Discorso dell’Imam Khamenei in occasione della Giornata di Quds (2021)

Discorso dell’Imam Khamenei in occasione della Giornata mondiale di Quds (2021)

Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso

La lode appartiene ad Allah, il Signore dei due Mondi, e che la lode e il saluto vadano al nostro signore Mohammad, sigillo dei profeti e migliore delle creature, e alla sua pura progenie, ai suoi compagni vicini e a chi li ha seguiti nel bene fino al Giorno del Giudizio.

 

Palestina; la questione più importante e più viva della Ummah islamica

La vicenda della Palestina rimane la questione comune più importante e più viva della Ummah islamica. Le politiche del sistema imperialista ingiusto e sanguinario hanno sottratto ad un intero popolo la sua casa, la sua patria e la terra dei suoi padri e vi hanno collocato un regime terrorista ed una popolazione estranea.

 

La logica della fondazione del regime sionista

Cosa esiste di più debole e di più infondato della logica della fondazione del regime sionista? Gli europei, in base a quanto sostengono, hanno fatto del male agli ebrei nel corso della Seconda Guerra Mondiale, ed ora sostengono che per vendicare gli ebrei bisogna trasformare in senzatetto gli abitanti di una nazione dell’Asia occidentale e affliggerla con orrende stragi…!

Questo è il ragionamento a cui si rifanno i governi occidentali per giustificare il sostegno folle e illimitato al regime sionista, ma in questa maniera, rendono ridicoli tutti gli slogan che pronunciano in materia di diritti umani e democrazia. Questa vicenda, ridicola e allo stesso tempo triste, prosegue da oltre 70 anni, e di tanto in tanto vede aggiungersi una nuova pagina.

 

La lotta al regime sionista, un dovere per tutti

Dal primo giorno della loro presenza, i sionisti hanno trasformato la Palestina occupata in una base del terrorismo. Israele non è una nazione, ma una caserma di terroristi nemici del popolo palestinese e delle altre popolazioni islamiche. La lotta contro questo regime sanguinario è la lotta contro l’ingiustizia ed il terrorismo; e questo è un dovere per tutti.

 

La debolezza e la divisione nella Ummah islamica, la via per l’usurpazione della Palestina

Una questione degna di nota è che nonostante il governo occupatore si sia formato nel 1948, i preparativi per appropriarsi di questa parte sensibile del mondo islamico erano iniziati anni prima; in quegli stessi anni in cui l’Occidente interveniva attivamente nei Paesi islamici onde espandere il domino del Secolarismo e del Nazionalismo estremista e cieco e far salire al potere governi dittatoriali, affascinati e dominati dall’Occidente. Lo studio degli eventi di quegli anni in Iran, Turchia, nei Paesi arabi dell’Asia occidentale e del Nordafrica, porta alla luce l’amara verità che la debolezza e le divisioni all’interno della Ummah islamica gettarono le basi per la tragedia dell’occupazione della Palestina, un colpo che venne poi inferto dal mondo dell’Arroganza alla Ummah islamica.

 

La sinergia tra Oriente/Occidente e capitalisti sionisti per l’occupazione della Palestina

Ciò da cui bisogna apprendere molto è che al tempo, sia il fronte Capitalista che quello Comunista, entrarono in sinergia coi plutocrati sionisti; l’Inghilterra progettò il complotto in principio, i capitalisti sionisti lo eseguirono con armi e soldi e l’Unione Sovietica fu il primo governo a riconoscere la fondazione del governo illegale, inviandoci in massa gli ebrei.

Il regime occupatore fu quindi il prodotto di due fenomeni: da una parte quella condizione del mondo islamico, e dall’altra il complotto, l’attacco e la violenza degli europei.

 

Il cambio degli equilibri di forza nel mondo odierno a favore del mondo islamico

Oggi però la condizione del mondo non è come in quei giorni; dobbiamo sempre tenere presente questa realtà. Oggi, l’equilibrio di forze è variato a favore del mondo islamico. I diversi eventi politici e sociali verificatisi in Europa e in America hanno messo a nudo le molteplici debolezze e i profondi difetti strutturali, amministrativi ed etici dell’Occidente. La questione delle elezioni in America e la prova non superata dei suoi superbi e altezzosi amministratori, la risposta inadeguata data al Coronavirus, oggi pandemico in America ed Europa e gli scandali vergognosi creatisi al margine di ciò, e le instabilità politiche e sociali recenti nelle nazioni europee più importanti, sono tutti segni del declino del fronte occidentale.

