Un foglio dal quaderno del Sole: qualche parola sulla vita del Grande Ayatullah Bahjat

Un foglio dal quaderno del Sole: qualche parola sulla vita del Grande Ayatullah Bahjat

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Biografia e studi

Il Grande Ayatollah Muhammad Taqi Bahjat Fumanì nacque in una famiglia pia e religiosa nell´anno 1334 H (1915 d.C.) a Fuman, nel nord dell´Iran. Su suo padre, Mahmud Bahjat, i familiari riferiscono un evento interessante: quando aveva attorno ai 16-17 anni di età cadde gravemente malato e pensavano che non sarebbe sopravvissuto. Quando i familiari si riunirono intorno a questo giovane, uno di essi ascoltò una voce che diceva: “Non dovete preoccuparvi, tutto andrà al meglio, perché egli sarà il padre di Muhammad Taqi.” Il giovane guarì presto dalla malattia, alcuni anni più tardi si sposò ed ebbe vari figli. Chiamò il suo terzo figlio Muhammad Taqi, in memoria di quanto accaduto durante la sua infanzia. Purtroppo questo bambino cadde però in una piscina e annegò. Ebbe poi un altro figlio, a cui di nuovo pose il nome di Muhammad Taqi. Quest´ultimo figlio crebbe e diventò il grande sapiente e gnostico, Ayatullah Bahjat.

Suo padre era un recitatore di litanie e portava il giovane Bahjat con sé durante le recitazioni, il ché produsse in lui un profondo e durevole amore per l´Imam Husayn, il signore dei Martiri, la pace sia con lui. Sin da giovane diede dimostrazione di possedere una grande intelligenza e sete di conoscenza. Dopo aver terminato gli studi primari, si orientò verso gli studi religiosi ed all´età di 14 anni si trasferì nella città santa di Karbala, in Iraq. Quattro anni più tardi raggiunse la celebre Hawza di Najaf, dove ebbe l´opportunità di studiare con alcuni dei più grandi insegnanti e sapienti del mondo islamico. Studiò Usul (principi di giurisprudenza) con il grande Ayatollah Abul Hasan Isfahani, con Mirza Na´ini e con Shaykh Mohammad Hassan Gharawi Isfahani, conosciuto come Kumpani; Fiqh (giurisprudenza) con l´Ayatullah Mirza Shirazi ed i testi filosofici di Ibn Sina (Avicenna) e Mulla Sadra con l´Ayatullah Seyyed Hassan Badkubey. Contemporaneamente alla partecipazione ai livelli intermedi e superiori di studi religiosi, fu molto meticoloso nella ricerca dell´edificazione spirituale e gnostica. In questo campo i suoi maestri furono l´Ayatullah Mohammad Hassan Isfahani e l´Ayatullah Seyyed Abdul´l Ghaffar e, per ultimo, il sapiente e maestro ineguagliabile, un gigante tra i maestri spirituali, l´Ayatullah Seyyed Ali Qadi Tabatabai, con il quale rimase molti anni, apprendendo i segreti dei sentieri più elevati dell´etica e della gnosi. Quindici anni più tardi tornò in Iran e si stabilì nella città santa di Qom. Qui, in compagnia dell’Imam Khomeyni, dell’Ayatullah Golpaygani e di altre grandi figure, continuò i suoi studi con il Grande Ayatullah Burujerdi.

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Tratti etici e gnostici dell´Ayatullah Bahjat

1. Pietà e auto-formazione

Sin dalla gioventù, Muhammad Taqi Bahjat si occupò costantemente della purificazione della sua anima e della propria auto-edificazione. Nelle sue istruzioni etiche ha sempre insistito sul lavorare duro in questo campo e sul rinunciare ed abbandonare molti lussi al fine di avanzare nel combattimento contro le interminabili richieste dell´anima. Secondo la sua opinione, per ottenere successo in questa Grande Lotta (Jihad al-akbar), la purezza etica (akhlaq) e la conoscenza (`ilm) vanno mano per la mano.

L´acquisizione della conoscenza senza l´auto-purificazione è considerata come più dannosa di ogni altra cosa. Nei suoi avvisi ai giovani consigliava di leggere e mettere in pratica quotidianamente un hadith di quelli raccolti nel capitolo dedicato al “Jihad al-nafs” dell´opera di Shaykh al-Amali intitolata “Wasail al-Shi´a”. Nei suoi atti e parole questo grande sapiente orientò sempre le sue attività verso Dio.

