Come vivere in accordo alla Shari’ah? (S.M.Rizvi)

Come vivere in accordo alla Shari’ah?

S.M.Rizvi


Durante i giorni del Profeta (S)

I Musulmani, durante il periodo del Profeta Muhammad (S), vivevano in accordo alla Shari’ah seguendo il Sacro Corano e la Sunnah. Per Sunnah s’intende l’esempio del Profeta (S).

Non era forse il Sacro Corano abbastanza di per sé? Il Sacro Corano è una guida che è stata mandata all’intera umanità fino alla fine dei tempi. Quindi, in quanto tale, esso fornisce delle indicazioni generali menzionando solo i principi basilari che formano lo stile di vita del Musulmano. Il Sacro Corano è più di una costituzione o di un libro di legge. I dettagli furono lasciati al Profeta (S). Ciò è abbastanza chiaro se leggiamo i seguenti Versetti:

“Egli è Colui il quale ha inviato tra gli illetterati un Messaggero della loro gente, che recita i Suoi Versetti, li purifica e insegna loro il Libro e la Saggezza” (Sacro Corano, Sura al-Juma’a, 62: 2).

“E su di te {O Muhammad} abbiamo fatto scendere il Monito, affinché tu spieghi agli uomini ciò che è stato loro rivelato e affinché possano riflettervi” (Sacro Corano, Sura an-Nahl, 16: 44).

Questi due Versetti ci dicono chiaramente che il Profeta (S) non era un semplice “postino”, il cui compito era quello di portarci il Sacro Corano. Egli era un maestro e un commentatore del Sacro Corano; ed anche le sue azioni sono una fonte di guida per i Musulmani:

“Avete nel Messaggero di Dio un bel esempio per voi, per chi spera in Dio e nell’Ultimo Giorno e ricorda Dio frequentemente” (Sacro Corano, Sura al-Ahzab, 33: 21).

L’obbedienza al Profeta (S) è considerata come una prova dell’amore per Dio: “Dì {O Muhammad}: Se avete sempre amato Dio, seguitemi. Iddio vi amerà e perdonerà i vostri peccati” (Sacro Corano, Sura ali-‘Imran, 3: 31).

Per dimostrare l’importanza dell’obbedienza al Profeta (S), Dio ha inoltre detto: “Chi obbedisce al Messaggero obbedisce a Dio” (Sacro Corano, Sura an-Nisa’, 4: 80).

Il Sacro Corano non solo tace sui dettagli delle cose che possono cambiare nel corso del tempo, ma tace anche sulle regole di adorazione che non sono mai atte a cambiamenti. Per esempio, il Sacro Corano in venticinque punti differenti ordina ai Musulmani di offrire le loro Preghiere quotidiane (Salat), ma nemmeno una volta spiega ai Musulmani la maniera di adempierle (l’unica eccezione è la Salat-al-Khawf, la Preghiera sul campo di battaglia o quando si è in pericolo). Questo “silenzio” del Sacro Corano, presumibilmente, indicava la specifica intenzione di spingere la gente ad andare dal Profeta (S) per chiedergli i dettagli e seguire il suo esempio.

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Durante il periodo degli Imam (as)

Dopo la morte del Profeta (S), i Musulmani si divisero sulla questione di chi dovesse guidare la comunità dopo di lui. Ciò diede luogo alla nascita dei due gruppi conosciuti come Sciiti e Sunniti.

Sommariamente si può dire che gli Sciiti credettero nella guida dell’Imam ‘Ali Ibn Abu Talib (as); mentre i Sunniti in quella di Abu Bakr.

Gli Sciiti vissero in accordo alla Shari’ah seguendo il Sacro Corano e la Sunnah del Profeta (S) e degli Imam (as). La Sunnah, secondo la definizione Sciita, significa “i detti, la condotta e la tacita approvazione del Profeta e dei dodici Imam dell’Ahl ul-Bayt”.

Sebbene la questione della guida vada oltre lo scopo di questo studio, vorremmo citare una ragione del perché gli Imam dell’Ahl ul-Bayt siano preferibili, in quanto fonte della Shari’ah, rispetto a chiunque altro.

I Musulmani del primo periodo compresero l’importanza della Sunnah del Profeta (S) e iniziarono a memorizzare i suoi detti, conosciuti come aĥādīth (pl. di ĥadīth). La seconda generazione preservò i detti che sentì dai Compagni del Profeta (S) nei libri di aĥādīth, nei quali furono riportate anche quelle azioni del Profeta (S) osservate dai suoi Compagni. Ma questo processo di preservazione della Sunnah del Profeta (S) non poteva essere immune da errori e dimenticanze. Durante il primo periodo della storia islamica, e specialmente durante l’epoca Omayyade, molti detti furono inventati o erroneamente attribuiti al Profeta (S).

A volte, il governante corrompeva il narratore al fine di fargli fabbricare “aĥādīth” in suo favore. Altre volte, qualche individuo inventava degli Aĥādīth apparentemente per delle “buone cause”, ma non accorgendosi che utilizzava dei mezzi sbagliati per cercare di render le persone più religiose!

