“Commento a quaranta hadith” dell’Imam Khomeyni
La prima opera in persiano dell’Imam Khomeyni (1929) è un voluminoso commentario di una selezione di quaranta hadith (1), appartenente a un genere letterario assai diffuso nel mondo islamico in ragione di un hadith che dice: “Colui che preserverà per la mia Comunità quaranta hadith perché Essa possa trarne profitto, verrà resuscitato nel Giorno della Resurrezione come Sapiente e Dotto”. Per meglio soddisfare questo scopo, l’Imam ha fatto seguire alla scelta un commentario in persiano “adatto al (la gente) comune”. Occorre tuttavia notare che il termine “comune” (‘amma) designa, di fatto, i “talaba” (studente di scienze religiose) colti e dotati d’attitudini spirituali in opposizione all’élite intellettuale e spirituale degli adepti della gnosi: nonostante il contenuto appaia più semplice rispetto ai precedenti lavori dell’Imam, non siamo dunque davanti a un’opera di volgarizzazione. Questa preoccupazione di giovare al “comune” dei Fedeli si confermerà nelle opere seguenti come una delle orientazioni di fondo dell’Imam: egli non percepiva il proprio ruolo – e, in genere, del religioso – come quello di un erudito imboscato nella sua facoltà universitaria, ma come quello di uno che è incaricato di assumere – secondo le proprie capacità – la funzione di guida della Tradizione del Profeta e degli Imam, nella attesa della nuova Manifestazione dell’Imam del Tempo.
La scelta stessa degli hadith è caratteristica al riguardo: gli hadith dottrinali e teorici sono in minoranza, mentre abbondano quelli il cui intento è l’educazione dei costumi e la formazione spirituale, a ulteriore conferma della costante preoccupazione dell’Imam per la realizzazione spirituale. E, invero, in ogni occasione, per iscritto o nei suoi discorsi, l’Imam insiste sul fatto che la formazione in vista della realizzazione spirituale è lo scopo di tutti i Profeti: solo questa formazione impedisce che il sapere diventi il più grande velo (al-hijab al-akbar), e che perfino la conoscenza teorica della dottrina dell’Unità (Tawhid) sia un ostacolo al conseguimento del fine supremo, che è la conoscenza di Dio (ma’rifat Allah). Ecco perché Muhammad (pace su di Lui e sulla Sua Famiglia) aveva dichiarato: “Io sono stato inviato per rendere perfetti i nobili caratteri“.
Ascoltiamo lo stesso Imam Khomeyni: “Fintantoché l’uomo è in cerca della Realtà e in cammino verso Dio con gli strumenti del pensiero e dell’argomentazione, il suo cammino appartiene all’ambito dell’intelligenza e del sapere: egli non fa così parte delle genti della conoscenza e dei compagni della gnosi, ma, al contrario, si trova immerso nel più grande e smisurato velo (…) La prima condizione per essere realmente in cammino verso Dio è di uscire dalla dimora oscura dell’anima, da se stessi e dal proprio individualismo. In base alla Legge rivelata, si è in viaggio solo dopo che si è lasciato la propria residenza e le tracce della propria città sono scomparse; ugualmente, il viaggio gnostico verso Dio e l’emigrazione dalla propria coscienza sono reali soltanto dopo l’uscita dalla dimora dell’anima e la scomparsa delle sue tracce. Fintantoché permangono i muri delle determinazioni (particolari) e l’appello della molteplicità, l’uomo non è certamente in viaggio: crede illusoriamente d’esserlo, nonostante le sue pretese sul cammino e sul pellegrinaggio spirituale. L’Altissimo ha detto: “Colui che esce dalla propria casa per emigrare verso Dio e il Suo Inviato, e poi lo coglie la morte, Dio si impegna a ricompensarlo“ (Corano 4: 100) (40 Hadith, p. 625).
La via che conduce a Dio inizia dunque col combattimento interiore contro i difetti della propria anima, e trova il suo coronamento nella presa di coscienza dell’Unità (il Tawhid).