Un grande mujtahid ha detto riguardo all´Ayatullah Bahjat: “Si può dire soltanto che egli è un uomo di pietà. Egli è la vera essenza e manifestazione del timore di Dio (taqwa).” L´Ayatullah Shaykh Jawad Karbalay dice al suo riguardo: “Uno dei suoi compagni di studio più intimi di Najaf racconta che Agha Bahjat passava le notti in solitudine, profondamente assorto nella meditazione e contemplazione. Egli non sprecò mai un momento del suo tempo e non partecipava in riunioni vane. Quando giungeva l´ora della sua lezione, o della sua Ziyarat all’Amir al-Mu’minin (A), si alzava rapidamente, indossava le sue cose e usciva di casa senza interferire nelle attività degli altri. Era molto riservato e non gli piaceva rivelare nulla riguardo sé stesso, specialmente rispetto ai favori speciali e agli straordinari poteri spirituali che Dio gli concesse.”

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2. Il suo ascetismo (Zuhd) e modo di vita semplice

I servi intimi di Dio contemplano sempre la realtà di questo mondo, contrariamente al resto degli esseri umani, i cui occhi si fissano sui piaceri e lussi, dando preferenza alle comodità materiali rispetto all´ottenimento del potere spirituale. Per questo, mentre il resto della gente incontra gli ostacoli di questo mondo oscuro, questi santi (awliya) percorrono le alture illuminate nella prossimità di Dio. Agha Bahjat fu uno degli esempi più brillanti di questi awliya nei nostri tempi. Fu uno gnostico e un sapiente, visse sempre nella semplicità, senza molti piaceri materiali. Egli comprese meglio di altri la realtà di questo mondo e l´effimero valore dei suoi piaceri. Viveva in una casa semplice, piccola e vecchia e rifiutò le offerte di molti suoi parenti e ammiratori per trasferirsi in un alloggio più comodo.

Ayatullah Mesbah riferisce: “Per molti anni visse in una casa con due stanze. Una delle stanze aveva una tenda, che egli chiudeva quando qualcuno lo andava a visitare, così che dall´altra parte la sua famiglia potesse continuare con le sue cose domestiche. Chi lo visitava si sedeva da questo lato della tende e beneficiava enormemente della sua sapienza. Anche se era semplice, l´atmosfera era sempre piena di una luce e spiritualità speciali.”

Ayatollah Masudi dice: “Accadde molte volte che persone si offrivano sinceramente per comprargli una casa migliore, ma lui non era d´accordo. Io gli dissi: “Agha! Questa casa è danneggiata, dubito che la shari´a permetta che un uomo viva in questo tipo di abitazione!” ma egli non prestava la minima attenzione a questo fatto.”

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3. La sua adorazione

Gli studenti di Agha Bahjat narrano che egli godeva di una speciale prossimità a Dio, che era immediatamente evidente nella sua maniera di adorare. Chi ha pregato dietro di lui l´ha descritto come “Un´esperienza spirituale edificante e unica.” Di fatto, la moschea Fatimiyah, alla fine del mercato di Guzar Khan, dove egli ha guidato le preghiere tre volte al giorno negli ultimi quaranta anni, era sempre piena nell´orario delle preghiere quotidiane. Molti grandi sapienti e maestri si recavano a pregare dietro di lui. Allamah Tabatabai era uno di essi. Appena Agha Bahjat iniziava la Preghiera, un torrente di lacrime scendeva dai suoi occhi, così che frequentemente doveva fare una pausa affinché la sua voce fosse satura di emozione. Tale era il suo timore in presenza di Dio.

Uno degli eruditi osserva: “Nei primi tempi Agha Bahjat si recava occasionalmente a visitare una persona che viveva in una delle zone povere fuori Qom, e realizzava le sue preghiere del pomeriggio e della sera con alcuni compagni in questa abitazione remota. Un giorno, dopo della preghiera della notte, commentò: “Se i re di questo mondo sapessero del piacere che un servo sperimenta nella sua Preghiera, non troverebbero piacere nelle cose di questo mondo.”

L’Ayatullah Shaykh Jawad Karbalai dice: “Agha Bahjat non abbandona mai le sue preghiere della notte (Salatul layl) e passa molto tempo piangendo nel mezzo della notte, specialmente in quella che precede il venerdì.”

Uno dei sapienti racconta: “Un giovedì notte andai a visitarlo alla Madrasah Seyyed a Najaf. Lo trovai prosternato, piangendo, mentre ripeteva con la sua voce rotta: “Ilahi wa rabbi, man li ghayruk, asaluhu kashfa dhurri, wan-nadhara fi amir?” (Mio Dio, Mio Signore! A chi altri se non a Te posso rivolgermi per mitigare le mie difficoltà, e {chiedere di} occuparsi della mia situazione?)