Da questa breve panoramica del primo sviluppo degli aĥādīth, dobbiamo trovare una fonte autentica e sicura per poter conoscere la Sunnah del Profeta (S). Se osservassimo i Musulmani durante il periodo del Profeta (S), non troveremmo nessuno più sapiente, informato, affidabile e vicino al Profeta (S) dell’Ahl ul-Bayt (as), la famiglia del Profeta (S): Fatimah (as), ‘Ali (as) e i loro figli (as).

Dopotutto, è il Sacro Corano stesso che testimonia la loro purità spirituale nella sua più alta forma dicendo“O Ahl ul-Bayt, Dio non vuole altro che allontanare da voi ogni sozzura e purificarvi integralmente” (Sacro Corano, Sura al-Ahzab, 33:33) (1).

Abbiniamo ora questo Versetto sull’Ahl ul-Bayt (as) con il seguente: Questo è in verità un Sacro Corano nobilissimo contenuto in un Libro custodito che solo i puri toccano (Sacro Corano, Sura al-Waqi’a, 56:77-79).

Il vero senso di questo Versetto risiede nel “Libro custodito”, il quale non è accessibile a chiunque se non a chi ha ottenuto la purificazione di Dio. Ciò dimostra che l’Ahl ul-Bayt (as) era in grado di comprendere il Sacro Corano meglio di qualsiasi altro Musulmano. E’ per questa ragione che Dio ha ordinato al Suo Messaggero di chiedere alla gente l’amore per la sua Ahl ul-Bayt (as): Dì {O Muhammad}: non vi chiedo alcuna ricompensa oltre all’amore per i miei parenti più prossimi (Sacro Corano, Sura ash-Shura, 42:23) (2)

Questo amore fu reso obbligatorio, poiché comportava automaticamente l’obbedienza a coloro a cui si riferiva. Se i parenti del Profeta, l’Ahl ul-Bayt (as), non fossero stati veritieri, affidabili e degni di essere seguiti, perché Dio ci avrebbe ordinato di amarli?

Questi pochi Versetti sono sufficienti per dimostrare come i migliori commentatori del Sacro Corano e le fonti più affidabili riguardo alla Sunnah del Profeta (S) siano gli Imam dell’Ahl ul-Bayt (as). Il Profeta (S) stesso disse: “Ho lasciato tra voi ciò cui attenervi per non traviarvi dopo di me, due preziose cose, di cui l’una è maggiore dell’altra: il Libro di Dio, corda distesa dal cielo alla terra, e i miei parenti, la mia Ahl ul-Bayt. Sappiate che queste due cose non si separeranno mai tra loro finché non mi raggiungeranno al Kawthar.” (3)

Questo non è il contesto per discutere riguardo l’autenticità di tale ĥadīth, ma sarà sufficiente citare Ibn Hajar al-Makki, un famoso critico Sunnita. Dopo aver riportato questo ĥadīth da vari Compagni che lo sentirono dal Profeta (S) in vari luoghi e momenti, Ibn Hajar dice: “Non vi è contraddizione in queste {numerose tradizioni} poiché non vi era nulla che prevenisse il Profeta dal ripeterle in quei vari luoghi, a causa dell’importanza del Libro Sacro e della sua pura famiglia”. (4)

 Da quanto detto, possiamo concludere quindi che i membri dell’Ahl ul-Bayt (as) sono i commentatori del Sacro Corano prescelti divinamente e le migliori fonti riguardo alla Sunnah. E’ per questa ragione che noi li preferiamo a tutte le altre fonti. Quando citiamo un ĥadīth degli Imam dell’Ahl ul-Bayt (as), riportiamo dunque un ĥadīth del Profeta (S) che essi hanno preservato in quanto veri successori dell’ultimo Messaggero di Dio.

L’Imam Ja’far as-Sadiq (as) disse: “Il mio ĥadīth è l’ĥadīth di mio padre, l’ĥadīth di mio padre è quello di mio nonno, l’ĥadīth di mio nonno è quello di Husayn, l’ĥadīth di Husayn è quello di Hasan, l’ĥadīth di Hasan è quello dell’Amir-al-Mu’minin (l’Imam ‘Ali), l’ĥadīth dell’Amir-al-Mu’minin è quello del Messaggero di Dio, e l’ĥadīth del Messaggero è una dichiarazione di Dio, l’Onnipotente, il Grande”. (5)

Le circostanze storiche non diedero l’opportunità ai primi tre Imam dell’Ahl ul-Bayt (as) di insegnare ed istruire i loro seguaci sulle questioni inerenti alla Shari’ah. Fu dopo la tragedia di Karbala (6) che gli Imam (as), in particolar modo il quinto ed il sesto, ebbero l’opportunità di istruire formalmente i loro seguaci in materia di Shari’ah. L’istruzione di questi Imam iniziò lo sviluppo dell’Ijtihad e del Taqlid tra gli Sciiti anche in vista dell’Occultazione del dodicesimo Imam, Muhammad al-Mahdi (aj).

