Il timor di Dio degli Awliya

Continuiamo con la pubblicazione di un altro paragrafo del libro “L’Alchimia dell’Amore” dell’Ayatullah Mohammad Rayshahri che costituisce, per dirla con le parole dell’autore, “molto più che una biografia” del grande gnostico Jenabe Shaykh ‘Ali Khayyat. L’opera dell’Ayatullah infatti, ben lungi dal limitarsi a fornire dati storici e personali di quest’uomo di Dio, indica il cammino della formazione e dello sviluppo spirituale per guidare il pellegrino spirituale – lungo il sentiero del Sacro Corano e della Tradizione degli Immacolati – verso la Gente della Verità.

Ass. Islamica Imam Mahdi (aj)

Il timor di Dio degli Awliya

Ayatullah Reyshahry

La prima domanda che viene alla mente, nel discutere la questione dell’amore di Dio, rispetto all’alchimia dell’edificazione del sé, è: se Dio è Misericordioso e amorevole e il Suo amore è l’elemento più influente nel perfezionamento, allora perché nei testi islamici vi è così tanta enfasi sul timore di Dio Altissimo? Perchè il Sacro Corano ritiene il timor di Dio come la più eminente qualità degli Ulamà? Ed in fine, amore e timore possono coesistere?

La risposta è si; Jenabe Shaykh [Ali Khayyat] fornì un interessante esempio della coesistenza tra timore e amore, che affronteremo in questo capitolo. Prima, comunque, vedremo il significato di timore e amore di Dio.

Il significato di timore di Dio

Il primo punto nell’interpretare il timore e amore divini è che il timor di Dio è in realtà la paura di commettere peccati e atti malvagi. L’Imam ‘Ali (as) dice:

لا تَخَف الا ذنبك، لا ترجُ الا ربك

Non aver paura se non dei tuoi peccati e non riporre speranza se non in Dio” (1).

“Non avere paura di Dio!”

Un giorno l’Imam ‘Ali (as) incontrò una persona il cui aspetto era stato stravolto dalla paura; egli gli chiese:

“Che cosa ti è successo?”

La persona rispose: “Ho paura di Dio!”

Il nobile Imam (as) disse:

Servo di Dio! Abbi paura dei tuoi peccati e timore della Giustizia Divina nel giudicare le tue ingiustizie contro i Suoi servi! Obbedisci a Dio in quello che Egli ti ha ordinato e non disobbedirGli in quello che è bene per te. Quindi, non aver paura di Dio, perchè Egli non commette ingiustizia verso nessuno e non punisce iniquamente.” (2)

Paura della separazione

Quindi nessuno deve avere paura di Dio, ma dobbiamo piuttosto avere paura di noi stessi, di rimanere intrappolati dalle conseguenze delle nostre stesse disdicevoli azioni. Il timore degli Awliya di Dio di essere puniti delle proprie azioni sbagliate è differente dalla paura che nutrono le altre persone. Coloro che hanno estromesso l’amore per altri che Dio dai loro cuori, e Gli sono obbedienti non per paura dell’Inferno né per la speranza del Paradiso, temono solo la separazione. Per loro il tormento della separazione da Dio è più doloroso del fuoco dell’Inferno. Quindi la Guida degli Awliya di Dio, Amir al-Mu’minin (as) nella sua supplica a Dio dice:

فلئن صيرتني للعقوبات مع أعدائك، وجمعت بيني وبين أهل بلائك وفرّقت بيني وبين أحبائك وأوليائك فهبني يا الهي وسيدي ومولاي وربي صبرت على عذابك فكيف أصبر على فراقك؟!”

E se mi infliggessi la stessa pena che infliggi ai Tuoi nemici, e mi includessi tra coloro che meritano queste punizioni, e se Tu mi separassi da coloro che Ti adorano e Ti sono fedeli, o mio Dio, mio Maestro e mio Signore! Anche supponendo che io possa sopportare la pena che mi infliggeresti, come potrei sopportare a lungo la separazione da Te?” (Du’a Kumayl).