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4. La sua Ziyarat e Tawassul (rispetto per l´Ahlul Bayt)

Malgrado l´avanzare degli anni, il programma quotidiano di Agha Bahjat non era cambiato. Ogni mattina, alle sette in punto, si presentava al santuario di Fatima Masuma (A) per porgerle i suoi saluti. Con grande umiltà si avvicinava alla sua tomba e recitava la Ziyarat Ashura per l´Imam Husayn (A).

Seyyed Muhammad Husayn Tehraní, nel suo libro “Anwar al-Malakut”, cita l´Ayatullah Shaykh Abbas Quchani, il grande sapiente e successore spirituale del celebre Mirza Ali Qadi Tabatabai, dicendo: “Quando ero a Najaf, vedevo come Agha Bahjat si recava alla moschea Sahlah e passava le notti in adorazione e contemplazione. Una notte molto oscura le luci della moschea non si accendevano. Egli doveva recarsi fuori per rinnovare le sue abluzioni. Uscì dalla moschea e si diresse verso la zona dei bagni, a destra della moschea. Improvvisamente dovette sperimentare qualche tipo di ansietà o timore, forse dovuto all´oscurità totale. Immediatamente, una luce apparve insieme a lui e gli illuminò chiaramente il suo cammino. Questa luce lo accompagnò mentre uscì, fece le sue abluzioni e ritornò in moschea. Poi sparì.”

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5. La sua umiltà

Uno dei suoi tratti nobili era l´umiltà e la semplicità, nonostante la sua fama e posizione di grande sapiente e Marja Taqlid (fonte di imitazione nel campo della giurisprudenza). Per molti anni si oppose a che venissero stampati i suoi responsi giuridici (Tawdhih al-Masail) e solo dopo molti anni di insistenza lo accettò.

Uno dei sapienti ci racconta: “Una volta fui invitato da Shaykh Nasrullah Lahuthi a visitare Agha Bahjat. Agha Lahuthi disse al suo maestro: “Agha! Ero a Mashhad e qualcuno ha iniziato a criticarla e questo mi infastidì molto”. Agha Bahjat rispose: “Come ci informano gli ahadith, se un sapiente presta eccessiva attenzione alle questioni mondane, sarà criticato dalla gente.” Ricordo che in questo momento pensai: “Se la maniera in cui Agha Bahjat vive si chiama “eccessiva attenzione alle questioni mondane”, allora che si può dire di noi!”

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6. Il suo pellegrinaggio esoterico (sayr wa suluk) e la sua stazione spirituale

L´Ayatullah Bahjat aveva alle spalle molte decadi di esperienza nel pellegrinaggio gnostico, nel viaggio dell´anima attraverso le stazioni stabilite per raggiungere la prossimità a Dio. Egli era uno degli allievi del grande Ayatollah Seyyed Ali Qadi Tabatabai e aveva ricevuto istruzioni speciali dal suo maestro.

Il suo rango elevato in quest´area è ben conosciuto anche da altri viaggiatori che percorrono questo sentiero. Subito dopo la vittoria della Rivoluzione Islamica, uno dei primi sapienti che l´Imam Khomeyni visitò fu l´Ayatullah Bahjat, a Qom. Allo stesso modo, quando l´Ayatullah Khamenei assunse l´incarico di Guida della Rivoluzione Islamica, la prima persona che andò a visitare fu Agha Bahjat, a Qom, per ottenere delle istruzioni spirituali.

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7. La sua consapevolezza dell´occulto (Ghayb) ed i suoi atti straordinari (Karamat)

A differenza della maggior parte delle persone, che non possiede alcuna idea dell´esistenza o degli avvenimenti del mondo occulto, l´Ayatullah Bahjat aveva raggiunto una stazione spirituale che, per grazia di Dio, gli permetteva di essere testimone di accadimenti appartenenti al mondo occulto ai sensi.

Uno dei suoi `dhikr´ continui era il nome di Dio “Al-Sattar al-Uyub” (Colui che cela i difetti), e lo ripeteva costantemente, sia quando camminava sia quando era seduto, perché come ci racconta l´Ayatullah Mesbah Yazdi: “Egli era nella stazione dove si è testimoni di molte cose occulte ai sensi fisici e, vede la naturale reale e l´anima di chi gli è vicino, e per questa ragione egli invoca Iddio, Colui che copre i difetti (Al-Sattar al-Uyub) affinché non gli vengano rivelati i segreti della gente che gli è vicino.”