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Durante l’Occultazione del presente Imam (aj)

Durante l’Occultazione Minore dell’Imam del nostro tempo (aj), era possibile per gli Sciiti presentargli i loro problemi tramite degli speciali rappresentanti prescelti. Questi rappresentanti furono:

– ‘Uthman Ibn Sa’id al-‘Amri (260-265 A.H./875-879 d.C.),

– Muhammad Ibn ‘Uthman al-‘Amri (265-305 A.H./879-917 d.C.),

– Husayn Ibn Ruh (305-326 A.H./917-937 d.C.),

– ‘Ali Ibn Muhammad as-Samiri (326-329 A.H./937-940 d.C.).

Dopo che l’Imam (aj) entrò in stato di Occultazione Maggiore, le questioni inerenti alla Shari’ah vennero invece risolte attraverso il metodo dell’Ijtihad e del Taqlid: le due applicazioni più importanti per la Shari’ah.

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NOTE

1) Per ulteriori dettagli su questo Versetto, vedere: S.S.A. Rizvi, Imamat: the Vicegerency of the Prophet (Teheran: Wofis, 1984) pp. 49-54.(N.d.A.: nota dell’Autore). Il libro sarà a breve disponibile in italiano a cura della nostra Associazione.

2) Per dettagli sull’amore per l’Ahl ul-Bayt, vedere: M. Mutahhari, Wilayah: the Station of the Master (Teheran: Wofis, 1982) pp. 50-62.(N.d.A.)

3) Cfr: “Sunan al-Tirmidhî”, 5/663, H. 3788; “Musnad Ahmad”, 3/14,17,26 e 5/182,189; “Sunan al-Darâmî”, 2/431; “Al-Musannaf” di Ibn Abî Shîbah, 11/452, H. 11725; “Al-Sunnah” di Ibn Abî `Asim, 2/336, H. 754 e 628-630, H. 1548, 1549, 1552-1555; “Tabaqât Ibn Sa`d”, 2/194; “Mushkel al-Athâr”, 4/368; “Mustradrak al-Hâkem”, 3/109 e 148; “Huliyat al-Awaliyâ'”, 1/355; “Al-Mujam al-Kabîr” di al-Tabarânî, 5/153-154, H. 4921-4923, e 169-170, H. 4980-4982; “Al-Mu`jam al-Saghîr”, 1/131; “Al-Manâqeb” di Ibn al-Maghâzelî, 234-235, H. 281-283; “Masâleh al-Sunnah”, 4/190, H. 4816; “Jâmi` al-Usul”, 1/278; “`Usud al-Ghâbah”, 2/12; “Thakhâ’ir al-`Uqbâ”, p. 16; “Ihyâ’ al-Mayyit bi-Fadhâ’il Ahl-ul-Bayt” di al-Suyûtî, 30-32, H. 6-8; “Majma` al-Zawâ’id”, 1/170 e 9/162; “Kanz al-`Ummal”, 1/172-173, H. 870-873, 875-876 e 185-186, H. 943-945 e 947, 949, e 187, H. 952-953; “Sahih Muslim”, 4/1873, H. 36, 37; “Tafsîr al-Râzî”, 8/163; “Tafsîr Ibn Kathîr”, 4, 122.. (N.d.T.)

4) Al-Makki, ibn Hajar, as-Sawa’iqu ‘l-Muhriqah, capitolo 11, sezione 1. Vedere anche S.S.A. Rizvi, Imamat; Sharafu’d-Din al-Musawi, The Right Path; e S.M.H. Jafry, The origin and Early Development of Shi’a Islam. (N.d.A.)

5) Nelle fonti sciite, confrontare al-Kulayni, al-Usul min al-Kafi, vol. 1 (Teheran: Daru ‘l-Kutubi ‘l-Islamiyyah, 1388 AE), p. 52; nelle fonti sunnite, confrontare ash-Sha’rani, at-Tabaqatu ‘l-Kubra, vol. 1, p. 28; Abu Nu’aym, Hilyatu ‘l-Awliya’, vol. 3, p. 193, 197. (N.d.A.)

6) Si tratta della tragedia avvenuta il 10 Muharram del 62 a.H. in Iraq, dove l’Imam Hussayn (as) e 72 fra membri della sua famiglia e compagni, furono massacrati in una battaglia eroica, ineguale e disperata in difesa della Fede e dei principi dell’Islam, contro Yazid, figlio di Mu’awiyya, dittatore sanguinario e senza scrupoli. Dei maschi della sua famiglia, solo suo figlio °Ali inb al-Hussayn Zeyn al-‘Abidin (as) si salvò, poiché essendo molto malato il padre gli proibì di combattere. Questa tragedia è considerata come l’avvenimento più terribile che ha segnato i primi tempi dell’Islam. Innumerevoli opere sono state scritte su questa tragedia. (N.d.T.)

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Writer : shervin | 0 Comments | Category : Giurisprudenza , Il pensiero islamico

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