Jenabe Shaykh commenta il versetto: “Strappano i loro corpi dai letti per invocare il loro Signore, per timore e speranza, e sono generosi di quello che abbiamo loro concesso.” (Sura al-Sajdah, 16) come segue:

“Cosa sono il timore e la speranza? Timore della separazione e speranza dell’unione con Lui. Analogo a questo concetto è il detto dell’Amir al-Muminin (as) nella Supplica di Kumayl:

فهبني يا الهي… وسيدي ومولاي وربي صبرت على عذابك فكيف أصبر على فراقك

Anche supponendo, o mio Dio…che io possa sopportare la pena che mi infliggeresti…come potrei sopportare a lungo la separazione da Te?”

Ed anche nella supplica dell’Imam Sajjad (as):

ووصلك منى نفسي وإليك شوقي..

“Unirmi a Te è il desiderio della mia anima e Tu sei la mia passione”. (3)

Il celebre gnostico e giurista, Mulla Ahmad Naraqi, ha detto al riguardo:

“Ha detto nella supplica il re degli awliya, possa la mia anima essere sacrificata per lui,

‘O mio Signore, o Dio, forse io potrei tollerare la Tua punizione, ma come potrei sopportare la Tua separazione, o Amato?’

La balia spaventa i bambini con il fuoco (e dice): “Non giocare così, altrimenti brucerò le tue mani e piedi con il fuoco e con lo stesso arderò il tuo volto e la tua schiena,

ma essi intimoriscono il leone (l’Imam ‘Ali) con la punizione della separazione…” (4)

Paura di non essere accettato dall’Amato:

Gli Awliya di Dio, malgrado adempiano ai loro doveri, hanno timore di Dio. Essi temoro che l’Amato non li apprezzi ed accetti:

(الذين يؤتون مآ أتوا وقلوبهم وجلة أنهم الى ربهم راجعون)

“coloro che donano quello che danno con cuore colmo di timore, pensando al ritorno al loro Signore” (al-Mu’minun: 60)

Al pari del dolore per la separazione, che è tragico e insopportabile, per gli Awliya di Dio la questione dell’accettazione da parte dell’Amato, che costituisce la perfezione assoluta, è essenziale. Questo aspetto è così importante che l’Imam Khomeyni (ra), come riportato dall’Imam della Preghiera del Venerdì di Tehran, negli ultimi momenti della sua vita chiese alla gente di pregare affinché Dio lo accettasse!

Vediamo ora come Jenabe Shaykh spiega questa sottile questione gnostica attraverso un semplice esempio.

Uno dei discepoli di Jenabe Shaykh disse: “Una volta egli (Jenabe Shaykh) mi disse:

“Tizio! Per chi si trucca la sposa?”

Io risposo: “Per lo sposo.”

Egli disse: “Hai capito?”

Rimasi in silenzio. Allora egli disse:

“Nella prima notte di nozze, i parenti della sposa cercano di truccarla nel miglior modo possibile in modo che lo sposo ne sia compiaciuto. La sposa, comunque, possiede una preoccupazione segreta che non viene percepita dagli altri; è preoccupata su cosa dovrebbe fare nel caso non riesca ad attirare l’interesse dello sposo o egli ne rimanga disgustato.

Come può il servo, che non sa se le sue azioni siano state acettate da Dio Altissimo, non essere intimorito e preoccupato? Tu ti trucchi (adorni) per Lui, o per te stesso e per ottenere una buona reputazione tra la gente?!

Quando la gente muore, implora:

رب ارجعون لعلي أعمل صالحاُ

“Mio Signore! Fatemi ritornare! Che io possa fare il bene che ho omesso”. (Sacro Corano, Sura Al-Mu’minun, 99-100)

L’azione corretta è quella che Dio approva, non quella che approva il tuo ego”.

Per questo Jenabe Shaykh era sempre in stato di timore per l’incontro con Dio Altissimo e diceva:

“Tu dici che non vi è paura di Dio (وأما من خاف مقام ربه“E colui che avrà paventato di comparire davanti al suo Signore” (Sacro Corano, Sura al-Nazi’at, 40), ma cosa dobbiamo fare se Egli non si compiace di noi e non accetta le nostre azioni?”

Il figlio di Jenabe Shaykh riporta che il padre era solito dire:

“O Signore! Hai presente quelli che girano nelle strade e gridano che comprano il ferro vecchio? O Dio, accettati e compra anche noi come ferro vecchio!”

 

Traduzione a cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte

Writer : shervin | Comments Off on Il timor di Dio degli Awliya Comments | Category : Via Spirituale

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