Questo è quello che accade ai servi vicini a Dio. La sua umiltà è tale che non voleva vedere nulla, né fare alcunché che potesse portarlo a sentire un minimo di orgoglio di sé stesso. E, in cambio della sua umiltà assoluta, Dio gli concedeva maggiore conoscenza. Le persone che conoscevano Agha Bahjat da vicino non dubitavano che egli fosse uno di coloro a cui sono rivelati molti segreti.

Ayatollah Mesbah dice al riguardo: “Coloro che vissero intorno a lui per molti anni videro le cose che egli faceva e diceva, e che erano realmente straordinarie. A volte diceva qualcosa che sembrava normale, ma quando vi si meditava successivamente, ci si rendeva conto che si trattava del frutto di conoscenze fuori dal comune che egli possedeva.”

“Quando ad esempio l´Imam Khomeyni venne esiliato in Turchia, molti dei suoi studenti fecero dichiarazioni in sua difesa e ciò comportò problemi con il governo. Furono arrestati e torturati di continuo. Ricordo chiaramente quando fu detenuto Agha Jannati e nessuno sapeva dove si trovasse. Venne riferito a Agha Bahjat ed egli disse: “Se Dio vuole, presto avremo notizie della sua liberazione.”

“Naturalmente, alcuni potrebbero dire che si trattava di una semplice supplica, ma in realtà egli non era solito dire lo stesso per le persone detenute. Molte volte ci diceva: “Pregate per lui in questa e quest´altra maniera” o rimaneva in silenzio. Ma, così come egli aveva detto, Agha Jannati fu presto liberato senza soffrire torture né maltrattamenti.”

Uno degli studenti racconta quanto segue: “Mia moglie aspettava un bambino. Era il mese di Ramadan e io volevo fare un viaggio, per cui andai a salutare Agha Bahjat. Egli mi guardò e mi disse: “Questo mese avrai un bambino e dovrai dargli il nome di Mohammad Hassan.” E questo è esattamente ciò che avvenne.”

Esistono molti episodi simili che la gente ha riportato rispetto ai loro incontri con Agha Bahjat; egli non gradiva che si parlasse su questi eventi, ma i suoi studenti occasionalmente li raccontavano agli altri credenti per renderli coscienti che nella nostra epoca esistono alcune persone a cui Dio ha concesso favori speciali. Indubbiamente, per una persona che si sforza sinceramente per raggiungere la prossimità divina, Dio stesso si converte nella sua guida, poiché come menziona il Sacro Corano: “Quanto a coloro che fanno uno sforzo per Noi, li guideremo sulle Nostre vie. In verità Allah è con coloro che fanno il bene.” (29:69)

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Abbeverarsi dalla Fontana della Sapienza dell´Ayatullah Bahjat

1. Come contrastare e curare la riya (ostentazione negli atti di adorazione)

Uno studente della Hawza di Qom chiese una volta all´Ayatullah Bahjat: “A volte, una persona decide di realizzare un atto virtuoso con sincerità per Dio, ma Shaytan cambia la sua intenzione e la persona iniziare a pensare a come impressionare gli altri con i suoi atti, come diventare popolare per tale atto….e cose di questo tipo. Sono questi pensieri annoverati come ostentazione (riya´) e annullano il suo atto virtuoso, rendendolo inutile?”

Agha Bahjat rispose: “Il peccato dell´ostentazione (riyá) è rilevante soltanto negli atti di culto (ibadat). E qualsiasi atto di culto che sia associato all´ostentazione è un peccato ed è reso nullo. Comunque l´ostentazione può diventare una cura di sé stessa, cambiando semplicemente il `bersaglio´ di chi si cerca di impressionare. Se una persona può avvicinarsi a un Presidente per risolvere direttamente il suo problema, cercare di convincere gli altri funzionari del Presidente dell´importanza del suo problema sarà una perdita di tempo. Alla stessa maniera, se una persona è intelligente, cercherà di impressionare Dio e perfezionerà il suo comportamento per Dio, che è il Creatore dell´uomo. Questa attitudine sarà la cura per il suo peccato di ostentazione e il suo desiderio di essere ammirato dalle genti.”

Un´altra volta disse: “Sulla riya´, esiste un hadith che dice: “Chi cerca di impressionare la gente per la sua maniera di pregare sarà resuscitato sotto forma di un asino. E questo è certo perché chi può essere più asino di una persona che cerca di impressionare gli schiavi di Dio invece di rivolgere la sua attenzione a Dio stesso? Se qualcuno ci chiama asino, ci sentiamo insultati, ma perché dovremmo sentirci offesi quando i nostri atti del giorno e della notte assomigliano a quelli di un asino?”