Pertanto, come facendo eco a questo pellegrinaggio spirituale i “40 Hadith” si aprono con quello che tramanda che cosa disse il Profeta (s) accogliendo un gruppo di combattenti: “Siano benvenuti coloro che hanno portato a termine il piccolo jihad (lotta, combattimento, sforzo sulla Via di Dio) e ai quali resta da compiere il grande jihad…il jihad contro se stessi“. E nel medesimo spirito, l’opera si conclude con la risposta data dall’Imam Sajjad (as) a chi l’aveva interrogato sulla dottrina dell’Unità: “Dio, Azza wa Djalla, sapeva che alla fine dei tempi ci sarebbero stati uomini dall’intelletto profondo, e Dio l’Altissimo ha dunque rivelato: Egli è l’Uno” (Corano 112: 1 – Sura dell’Unità); e ancora i versetti della Sura “Il Ferro” fino a che “Egli ben conosce il segreto dei cuori” (Corano 57: 1-6): “colui che mira oltre è perduto“.
Per concludere, diamo il tema degli hadih selezionati, raggruppandoli come segue (i numeri corrispondo ai capitoli del libro):
Gli ostacoli alla via spirituale: 2. L’ostentazione; 3. L’infatuazione; 4. L’orgoglio; 5. La gelosia; 6. L’amore per questo basso mondo; 7. La collera; 8. Lo spirito del clan; 9. L’ipocrisia; 10. Le passioni dell’anima e l’aspettativa (tul al-amal); 19. La maldicenza;
I percorsi della via spirituale: 11. La natura umana fondamentale (fitra); 12. La meditazione (takaffur); 13. Il rimettere se stessi a Dio (tawakkul); 14. Il timore e la speranza; 15. La messa alla prova del Credente; 16. La perseveranza; 17. Il pentimento; 18. Il ricordo di Dio; 20. La purezza di fede (ikhlas); 21. La riconoscenza; 22. L’avversione per la morte; 23. Le diverse categorie di persone che ricercano il sapere; 24. I diversi generi di sapere; 25. Dubbio e ossessione (Waswas); 26. Eccellenza del sapere; 27. Servizio divino e presenza del cuore; 29. Raccomandazioni del Nobile Inviato all’Emiro dei Fedeli; 32. La certezza; 33. Il legame di devozione agli Imam (as) (wilaya) e le opere; 34. Il rango che spetta al fedele presso Dio;
La conoscenza: 28. L’incontro con Dio; 30. Diversi generi di cuori; 31. Non si conosce realmente la realtà Suprema, l’Inviato e gli Imam; 35. La conoscenza dei Nomi della Realtà e la questione del determinismo e del libero arbitrio; 36. Gli Attributi della Realtà; 37. La conoscenza di Dio, dei Profeti e di coloro che detengono il comando (ulu l-amr); 38. Creazione di Adamo a immagine di Dio; 39. Il bene e il male.
Come si può ben vedere è davvero sorprendente la varietà dei temi trattati, dai fondamenti metafisico-spirituali all’ambito cosmologico e antropologico, tutto incentrandosi sullo studio della via spirituale.
Anche questa opera, come le altre sulla Preghiera, meriterebbe d’esser tradotta, costituendo essa un sintetico quanto completo manuale per chiunque voglia essere istruito sul vero cammino e sugli adeguati mezzi per avvicinarsi a Dio: del resto già la semplice lettura dei titoli dei capitoli funge da stimolo spirituale per chi Dio chiama alla Via, e conferma che non è punto eccessivo considerare le opere dell’Imam Khomeyni un tesoro benedetto di scienza e sapienza che circostanze che non danno certo gloria a Dio rendono ancora praticamente inaccessibili al lettore occidentale.
NOTE
1) R. Khomeyni, Tchahl Hadith, Teheran, Mo ‘assense-ye tanzim-o nashr-e athar-e Imam Khomeyni (Fondazione per la edizione e la pubblicazione delle opere dell’Imam Khomeyni), 1992, p. 800.
A cura di Islamshia.org © E’ autorizzata la riproduzione citando la fonte