La vanità (‘Ulb)

LA VANITA’ (‘ULB)

Disse l’Imam Abu-l-Hasan (pace su di Lui):

“Esistono diversi livelli di vanità (‘ulb): uno di essi è quando una cattiva qualità appare come buona alla persona stessa; così questi la ammette come buona e se ne rallegra credendo di star sviluppando virtù. Un altro livello di vanità è quello rappresentato da una persona che crede in Dio e pensa d’aver fatto con ciò un piacere a Dio, mentre invece è Dio Altissimo che gli ha elargito un favore (dandogli la Fede).” (Usul-al-Kafi, Vol. II)

Cos’è allora la vanità?

E’ opinione degli Ulamà che la vanità sia la magnificazione delle virtù e delle buone azioni, la loro supervalutazione e il sentimento di soddisfazione e superiorità che si prova nel possederle, in maniera tale che uno si senta scusato per ogni mancanza e caduta.

Invece, provare piacere e soddisfazione nel realizzare atti virtuosi, accompagnati da un sentimento di umiltà e modestia di fronte a Dio e di gratitudine per i suoi favori, e chiederGli che li accresca, non è vanità, ma un tratto encomiabile.

Il gran compilatore di Hadith, al-Allamah al-Majlisi – che la sua tomba si riempia di flagranza – racconta che il gran erudito e pensatore as-Shaij Baha-ud-din al-‘Amili abbia detto: “E’ indubitabile che quando qualcuno realizza atti buoni, quali digiuni, veglie, ecc. provi soddisfazione verso sé stesso.

Tale sentimento, se lo prova perché Allah gli ha concesso favore e grazia con la conseguenza di aver realizzato tali atti di pietà, e teme di non riuscire a compierne ancora, e prega Dio per la loro continuazione e abbondanza; allora questo tipo di soddisfazione e di benessere non è vanità.”

La vanità pesa tanto sulle azioni esterne quanto su quelle interne, mentali e spirituali, e le corrompe.

Nella stessa maniera che una persona virtuosa può presumere di fare buone opere ed apprezzarle, così chi compie atti malvagi può pensar bene delle sue qualità e sentirsi orgoglioso di sé stesso.

La vanità ha vari gradi, qui ne segnaleremo alcuni.

Tra i livelli di vanità alcuni possono individuarsi chiaramente se uno vuole scoprirli, mettendoci un po’ d’attenzione e stando all’erta; altri invece, sono tanto nascosti e tanto sottili che non possono scoprirsi se non essendo attentamente critici verso sé stessi ed analizzando minuziosamente i propri atti. Inoltre, alcuni livelli sono più pericolosi di altri.

Il primo, che corrisponde al più estremo e fatale tipo di vanità è quello in cui la persona crede d’aver fatto una favore al suo Supremo Benefattore, il Re dei re, avendo fede in Lui o nel compiere i doveri da Lui stabiliti. Egli immagina che con la sua fede abbia ingrandito le frontiere del Regno Celeste o d’aver contribuito allo splendore e alla magnificenza della vera Religione.

Pensa che propagando il Suo Messaggio, predicando la Sua Shariah, le Sue Leggi e la Sua Dottrina, per godere di un buon carattere ed evitare la condotta demoniaca, o per applicare le sanzioni legali da Lui prescritte, o per i suoi sermoni dal ‘minbar’ o per le sue orazioni nel ‘marhab’, egli stia conferendo un certo splendore alla Sua Religione.

Oppure può pensare che nell’unirsi alla Comunità dei Musulmani o partecipando alle cerimonie di lutto in commemorazione del tragico Martirio dell’Imam Hosseyn (as), stia glorificando la Sua Religione, facendo così un favore a Dio, al Profeta (s) e all’Imam martirizzato (as).

Può darsi che non lo manifesti apertamente, ma nel fondo del suo cuore lo sente. Analogo a ciò è credere di star favorendo le creature di Dio con argomenti religiosi quali il dare l’elemosina obbligatoria e raccomandata o l’aiutare e proteggere il debole e l’handicappato.

A volte questo sentimento di fare “un favore” è nascosto anche alla persona stessa!

Nel secondo livello troviamo lo stato dell’individuo che, per l’intensità della vanità nel suo cuore, adotta un’attitudine di compiacimento davanti a Dio. Quest’attitudine è diversa da quella di sentire di star facendo un favore a Dio, nonostante molti non vedano differenza tra questi due stadi.

In questo stadio l’individuo si considera come un favorito di Dio e si include nel novero dei santi e degli approssimati a Dio. Se ascolta il nome di persone sante, nel suo cuore si unisce a loro, benché apparentemente simuli umiltà e tenti di dare, di sé, un’immagine diversa.

Per dare credibilità al ruolo assunto compie atti contrari a quello che crede realmente, però di fatto si colloca nella posizione che dice di negare.

Se una disgrazia lo colpisce, dice trattarsi di “disgrazia in cambio dell’amicizia”, il che implica la sua santità.

Coloro che proclamano di essere guida di altri sono più suscettibili a cadere vittime di questo pericolo.

Nel seguente livello, l’individuo si considera degno di essere ricompensato da Dio Altissimo per la sua fede, la sua buona condotta e le sue buone opere, e considera obbligatorio che Dia sia suo amico in questo mondo e gli garantisca il miglior stato nell’Aldilà. Si considera un essere puro, innocente e pietoso.

Se esalta una persona pietosa, pensa che se Dio operasse con giustizia anche verso di lui, allora sarebbe ricompensato. A volte arriva a parlare apertamente con quest’insolenza. Se gli sopraggiunge una disgrazia o affronta delle diversità, si lamenta nel suo cuore per l’operato di Dio e discute circa la Sua Giustizia che causa sofferenza al pio, al sincero ed al credente, mentre invece si mostra amabile e generoso con gli ipocriti.

In un altro livello di vanità l’individuo si considera superiore ad ogni altro, più buono, e sente la sua fede più immacolata di quella degli altri credenti.

E’ sensibile agli errori degli altri però diventa miope di fronte ai suoi propri errori!

Sentendosi superiore agli altri, li considera esseri insignificanti ed imperfetti. Nel suo cuore li guarda con sdegno e li tratta con disprezzo. Esclude che la Grazia di Dio possa essere per tutti, considerandola, invece, un diritto che appartiene a lui e ad altri (pochi) come lui.

La persona che raggiunge questo livello di vanità arriva a negare che negli altri possa esservi qualche virtù. Nel suo cuore sospetta della sincerità delle virtù altrui e considera le sue opere esenti da qualsiasi errore. Disprezza le buone azioni altrui, ma se sono compiute da lui, le magnifica.

Questi sono alcuni segni e tratti della vanità, benché uno possa negare di riconoscerli in sé stesso. Esistono poi altri livelli di vanità che si potrebbero menzionare, e sicuramente ve ne saranno altri ancora che però io non conosco.

Imam Khomeyni

Writer : shervin | Comments Off on La vanità (‘Ulb) Comments | Category : Imam Khomeyni (ra)

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