispute e differenze tra noi e Al Jadeed, all’epoca l’unico canale televisivo oltre ad Al-Manar che osava trasmettere questi video era Al-Jadeed. Perché? Non lo so. Ad ogni modo vi è stato un enorme silenzio mediatico su queste precise ed eccellenti operazioni da parte dei gruppi della Resistenza irachena.
In esse si sono impegnati a evitare di coinvolgere civili tra le vittime. C’è un video, ad esempio, in cui viene piazzato un ordigno, quindi passa un carro armato americano e poi improvvisamente per caso giunge un civile. Quindi ritardano l’esecuzione dell’operazione per un’ora o due, fin quando un altro carro armato americano arriva in assenza di civili e l’ordigno viene fatto esplodere. Perché? Perché è una Resistenza religiosa. È una Resistenza forgiata da persone del Paese che considerano i civili loro fratelli e parte della loro stessa famiglia. Pertanto non hanno intenzione di causarne la morte, neanche all’interno del contesto della Resistenza all’occupazione statunitense.
Questa Resistenza irachena ha lavorato duramente fino al 2011, quando gli Stati Uniti sapevano che tali gruppi – che agivano sotto diversi nomi – ne erano i responsabili. Hanno anche appreso – e qui arriviamo al nostro fratello Hajj Qassem – che questi gruppi della Resistenza ricevono sostegno morale, finanziario, militare, armi e addestramento dalla Forza Quds e da Hajj Qassem Soleimani.
Ero riluttante a parlarne in pubblico perché poteva essere considerata una prova da utilizzare contro l’Iran. Tuttavia gli Stati Uniti hanno già una prova più forte: le persone che sono state arrestate e hanno fatto confessioni che includevano dove erano posizionati i propri campi di addestramento e chi forniva loro armi e finanziamenti. Solide prove che confermano che le operazioni sono state condotte dalla vera Resistenza irachena… perché sto dicendo la “vera” Resistenza irachena? Perché Ayman al-Zawahiri è uscito allo scoperto e ha detto che il suo gruppo – Al-Qaeda – aveva effettuato 5.000 attentati suicidi in Iraq. Bene, quanti di questi attacchi suicidi sono stati effettuati contro gli Stati Uniti in Iraq? I movimenti della Resistenza di cui sto parlando non hanno compiuto una sola operazione di martirio cercato (istishadi). Hanno usato solo bombe, imboscate, attacchi missilistici e così via. Pertanto, se stiamo parlando di attentati suicidi, siamo d’accordo sul fatto che al-Qaeda ne è stato responsabile. Contate con me: quante operazioni suicide sono state effettuate durante questo periodo contro le forze statunitensi? Cento? Duecento? Non di più. E sto esagerando quando dico cento o duecento. Hanno, in altre parole, compiuto 4.800 operazioni suicide contro il popolo iracheno, che si trattasse di sunniti, sciiti, curdi, turkmeni, cristiani, di chiese o di moschee ecc. La verità è che ciò che stava accadendo in Iraq non era un’operazione di pulizia etnica, quanto piuttosto di pulizia umana, colpendo persone a destra e manca. La vera Resistenza, sostenuta dalla Repubblica Islamica dell’Iran, era invece una Resistenza precisa, seria, disciplinata e propositiva, il cui scopo era quello di fare pressione ed estenuare le forze di occupazione statunitensi per spingerle a ritirarsi.
Il vero sostegno a questa Resistenza arrivò dalla Forza Quds e da Hajj Qassem Soleimani. Pertanto, e questo è ciò che gli iraniani hanno detto anche sui media, quando si sono svolti i negoziati USA-Iraq per concludere l’accordo strategico con Obama sul ritiro delle forze statunitensi, con chi hanno parlato gli Stati Uniti? Naturalmente gli USA non li hanno contattati direttamente, ma attraverso intermediari. Ma chi hanno contattato? Hanno contattato gli iraniani, e in particolare la Forza Quds guidata da Hajj Qassem Soleimani. Gli Stati Uniti hanno detto: “Per favore, potete parlare con i movimenti della Resistenza irachena e dire loro di fermarsi e lasciarci in pace per due o tre mesi, fino a quando non ci ritiriamo, senza essere sotto tiro?” Parliamo quindi di una Resistenza reale e seria.
Il generale del Comando centrale degli Stati Uniti nella regione – una parte delle cui forze sono in Iraq – e i comandanti dell’esercito americano in Iraq hanno inoltre, in più di un’occasione, minacciato Hajj Qassem Soleimani e la Forza Quds di bombardare le loro basi in Iran se non avessero cessato il sostegno ai gruppi della Resistenza irachena. Hanno anche specificato gli obiettivi, che includevano un campo nella città di Karaj in cui i combattenti della Resistenza di diverse nazioni venivano addestrati militarmente. Hanno identificato i loro obiettivi e annunciato che li avrebbero bombardati. La Repubblica Islamica dell’Iran non ha tuttavia cambiato la propria posizione. Come sapete la posizione della Guida Imam Khamenei – che Dio lo protegga – e dei funzionari in Iran era in linea con quella ufficiale iraniana, che sosteneva la Resistenza irachena. Voglio dire che non lo stavano di certo nascondendo.
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Giornalista: Mi scusi eminenza, non è solo un’ipotesi. Tutti i rapporti dell’epoca affermavano che l’Iran non solo sosteneva il processo politico, ma interferiva negli affari interni iracheni proprio come gli Stati Uniti. Nessuno parlava del fatto che l’Iran stesse effettivamente sostenendo la Resistenza attraverso il Generale Qassem Soleimani…
Sayyid Nasrallah: Guardate, le decisioni della Repubblica Islamica durante l’esperienza irachena, che ha avuto luogo dal 2003 al 2011, si basavano su una strategia avanzata, che teneva conto delle lezioni tratte dai risultati di tutte le esperienze precedenti. Di fronte all’occupazione statunitense dell’Iraq, un gruppo di capi e gruppi politici iracheni ha approvato l’azione e il processo politico, mentre era contrario all’azione militare e a qualsiasi forma di resistenza militare all’occupazione americana. Un secondo gruppo era a favore dell’azione militare, cioè alla Resistenza. Un terzo gruppo credeva nella resistenza politica, popolare e civile, ma era contrario a qualsiasi azione militare. Cosa faceva la Repubblica Islamica nelle esperienze precedenti? Era solita scegliere e sostenere una sola parte. Questa volta, durante l’occupazione americana dell’Iraq, la Repubblica Islamica ha invece sostenuto tutte le parti. Se voi iracheni credete che il processo politico ripristinerà la sovranità dell’Iraq attraverso la costituzione, le elezioni, il governo, la partecipazione all’esecutivo e i negoziati con gli Stati Uniti, andate avanti, nessun problema. Se sostenete l’azione militare contro l’occupazione americana, affidatevi a Dio e continuate. Se sostenete l’opzione della resistenza civile popolare, proseguite e vi sosteniamo. Perché la Repubblica Islamica lo ha fatto? Perché tutti questi sentieri avrebbero portato allo stesso obiettivo, ma ovviamente i media hanno dato copertura unicamente al sostegno al processo politico, tenendo invece all’oscuro l’appoggio alla resistenza militare.
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Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte