Il secolo delle imposture, incontro con l’avvocato Carlo Corbucci – a cura di Hamza Biondo

   Il secolo delle imposture, incontro con l’avvocato Carlo Corbucci

a cura di Hamza Biondo

Raccontare una storia non è mai facile: l’ horror vacui del foglio bianco da superare, il bisogno di mettere ordine nei propri pensieri, la capacità di sintesi e la chiarezza del linguaggio, sono atti importanti per chi vuole narrare e fare informazione. Redigere una cronaca o commentare un’ avvenimento diventa però impresa ardua se la narrazione riguarda settori sensibili e di particolare importanza come la politica estera o il mondo musulmano.   Non è un problema di accesso alle fonti o veridicità delle stesse. I canali attraverso i quali reperire informazioni sono vari. Internet e le trasmissioni televisive satellitari permettono di accedere all’informazione non omologata . Il problema maggiore per chi vuole comunicare in modo obiettivo è costituito dal linguaggio utilizzato dai media, dal lessico artificiale che il sistema ha costruito gradualmente nel tempo per “confezionare” le notizie e al quale il pubblico ormai è assuefatto.  Non ci illudiamo, siamo consapevoli che il potere è attento nel gestire le notizie e i metodi di manipolazione dell’informazione sono raffinati. Poniamo attenzione su i termini usati per raccontare gli avvenimenti, ovvero sugli eufemismi, i vocaboli tecnici, gli anglicismi, su quelle frodi dialettiche che hanno la funzione, in ossequio ad una logica diabolica, di ribaltare il significato delle parole e sovvertire la verità. Il linguaggio nell’ambito dell’informazione è arma, può diventare sinfonia di odio, ma in questi casi l’utilizzo spregiudicato della semantica sconfina nel grottesco, nel paradosso. Il risultato è un lessico artificiale, una neo-lingua surreale ma efficace, in cui le occupazioni militari sono descritte come “operazioni di peace–keeping”, le aggressioni a stati sovrani sono “interventi di polizia internazionale”, le uccisioni indiscriminate di civili diventano “danni collaterali”. E’ il linguaggio del potere, collaudato attraverso la ripetizione infinita, senza diritto di replica. E’ difficile da infrangere, è parte di noi, ne siamo prigionieri. Politici, generali, giornalisti hanno stretto un solido patto su cui fondare la frode dialettica, l’ossimoro permanente. Satana l’ingannatore può sorridere compiaciuto : ecco che i bombardamenti sono definiti “chirurgici” e le bombe sono … “intelligenti”, ovviamente. Le azioni di colonizzazione della terra palestinese sono chiamate “insediamenti” o “avamposti”. Mentre gli attacchi e i bombardamenti dell’esercito con la stella di Davide sono  “blitz” o “raid”, quasi fossero una gara automobilistica, una leale competizione tra gentiluomini ispirati da De Coubertin.

Crediamo sufficienti questi esempi e francamente siamo stufi di rievocare  nequizie. Abbiamo però una debolezza, siamo ribelli, refrattari alle convenzioni , anche un po’ testardi, e desideriamo comprendere meglio questo meccanismo dell’inganno. Vogliamo capire, porre domande, atti che il pensiero unico giudica di per sé stessi sediziosi. Cerchiamo perciò un valido interlocutore che possa spiegarci come agiscono le frodi dialettiche e le forze globaliste che le impongono: a tal fine incontriamo  l’avvocato Carlo Corbucci, che ha fatto parte del collegio di difesa in molti processi per presunti atti di “terrorismo islamico”. Procedimenti, inutile dirlo, spesso caratterizzati da carenza di riscontri e inquinamento di prove, e svolti sotto la pressione di campagne mediatiche . Le credenziali appaiono più che adeguate : Corbucci ha maturato una notevole esperienza nei tribunali italiani e perorato la verità in tutti i gradi di giudizio. Ma non è solo un abile professionista cresciuto a pane e codici, è soprattutto un conoscitore della cultura islamica e degli scenari politici internazionali, oltre che un attento osservatore di certe influenze “sottili”, che agiscono nella sfera più intima e vulnerabile dell’individuo . Consapevole di queste “interferenze”, Corbucci nei dibattimenti ha, con competenza e pazienza, demolito teoremi e svelato manipolazioni ai danni di musulmani, soggetti socialmente deboli e facili bersagli della islamofobia. Difendendo loro, garantendo il diritto a un giusto processo, Corbucci ha reso un buon servizio alla giustizia e alla libertà individuale in questo paese, ha difeso l’ Islam, religione di salvezza ed ultimo baluardo spirituale della nostra era.

 

Avv. Corbucci, negli anni quaranta Orwell scriveva: “Nel tempo dell’inganno universale dire la verità è un atto rivoluzionario. Ritiene sia una citazione attuale ?

Orwell ha anticipato esattamente quello che sarebbe accaduto di li a pochi decenni; probabilmente anche perché era in possesso di dati della Conoscenza tradizionale di ordine cosmologico che già annunciavano da molto tempo l’oscuramente intellettuale dell’uomo (che si ricordi è molto più grave di quello morale che è soltanto un effetto successivo e secondario) dell’ultima fase del presente ciclo umano.

 

Avvicinandosi il ciclo temporale al suo compimento, aumentano degrado e ingiustizia e paradossalmente proliferano enunciazioni di diritti e proclami di uguaglianza, pseudo culti laici costantemente ignorati. Come possiamo inquadrare questi fenomeni?

 E’ fondamentale avere consapevolezza che il presente ciclo umano non si chiude con il materialismo ma con lo “psichismo inferiore” che potremmo definire, con un apparente paradosso verbale, “materialismo psichista” del quale già si sono intravisti segni da qualche tempo e che era comunque già contenuto “in nuce” nello stesso materialismo classico. Ci sarà un “ritorno alla natura” con la complicità della “scienza” e della “fisica particellare” che, fingendo di abbandonare la dimensione prettamente materialista, si aprirà ad un’apparente dimensione “neo-spiritualista” che, in realtà, è un rovesciamento della Vera Spiritualità tradizionale. Ne parlo in un libro di prossima edizione dal titolo “Tra gnomi e genomi: bosone di Higs, genoma, buchi neri…scoperto il segreto dell’esistenza?”.                                                               

Nella “religione della natura”, che in realtà è qualcosa di molto più inquietante e sinistro dove torneranno a rivivere simboli e segni esteriori della spiritualità, si smarrirà la quasi totalità dell’umanità e qualcuno potrà persino vedervi il positivo preludio di un imminente successo… dell’Islam. Per cui occorre una vigilanza estrema.  Quanto alle espressioni di uguaglianza, libertà, ecc. sono strumentali all’abbattimento delle ultime testimonianze tradizionali e il necessario inganno dialettico per l’instaurazione della “contro-spiritualità”. Tutto lo scenario attuale di crisi economica, politica ecc. è una tappa propedeutica di quel progetto del quale solo pochissimi sono consapevoli perché a fare tutto ci pensano i fedelissimi, aspiranti servitori, più o meno motivati e interessati, del Nuovo Ordine.

Questa strategia globale che si avvale di manipolazioni ed inganni e fà della dissimulazione un’arte, rende palese la sua azione nel momento in cui decide di attaccare il mondo musulmano tramite le forme sanguinarie delle “guerre preventive” o le forme sottili, ma non meno letali, della propaganda e della falsificazione storica. Perché questi attacchi e quale la funzione dell’Islam in questo contesto?

Credo che non ci sia da sbagliare nell’individuare tra le strategie globaliste di attacco all’Islam: in primo luogo le operazioni di presunto antiterrorismo islamico sia in campo militare che giudiziario.

In secondo luogo l’alimento delle divisioni e delle diversità esasperandole fino all’antagonismo, tra Sunniti e Sciiti  per spaccare l’Islam ed eliminare sia gli uni che gli altri; anzi per cercare di fare in modo che si levino di torno dalla faccia della terra, ormai libera dalle religioni, laica e “felice”, dissanguandosi tra di loro e stando a guardare…divertiti, con “superiore distacco” gli esiti finali sopra i quali edificare il “Santo Regno” del mondo, unificato nel rovesciamento incarnato nella Nuova Religione in attesa…

Infine: illudere gli uni o gli altri (a turno e secondo le convenienze strategico-politiche-militari) che il vento soffia a loro favore e il mondo si sta islamizzando perché un partito o l’altro vince le elezioni in questo o quel Paese islamico.

Cosa possono fare i Mussulmani?  Chi? Quali? Ci sono Mussulmani che sentono di dover fare qualche cosa oltre che impegnarsi per essere ben accetti al tavolo della spartizione dove ottenere dai veri “padroni del mondo”, qualche governatorato concesso quale premio di fedeltà? Se ce ne sono altri, quello che possono fare è: restare vigili; sapere che cosa realmente li attende senza sogni e illusioni; rafforzare il loro impegno interiore per non farsi strappare oltre alla fede esteriore anche quella interiore; non dimenticare che si vive per la salvezza nell’Altra Vita e non per l’arricchimento o il potere in questa. Infine: Testimoniare la Verità e la Conoscenza con l’esempio, la nobiltà il coraggio, il distacco, l’accettazione della Volontà di Allah, la consapevolezza e la fiducia che accade sempre quello che Lui vuole e che quello che accade è il Bene ed il Meglio, nonostante le apparenze e nonostante la nostra nafs possa credere il contrario.

                                                                                                   

 In uno dei suoi libri (*) ha ben documentato molti procedimenti giudiziari svoltisi in Italia per presunti atti di terrorismo islamico, riguardo ai quali Lei, in qualità di difensore degli imputati, ha potuto rilevare anomalie procedurali, assenza di prove, frodi dialettiche. Ha illustrato la genesi politico-ideologica di questi processi che tendevano ad irrogare pesanti condanne per accreditare nell’opinione pubblica l’esistenza del nemico interno, la psicosi del pericolo islamico verso cui indirizzare l’odio e giustificare gli interventi armati nei paesi musulmani. Il testo è un’opera  ben strutturata, rilevante non solo per il numero di pagine, ma perché è preziosa testimonianza di uno degli aspetti più inquietanti dell’ultimo decennio, e siamo certi che in un prossimo futuro, quando questo periodo sarà oggetto di indagine sine ira ac studio, resterà come fonte storica primaria. Al momento, sfogliando le pagine possiamo solo indignarci e percepire l’orrore, il dolore di chi è stato perseguito per un fatto che non è mai avvenuto. Riassumere considerazioni ed analisi sviluppate in 1750 pagine del libro non è possibile. Le chiediamo solo, a titolo di esempio, di spiegare ai nostri lettori, che ignari ritengono di vivere in uno Stato democratico e di diritto, le potenzialità dell’art. 270 bis del codice penale e la logica che lo ha ispirato.

Ciò che ha ispirato il 270 bis c.p. è, purtroppo, ben diverso dalle motivazioni che sono state pubblicamente date per giustificarlo.  La “copertura” ideologica, giustizialista e ideale, che è stata usata per introdurre questo potente mezzo di intimorimento, di repressione, di minaccia e di “collaudo” è stata la necessità di PREVENIRE e di LOTTARE contro il terrorismo islamico che, si diceva, non costituiva più soltanto un pericolo ma che stava per impadronirsi di armi di distruzione di massa, di interi paesi e di aree geografiche e culturali di potere, vitali; oltre che seminare una cultura di odio dilagante contro coloro che non sono musulmani, considerati “miscredenti”.

Questa era la prospettazione iniziale del 270 bis c.p. poi negli anni raffinata e resa meno grossolana ma pur sempre attiva e micidiale fino almeno a pochi mesi fa allorché questa potente suggestione sembrava blandirsi un po’.   Abbiamo usato poco sopra l’espressione “ di collaudo”; cosa intendiamo?   Intendiamo un’operazione di “sondaggio sottile” per verificare il grado di “maturazione” delle popolazioni mondiali, per fargli affrontare quella che può essere considerata la fase finale del progetto di globalizzazione che prevede, finalmente, lo svelamento delle forze del potere reale che reclameranno apertamente il loro potere dell’intero pianeta.   Il 270 bis c.p. si presentava come una norma che puniva la costituzione, l’organizzazione, il finanziamento e la partecipazione ad associazioni che si proponessero azioni e scopi di terrorismo, non importa in quale parte del mondo.  E’ evidente che la titolazione e la giustificazione sono più che legittime se lo scopo fosse stato effettivamente questo.  Infatti, per terrorismo s’ intendeva, all’inizio dei primi processi: le stragi, gli attentati, le operazioni di kamikaze ecc. e, con questa suggestione, venivano pubblicizzate le prime operazioni di antiterrorismo, celebrati i primi processi, inflitte le prime condanne.