Uno dei suoi studenti riporta di aver chiesto a Agha Bahjat: “Le nostre vite sono giunte alla loro fine e tuttavia non abbiamo sperimentato il piacere e la dolcezza (halaawa, lazzat) dei nostri atti di adorazione, specialmente della Preghiera. Quale è il suo consiglio affinché possiamo degustare alcuni dei piaceri che le nostre guide infallibili, gli Imam della Casa Profetica, hanno descritto?” L´amato maestro rispose: “Questo è qualcosa che a tutti noi piacerebbe sperimentare.” Lo studente disse: “Per favore, Agha, voi possedete un alto livello in queste questioni e noi siamo a mani vuote. Cosa dobbiamo fare?” Agha Bahjat nuovamente rispose con grande modestia, dicendo: “Forse è il vostro livello ad essere invidiabile.”

Lo studente però insistette e Agha Bahjat rispose: “Questo piacere ricercato negli atti di adorazione possiede due prerequisiti: uno esteriore alla Salah e un altro appartenente alla Salah stessa. Ciò che è necessario prima della preghiera e fuori di essa è che la persona si astenga totalmente dal peccato e non sporchi il cuore con la vergogna della disobbedienza, perché il peccato toglie la luce del suo cuore. Il secondo requisito è che la persona, quando prega, deve creare una barriera attorno a sé stessa affinché non possano entrare pensieri che la distolgano dal suo dialogo con Dio. Non bisogna permettere che i propri pensieri ci allontanino da Dio, neanche per un istante. In questa maniera si raggiungerà quello che cerchiamo.”

A un altro sapiente che gli aveva posto una domanda simile, rispose: “Per raggiungere un controllo assoluto dei propri pensieri durante la Salah e per acquisire la presenza del cuore, il grande lavoro deve iniziare al di fuori e prima della Preghiera. Bisogna controllare i cinque sensi durante il giorno ed avere cura di ciò che è permesso osservare, ascoltare, mangiare, fare….Questo è ciò che permetterà di raggiungere la presenza della mente e del cuore durante la Preghiera.”

A un giovane studente, in risposta alla stessa domanda, disse: “Non lasciate mai che i vostri pensieri divaghino e vi conducano lontani dalla Presenza davanti alla quale ci si trova mentre si prega.”

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3. Sincera intenzione ed armonia tra conoscenza e azione

Uno studente gli chiese: “Agha! Cosa dobbiamo fare affinché la nostra intenzione sia sincera quando indossiamo l´amamah (turbante)?” Egli rispose: “Il criterio che guida i vostri atti deve essere la religione di Dio Altissimo. Dovete sempre chiedervi se le vostre parole e azioni siano in conformità con le norme e leggi divine o no. Dovete porre l´attenzione affinché la conoscenza (`ilm) che possedete e che otterrete in futuro, si traduca sempre in azioni. In altre parole, deve esserci un´armonia perfetta tra ciò che sapete e fate. La maggiore disgrazia che esiste è quella dei sapienti che agiscono senza conoscenza adeguata o che possiedono la conoscenza, ma non agiscono in conformità ad essa. Abbiate perciò una ferma determinazione affinché la vostra conoscenza e azioni siano in armonia.”

Un altro studente riporta che Agha Bahjat gli disse sullo stesso argomento: “Un sapiente che non agisce in conformità con la sua conoscenza è come la candela che illumina il sentiero altrui ma che brucia la mano di chi la sostiene.”

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4. Fede e affidamento in Dio

L’Ayatullah Mesbah narra che Agha Bahjat una volta gli disse: “Un giorno ero seduto nella mia abitazione ed ascoltai alcune voci dalla strada. Uscii e vidi che il figlio del mio vicino stava giocando nella strada quando un mendicante lo avvicinò dicendogli: “Sono una persona bisognosa. Puoi andare a casa tua e prendere qualcosa per me?” Il bambino rispose: “Perché non chiedi a tua madre, se vuoi qualcosa?” Il mendicante disse: “Non ho madre. Vai tu a chiedere a tua madre di darmi qualcosa.” Agha Bahjat commentò: “Attirò la mia attenzione questa conversazione e l´innocenza del bambino che aveva tanta fiducia e fede in sua madre da credere che ella potesse risolvere qualsiasi problema. Se noi potessimo sviluppare la stessa fiducia assoluta in Dio che questo bambino aveva per la propria madre, tutti i nostri problemi potrebbero risolversi nel ricorrere a Lui per tutte le nostre necessità!”

