Alcune considerazioni sull’islamofobia in Italia (H. Biondo)

Alcune considerazioni sull’islamofobia in Italia

di  Hamza Biondo

 

Il 27 agosto 2010 è apparso sul “Corriere della Sera” un breve articolo, dal titolo “L’otto per mille si allarga. Restano fuori i musulmani” [1].

Questa notizia che riguarda la comunità islamica italiana, mi ha indotto a fare qualche ricerca sull’argomento e scrivere alcune considerazioni. L’articolo riguarda il tema dell’Intesa tra confessioni religiose e Stato italiano. Sono accordi che regolano in Italia i rapporti tra religioni e ordinamento giuridico, e trattano questioni importanti come, ad esempio, i matrimoni religiosi, l’assistenza spirituale negli ospedali e carceri, il riconoscimento di festività religiose per i lavoratori, l’insegnamento religioso nelle scuole, gestione degli edifici di culto e, come indicato nel titolo dell’articolo, la destinazione dell’8×1000. Questo valore indica la percentuale della tassa Irperf pagata da tutti noi, destinata a finanziare alcune confessioni religiose o, in mancanza di nostra esplicita indicazione, progetti umanitari dello Stato italiano [2].

I culti giuridicamente riconosciuti sono un numero esiguo, ma a breve approderà in parlamento per la ratifica, la proposta di estendere tale beneficio ad altre confessioni religiose. Si tratta di Mormoni, Apostolici, Buddisti, Induisti e Ortodossi: sono religioni che in Italia contano da diecimila a duecentomila aderenti. L’Islam conta nel nostro paese più di un milione di fedeli ed è stato escluso da questo riconoscimento. Nei confronti dell’Islam, religione decisamente maggioritaria rispetto alle altre presenti in Italia, si è prodotta, come si evince dall’articolo del Corriere, una “conventio ad escludendum“, un accordo fra le parti per escluderlo. E’ una palese discriminazione generata nella nostra Italia, la democrazia manca la sua antica promessa di eliminare le disuguaglianze.

E non si tratta solo dell’ennesima marginalizzazione, c’è di più.

Le motivazioni addotte per giustificare tale esclusione, lungi dal fornire qualche attenuante, accentuano purtroppo la discriminazione poiché risultano false e calunniose e sono espressione di quella islamofobia ormai divenuta parte della struttura della vita quotidiana nel nostro paese. Per rendercene conto leggiamo l’articolo del “Corriere della Sera”, ritenuto il maggiore e più autorevole quotidiano italiano, che riporta le dichiarazioni di alcuni esponenti politici e religiosi.

Il vicepresidente PdL della Camera Lupi afferma: “La libertà religiosa non è in discussione. Ma il problema è duplice: da una parte non esiste un interlocutore unico, i musulmani sono divisi tra vari soggetti; e dall’altra c’è la questione oggettivamente delicata che riguarda la regolamentazione delle attività intorno alle moschee, non sempre di culto, talvolta contaminate dall’estremismo terroristico“. Toni critici anche dal deputato del PD Pierluigi Castagnetti, che indica incompatibilità tra Islam e Costituzione Italiana: “Non si può derogare sul riconoscimento esplicito, non solo implicito, della Costituzione: un riconoscimento formale che già ai tempi del tavolo aperto da Amato e fino ad oggi non è mai arrivato“. Del medesimo tenore anche le dichiarazioni di un prelato importante come monsignor Mogavero, vescovo di Trapani e presidente del Consiglio per gli Affari Giuridici della Conferenza Episcopale Italiana: “Poligamia, il ruolo della donna, l’educazione dei figli, ci sono norme e usi islamici che vanno contro i postulati fondamentali della nostra Costituzione: per questo l’impegno a rispettare la Carta è la condizione essenziale“. Per l’esponente dell’associazione Coreis, il musulmano Pallavicini, la colpa della mancata intesa è dei musulmani “fondamentalisti e poligami”: “Sarebbe opportuno che si iniziasse a lavorare per riconoscere giuridicamente quei musulmani moderati che da anni si sono dimostrati interlocutori affidabili e autonomi da ogni ideologia fondamentalista“. E aggiunge il nostro: “C’è una responsabilità politica nel non voler arginare l’estremismo, le difficoltà esistono ma non è giusto che per una minoranza pretestuosamente maschilista o poligama ci vada di mezzo un milione di fedeli“.

Contestare tali farneticazioni, evidenziare gli interessi che ad esse sottendono, non sarebbe difficile, forse sarebbe una perdita di tempo. Credo però importante non ignorarle, non ritenerle inconfutabili e non accettarle supinamente come se facessero parte di un ordine naturale. Essendo un cittadino italiano di religione musulmana, sono titolare di qualche diritto, obbedisco alle leggi e cerco di dare un contributo positivo alla società. Ho provato quindi a cercare nella Costituzione del mio paese, citata spesso con ipocrisia e in modo strumentale, prove di incompatibilità con la religione islamica.