Poi però si scopriva, con l’esperienza e il moltiplicarsi dei processi, che mai nessun gruppo di arrestati (assolti o condannati) aveva compiuto, predisposto o programmato cose del genere e che neppure si era mai prospettato di farlo.  E questo innegabile fatto, non si poteva nascondere nonostante le frodi compiute dai servizi, operanti e sconosciuti….in quelle operazioni (falsificazioni di intercettazioni, inquinamento delle prove, incastri, costruzione di false prove, esagerazioni e gonfiature volute, dichiarazioni di presunti pentiti palesemente false, ecc.) per farlo credere.

E allora le accuse si modificavano, si affinavano, si spostavano e la qualificazione di “atto terroristico” si ridimensionava per farvi rientrare fattispecie di comportamenti più semplici e facilitare così le condanne, in modo da poter poi far credere alla gente, ai benpensanti, che erano stati condannati terroristi (ovviamente islamici) che stavano per compiere stragi.

Cosa bastava per condannare?  Niente di operativo; niente di reale; nessun concreto progetto ma solo un SUPPOSTO E RITENUTO PRESUNTO PERICOLO;  e difatti l’art 270 bis veniva qualificato come “reato di pericolo a consumazione anticipata”; vale a dire: anche se non hai commesso nulla o non volevo commettere nulla, per come sei strutturato, per quello che pensi, per le compagnie che frequenti, per il tuo fanatismo ideologico o psicologico, SEI UN POTENZIALE PERICOLO, UN TERRORISTA.

Ovviamente la cosa non era così grossolanamente e spudoratamente presentata; ed infatti le Corti dovevano ricorrere a tutta una serie di “frodi dialettiche”, di “arzigogoli dialettici”, di giochi di associazione di idee,  per poter di fatto realizzare questa mostruosità. E’ infatti ovvio che, la logica e il diritto, vogliono un minimo la loro parte;  dunque, era necessario un po’ di confusione, un misto di suggestioni e così via, come è spiegato nelle 1700 pagine del libro in cui abbiamo riportati i processi.

Non solo, almeno inizialmente, si faceva volutamente un’associazione di idee nella qualificazione giuridica del reato ex art. 270 bis c.p. tra l’espressione “reato a consumazione anticipata”, come a suggerire maliziosamente che, il pericolo temuto dell’attentato e della strage, non si era ANCORA consumato che ma lo sarebbe stato o c’era comunque un’altissima probabilità che sarebbe stato consumato, e l’altra espressione che veniva presentata come sinonimo “reato a tutela anticipata”.   E’ evidente invece che un conto è la “consumazione anticipata del reato”,un conto “la tutela anticipata” predisposta, appunto, affinché il fatto non avvenga.

La prima qualificazione, si prestava meglio al gioco, attraverso l’inganno dialettico che faceva ritenere come, la consumazione del reato (inteso come stragi, attentati, atto terroristico) sarebbe effettivamente avvenuta se il gruppo non fosse stato arrestato; mentre la seconda, aveva il difetto di rivelare fin dall’inizio che cosa si nascondeva, in realtà, dietro quel tipo di norma, cioè :il mero scrupolo di una semplice tutela anticipata; una pura cautela, dietro la quale poteva benissimo non esserci altro che la paura, anche irrazionale, di rimanere vittime di un vero o presunto atto terroristico. Questa seconda qualificazione, precisatasi in seguito,se fosse stata evidenziata dall’inizio avrebbe rivelato fin troppo l’assurdità di una simile norma.

Ecco allora che, con l’aumentare dei processi, delle assoluzioni e delle condanne, emergeva il vero volto di questo articolo: l’intento di colpire non terroristi effettivi ma di stroncare ogni forma di simpatia e di solidarietà verso i Paesi aggrediti (Afghanistan, Iraq e i vari movimenti di resistenza) e di arginare sul nascere l’espandersi di una consapevolezza sui reali obiettivi delle guerre che erano allora in corso (Afghanistan) e di quelle che erano in imminente progetto (Iraq).

Finalmente i processi si rivelavano per quello che erano: mai una condanna contro qualcuno che aveva compiuto o stesse per compiere un attentato o che stesse progettandolo ma, nella più negativa delle ipotesi, il terrorista era quello che manifestava il desiderio o il sia pur vago progettava di voler andare in Afghanistan o in Iraq per aiutare la popolazione o i gruppi di resistenza locali a resistere contro l’invasione degli eserciti occidentali che, si diceva, stavano liberando il paese dal terrorismo e dalla schiavitù dei loro capi…islamici o non islamici.   Se a questo desiderio, si accompagnavano lodi per i resistenti o anche espressioni che affermavano che quella resistenza era giusta, che costituiva una sorta di difesa dell’Islam dall’invasione dell’Occidente e che era come una “guerra santa”, un jihad, e che forse era un dovere schierarsi, il gioco, la frittata, era fatta: questa era la prova che erano terroristi e ciò bastava per condannarli a sei, sette, fino a 12 anni.