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5. Se noi pensiamo costantemente all´Imam Zaman (A), egli non penserà a noi?

Agha Quddus ricorda che una volta disse a Agha Bahjat: “La mia presenza nel villaggio dove sono andato per tabligh fu molto produttiva. La popolazione rispose positivamente, mi trattò con rispetto e ascoltò i miei consigli religiosi. Però sono molto poveri ed il denaro che mi danno nei mesi di Muharram e Ramadan è molto poco. In altri luoghi dove posso andare, la gente non è così ricettiva, ma pagano di più. Che devo fare?”

Agha Bahjat rispose: “Se avete intenzione di lavorare per l´Imam Mahdi (A), non credete che egli si preoccupi di mantenervi?”

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6. Tabligh attraverso l´azione (e non soltanto le parole)

Hujjatulislam Lutfi dice: “Un giorno, dopo le preghiere del mattino, mi avvicinai all´Ayatullah Bahjat e gli chiesi alcuni consigli. Disse: “Kunu du´atan lil nasi bighayri alsinatikum” (Chiamate le persone a Dio, ma non con le vostre lingue).” Compresi che, sebbene come studioso la mia responsabilità fosse di partecipare nella diffusione dell´Islam, Agha voleva richiamare la mia attenzione rispetto al fatto che la migliore maniera di diffondere l´Islam non fosse dal pulpito (minbar) ma con l´esempio personale e dalla buona condotta.”

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7. Astenersi dal peccato

Ayatullah Shaykh Jawad Karbalai, il grande sapiente di akhlaq, disse: “Ricavai un grande beneficio nei molti anni in cui studiai con l´Ayatullah Bahjat. In questo tempo presenziai inoltre, direttamente, dei meravigliosi doni che gli erano concessi. Tra le sue parole di sapienza ricordo che insisteva sempre che non si poteva realizzare alcun progresso senza abbandonare il peccato. Era solito dire: “Le grandi e speciali benedizioni di Dio sono disponibili liberamente per tutti coloro che lavorano per Lui. L´unico requisito è che una persona deve diventare qualificata per ottenere questi doni. L´unica forma per ottenere questi favori speciali è abbandonare la disobbedienza di Dio. Naturalmente, ci sono alcuni impegni da assolvere per poter raggiungere la prossimità divina. Quanta più conoscenza di Dio (ma´rifat) acquisisce una persona e più Lo ama, più importante è evitare ogni peccato, anche il minore, e più bisogna aver cura di non perdere la concentrazione in Sua presenza quando sta pregando. E´ per questo che alcuni Suoi servi raggiungono questa tappa di prossimità della quale è stato detto: “Abrar hasanaatu´l, sayyiatu´l muqarrabeen” (Gli atti virtuosi della gente giusta sono (soltanto) atti ordinari per i servi prossimi [a Dio]).”

Una volta uno studente che aveva da poco iniziato gli studi religiosi disse all´Ayatullah Bahjat: “Sono venuto alla Hawza per ottenere la conoscenza. Cosa devo fare per diventare un sapiente in modo appropriato?”

L´Ayatullah Bahjat abbassò la sua testa e rimase silenzio per un certo tempo, e poi disse: “Non esiste differenza tra uno studente della Hawza e una persona che non lo è. L´importante è che non commetta peccati.” In un´altra occasione gli chiesero: “Quale è il migliore `dhikr´ (invocazione, ricordo di Dio)?” Rispose: “L´opinione di questo servo umile è che il miglior `dhikr´ è il `dhikr´ dell´azione. Quello che voglio dire è che il vero successo e la vicinanza di Dio si ottengono solamente astenendosi dalle credenze equivoche e dalla condotta peccaminosa.” In una lettera gli venne chiesto come una persona possa raggiungere la prossimità divina e ottenere inoltre la prossimità del Suo Califfo, l´Imam del nostro tempo (A). Rispose: “Bismi´Hi Ta´ala. Astenendosi dal peccato e realizzando le preghiere doverose nel loro tempo [d´inizio].”

