Il lupo cattivo non fa più paura a nessuno! Israele, non riuscendo a dissuadere Hezbollah, cerca eco in certi libanesi
Fatima Haydar
La scorsa settimana il movimento di Resistenza libanese Hezbollah ha lanciato la sua più grande salva di razzi verso i territori palestinesi occupati da Israele degli ultimi quindici anni.
Il lancio di razzi di venerdì mattina ha sorpreso i coloni israeliani, mentre il sistema missilistico “Cupola di Ferro” dell’occupante israeliano cercava di intercettare i razzi che giungevano.
Il lancio di razzi di Hezbollah è arrivato come rappresaglia alla continua violazione della sovranità libanese da parte dell’entità israeliana.
“Occhio per occhio”…colpire una terra aperta nei territori occupati in risposta a un attacco su una terra aperta in Libano. Una nuova equazione di deterrenza che Hezbollah ha stabilito all’indomani degli attacchi aerei israeliani sulle fattorie occupate di Shebaa.
Un comunicato di Hezbollah ha dichiarato che il movimento ha lanciato dozzine di razzi da 122 mm in campo aperto in rappresaglia ai due attacchi aerei israeliani in campo aperto nel sud del Libano di giovedì scorso.
“La Resistenza Islamica ha lanciato decine di razzi vicino alle posizioni delle forze di occupazione israeliane nelle fattorie di Shebaa“, recitava il comunicato.
Inoltre, in un discorso tenuto sabato sera, il Segretario Generale di Hezbollah Sayyed Hassan Nasrallah ha fatto riferimento agli attacchi aerei israeliani dicendo: “Quello che è successo giorni fa è stato molto pericoloso, uno sviluppo che non si verificava da quindici anni“.
“Era necessario che la risposta all’aggressione aerea israeliana fosse rapida, altrimenti avrebbe perso il suo valore“, ha continuato Sayyed Nasrallah, aggiungendo che il lancio di razzi “era volto a consolidare l’equazione della deterrenza“.
Il portavoce dell’esercito israeliano Brigadier Generale Ran Kochav ha confermato la nuova equazione imposta dal movimento libanese dicendo ai giornalisti che il lancio di razzi “mostra la deterrenza di Hezbollah”.
Ora gli israeliani, al pari del loro regime, sono consapevoli che Hezbollah non cerca una guerra totale, non importa quanto significativamente il movimento abbia aumentato le proprie capacità a quindici anni dall’aggressione sionista del luglio 2006.
“Non stiamo cercando una guerra“, ha detto Sayyed Nasrallah, “ma siamo pronti e non la temiamo”.
Sulla base delle stime israeliane, dal 2006 Hezbollah ha ricostruito il suo arsenale e ora si ritiene che abbia tra 130.000 e 150.000 razzi e missili. Molti di essi possono raggiungere in profondità i territori palestinesi occupati da Israele, compresi i missili balistici con una gittata di settecento chilometri.
Si ritiene che nella prossima guerra Hezbollah lancerà dai 1.500 ai 3.000 razzi al giorno fino all’ultimo giorno del conflitto.
Ma una valutazione dell’intelligence militare israeliana pubblicata a febbraio ha affermato che ci si potrebbero aspettare scontri circoscritti, che potrebbero però avere sempre la possibilità di scatenare una guerra totale.
Durante questi scontri circoscritti, simili al più recente scontro con Hezbollah, i coloni israeliani negli insediamenti al confine settentrionale si nasconderanno nei rifugi.
Gli israeliani in tutta l’entità sionista sono adesso consapevoli che devono essere pronti per questo, giacché Hezbollah ha chiarito che continuerà a sfidare Israele nonostante il rischio reale che il tutto deteriori in una guerra in piena regola.
Detto questo, l’esercito “invincibile” un tempo temuto, sembra più un cane che abbaia che uno che morde!
Poiché i mezzi militari non sono riusciti a scoraggiare Hezbollah, l’entità israeliana aveva un altro asso nella manica. Ha approfittato della già complessa divisione settaria del Libano incoraggiando figure e partiti che si oppongono a Hezbollah, alla testa dei quali ci sono certi personaggi politici e religiosi libanesi di diverse appartenenze.
“Il Libano e l’esercito libanese devono assumersi la responsabilità di ciò che accade nel suo cortile“, ha detto sabato il Primo ministro israeliano Naftali Bennett al suo gabinetto.
E domenica il Patriarca maronita libanese Bechara Boutros al-Rahi ha chiesto all’esercito libanese di assumere il controllo della parte meridionale del Paese e di attuare rigorosamente la risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
“Chiediamo all’esercito libanese, che è responsabile con le forze internazionali della sicurezza del sud, di prendere il controllo di tutte le terre meridionali, di attuare rigorosamente la risoluzione 1701 e di impedire il lancio di missili dal territorio libanese, non per la sicurezza di Israele, ma piuttosto per la sicurezza del Libano“, ha detto al-Rahi durante la messa domenicale, secondo l’Agenzia di stampa nazionale libanese [NNA].
“Vogliamo porre fine alla logica militare e alla guerra e adottare la logica della pace e dell’interesse del Libano e di tutti i libanesi”, ha affermato il Patriarca.
Non è la prima volta che il Patriarca maronita fa da eco alle posizioni israeliane: nell’agosto dello scorso anno, dopo l’esplosione al porto di Beirut, ha incitato i libanesi contro la Resistenza, chiedendo allo Stato di prendere il controllo delle armi nel Paese e di limitare le decisioni di guerra e pace allo Stato.
Il capo del partito libanese Kataeb ed ex deputato, Sami Gemayel, lunedì ha espresso sostegno al Patriarca, affermando che il partito è “convinto” che ci siano molti cittadini libanesi che sono d’accordo con al-Rahi e il partito Kataeb.
Per non parlare dei media israeliani, in particolare il “Jerusalem Post”, che hanno accolto con favore l’idea del Patriarca. Il quotidiano israeliano lunedì ha pubblicato un articolo che descrive in dettaglio la posizione della figura religiosa [cristiana] libanese rispetto al recente confronto tra Hezbollah e l’esercito israeliano.
Nel 2014 Al-Rahi, durante una visita di Papa Francesco, si è recato nella Palestina occupata, un passo condannato dai libanesi e visto da molti come una sorta di normalizzazione indiretta con l’entità occupante.
I libanesi hanno tuttavia attraversato una sanguinosa guerra civile durata quindici anni e sanno bene che la storia può ripetersi.
Libanesi di ogni ceto sociale si sono quindi rivolti alle piattaforme dei social media per esprimere indignazione per i commenti del Patriarca usando gli hashtag “Patrono del pregiudizio” e “patrono della resa”.
Poiché l’entità israeliana cerca ogni mezzo possibile per dissuadere Hezbollah, ma invano, tutto ciò che può fare ora è continuare ad ansimare e sbuffare, sperando che, in un mondo alternativo, il muro di mattoni che Hezbollah ha costruito per difendere il Libano crolli.
Tratto da “Alahed”
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