D’altro canto, la crescita delle forze della resistenza nelle regioni islamiche più sensibili, la crescita delle loro capacità difensive e offensive, la presa di coscienza ed il rafforzamento della speranza tra i popoli musulmani, l’aumento della propensione per gli ideali islamici e coranici, la crescita scientifica e l’incremento della voglia di indipendenza dei popoli, sono segnali promettenti che lasciano sperare in un futuro migliore.

 

La necessità della sinergia tra i Paesi islamici sulla questione della Palestina e Quds

In questo fausto futuro, la sinergia tra le nazioni islamiche deve essere un obiettivo principale, e ciò non sembra difficile da raggiungere. L’asse intorno al quale devono allearsi è la questione della Palestina, nel senso di nazione, e il destino della benedetta città di Quds. Questa è la realtà che spinse il cuore luminoso del Grande Imam Khomeini (che la Misericordia di Dio sia su di lui), a proclamare l’ultimo venerdì del mese di Ramadan come Giornata mondiale di Quds.

L’incubo dei sionisti e dei loro sostenitori americani ed europei è l’unità tra i musulmani, con la centralità della benedetta città di Quds. Il vano piano dell’“affare del secolo” e poi lo sforzo per normalizzare le relazioni del regime occupatore con qualche debole governo arabo è uno sforzo ridicolo per scappare da questo incubo.

Io lo dico fermamente: questi sforzi non porteranno da nessuna parte; il declino del regime nemico dei sionisti è iniziato e non si fermerà.

 

Gli elementi determinanti del futuro: il proseguimento della resistenza nei territori occupati ed il sostegno mondiale dei musulmani ai mujahidin palestinesi

Due importanti elementi sono determinanti per il futuro: primo – il più importante – il proseguimento della resistenza nei territori palestinesi ed il rafforzamento della linea del Jihad e del Martirio, e secondo, il sostegno mondiale dei governi e dei popoli musulmani ai mujahidin palestinesi.

Tutti – i governanti, i pensatori, i sapienti religiosi, i partiti ed i gruppi, i coraggiosi giovani e tutti gli altri ceti – devono trovare un loro ruolo in questo movimento generale. Questo è ciò che neutralizza l’inganno nemico e crea per questa promessa divina: “Vogliono tramare un’insidia? Saranno piuttosto i rinnegatori ad essere ingannati” (Corano, 52:42) una spiegazione apocalittica: “…Allah ha il predominio nei Suoi disegni, ma la maggior parte degli uomini non lo sa.” (Corano, 12:21).

 

Ed ora voglio parlare ai giovani arabi con la loro stessa lingua…

Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso

Salute a tutti gli amanti arabi della libertà, soprattutto i giovani, e pace al popolo resistente della Palestina e agli abitanti di Quds e della moschea Al-Aqsa.

Pace ai martiri della resistenza ed alla grande massa di mujahidin che hanno dato la via su questo sentiero, soprattutto il martire Shaikh Ahmad Yassin e il martire Seyed Abbas Mousavi, il martire Fathi Shaghaghi e il martire Emad Mughniyeh, il martire Abdulaziz Rantisi e il martire Abu Mahdi al Muhandis, ed infine la figura più eminente dei martiri della resistenza, il martire Ghassem Soleimani…ed ognuno di loro, dopo una vita piena di frutti e di risultati, ha avuto un’influenza importante sull’atmosfera della resistenza, persino con il loro martirio.

Il jihad dei palestinesi e il puro sangue dei martiri della resistenza ha tenuto issata questa benedetta bandiera, ed ha incrementato di centinaia di volte la forza interna del jihad palestinese; il giovane palestinese un giorno si difendeva con il lancio delle pietre, ed oggi risponde al nemico con il lancio di missili ad alta precisione.

La Palestina e Quds, nel nobile Corano, vengono chiamati “Terra santa”, e sono decine di anni che questa pura terra è occupata dai più malefici e impuri degli umani, demoni che mettono a ferro e fuoco la vita della gente innocente e che si vantano vergognosamente di questo loro fare.

Razzisti che per oltre 70 anni hanno ucciso, saccheggiato, imprigionato e torturato i proprietari di questa terra, ma grazie al cielo non sono riusciti a piegare la loro volontà.

La Palestina è viva e prosegue il Jihad e, con l’aiuto di Dio, infine riuscirà a sconfiggere il nemico malefico. La santa terra di Quds e tutta la Palestina appartiene al suo popolo e se Dio vorrà, tornerà nelle loro mani, e ciò non è difficile per Allah.