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8. Il segreto della Salah

L´Ayatullah Bahjat ha detto: “La Preghiera simboleggia la Ka´aba. “Takbiratul Ihram” è sinonimo di lasciare tutto ciò che non sia Dio ed entrare nel Suo Santuario. “Qiyam” rappresenta una conversazione tra due amici. “Ruku” simboleggia l´inchino di rispetto di un servo di fronte al proprio maestro e “Sujud” è la manifestazione definitiva dell´umiltà e della mancanza di potere davanti al maestro. E quando il servo ritorna da una preghiera così, il dono che porta con sé è il saluto (salam) dal suo Signore…”

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9. Vegliare all´alba (Sahr) e nella notte

Ayatollah Armadi dice: “Ayatollah Bahjat raccomandava sempre di rimanere svegli e dedicarsi all´adorazione tra l´alba e l´uscita del sole, e di alzarsi nell´ultima parte della notte per la Preghiera meritoria (Salatul-Layl o Tahajjud). Disse: “In realtà credo che fu attraverso questi due atti che il Profeta (S) acquisì la sua perfetta gnosi di Dio.” Una volta gli venne chiesto rispetto all´hadith degli Imam (A) che dice: “Attendiamo con entusiasmo il giungere della notte del giovedì perché in essa si aprono le porte della misericordia di Dio. Noi, la Famiglia del Profeta (S), siamo benedetti con un aumento della nostra conoscenza ogni giovedì notte e ogni notte di Qadr.” L´Ayatullah Bahjat rispose: “Sono momenti speciali nei quali la misericordia di Dio si diffonde in modo eccezionale. Uno di questi momenti è nella preghiera dell´alba. E ripeté questa parola “alba” (sahar) varie volte.” L´Ayatullah Bahjat trasmetteva dai suoi maestri: “Chi desidera ricevere il favore e la conoscenza di Dio può approfittare della solitudine, della pace e delle abbondanti benedizioni che sono disponibili nelle profondità della notte e nell´alba. In questi momenti una persona può stabilire una connessione con Dio che non è possibile realizzare facilmente in altre occasioni.”

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10. I primi passi nel viaggio verso Dio (Sayr Ilallah)

L´Ayatullah Bahjat diceva: “Il primo passo nel cammino di Dio e per raggiungere la Sua prossimità consiste in che il servo si renda conto che egli ha permesso che si apra un fosso tra lui e il suo maestro. Egli deve cercare ad ogni costo che questo fosso non sia grande e questo deve essere il suo primo obiettivo. Quando avrà controllato questo aspetto, egli potrà iniziare con le pratiche che gradualmente lo avvicineranno sempre più al suo Signore.”

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11. Il valore della contemplazione e riflessione

Agha Shahi disse: “L´Ayatullah Bahjat sottolinea costantemente l´importanza di controllare la lingua e rimanere in silenzio. Dice che dobbiamo controllare le nostre parole. Dobbiamo passare 23 ore al giorno in contemplazione e meditazione e solo un´ora nel parlare; in realtà dice che anche un´ora è eccessiva.”

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12. Essere in stato di costante `Dhikr´

L´Ayatullah Bahjat consiglia ai suoi studenti l´abitudine di essere “da´im al-dhikr”, vale a dire essere in costante ricordo di Dio. Egli ha detto: “Chi è costantemente nel dhikr, si trova sempre alla presenza di Dio e comunica continuamente con Lui”. Per coloro che vogliono combattere i sussurri (waswasa) del Demonio, raccomanda altamente di recitare continuamente il “tahlil”, ovvero il `dhikr´ “La ilaha illallah”.

Un altro grande sapiente contemporaneo, l´Ayatullah Hassan Hassandazeh Amoli, ha detto che “La ilaha illallah” è “al-dhikr al-khafi” (il ricordo occulto) giacché può essere costantemente ripetuto senza che nessuno sia cosciente di ciò che sta dicendo, perché questo dhikr può essere recitato anche senza muovere le labbra, a differenza di altri dhikr come “Subhanallah” o “Alhamdulillah”.

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13. Considerare `insignificanti´ le proprie azioni virtuose

Ustad Khosro Shahi dice: “L´Ayatullah Bahjat considera sempre insufficienti gli atti virtuosi e di adorazione che realizza. Egli dice: “Come sarebbe buono che,, quando una persona realizza opere virtuose e atti di adorazione, dicesse a sé stesso: “Quello che faccio non è così importante”, ma che quando vede gli atti virtuosi degli altri li ammira pensando: “Che nobili atti realizzano”. E conclude: “In altre parole, il suo consiglio è di valutare i propri atti virtuosi come qualcosa di insignificante, e le buone azioni degli altri come qualcosa di altamente valoroso.”