Abbiamo detto se….perché nella maggioranza dei casi di condanne (ci sono state anche molte assoluzioni dopo che gli imputati avevano scontato anni di carcere in attesa di giudizio…) non c’era neppure quel minimo che abbiamo indicato; tanto bastava che si era stati, conoscenti un po’ più stretti, con qualcun altro che questo desiderio lo aveva manifestato o che si era sfogato contro gli americani (magari davanti alla televisione davanti alla notizia di un bombardamento sopra Baghdad o Kabul) esprimendo una disponibilità, non importa quanto fosse momentanea, estemporanea, emotiva, a partire per combattere contro l’esercito americano, per essere condannati.

Altri, addirittura, sono stati condannati per essere andati a informarsi in alcuni siti ritenuti jihadisti (in realtà spesso erano siti civetta postati dai servizi per attrarre gli allocchi) sulla reale situazione della resistenza nei “Paesi caldi” per beccarsi 6 anni.  Bastava che in quei siti, “qualcuno” insieme ai discorsi della resistenza inserisse un’enciclopedia del perfetto terrorista, edita all’americana…e qualcuno per curiosità, ingenuità o stupidità, la scaricasse, perché si dicesse che era la prova CERTA che era un terrorista e l’aveva scaricata per confezionare bombe.

Orribili, poi, sono stati i casi dove più evidente è stato il tentativo di incastro (peggio quando è riuscito e non si è potuto scoprire come pur è avvenuto in alcuni casi); dove il far finta di non capire e l’equivocare o il “capire male”, era la strategia comune che sembrava impegnare molti pubblici ministeri e purtroppo alcune Corti; anche perché quando qualche Corte manifestava più prudenza, la Cassazione interveniva a stroncarle e ad indicare le “vie più brevi” per giungere ad una condanna e per motivare una condanna. Venti di guerra…; potere di chi ha vinto la guerra e lancia messaggi anche da lontano…; forza dei molteplici interessi legati al tema !

Questa insomma, detta qui in modo certamente fin troppo sintetico, è stata la storia delle operazioni di antiterrorismo e la stagione dei processi contro il presunto terrorismo islamico.

Attualmente la Cassazione, dopo però almeno 10 anni di convalida delle tesi delle Corti di merito e dopo averle anche incoraggiate a semplificare le cose facilitando le condanne, ha moderato e stemperato certe non casuali esagerazioni…ma è da poco; ed è comunque dopo che per oltre 10 anni c’è stata una vera e propria caccia grossa al musulmano, dove, la vera ragione, era un interesse politico, militare e culturale che doveva preparare il terreno a quella omologazione globalizzata, politica e culturale, alla quale l’Islam, come qualunque altra testimonianza reale dell’autentica spiritualità tradizionale (ove fosse ancora attiva come nel mondo islamico) fa ostacolo e resistenza e, pertanto, in un modo o nell’altro, va cancellata.

Nell’attuale momento è cambiata la strategia ma non il fine….e sul punto mi fermerei senza aggiungere altro, affinché ognuno mediti su cosa questo possa e voglia significare.

 

Parte della popolazione carceraria italiana è di religione musulmana. In qualità di legale patrocinatore Lei è entrato in contatto con questa realtà poco nota al pubblico, sulla quale, appena serrati i chiavistelli, cala il silenzio. Ritiene che i diritti elementari di un detenuto , quali la tutela giuridica, l’assistenza spirituale e materiale, nel caso di musulmani siano particolarmente deficitari?  Quali proposte per superare  problemi e  discriminazioni?

Sarò molto sincero, come voglio sempre essere, senza esagerazioni o portare acqua al mulino di nessuno.

All’inizio, quando i processi di pseudo terrorismo islamico erano un’esperienza nuova e la suggestione mediatica, con gli interessi militari e politici incalzava, c’era un’ inevitabile diffidenza tra questi detenuti, inviati in carcere con raccomandazioni “pericolosi terroristi, controllare a vista”, i poveri agenti di custodia ed anche i direttori della carcere pensavano davvero di trovarsi di fronte a mostri. Ed effettivamente ne erano nate esasperazioni, incomprensioni forti, reazioni esagerate, anche liti. Poi, quando gli agenti cominciarono a constatare che quello che ritenevano fanatismo, ad esempio la puntualità della preghiera e rifiutare ad oltranza il cibo non halal, non era tale ma era soltanto scrupolo sincero di persone ancora  legate alla religione e alla loro identità le cose cominciarono a cambiare.