Nella questione palestinese, tutti i governi e tutti i popoli musulmani sono responsabili, ma l’asse del combattimento e dell’impegno sono i palestinesi stessi che oggi, all’interno e al di fuori dei territori, sono 14 milioni di persone. L’unità e la volontà unica di questo popolo riuscirà a fare grandi cose.

Oggi, l’Unità, è la più grande arma dei palestinesi.

I nemici dell’Unità palestinese, il regime sionista, l’America e alcune altre potenze politiche, non riusciranno a fare nulla se i palestinesi saranno uniti al loro interno.

La base di questa unità deve essere il Jihad dall’interno e il principio di non fidarsi mai del nemico. Non bisogna collocare l’America, l’Inghilterra e i malvagi sionisti – i principali nemici dei palestinesi – come asse delle politiche palestinesi.

I palestinesi, sia a Gaza, sia a Quds, sia in Cisgiordania, sia nei territori occupati nel 1948 e sia nei campi profughi, formano un’unica realtà e devono agire con la strategia dell’unità. Ogni sezione deve difendere le altre e agire per allentare la pressione su di loro, quando essa è forte.

La speranza nella vittoria oggi è più forte di sempre. L’equilibrio di potere è fortemente cambiato a favore dei palestinesi. Il nemico sionista s’indebolisce di anno in anno; il suo esercito, che si presentava come “l’esercito invincibile”, oggi dopo l’esperienza della guerra dei 33 giorni in Libano e quelle di 22 e 8 giorni a Gaza, si è trasformato nell’esercito “che non vince mai”; la loro situazione politica è tale che hanno votato quattro volte in due anni, e la loro sicurezza è in costante deterioramento, mentre gli ebrei hanno sempre più voglia di andarsene dai territori: tutti fenomeni imbarazzanti per l’altezzoso regime. Lo sforzo dell’America per la normalizzazione delle relazioni con qualche paese arabo è un altro segnale della debolezza di questo regime, che tra l’altro non gli sarà d’aiuto. Decine di anni fa stabilì le relazioni con l’Egitto, e da allora in poi il regime sionista è diventato molto più debole e vulnerabile; potranno aiutarlo ora relazioni con nazioni deboli e incapaci? Nemmeno quei Paesi potranno beneficiare di questa relazione: il nemico sionista cercherà di conquistare la loro terra e la loro ricchezza, spargendo corruzione e insicurezza nel loro territorio.

Queste realtà non devono però far dimenticare agli altri i loro doveri; le autorità spirituali islamiche e cristiane devono proclamare religiosamente illecita la normalizzazione con questo regime, e i pensatori e le menti illuminate devono spiegare a tutti l’esito di questo tradimento, una pugnalata alle spalle la Palestina.

Diametralmente opposto al declino del regime, abbiamo lo sviluppo delle capacità del fronte della resistenza, che lasciano sperare in un futuro promettente; l’aumento della potenza difensiva e militare, l’autosufficienza nella produzione di armi efficaci, la fiducia in se stessi dei combattenti, la presa di coscienza dei giovani, l’espansione dell’ambito della resistenza a tutti i territori palestinesi ed al di fuori di essi, l’insurrezione recente dei giovani palestinesi in difesa della moschea Al-Aqsa e la diffusione delle informazioni sull’impegno e l’oppressione del popolo palestinese in tutto il mondo, hanno cambiato la situazione.

La logica della lotta palestinese, che stata inserita dalla Repubblica Islamica nei documenti delle Nazioni Unite [1], è un piano progredito e attraente; i combattenti palestinesi possono chiedere che tutti gli abitanti originari della terra di Palestina partecipino ad un Referendum generale. Questo Referendum determinerebbe l’ordinamento politico della nazione, e gli abitanti principali della Palestina, di qualsiasi etnia e religione, tra cui anche i profughi palestinesi, avrebbero diritto di voto.

 Il sistema politico eletto agevolerebbe il ritorno dei profughi, decidendo il destino degli stranieri stabilitisi in Palestina.

Questa richiesta è basata sulla democrazia vigente, che è accettata a livello mondiale e nessuno può mettere in dubbio il fatto che sia un’idea progressista.

I combattenti palestinesi devono proseguire la loro lotta legale contro il regime di occupazione rispettando i criteri etici, fino a indurlo ad accettare questa soluzione.

Andate avanti col nome di Dio e sappiate che Dio aiuta chi chiede il Suo aiuto.

E che la pace e la Misericordia di Dio sia su di voi

07.05.2021

 

[1]  Il piano di Referendum nazionale in Palestina, registrato il 1 Novembre 2019.

Writer : shervin | 0 Comments | Category : Attualità, politica e società , Ayatullah Khamenei

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