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14. Cercare l´approvazione dell´Imam al-Asr (A)

Una volta l´Ayatullah Bahjat disse agli studenti della Hawza: “Dobbiamo pensare costantemente a come possiamo ottenere l´approvazione del nostro Maestro, l´Imam della nostra epoca, Wali al-Asr (A). Tutti gli studenti, tanto i novizi quanto quelli di grado avanzato, devono preoccuparsi della maniera in cui apprendono le lezioni, di quella che dovrebbe essere la loro attitudine e come devono condurre sé stessi. Devono chiedersi continuamente se la loro attitudine, la loro condotta, le loro parole ed azioni siano approvate dal loro Maestro, l´Imam Mahdi, quando saranno presentate davanti a lui.”

L´Ayatullah Bahjat diceva: “Se questo pensiero fosse sempre presente nelle nostra mente, i nostri pensieri ed atti non sarebbero mai deviati.”

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15. L´obiettivo degli studi islamici

L´Ayatullah Bahjat incoraggiava con particolare enfasi gli studenti che seguivano studi islamici superiori e con frequenza dava consigli anche agli studenti novizi, dicendo: “Ogni volta che apprendete qualcosa di nuovo, dovete applicare immediatamente questa conoscenza per migliorare i vostri atti wajib (doverosi) e aiutarvi a rimanere lontani dagli atti peccaminosi. Egli citava l´hadith che dice: “Man amila bima `alima, warradhahu´llah `ilma ma la ya´lam” (A colui che agisce conformemente alla conoscenza che acquisisce, Dio gli donerà una conoscenza che non possedeva).

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16. E’ la prossimità divina la destinazione finale

Agli studenti di grado più avanzato parlava in modo da condurli riflettere. Uno degli studenti dice: “Ricordo una volta in cui io lo accompagnavo dalla sua abitazione alla moschea, dove dirigeva le Preghiere. L´Ayatullah Bahjat si rivolse a me chiedendomi: “Uno studente inizia con “muqaddamat” (lezioni introduttive) e poi studia “ma´alim” e “mughi”, e poi cosa?” Io dissi: “Lum´ah”. Egli disse: “E poi cos´altro?” Io dissi: “Makasib”. Egli chiese: “E poi cosa?” Io dissi: “Kifayah”. Ed egli ancora: “E poi cosa?” Io dissi: “Dars al-Kharij”. Egli disse: “E poi cos´altro?” Io risposi: “Ottiene l´ijtihad”. Egli disse: “E poi cosa?” Questa fu una grande lezione per me. Mi resi conto che la conoscenza, in sé stessa, non era l´obiettivo, ma era soltanto il mezzo per raggiungere l´obiettivo, vale a dire per ottenere la prossimità divina. Se in ognuna di queste tappe lo studente non si avvicina gradualmente alla prossimità divina allora non avrà progredito molto.”

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17. Come `addestrare´ la propria anima (Tahdhib al-Nafs)

Una volta alcuni studenti della Hawza del Libano chiesero all´Ayatullah Bahjat una guida spirituale e un consiglio etico. Egli rispose: “Una delle azioni più benefiche in queste questioni è sedersi con i propri compagni di classe ogni giorno e studiare un hadith del capitolo “Jihad al-Nafs” del libro “Wasail al-Shi´a” dello Shaykh Hurr al-Amili. Naturalmente, l´hadith deve essere correttamente esaminato, meditato con cura e, in seguito, messo in pratica. Questo agirà come un tonificante spirituale che permetterà allo studente una trasformazione che potrà verificare da solo con il trascorrere di un solo anno.”

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18. Il rango dell´invocazione (Du´a)

L´Ayatullah Bahjat riteneva che la supplica comportasse un grande stato e la raccomandava insistentemente, affermando che il “du´a” dirige il risultato di ogni tappa delle nostre vite. Ustad Hadawi riporta: “Mia figlia era molto malata, mi recai dall´Ayatullah Bahjat e gli chiesi di pregare per lei. Egli mi disse: “Voi dovete recitare il seguente du´a tre volte ogni giorno: “Allahumma ishfiha bi shifaa-ika, wa daawiha bi dawaa-ika, wa ` bi aafiha ` aafiyatik” (O Dio! Curala con la Tua cura, trattala con la Tua medicina e riportala in salute con la Tua forza), e a continuazione devi dire: “Bi´l Imamil-Kadhim, fa innata amatuka wa bintu `abdik” (Te lo chiedo per l´Imam al-Kadim, poiché ella è Tua serve e la figlia del Tuo servo.)”

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Traduzione a cura di Islamshia.org © È autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | Comments Off on Un foglio dal quaderno del Sole: qualche parola sulla vita del Grande Ayatullah Bahjat Comments | Category : Via Spirituale

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