Francamente, non ho trovato nulla di inconciliabile con i principi dell’Islam, nessun contrasto tra la religione islamica e l’ordinamento giuridico italiano. I principi dell’Islam sono compatibili con la carta costituzionale, a patto di ragionare con buona fede e onestà intellettuale. Noto l’infondatezza di un’altra obiezione: alcuni politici lamentano nei confronti dell’Islam in Italia l’assenza di un unico interlocutore, e considerano questo un ostacolo al riconoscimento giuridico della nostra religione. A tal proposito, penso ai cristiani ortodossi, divisi in Italia in almeno quindici patriarcati. Le chiese ortodosse sono dette autocefale [3] cioè autonome, ognuna ha una proprio gerarchia, un proprio capo. Nonostante questa loro disunità strutturale, lo Stato italiano ha fatto un primo passo stipulando l’Intesa con il patriarcato di Costantinopoli. Un primo risultato sulla via del dialogo col mondo ortodosso. Questo dialogo invece continua ad essere negato nei confronti dell’Islam, considerato una religione ed una cultura inassimilabile.

L’articolo del “Corriere della Sera”, nella sua faziosità e scorrettezza, risulta interessante e paradigmatico anche sotto un altro aspetto. E’ un esempio da manuale, un archetipo chiaro delle forme in cui il pregiudizio anti-islamico si esprime nel nostro paese.

La prima forma di intolleranza racchiusa nella notizia del “Corriere” è la cosiddetta “islamofobia dal basso”. Per intenderci, è quella che molti musulmani subiscono nelle situazioni più disparate: nei colloqui di lavoro, sull’autobus, a scuola…etc. I giornali, ed i media italiani in genere, promuovono ed indirizzano, con i loro interventi, la naturalizzazione di questo sentimento anti-islamico che ha origine nel quotidiano. Osserviamo che le categorie politiche ed ideologiche non costituiscono un argine, la propaganda razzista non è più patrimonio esclusivo di una parte politica: anche gli intellettuali e la pubblicistica cosiddetta progressista e di sinistra, come il “Corriere della Sera”, sono parte attiva della campagna islamofobica.

La seconda forma di intolleranza riscontrabile nel citato articolo è la cosiddetta “islamofobia dall’alto”. In questo ambito sono le istituzioni, i vertici delle forze politiche, del mondo cattolico e culturale a diffondere il sentimento anti-islamico. In questi casi l’autorevolezza e il prestigio delle fonti conferisce automaticamente validità ai pregiudizi contro l’Islam e dà fondatezza ai timori della massa. Gestire sentimenti di rabbia nei confronti del diverso, dell’immigrato (o del musulmano doppiamente “diverso” in quanto straniero e ‘islamico’), amministrare presunte minacce terroristiche, è utile strumento di governo, distrae la popolazione dalla crisi economica e politica, offre facili capri espiatori per il disagio. E’ il cosiddetto “mercato della paura”.

La terza e ultima forma di intolleranza presente nell’articolo è la cosiddetta “islamofobia dall’interno”. E’ quella alimentata dagli stessi musulmani, siano essi intellettuali di matrice laica o esponenti di “comunità religiose”. Questo tipo di propaganda anti-islamica è particolarmente efficace, perché provenendo da musulmani è avulsa dalle accuse di razzismo: si presume infatti che i giudizi provenienti dal mondo musulmano siano sufficientemente obiettivi e scevri da pregiudizi. Nell’articolo del “Corriere”, l’esponente dell’associazione Coreis rilancia la divisione tra Islam moderato e Islam fondamentalista, musulmani buoni e musulmani cattivi. Ovviamente lui si candida tra i primi. Per il Coreis sono i musulmani stessi con le loro intransigenze a provocare il razzismo ed ostacolare l’Intesa dell’Islam con lo Stato Italiano. La colpa è quindi delle vittime.

E’ il teorema perfetto, semplice e saldo come roccia. Non occorre aggiungere altro, è il trionfo della disinformazione e della propaganda.

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NOTE

[1] http://www.corriere.it/cronache/10_agosto_27/l-otto-per-mille-si-allarga-restano-fuori-i-musulmani-gian-guido-vecchi_a6163adc-b1a8-11df-a044-00144f02aabe.shtml

[2]   Dal 2004, benché la legge indichi l’obbligo di finanziarie con questa tassa progetti esclusivamente caritativi, parte del gettito gestito direttamente dallo Stato, finanzia spedizioni militari italiane all’estero, come quella in Iraq, definita per tale motivo “missione di pace”.

[3] http://it.wikipedia.org/wiki/Autocefalia

 

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Writer : shervin | Comments Off on Alcune considerazioni sull’islamofobia in Italia (H. Biondo) Comments | Category : Attualità, politica e società

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