Si stabilirono anche simpatiche confidenze, rispetto reciproco e alla severità esagerata si sostituiva un burbero (e doveroso) atteggiamento ma non più “cattivo” ed esasperante. I detenuti cominciavano a capire che quelle persone facevano il loro dovere (ed anche per quattro soldi) ed erano suggestionate dai biglietti di entrata e dalle condanne ma poi, conoscendosi, scoprivano reciproche doti umane.  Anzi, ai detenuti islamici fu consentito di fare il giuma’, il venerdì, tutte le Salat ed avere un pasto differenziato. Quando ancora le cose non erano giunte a questo punto noi abbiamo fatto interventi anche severi presso certe carceri e le direzioni ma poi le cose si chiarirono con reciproca soddisfazione ed anche per il bene dei detenuti che potevano leggere il Corano, fare persino l’Adan e studiare.

Insomma è sempre una questione di ignoranza o di conoscenza; si deve avere la voglia di conoscere ma anche quella di essere conosciuti, senza pregiudizi e diffidenze. Dopo un periodo di sofferenza è venuta la pace o, almeno, un reciproco desideri di pace tra le part.  Eccezioni possono non mancare da una parte e dall’altra, però in generale, così stanno le cose..

                                                                                                 

 Abbiamo iniziato la nostra conversazione con una citazione letteraria, non per ostentazione libresca ma come utile spunto di riflessione ed analisi. Con il medesimo intento, concludiamo il nostro incontro chiedendoLe  qualche notizia sui contenuti e propositi del suo libro di prossima pubblicazione…. 

 Il libro in correzione e in progetto di pubblicazione, se riusciremo, si intitola  “TRA GNOMI E GENOMI, LA CONOSCENZA METAFISICA DI FRONTE ALLA SCIENZA MODERNA” . Come dice il nome, il libro tratta  la Conoscenza tradizionale nel suo aspetto metafisico e fisico, posta in relazione a quella che abbiamo definito “la frode della scienza moderna” considerata in tutti i suoi aspetti: dalla chimica, alla fisica particellare; dalla medicina, alla farmaceutica;  dalla meccanica quantista, alle teorie dei frattali, stringhe, super-stringhe, buchi neri, relatività speciale e generale; dall’astronomia moderna all’evoluzionismo, al big bang, alla genetica.                                                                    

    Un impressionante quadro del lavoro sottile che è stato svolto per chiudere l’accesso delle “Porte del Cielo” ed aprirle agli “inferi”  agendo nella sfera sottile dell’essere umano attraverso l’apparenza di una cultura scientifica.  Un concorso di “mala fede” e ignoranza, di ispirazioni contro-iniziatiche e contro-spirituali, di suggestioni politiche, sociali di inganni dialettici e frodi ideologiche.  Qualcosa che si sviluppa in 600 pagine che toccano tutti i campi della scienza moderna, delle scienze tradizionali, dell’esoterismo, della metafisica, della cosmologia tradizionale e della religione. Soprattutto:una distinzione fondamentale tra “fede” ed “evidenza”; tra “sentimento religioso” e Conoscenza superiore; tra la debolezza delle “prove razionali della fede e dell’esistenza di Dio” e la potenza del rinvenimento delle “tracce invisibili” che rendono evidenza…dell’invisibile in tutte le cose che ci circondano.

Quest’ultimo aspetto, il più importante dell’intero lavoro, non si può spiegare altrimenti che leggendolo direttamente nel libro perché costituisce, peraltro, uno strumento di meditazione ed un presupposto per un lavoro di ricerca… operativo raramente trattato. Non credo, al momento, di avere altro da aggiungere.                                                                                                                                                                                  15/04/2013   

                                                                                                                                                                                                           

(*)  Carlo Corbucci   “Il terrorismo islamico, falsità e mistificazione – All’esito dei casi giudiziari, delle risultanze oggettive e delle indagini geo-politiche, storiche e sociologiche”ediz.  Agorà,  2011.

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Al-Qantara , Al-Qantara

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